La Chiesa in Italia dopo Loreto |
Evento di verità e di carità, il Convegno è stato infine evento della missione che il Risorto affida ai suoi.
Più abbiamo riflettuto sul nostro essere Chiesa e più ci siamo scoperti chiesa missionaria ».28
La pace che il Vivente ci dona non è privilegio, è compito: la Chiesa non esiste in questo mondo per se stessa; esiste per gli altri, per la gloria di Dio e la salvezza del mondo.
Il dono della riconciliazione diventa perciò evento missionario nella complessità di impegni e di compiti che l'attuale situazione comporta.
Questo dono chiede che i credenti, nella loro libertà riconciliata, si facciano carico delle diverse situazioni concrete in cui si dibatte la libertà ferita di ogni uomo, come singolo e come membro delle diverse comunità umane.
Anche qui la parola del Papa, pellegrino e testimone della riconciliazione, ci è stata di conforto e di stimolo a proiettarci « con slancio missionario, verso la riconciliazione del mondo ».29
Il dono accolto e condiviso nello « spezzare del pane » provoca la Chiesa ad essere « profezia nella speranza ».
Anche lo slancio missionario si radica nella « coscienza di verità » di chi ascolta la Parola, tanto più oggi, sotto l'urgenza della scristianizzazione che caratterizza il nostro tempo: « La " coscienza di verità ", la consapevolezza cioè di essere portatori della verità che salva, è fattore essenziale del dinamismo missionario dell'intera comunità ecclesiale, come testimonia l'esperienza fatta dalla Chiesa fin dalle sue origini.
Oggi, in una situazione nella quale è urgente por mano quasi ad una nuova " implantatio evangelica " anche in un Paese come l'Italia, una forte e diffusa coscienza di verità appare particolarmente necessaria.
Di qui l'urgenza di una sistematica, approfondita e capillare catechesi degli adulti, che renda i cristiani consapevoli del ricchissimo patrimonio di verità di cui sono portatori e della necessità di dare sempre fedele testimonianza alla propria identità cristiana.30
L'impegno missionario scaturisce e si dilata dalla Chiesa particolare, soggetto dell'evangelizzazione e della diaconia della riconciliazione.
Nel suo essere realizzazione in un luogo concreto della « Catholica », si fonda per la Chiesa particolare l'apertura universale e il compito missionario; apertura e compito che non sono qualcosa di aggiunto e di secondario, ma di originario e costitutivo.
La Chiesa particolare è missionaria innanzitutto nel luogo e tra la gente in cui vive.
E il suo compito si allarga subito alla « missio ad gentes », cioè verso coloro che ancora non conoscono Cristo e che hanno diritto al servizio di amore della Chiesa.
L'apertura della Chiesa locale alle dimensioni del mondo esige che gli operatori pastorali - presbiteri, religiosi e laici - vengano formati in questa prospettiva.
Questo vale in modo particolare per i seminari e per gli istituti di formazione dei religiosi, anche delle famiglie religiose non propriamente missionarie.
La Chiesa e i cristiani devono vivere di continuo questa dimensione missionaria, che li spinge a non essere lontani da nessuno, e ad essere particolarmente debitori di verità, e di solidarietà ai giovani, ai vecchi, agli ammalati, ai portatori di handicaps, ai reclusi e agli ex carcerati, ai drogati, a chiunque subisce ingiustizia, a chiunque ha bisogno di verità e di amore.
31. - All'interno della esperienza di questa solida e matura ecclesialità, va anche compreso il pluralismo possibile nella comunità ecclesiale e il suo rapporto con i problemi della comunità degli uomini: « Esiste, deve esistere una unità fondamentale, che è prima di ogni pluralismo e sola consente al pluralismo di essere non solo legittimo, ma auspicabile e fruttuoso …
La coerenza con i propri principi e la conseguente concordia nell'azione ad essi ispirata sono condizioni indispensabili per l'incidenza dell'impegno dei cristiani nella costruzione di una società a misura d'uomo e secondo il piano di Dio ».31
La missione della Chiesa ha una sola origine, un solo contenuto, un unico fine: la proclamazione del Vangelo.
E ha una sola anima: la carità.
Essa si dispiega tuttavia in una molteplicità di espressioni che, se hanno il loro culmine nella Parola e nell'Eucaristia, per una sana e necessaria collaborazione sociale hanno « nell'uomo, nella centralità dell'uomo, il principio di convergenza tra credenti e non credenti ».32
Ma che cos'è l'uomo?
Il Papa a Loreto ci riproponeva l'interrogativo del Concilio ( cfr. Gaudium et spes, n. 12 ) e ci confermava in una delle nostre riflessioni centrali: « Ovviamente la complessità del contesto socio-culturale rende particolarmente necessario quell'esercizio del discernimento spirituale e pastorale che è al centro dell'attenzione del Convegno ».33
Questo discernimento, che non potrà mai chiamare bene il male e male il bene, ci chiede dunque da una parte di giudicare severamente gli errori di questo nostro secolo; dall'altra, ci chiede di accogliere con grand,e amore ogni germe di possibile conversione, come ogni sete di autenticità, nostalgia di riconciliazione, ogni seme di verità e ogni sforzo di seria edificazione sociale.
