Con il dono della carità dentro la storia

Indice

La vita secondo lo Spirito

« Al vincitore darò … un nome nuovo » ( Ap 2,17 )

10. - Come dire oggi nella storia il Vangelo della carità?

Quali forze e strategie mettere in campo?

In apertura del Convegno di Palermo abbiamo udito la dichiarazione appassionata che, per la nuova evangelizzazione e per il rinnovamento della società, la prima risorsa e la più necessaria sono uomini e donne nuovi, immersi nel mistero di Dio e inseriti nella società, santi e santificatori.

Non basta aggiornare i programmi pastorali, i linguaggi e gli strumenti della comunicazione.

Non bastano neppure le attività caritative.

Occorre una fioritura di santità.

Essere santi significa vivere in comunione con Dio, che è il solo Santo, e, poiché Dio è carità, lasciarsi plasmare il cuore e la vita dalla forza della sua carità.

A Palermo ci è stato ricordato il grande insegnamento del Concilio Vaticano II sulla comune vocazione alla santità: « Tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità e tale santità promuove nella stessa società terrena un tenore di vita più umano ».19

Si tratta di una meravigliosa possibilità, in cui credere fermamente, di un germe da coltivare con perseveranza e con intenso desiderio che cresca.

Ci incoraggiano a ciò i moltissimi santi della nostra tradizione cristiana e, con accento particolarmente persuasivo, le nobili figure che hanno illuminato la storia recente del nostro Paese.

Noi Vescovi rinnoviamo ora lo stesso appello a uscire dal torpore e dalla rassegnazione, a superare una religiosità di abitudine e di costume.

Il fervore della carità comporta uno stile esigente di vita cristiana, pur nella normalità del vissuto di ogni giorno.

Ci sono senz'altro modalità diverse di attuare l'unica santità, « come raggi dell'unica luce di Cristo riflessa sul volto della Chiesa »,20 ma gli elementi fondamentali sono comuni e accessibili a tutti: sono gli elementi di una spiritualità trinitaria e incarnata nel quotidiano.

11. - Siamo chiamati a vivere in comunione con la Trinità divina.

L'esistenza cristiana è camminare secondo lo Spirito, lasciarsi guidare da lui, umili, docili e per questo anche audaci.

« Sappiamo bene che agente principale della nuova evangelizzazione è lo Spirito Santo: perciò noi possiamo essere cooperatori dell'evangelizzazione solo lasciandoci abitare e plasmare dallo Spirito, vivendo secondo lo Spirito e rivolgendoci nello Spirito al Padre ».21

L'esistenza cristiana è seguire Gesù, modello e amico, scegliere di essere come lui e con lui: ascoltarlo nella Parola, riceverlo nell'Eucaristia, incontrarlo nei fratelli, servirlo nei poveri, portare con lui la croce.

L'esistenza cristiana è andare con Cristo al Padre, come figli grati e obbedienti, pieni di fiducia nella sua provvidenza, assumendo la vita come vocazione, non come orgogliosa autorealizzazione, accogliendo ogni persona e cosa, ogni evento e situazione come un dono e una possibilità di bene.

L'unione con le Persone divine abbraccia l'intero vissuto quotidiano: il dialogo è continuo se è continuo l'amore, se in ogni cosa facciamo la volontà di Dio.

Tuttavia sono necessari i tempi della preghiera, in cui il rapporto con Dio si fa consapevole, diventa contemplazione, adorazione, lode, ringraziamento, ascolto, domanda.

È bello lasciarsi amare da Dio!

È necessario ricevere da lui la forza della carità per amare i fratelli, per trasformare in culto spirituale le varie occupazioni e prove che ci attendono: la nostra carità può esistere solo come riverbero della sua.

A partire dalla preghiera, la carità assume, purifica ed eleva tutte le realtà dell'esperienza personale di ogni giorno: le relazioni familiari, sociali, ecclesiali, le attività professionali, culturali, ricreative.

La carità congiunge la preghiera con l'impegno, in modo da rendere contemplativi nell'azione e memori del mondo davanti a Dio.

Genera una spiritualità che guarda oltre la storia, ma è sostanziata di storia.

Ama appassionatamente Dio; ma vede Dio in tutti e ama tutti appassionatamente, come Dio li ama.

Né uno spiritualismo intimista, né un attivismo sociale; ma una sintesi vitale, capace di redimere l'esistenza vuota e frammentata, di dare unità, significato e speranza.

Conviene qui ricordare un bellissimo testo dei primi secoli cristiani ascoltato nell'assemblea di Palermo: « I cristiani non si distinguono dagli altri uomini né per territorio, né per lingua, né per il modo di vestire.

Essi non abitano città loro proprie, non usano un linguaggio particolare, né conducono uno speciale genere di vita.

Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri …

Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne.

Dimorano sulla terra, ma sono cittadini del cielo.

Obbediscono alle leggi stabilite e con la loro vita superano le leggi …

A dirla in breve, come è l'anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani ».22

12. - Per conformarsi a Cristo crocifisso e risorto e per essere veramente liberi di donarsi a Dio e ai fratelli, bisogna sviluppare il dominio di sé, la sobrietà nei consumi, la disciplina dei sentimenti.

Bisogna riconciliarsi con la vita, assumendo anche la sofferenza, la malattia e l'insuccesso come opportunità di maturazione personale, di testimonianza e di intercessione a favore degli altri presso Dio: « A tutti voi che soffrite, chiediamo di sostenerci.

Proprio a voi che siete deboli, chiediamo che diventiate una sorgente di forza per la Chiesa e per l'umanità ».23

Tutto questo è possibile con la grazia dello Spirito Santo.

Ma richiede un cammino progressivo e perseverante di conversione personale, scandito dal sacramento della Riconciliazione.

Riconoscere i propri peccati, ritardi e debolezze « serve per rimanere umili, per essere miti con gli altri, per confidare in Dio, che ci ama così come siamo »;24 costituisce perfino una testimonianza in un tempo in cui si è facilmente propensi all'autogiustificazione e si tende a considerare la trasgressione come affermazione di libertà.

Apriamo con sincerità il nostro cuore: accogliamo l'appello alla santità che in prossimità dell'anno giubilare si fa più nitido e insistente.

Celebrare e contemplare Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, crocifisso e risorto, Vangelo vivente della carità, suscita uomini nuovi, capaci di amare.

« Noi amiamo, perché Egli ci ha amati per primo » ( 1 Gv 4,19 ).

« Il più grande omaggio … a Cristo, alla soglia del terzo millennio » saranno « i frutti di fede, di speranza e di carità ».25

« È necessario, pertanto, suscitare in ogni fedele un vero anelito alla santità, un desiderio forte di conversione e di rinnovamento personale in un clima di sempre più intensa preghiera e di solidale accoglienza del prossimo, specialmente quello più bisognoso ».26

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19 Conc. Ecum. Vat II, Cost. Lumen gentium, 40
20 Giovanni Paolo II, Esort. apost. Vita consecrata, 16
21 Giovanni Paolo II, Discorso al Convegno ecclesiale di Palermo, 2
22 Lettera a Diogneto, V, 1-2.5; 8-10; VI, 1
23 Giovanni Paolo II, Lett. apost. Salvifici doloris, 31
24 C.E.I., Catechismo degli adulti. La verità vi fàrà liberi, 933
25 Giovanni Paolo II, Lett. apost. Tertio millennio adveniente, 37
26 Ivi, 42