La Chiesa in Italia dopo Loreto |
43. - Di fronte alla vastità dei compiti emersi per la comunità ecclesiale dal convegno « Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini », si percepisce ancor più come la riconciliazione sia dono che stimola a sempre nuovi traguardi, patria « intravista, ma non posseduta ».
È quanto ricordava il Cardinale Presidente a conclusione dei « giorni della speranza » di Loreto: « Dobbiamo avere l'umiltà di renderci conto che a questo mondo riconciliazioni compiute non ce ne sono.
Anzi, pur senza sgravare la coscienza di nessuno dalle proprie responsabilità, non ce ne possono essere.
La consumazione del mistero della riconciliazione appartiene ad un'altra patria, appartiene ad un'altra epoca della nostra storia, quella che va oltre il tempo.
Sarebbe bene che ce lo ricordassimo: perché solo con questo convincimento noi mettiamo dentro la società dell'uomo e la città dell'uomo quei fermenti di cui hanno bisogno per non essere esilio, di cui hanno bisogno per non essere fugaci e puramente provvisorie.
L'impegno dell'eternità è dentro: è, non sarà.
E questo riconciliare il tempo con l'eternità è il frutto dell'incarnazione e della fedeltà all'incarnazione che deve caratterizzare la vita di tutti noi ».39
Come allora continueremo il nostro cammino?
Primario e permanente rimane il nostro compito di evangelizzazione, inteso nella pienezza del suo significato, che comporta la proclamazione della Parola, la sua celebrazione nella Liturgia, la coerenza della Carità.
Il Convegno non deve essere, e non è, un impegno di più; esso si inserisce nell'attività quotidiana della comunità cristiana, e richiama piuttosto l'attenzione sul nostro modo di annunciare il Vangelo oggi nella comunità degli uomini.
L'evangelizzazione, in altre parole, deve « entrare nel vivo della storia e nel tessuto concreto dell'esistenza: conoscere la vita dell'uomo, le sue contraddizioni, i problemi nuovi che lo toccano da vicino, svelarne il senso e fare esercizio di sapienza cristiana, traducendo in progetti e in concretezza le analisi, secondo la legge dell'incarnazione ».40
45. - Questo primario compito di proclamazione e di incarnazione del Vangelo in una società complessa come la nostra, comporta per noi tutti anche una sicura e corretta capacità di discernimento.
Una capacità che si sviluppa nella tensione:
- tra la forza della libertà donata dal Vangelo e le sane aspirazioni alla libertà variamente provenienti dalle risorse delle comunità degli uomini;
- tra la luce che sulle radici peccaminose del male getta il Vangelo e la luce che le analisi e i progetti sociali aprono sulla convivenza umana;
- tra il patrimonio di esperienza, di istituzioni, di azione politica ispirate da una fede coerente e il patrimonio di valori autenticamente umani presenti nell'esperienza di persone e gruppi non dichiaratamente cristiani.
Da queste considerazioni, che toccano oggi a fondo il modo di essere cristiani e di essere Chiesa, emergono, prima ancora che le cose da fare, alcuni tratti di spiritualità ecclesiale.
La Chiesa è generata nello Spirito, che è Spirito di santità.
Per questo, nel ripensare a un cammino di Chiesa e di riconciliazione nella comunità degli uomini, è necessario richiamare innanzitutto la vocazione universale alla santità.41
Una elevata qualità della vita cristiana è la risposta di amore da dare a Dio, che per amore ci ha riconciliati a sé.
Ed è il segno più efficace da dare alla comunità degli uomini.
Metteremo dunque in atto nuove disponibilità di conversione, itinerari personali e comunitari di fede più viva, coerenze morali più chiare e più credibili, virtù cristiane e atteggiamenti spirituali che questa nostra società sembra avere perso, ma per le quali conserva una sofferta nostalgia: la carità, la speranza, la fortezza, la sapienza; e ancora: la serenità, la pace, il gaudio di chi vive nel Signore.