Ci chiede sempre rispetto e fraternità.
Questo criterio di discernimento non è conformismo o appiattimento della verità, ma è forte e lucido tirocinio di fede e di vita ecclesiale.
Ed ha per oggetto l'uomo, la sua dignità, i suoi impegni, la sua esistenza; in una parola, il senso pieno della sua vita.
Per questo, riproponiamo fermamente, dopo Loreto, il valore intangibile della vita umana, dal suo concepimento e lungo tutto l'arco della sua esistenza.
È sul valore della vita che credenti e non credenti potranno fondare veri patti di pace e di speranza per la comunità degli uomini.
L'aborto non è una strada, l'eutanasia non è una strada: è cultura di lacerazione e di morte.
Questa convinzione deve essere testimoniata soprattutto dai credenti, anche con una più intensa accoglienza di chi è tentato da simili errori.
In questa nostra società, e in questo momento, è necessario riaffermare il valore della prova, della sofferenza, della fatica, dell'impegno che accompagna il valore sacro della vita.
Il servizio competente dei consultori di ispirazione cristiana e l'attiva partecipazione ai consultori pubblici, nel rispetto dovuto ai propri obblighi di coscienza, vanno estesi, e saranno segno che è possibile rovesciare la tendenza della cultura di morte.
Nella promozione della vita rientra anche l'azione in vista di una moralità nuova nelle grandi scelte economiche e nella loro traduzione nel tessuto sociale.
La misura umanistica dell'economia non equivale a un puntare al ribasso, ma comporta al contrario uno sforzo unitario perché le risorse del Paese siano in funzione di una crescita equilibrata per tutti.
L'economia è anzitutto economia « politica », cioè fatta per l'uomo e per il suo ordinato vivere civile, ed implica il coinvolgimento e la partecipazione di tutti i soggetti, vecchi e nuovi, in un progetto di convergenza sociale verso le grandi mète del Paese.
Vediamo in queste affermazioni una delle principali linee di azione da svolgere insieme.
L'economia del nostro Paese, aperta alle esigenze della collaborazione europea e mondiale, deve essere sana e porre le condizioni perché la gente e soprattutto i giovani possano fare la loro famiglia, avere un lavoro, una casa, un rapporto sociale fiducioso, una nuova confidenza con le istituzioni.
A queste condizioni ciascuno potrà più facilmente riconciliarsi con i propri doveri ed essere capace di sacrificio e di solidale collaborazione.
E i più poveri troveranno la giustizia che ad essi è dovuta, e si apriranno a speranza.
Strada significativa da percorrere per contribuire alla promozione della vita in tutte le sue forme è il volontariato: esso deve essere sostenuto e caratterizzato dalla disponibilità a dare di più con gratuità e disinteresse personale, nell'attento discernimento delle cose che conta fare oggi, allo scopo di colmare le insufficienze di umanità dovunque presenti.
Trova qui il suo significato anche la scelta del servizio civile e una doverosa maggiore attenzione ai problemi del mondo giovanile, delle emarginazioni sociali - anziani, minori, immigrati, ammalati -, come pure l'attenzione alla questione femminile e alla reciprocità uomo-donna.
Il servizio della riconciliazione coinvolge la comunità degli uomini.
L'uomo infatti è la via della Chiesa.
Essa è pellegrina con la gente e nella storia del nostro Paese.
In questo contesto i cristiani ripropongono una partecipazione che è servizio, e che nasce dall'amore e dall'interesse per la società civile, senza alcuna pretesa di dominio e con la volontà di condividere la storia degli uomini, offrendo con gratuità il proprio specifico contributo.
Per questo la comunità ecclesiale e i cristiani si rendono disponibili ad ogni incontro che contribuisca fattivamente a superare smarrimenti ed ambiguità e a stabilire un'area di consenso intorno alle fondamentali evidenze etiche, dalle quali deve trasparire la piena verità dell'uomo.
37. - Chiesa e cristiani sono consapevoli che « il contributo proprio ed originale della Chiesa al bene della società civile - tramite i suoi membri che sono anche cittadini dello Stato - è di ordine propriamente morale.
Tale contributo non manca, per intrinseca dinamica, di ripercuotersi negli altri settori dell'umana esperienza, stimolandone il coerente sviluppo verso mète sempre più alte.
Per questo la Chiesa è convinta che " la promozione dei valori morali è un fondamentale contributo al vero progresso della società " ».34
Né possiamo « temere il ruolo anche pubblico che il cristianesimo può svolgere per la promozione dell'uomo e il bene dell'Italia, nel pieno rispetto anzi della convinta promozione della libertà religiosa, e senza confondere in alcun modo la Chiesa con la comunità politica ( cfr. Gaudium et spes, n. 76 ) ».35
Si avverte altresì il bisogno di una rinnovata formazione civica, che sviluppi una cultura della solidarietà, dove il senso della Stato venga a far parte del senso della comunità, e si guardi alle istituzioni in maniera leale e fiduciosa.
