La formazione ecumenica nella Chiesa particolare

Indice

Parte III - Orientamenti pastorali

La risposta alle sfide della situazione e la fedeltà alle ispirazioni del Concilio devono tradursi in una pastorale che assuma l'ecumenismo in maniera adeguata.

1. Stile cristiano di dialogo all'interno delle comunità

Per essere credibili all'esterno nel proporre un rapporto dialogico, bisogna prima che brilli all'interno della nostra vita l'esemplarità di uno stile di dialogo.

Purtroppo ci sono ancora molti che diffidano del dialogo, mentre esso dovrebbe costituire espressione genuina di carità e di comunione.

Dobbiamo confessare che è spesso per la mancanza del dialogo che ci troviamo di fronte al fenomeno dei lontani e dei non credenti pratici all'interno delle nostre comunità.

Nel suo discorso al convegno ecclesiale di Loreto 1985, il Papa formulava il seguente auspicio: « Tutti imparino a comprendersi e a stimarsi fraternamente, a rispettarsi e a prevenirsi reciprocamente, ad ascoltarsi e a istruirsi instancabilmente, affinché la casa di Dio, cioè la Chiesa, sia edificata dall'apporto di ciascuno perché il mondo veda e creda ».12

Il dialogo diventa allora segno di maturità di fede, di età adulta anche per le nostre comunità.

Adulto e maturo, infatti, è colui che è consapevole dei suoi limiti, che si mantiene sempre disponibile alla verifica, al contributo e al dono degli altri, che sa ascoltare e imparare e non solo parlare e insegnare; anzi, quanto più sente l'impegno di educare e di ammaestrare tanto più si fa discepolo e pronto a ricevere continua educazione da parte dei fratelli.

E di questi impegni che si nutre l'autentica spiritualità ecumenica; la quale, nel suo senso più alto, è forma di vita « nello Spirito », che è Spirito di verità, di libertà, di carità ( cf Gv 16,13; 2 Cor 3,17; Rm 5,5 ).

2. Teologia, predicazione, catechesi, liturgia: in prospettiva ecumenica

La formazione teologica è fattore decisivo di crescita nella maturità cristiana delle comunità.

Sollecitiamo, pertanto, che anche in ossequio alle norme canoniche, in ogni centro di studio ( facoltà, seminari, istituti di scienze religiose e scuole d formazione teologica ) sia presente il corso specifico di ecumenismo, e che tutte le materie siano trattate nello spirito ecumenico.

Ci auguriamo pure che cresca sempre di più il numero di teologi qualificati e disponibili a dare il loro contributo specializzato nel settore del dialogo ecumenico.

A tale proposito devono trovare una risposta concreta le parole rivolte da Giovanni Paolo II agli incaricati diocesani per l'ecumenismo il 26 giugno 1987: « Il concilio Vaticano II, da parte sua, ha attribuito una attenzione particolare alla formazione ecumenica dei sacerdoti, "da cui dipende sommamente la istituzione e la formazione dei fedeli" ( UR 10 ).

Il raggiungimento di una tale formazione ecumenica dei sacerdoti coinvolge, di conseguenza, i seminari e le facoltà teologiche, ma suppone anche la fondazione di istituti specializzati per studi ecumenici e non solo per la necessaria ricerca scientifica, ma anche per una altrettanto necessaria proiezione pastorale ».13

L'osservanza delle norme prescritte dal CIC e dal Direttorio ecumenico offre un necessario punto di riferimento alle Chiese locali, ai parroci e operatori per promuovere anche una prassi pastorale comune che sottolinei il valore della serena accoglienza dei nubendi, il rispetto dovuto alle convinzioni della parte non cattolica e la ricerca di quelle vie più idonee e ammesse per la stessa celebrazione del matrimonio.

A livello pastorale, incidenza ancora maggiore hanno la predicazione e la catechesi.

È necessaria particolare vigilanza perché siano sradicati tutti quei pregiudizi che sono contrari alla serenità, alla obiettività, alla verità, per quanto riguarda la storia, la dottrina, la natura e la vita dei fratelli non cattolici.

Va superata ogni polemica nella presentazione della dottrina; il modo più degno ed efficace di insegnare è la manifestazione ampia e piena della verità; tutti devono poter riconoscere, dal nostro modo di annunciare la parola di Dio, che noi « non siamo contro qualcuno »; siamo soltanto i testimoni d Cristo.

Per questo, come i teologi, così anche i predicatori e i catechisti, siano fedeli agli avvertimenti del concilio che anche il Rinnovamento della catechesi ha puntualmente accolto e sottolineato.