47. - Due segnali noi potremo particolarmente dare di questa volontà di rinnovamento spirituale:
- il primo è la riscoperta del Sacramento della riconciliazione, che non potremo oltre trascurare: superando le complesse ragioni che hanno determinato a questo proposito la crisi di tanti cristiani, con decisione riprenderemo l'insieme dei compiti che incombono alla Chiesa, a tutti i livelli, per una seria promozione della pastorale della penitenza e della riconciliazione;
- il secondo è la santificazione del giorno di festa, per noi e per un mondo che spesso non sa fare festa.
Torniamo in questo modo all'Eucarestia, massimo sacramento della Riconciliazione e cuore della nostra santificazione, come è cuore delle scelte pastorali che abbiamo fatto per questi anni 80.
È necessario che il Convegno di Loreto sia ripreso e rivissuto nelle diocesi.
Il passaggio alle Chiese locali costituisce il punto determinante dell'efficacia di un lungo cammino compiuto.
Esso è confortato da una rinnovata riflessione sulla teologia della Chiesa particolare, nella quale « è veramente presente e agisce la Chiesa di Cristo una, santa, cattolica e apostolica ».42
Tale passaggio domanda di saper « con-venire », con senso di maturità ecclesiale.
Comporta, inoltre, una promozione della « cultura di comunione », che si esprima nella accoglienza, nel perdono, nell'ascolto, nella complementarietà dei servizi, nella ordinata collaborazione pastorale.
Faremo in seguito anche, altri Convegni di Chiesa a livello nazionale.
Ma lo stile del « con-venire » potrà trovare non poche espressioni nelle nostre comunità: « una comunità che non si incontra non è « comunità », ha affermato il Presidente della nostra Conferenza nel suo Commiato a Loreto ( cfr. n. 3 ).
Nell'incontro tra fratelli si rende presente Cristo, e il suo Spirito riconcilia, unisce, accende la preghiera, fa di tutti un cuor solo, suscita la missione e l'accompagna.
Riunirci, fa parte della nostra vita ecclesiale come, fin dall'inizio, ha fatto parte della vita dei primi cristiani.
Dovremo anche ridare slancio e consistenza alle strutture di partecipazione: consigli pastorali diocesani e parrocchiali, consigli per l'economia, organi di coordinamento dell'apostolato dei laici, della pastorale di settore, chiamandovi a far parte attiva tutte le componenti del popolo di Dio.
Anche nelle realtà pastoralmente più povere va introdotto questo criterio innovativo, che dà senso alla corresponsabilità e rispetta il ministero e i doni di ciascuno.
È lo stile comunionale che impegna ad esaminare e ad affrontare insieme i vari problemi.
Gli organismi di partecipazione collegiale evocano in particolare la necessità di coltivare con grande impegno spirituale e pastorale i rapporti fra Vescovo e presbiteri, fra presbiteri e religiosi, fra Vescovi e teologi, fra i singoli, le famiglie e le varie comunità, perché attraverso questo incontrarsi ed amarsi reciproco si stabiliscano più profondi legami di unità e fecondità spirituale.
Lo stesso vale per i rapporti fra le Chiese che sono in Italia, tra le quali molte collaborazioni sono da mettere in atto.
È proprio a riguardo di questa estensione della comunione che va stabilita in termini di cooperazione l'apertura delle Chiese fra loro, ai vari livelli: regionale, nazionale, internazionale.
A questo respiro più vasto vanno formate le sensibilità del popolo di Dio.
La stessa formazione del clero si deve muovere in questa direzione.
Noi dovremo riprendere coraggiosamente gli orientamenti dati a suo tempo dalla Santa Sede, e quanto mai attuali e urgenti, con la « Fidei donum » ( 21.4.1957 ) e con la « Postquam Apostoli » ( 25.3.1980 ).
Ma è tutta la frontiera della carità e del servizio che impegna ad una comunione tra le Chiese, fino a incrociare i problemi del mondo ai quali si deve guardare con spirito di servizio.