A questo proposito va considerata la varietà delle strutture della convivenza civile, sottolineando la funzione feconda ed esemplare che la presenza cristiana è chiamata a svolgere in questo campo, come strumento di crescita della maturità democratica del Paese e di formazione integrale della persona.
In tale contesto vanno viste anche le opere cattoliche: « esse non sono mera supplenza di provvisorie carenze dello Stato né tanto meno concorrenza nei suoi confronti, ma espressione originale e creativa della fecondità dell'amore cristiano.
L'impegno nelle opere cattoliche non rappresenta d'altronde un'alternativa alla presenza dei credenti nelle strutture civiche ».36
La Chiesa viene così a sentirsi partecipe di tutti i frammenti di umanità, in questa società italiana che porta ancora le ferite di tanta violenza, non solo di quella terroristica e delinquenziale, ma anche della violenza dei poteri occulti, della sempre possibile violenza culturale sui poveri, della violenza emarginante.
39. - La comunità ecclesiale è chiamata ad operare nell'unità, nella verità e nell'amore, perché l'esercizio della giustizia sia sempre rispettoso dell'uomo e sia fondato sullo spirito del diritto.
Il perdono cristiano sollecita anche una nuova riflessione sulla giustizia, che porti alla revisione delle pene, al rinnovamento dei codici, all'esercizio di un diritto alleato dell'amore, oltre che all'impegno per carceri che siano a misura d'uomo, nel rispetto di una giustizia aperta a speranza.
I cristiani sentono di dover lavorare per uno Stato dei diritti e dei doveri, dove ci sia chiarezza di tutela per ogni cittadino.
D'altra parte, « la comunità cristiana è ben conscia di non poter essere la sola promotrice di valori nella società civile.
Essa dà, ma al tempo stesso riceve, in una sorta di dialogo esistenziale ».37
40. - Nella prospettiva di una nuova cultura della solidarietà, basata su valori e principi che appartengono alle radici e alle tradizioni delle nostre popolazioni, vanno considerate anche le fratture Nord-Sud.
La Chiesa si sente impegnata a promuovere la coscienza dei più deboli a divenire soggetto della propria storia, e a contribuire - nell'ordine delle sue competenze - all'elaborazione e di un modello di sviluppo del Paese attento ai bisogni del Mezzogiorno.
Sul piano della cooperazione internazionale e della pace, la cultura della riconciliazione sollecita a promuovere una nuova e più alta forma di cultura riconciliatrice, radicata nel popolo, misurata eticamente a partire dagli ultimi.
Tale cultura condanna fermamente il commercio delle armi e della droga, in cui nessuno sviluppo autenticamente umano può essere fondato.
La comunità cristiana - con la dovuta attenzione anche agli organismi internazionali - trova qui un suo compito pedagogico grave ed urgente, per creare una nuova mentalità di pace, alla quale educare soprattutto i giovani, siano essi obiettori di coscienza o prestino servizio militare.
Abbiamo qui riproposto i punti salienti del messaggio di Loreto.
Essi appartengono da tempo, e profondamente, alla nostra coscienza di Chiesa e al magistero pastorale che nella nostra Conferenza Episcopale come Vescovi abbiamo esercitato dopo il Concilio, in fedele comunione con il Successore di Pietro.
Prima di presentare alcuni traguardi dell'impegno comune, vogliamo accogliere qui l'auspicio che Giovanni Paolo II ha espresso a Loreto: « Auspico di cuore che lo scambio di esperienze e di riflessioni, che caratterizza la natura a voi ben nota di questa qualificata assemblea, possa suggerire valide proposte, dalle quali i Vescovi trarranno le opportune linee di azione pastorale per la Chiesa nell'Italia del nostro tempo.
Auspico inoltre che voi sappiate essere per l'intera Comunità ecclesiale italiana un grande segno di comunione, facendo convergere rispettivi punti di vista nella mirabile sinfonia dell'unità cattolica.
Così il Convegno potrà anche assumere un alto significato e costituire un forte motivo di pace e di riconciliazione per la diletta Comunità degli uomini che è in Italia in questa fine del secondo millennio ».38
Indice |
28 | Card. Anastasio Ballestrero Commiato, cit., n. 7 |
29 | Giovanni Paolo II, Allocuzione al Convegno … cit., n. 1 |
30 | Ivi, n. 4 |
31 | Ivi, n. 8 |
32 | Ivi, n. 7 |
33 | Ivi, n. 7 |
34 | Giovanni Paolo II, Discorso al Presidente del Consiglio …, cit., n. 3 |
35 | Giovanni Paolo II, Allocuzione al Convegno … cit., n. 7 |
36 | Ivi; n. 8 |
37 | Giovanni Paolo II, Discorso al Presidente del Consiglio …, cit., n. 3 |
38 | Giovanni Paolo II, Allocuzione al Convegno … cit. n. 9 |