Catechismo degli Adulti |
Una volta convertiti dobbiamo convertirci ancora.
"La conversione si esprime fin dall'inizio con una fede totale e radicale, che non pone né limiti né remore al dono di Dio.
Al tempo stesso, però, essa determina un processo dinamico e permanente che dura per tutta l'esistenza, esigendo un passaggio continuo dalla "vita secondo la carne" alla "vita secondo lo Spirito"".7
In questo spirito la Chiesa ogni anno propone a tutti la Quaresima quale segno liturgico della conversione.
Dobbiamo renderci conto della precarietà della vita nuova in noi, sempre bisognosa di uno speciale aiuto di Dio.8
Questa umile consapevolezza costituisce il fondamento permanente del nostro cammino: "Il primo passo è l'umiltà; il secondo passo è ancora l'umiltà; il terzo ancora l'umiltà; e per quanto tu chieda, io darò sempre la stessa risposta: l'umiltà".9
Dobbiamo ritenerci ancora lontani dalla meta e progredire verso di essa. ( Fil 3,12-14 )
"Fratelli, state lieti, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda" ( 2 Cor 13,11 ).
La carità vuole crescere.
Chi rinuncia deliberatamente a progredire, non ha la carità; è ancora schiavo del peccato.
Il progresso poi consiste nel cercare di evitare ogni peccato mortale e ogni peccato veniale deliberato, e nel fare il bene con motivazioni sempre più pure.
933 Se da un lato dobbiamo impegnarci seriamente nel cammino della perfezione, dall'altro occorre essere pazienti.
Ordinariamente il cammino procede faticoso e lento; conosce crisi, ritardi, ricadute.
Una certa distanza tra l'ideale e la prassi rimarrà sempre.
Riconoscere lucidamente la propria debolezza serve per rimanere umili, per essere miti con gli altri, per confidare in Dio, che ci ama così come siamo.
Il cammino, a parte vocazioni molto particolari, non deve essere solitario.
I fratelli sono poveri come noi, ma sono cooperatori di Dio per la nostra santificazione.
È importante l'inserimento in un gruppo di formazione, in una esperienza concreta di Chiesa.
È prezioso, e almeno in alcuni momenti necessario, un consigliere o direttore spirituale.
Si tratta di un educatore che, servendosi prevalentemente del dialogo, aiuta a discernere la volontà di Dio e a compierla.
Viene scelto liberamente e mantenuto stabilmente, perché possa conoscere bene, consigliare con chiarezza, istruire, stimolare, verificare, correggere con gradualità.
È preferibile che sia un sacerdote, anzi il confessore; ma può essere anche un'altra persona, purché abbia le qualità necessarie: pietà, zelo, umiltà, equilibrio, scienza, esperienza, bontà, disinteresse, riservatezza.
Al consigliere spirituale si deve aprire il cuore con sincerità e fiducia.
Le sue direttive vanno seguite con docilità.
935 Infine, il cammino spirituale per non rimanere velleitario, deve darsi un'appropriata disciplina.
Contro la pigrizia e le eventuali crisi di scoraggiamento occorre seguire un programma personale di vita, realistico, commisurato alle proprie possibilità, flessibile, ma con alcuni punti fermi.
Ognuno deve camminare con il suo passo, ma con perseveranza.
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"Nelle
corse allo stadio tutti corrono… per ottenere una corona
corruttibile, noi
invece una incorruttibile"
( 1 Cor 9,24-25 ).
Indice |
7 | Giovanni Paolo II, Redemptoris Missio 46 |
8 | Conc. di Trento, Sess. VI, Decr. Sulla giustificazione, Can. 22 |
9 | Sant'Agostino, Lettere, 118,22 |