La Caritas, al riguardo, esprime e deve esprimere sempre più questo amore verso i più poveri e abbandonati, e non solo a livello nazionale, ma soprattutto nelle diocesi e nelle parrocchie.
La carità, prima di essere una struttura, è infatti una dimensione della Chiesa e della vita cristiana.
Noi stessi, poi, nel rispetto delle norme canoniche, rafforzeremo lo spirito delle Conferenze Episcopali - nazionali e regionali - già tanto cresciuto in questi anni, per un esercizio della comunione ecclesiale.
La Chiesa italiana vuole aprirsi sempre più alla missione, come vocazione connaturale alla Chiesa, che « per natura sua è missionaria ».43
Anche a Loreto è avvenuto che quanto più la Chiesa riflette su se stessa tanto più si scopre missionaria, ricca di una missionarietà che supera riduzioni ed efficientismi e si fonda sulla potenza della Parola e il dinamismo dello Spirito.
Dire missionarietà significa indicare alle nostre Chiese il dovere fondamentale dell'evangelizzazione, dell'annuncio, della proposta, dell'andare là dove è l'uomo per salvarlo con i mezzi della Grazia e dell'amore.
Missione è avere coraggio di amare senza riserve.
I « luoghi » di questa missionarietà rinnovata sono in particolare i luoghi dove la gente vive.
Sono la famiglia, la scuola, l'università, il mondo del lavoro, della sofferenza e della emarginazione, le strutture pubbliche …
Bisogna aprirsi a questi mondi e servirli in nome di Cristo, immergendosi particolarmente nelle calamità e nelle urgenze del Paese: mafia, droga, disoccupazione, disaggregazione, litigiosità ricorrente, gli ultimi …
52. - L'apostolato, tutta l'attività pastorale, la stessa teologia sono così provocate ad essere missionarie, aperte cioè alle strade del mondo.
Questo soprassalto di missionarietà apre prima di tutto all'incontro ecumenico e si estende là dove va portato il primo annuncio e la prima testimonianza di Cristo: dobbiamo oggi assicurare nuove competenze e nuove collaborazioni sia sul terreno dell'ecumenismo sia per la cooperazione missionaria.
Da questo orizzonte più vasto, le nostre Chiese impareranno a non ripiegarsi su se stesse o, peggio, sulle loro piccole contese.
Impareranno piuttosto ad essere missionarie là dove vivono, e dove vive la gente.
53. - La promozione dei ministeri
Da Loreto, dobbiamo imparare che una Chiesa tutta ministeriale richiama la sua fondamentale struttura diaconale, fondata sul Cristo povero e servo, e il suo dovere di riconoscere la pluralità dei doni, dei servizi, dei ministeri con i quali si costruisce in armonia l'unica Chiesa di Cristo.
Questo impegna i Pastori all'esercizio del discernimento, e i credenti ad andare alle radici del proprio Battesimo con il quale sono tutti inseriti nell'unica Chiesa.44
La convergenza di tante energie che lo Spirito suscita sarà resa manifesta dalla volontà di servire le Chiese locali attraverso i piani pastorali, per coordinare attorno al Vescovo l'annuncio salvifico e il progetto pastorale, e per aprire al cammino di tutta la Chiesa che è in Italia.
Tra i segni che possono oggi risvegliare il senso di ministerialità di tutta la Chiesa, vogliamo indicare il diaconato permanente, come tutti quei ministeri di fatto che determinano una stabile e oblativa disponibilità a servire oggi la Chiesa e il paese con spirito evangelico.
Dobbiamo però avvertire che è necessaria in particolare una intensa pastorale di tutte le vocazioni, soprattutto di quelle al sacerdozio ministeriale, che è sostegno anche degli altri ministeri.
Liturgia, catechesi, carità fanno parte dell'unica missione della Chiesa e sono tra loro strettamente connesse.
Ma alla catechesi, che è strettamente legata all'evangelizzazione e ai problemi che essa suscita in questo nostro tempo, bisogna dare particolare attenzione.