Porre sempre alla base di tutto la parola di Dio, in concreto la sacra Scrittura;

concentrarsi costantemente sul nucleo del mistero, che è il Cristo;

operare affinché ciò che attualmente appare contrapposizione si tramuti in complementarietà, segno di ricchezza del dono dello Spirito.

Una cura peculiare va dedicata alla formazione dei giovani, perché è da essi che dipende il futuro dell'ecumenismo.

Spazio privilegiato di esperienza ecumenica vissuta è la vita sacramentale e liturgica.

Non possiamo sottovalutare l'importanza della celebrazione del battesimo per il nostro impegno ecumenico.

Infatti è proprio nel battesimo e nella iniziazione cristiana che si radica e fonda l'unità già esistente fra tutti i cristiani.

Per quanto riguarda la liturgia, una importante crescita nell'ecumenismo è quella di accogliere e attuare pienamente nelle nostre comunità la riforma promossa dal concilio; così da verificare concretamente l'affermazione, più volte ribadita dal concilio, secondo cui l'espressione più alta e più piena della Chiesa e il momento per eccellenza di edificazione della comunità si ha proprio nel culto liturgico; inoltre, la liturgia offre singolare criterio e misura per ogni altra forma di preghiera e di pietà cristiana, a impedire arbitri e squilibri di soggettivismo.

Dove è in atto un serio impegno liturgico la pietà popolare può essere valorizzata in un clima di purificazione.

Due aspetti vorremmo soprattutto sottolineare;

il valore delle celebrazioni della parola di Dio,

e il valore delle celebrazioni penitenziali;

due momenti, questi, che consentirebbero importanti, anche se ancora parziali, celebrazioni comuni con i fratelli non cattolici, a testimonianza di ciò che già ora ci unisce.

Quindi si potrebbe attuare in certi contesti e tempi significativi, almeno un reciproco « scambio di ambonex, per la predicazione e per la presidenza di celebrazioni della Parola; anche se non è ancora possibile il reciproco « scambio di altare ».

In ogni caso, dentro le nostre liturgie è da valorizzare al massimo la « preghiera di intercessione universale », perchè l'intenzione della unità dei cristiani e della pace nel mondo non venga mai dimenticata.

Un problema al quale la sollecitudine pastorale deve riservare una particolare attenzione è quello dei matrimoni misti, interconfessionali, i quali offrono elementi che una accorta azione pastorale dovrà valorizzare e sviluppare, sia per il loro valore sia per il contributo che possono dare al movimento ecumenico, soprattutto quando i due sposi vivono fedelmente il loro impegno religioso.14

Anche nelle difficoltà che accompagnano simili situazioni, sarà preoccupazione dei pastori la salvaguardia della solidità e stabilità del vincolo coniugale e della vita familiare che ne deriva.

Una commissione mista, composta da cattolici ed evangelici italiani, sta lavorando per il superamento delle difficoltà inerenti a queste situazioni.

3. Ecumenismo spirituale

La preghiera resta l'anima dell'ecumenismo ( cf UR 7-8 ).

Perchè solo Dio può cambiare e rovesciare le mentalità.

E l'ecumenismo domanda proprio questa « conversione » radicale alla verità di Cristo e del Vangelo.

Non mancano stimoli e occasioni per moltiplicare la preghiera ecumenica.

Conforta notare come la settimana di gennaio, dal 18 al 25, sia sempre più sentita e fervorosamente vissuta dalle nostre comunità.

Vorremmo esortare a non limitarsi a essa, con un'obbedienza puramente formale; ci si impegni a inserire la preghiera ecumenica in tutto l'anno liturgico, in specie il giovedì santo, il venerdì santo e la Pasqua; ci auguriamo, anzi, che possa diventare buona tradizione ( come già avviene in alcune diocesi ) la celebrazione annuale, in spirito ecumenico, della settimana che precede la Pentecoste.

Inoltre, in occasione di incontri di studio o di iniziative comuni per la solidarietà, la pace e la giustizia, la preghiera dovrebbe costituire il supporto e il contesto di tutto.

Certamente, il mettersi insieme con altri fratelli per pregare, porta a far sentire sempre più acuto il problema dei limiti tuttora esistenti in ordine a una piena e reciproca « ospitalità » ( o « comunicazione nelle cose sacre » ).

Questo problema tocca, però, la natura stessa della Chiesa, il rapporto tra Battesimo ed Eucaristia; non può essere ridotto a questione di devozione personale, o di vita interna di singole comunità; va accelerato con criteri che impegnano la Chiesa universale.

Dobbiamo, intanto, restare fedeli alle direttive date dalla Chiesa, affinché il cammino ecumenico sia cammino di tutta la chiesa.15

4. Testimonianza comune di servizio all'uomo

Il campo aperto alla cooperazione nella carità è ampio.

Le nostre comunità possono e devono gareggiare in generosità e capacità di servizio.

Da sostenere e promuovere è, anzitutto, l'apostolato biblico, per la diffusione della parola di Dio, che può essere fatta insieme, ora che disponiamo della Bibbia in traduzione interconfessionale.

Ma perché ciò non appaia una sorta di impresa commerciale, importa costituire esemplari gruppi biblici, per l'educazione all'ascolto della Bibbia, alla « lectio divina », alla meditazione e alla interpretazione e attuazione della parola di Dio; gruppi che raccolgano insieme, se possibile, fratelli di Chiese diverse presenti sul medesimo territorio.

Per una sensibilizzazione dei fedeli potrebbe essere molto opportuna la celebrazione, nelle nostre comunità, di una « domenica della Bibbia ».

Anche l'approfondimento teologico non deve rimanere appannaggio di specialisti, ma vanno coinvolte le comunità cristiane, valorizzando le numerose scuole di teologia che stanno fiorendo in Italia a tutti i livelli ovviamente in piena fedeltà ai principi di un serio ecumenismo, evitando i due estremi, egualmente dannosi, dell'integrismo che esclude e dell'indifferentismo che tutto livella.

La cooperazione, comunque, più accessibile a tutti è quella che riguarda le grandi « cause dell'uomo »: la giustizia, i diritti della persona, la questione morale, la pace, la salvaguardia della natura16 ( anche se va sinceramente riconosciuto che pure su questi ambiti si incontrano punti di grave diversificazione ).

Ma le nostre comunità si dovranno esercitare sempre di piu nel mettere insieme le forze perché la testimonianza al mondo risplenda veramente come segno e dono di un Cristo indiviso.

5. Strutture

Il decreto UR afferma esplicitamente ( n. 4 ) che spetta ai Vescovi la responsabilità di guidare l'attuazione dell'ecumenismo nella pastorale della loro Chiesa particolare; lo ribadisce il nuovo Codice di diritto canonico ( can. 755 ).

Contemporaneamente, però, lo stesso documento conciliare afferma che « la cura di stabilire l'unione riguarda tutta la Chiesa, sia i fedeli che i pastori, e ognuno secondo la propria virtù » ( n. 5 ).

Per questo la CEI ha provveduto alla creazione del Segretariato per l'ecumenismo e il dialogo, del quale sono membri Vescovi, presbiteri e laici, con significativa condivisione di carismi.

Tale modello dovrebbe riprodursi in analoghi organismi dentro le diocesi o le Conferenze regionali.

Particolare importanza riveste la funzione del delegato diocesano ( coadiuvato da relativa commissione o segretariato ), per l'animazione e la promozione dell'ecumenismo all'interno della rispettiva Chiesa particolare in stretto rapporto con le comunità non cattoliche presenti nel territorio.

Il delegato, però, non dovrà limitarsi a tracciare e percorrere un proprio cammino di azione , ma dovrà promuovere il coinvolgimento dei consigli pastorali e di tutti gli organismi di partecipazione.

Ogni Chiesa, poi, dovrebbe beneficiare dell'apporto delle famiglie religiose e degli istituti secolari, che esprimono particolare vocazione cristiana.

Ogni carisma dovrebbe contribuire col suo specifico dono alla maturazione di una intensa e variegata esperienza di vita ecumenica nelle comunità locali.

Indice

12 Cf Giovanni Paolo II, Discorso di Loreto.
13 Cf Giovanni Paolo II, Discorso agli Incaricati diocesani per l'ecumenismo.
14 Cf Giovanni Paolo II, Lettera enciclica, Familiaris consortio, n. 78.
15 Il testo base per la "comunicatio in sacris" si trova al n. 8 del Decreto sull'ecurnenismo, Unitatis redintegratio.
Il testo chiede che siano rispettate le valenze dell'Eucaristia ( liturgia ): il fatto di essere "segno" di unità e il fatto di essere "causa" di grazia ( e di unità ).
16 Cf il documento Testimonianza comune e proselitismo, Enchiridion Oecurnenicum I , nn. 785-789 ( pp. 383-395 );
e più ancora il documento La testimonianza comune, ivi, nn. 926-994 ( pp. 465-488 )