Se è vero che in tanti modi oggi si fa catechesi, è altrettanto vero che esistono vuoti preoccupanti, soprattutto nella catechesi dei giovani dopo la cresima e nella catechesi degli adulti.
Per questi due settori dovremo impegnarci più decisamente insieme per i prossimi anni.
È oramai giunto il tempo di prendere atto delle nostre gravi lacune, di raccogliere esperienze ed energie, di rinnovare i nostri progetti catechistici e di metterli in mano alle nostre comunità cristiane e a catechisti qualificati.
La formazione dei laici per impegni sempre più responsabili nella Chiesa e nel Paese è un preciso dovere della Chiesa nel nostro tempo.
Il Convegno di Loreto ci ha presentato il volto maturo e responsabile del laicato che opera nelle nostre Chiese.
Esso merita fiducia e ci fa intravvedere a quali obiettivi di comunione possiamo guardare.
Di qui viene il primario impegno della formazione dei laici ad una autentica ministerialità laicale nella Chiesa e ad uno specifico e competente servizio nel Paese.
Sono illuminanti e puntuali le parole del Papa a questo proposito: « Questa autentica laicità cristiana, che sarà oggetto della prossima sessione ordinaria del Sinodo dei Vescovi, non può intendersi in alcun modo in alternativa all'ecclesialità, ma solo all'interno di essa, come un modo specifico, caratterizzato dall'inserimento nelle realtà terrene, di vivere la comune appartenenza e missione cristiana ed ecclesiale ( cfr. Lumen gentium, n. 31 ) ».45
L'apostolato dei laici sarà sempre più valido in proporzione dell'impegno con cui essi sapranno guardare al popolo di Dio, alle comunità cristiane e ai Pastori.
Con questo tirocinio essi apprenderanno a svolgere con competenza il loro specifico ruolo nelle realtà temporali.
Associazioni, movimenti e gruppi, sono chiamati ad esprimere le note più autentiche della Chiesa di Cristo e l'impegno in quella ferialità del vivere dove si realizza e si testimonia la fede.
Nello spirito della comunione più vera, non nella rivalità, essi rispecchiano l'amore di Cristo.
Il loro servizio alla Chiesa, secondo il proprio carisma, va vissuto nello stile della riconciliazione e dell'arnore gratuito.
Per questo dovremo più che mai favorire nelle diocesi momenti d'incontro, di preghiera, di studio e di progettazione pastorale, in modo che ciascuno ritrovi il senso della cristiana fraternità e del servizio responsabile e ordinato.
Particolare rilevanza ecclesiale e sociale riveste a questo proposito la pastorale giovanile sia come riflessione attenta sul mondo dei giovani sia come concreto impegno educativo teso ad offrire le ragioni dell'esistenza e la fiducia per il futuro.
La riflessione compiuta dalla Chiesa in Italia sul dono della riconciliazione pone in termini rinnovati il rapporto che essa intende stabilire con il Paese in uno spirito di servizio e di piena consapevolezza del suo ruolo originario.
La Chiesa riconosce i valori presenti nella nostra Patria e il faticoso cammino di una democrazia che deve saldare la dignità della persona e le comunità umane a una ricuperata autorevolezza delle istituzioni.
Su questa strada non mancano oggi motivi di fiducia e di speranza, legati all'impegno di non poche persone che agiscono per la pace e la concordia, anche religiosa, nel nostro Paese.
Peraltro, i gravi problemi che percorrono le nostre scelte non sono motivo di atteggiamento deluso e rinunciatario, ma stimolano a rinnovata speranza e a decisa volontà di collaborare e di servire a partire dagli ultimi, ricordando il ruolo dei cristiani in quanto cittadini delle due città.
57. - Per questo la Chiesa in Italia, che con la forza dello Spirito si muove tra la profezia e la storia, spinge i credenti a farsi carico dei problemi che più caratterizzano questo momento, e a dare senso alla loro testimonianza secondo la legge dell'incarnazione, che richiama insieme corresponsabilità ad ogni livello e volontà di camminare da cristiani nelle vicende del Paese.
Nessuna spinta di potere, ma l'anelito ad una solidarietà più vasta e la consapevolezza di non doversi sottrarre agli interrogativi della storia, devono spingere in particolare il laicato a farsi carico dei problemi del Paese nel campo sociale, civile e politico.
I cattolici del nostro Paese vanno aiutati a capire sempre meglio il loro ruolo, anche nell'assunzione delle responsabilità pubbliche.
Per questo riteniamo di riprendere al più presto, sia pure in termini nuovi, l'esperienza delle « Settimane sociali » che, arricchite dalle riflessioni maturatesi con il Concilio, con il magistero pontificio e con le indicazioni dell'episcopato, potranno essere di grande aiuto al maturarsi di coscienze tese al servizio della nostra Patria con spiccata sensibilità cristiana.
58. - Il futuro del mondo è profondamente legato alla sua umanizzazione e alla ricerca di un tessuto comunicativo che consenta il superamento dell'attuale frammentarietà e ritrovi una base comune in cui si riconoscano e si considerino i veri valori dell'uomo e della sua esistenza.
Una simile riflessione culturale spinge a ritrovare il senso della persona nella sua interezza, nella sua capacità di relazione con gli altri, nel suo vivace protagonismo e nella sua radicale apertura a Dio.
In questo senso si riscopre l'uomo riconciliato, vera immagine di Dio che attraversa ogni cultura, ogni situazione, ogni progetto, anche se di questo spesso gli uomini sono inconsapevoli.
La Chiesa sente il dovere di annunciare a tutti la Parola che salva e favorisce per questo il dialogo fra le varie culture presenti nel mondo, nella convinzione che una onesta ricerca della verità, con l'aiuto della grazia di Dio che già fermenta il mondo, farà approdare l'uomo a nuove sintesi e a nuove condizioni di vita che hanno in Cristo il loro principio, la loro misura e il loro fine.
* * *
59. - Fra le tante icone a cui ci si è richiamati nel cammino verso Loreto ci sembra dover ricordare quella del buon Samaritano ( cfr. Lc 10,25-37 ).
Il buon samaritano è Cristo: per mezzo di Lui continuamente il Padre si china sull'umanità sofferente e con amore gratuito e sovrabbondante la serve fino a liberarla dal male.
La Chiesa, sul modello di Cristo, vuole chinarsi sulle piaghe di questa umanità e vuol fare dono dell'eterna riconciliazione del Padre a tutti gli uomini, soprattutto ai più poveri, agli abbandonati, agli oppressi.
Con questo stesso atteggiamento di servizio e di amore la Chiesa intende impegnarsi per le realtà dolorose e precarie che preoccupano il mondo e la nazione.
Essa intende altresì favorire un rinnovato senso della comunità civile e del ruolo dello Stato, un senso che determini una sola logica, quella del servizio e della generosità.
60. - Ogni cristiano, e tutti insieme, siamo chiamati ad essere buon Samaritano, a farci prossimi per amore di Dio ai più bisognosi, a confermare la volontà del popolo di Dio di testimoniare la bontà del Signore in ogni direzione.
Questa è la misura adulta di una Chiesa modellata sul suo Signore.
Su questa via la Chiesa continuerà il suo pellegrinaggio in Italia, tra la gente tanto amata, nel nome del Signore, affidando a Maria, « icona dell'umanità riconciliata », i suoi compiti, le sue speranze e la speranza delle nostre popolazioni.
Roma, 9 giugno 1985.
Indice |
39 | Card. Anastasio Ballestrero Commiato, cit., n. 12 |
40 | Conf. Episc. It. Insieme per un cammino di riconciliazione, …, cit., n. 15 |
41 | Cfr. Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Dogm. Lumen gentium, cap. V |
42 | Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Christus Dominus, n. 11 |
43 | Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Ad gentes, n. 2 |
44 | Cfr. Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm.
Lumen gentium, n. 10; Decr. Apostolicam actuositatem, n. 3 |
45 | Giovanni Paolo II, Allocuzione al Convegno …, cit. n. 6 |