L'iniziazione cristiana 3 |
29. L'incontro di Gesù con la Samaritana può offrire un modello di riferimento per quanti intraprendono un cammino di fede.
All'inizio c'è generalmente una prima e confusa esperienza di un Dio, che ci attende e ci raggiunge presso il "pozzo" della nostra vita quotidiana; e lì ci fa conoscere e desiderare l'« acqua che zampilla per la vita eterna » ( Gv 4,14 ).
Dal dialogo con Lui, scopriamo che conosce la nostra vita; che è il nostro Salvatore; che ci chiama da una religiosità talvolta esteriore e formalistica al culto « in spirito e verità » ( Gv 4,23).
Per questo si avverte l'esigenza di rendergli testimonianza davanti a tutti.
L'incontro con Cristo si attua concretamente nella comunità ecclesiale.
La Chiesa risponde alla propria vocazione e missione di madre, offrendo il nutrimento della parola che dona la vita e guidando verso una fruttuosa celebrazione dei sacramenti.
Inoltre accoglie e segue coloro che si riaccostano alla fede attraverso la preghiera, il sostegno fraterno e la testimonianza di una vita cristiana credibile.
Quando poi chi si avvicina alla fede chiede di essere ammesso ai sacramenti, la comunità ecclesiale potrà rendere testimonianza della sua idoneità.37
Quest'azione di accompagnamento è fondata sulla missione stessa della Chiesa.
La presenza di persone che hanno intrapreso un cammino di ricerca rappresenta una "provocazione" alle nostre comunità ecclesiali.
Certamente sono necessari accoglienza e ascolto appropriati, linguaggio adatto alle persone, sensibilità pastorale adeguata a una situazione in gran parte inedita.
Ma soprattutto è necessario un cambiamento di mentalità, che faccia riscoprire la tensione missionaria della comunità cristiana, superando atteggiamenti orientati prevalentemente a mantenere l'esistente, per proiettarsi invece verso l'esterno per portare l'annuncio di Cristo.
Nella diocesi tutti sono chiamati a proclamare con forza la fede, per accogliere la presenza gioiosa di Gesù Risorto nei suoi sacramenti, per ricostruire i legami con il perdono, l'aiuto reciproco e la fraternità.
« Certamente l'imperativo di Gesù: "Andate e predicate il Vangelo" mantiene sempre vivo il suo valore ed è carico di un'urgenza intramontabile.
Tuttavia la situazione attuale [ … ] esige assolutamente che la parola di Cristo riceva un'obbedienza più pronta e generosa.
Ogni discepolo è chiamato a esporsi in prima persona; nessun discepolo può sottrarsi nel dare la sua propria risposta: "Guai a me, se non predicassi il Vangelo!" ( 1 Cor 9,16 ) ».38
Il vescovo, sacerdote, maestro e pastore della Chiesa particolare affidata alla sua cura, ha la responsabilità diretta del cammino di evangelizzazione e del cammino di iniziazione cristiana.39
« I vescovi sono gli araldi della fede, che portano a Cristo nuovi discepoli, sono i dottori autentici, cioè rivestiti dell'autorità di Cristo, che predicano al popolo loro affidato la fede da credere e da applicare nella pratica della vita, che illustrano questa fede alla luce dello Spirito Santo, traendo fuori dal tesoro della rivelazione cose nuove e vecchie, la fanno fruttificare ».40
Al vescovo tocca quindi tenere alta la coscienza missionaria della sua Chiesa, responsabilizzando i presbiteri, le comunità parrocchiali e religiose, i fedeli laici, specialmente quelli aggregati.
« Nella Chiesa particolare il luogo ordinario e privilegiato di evangelizzazione della comunità cristiana è la parrocchia ».41
In essa coloro che sono in ricerca possono vivere un'esperienza di fraternità evangelica, di vita comunitaria, di dialogo aperto sulle ragioni della fede; accolgono la fede cristiana e celebrano i sacramenti.
Oggi occorre dare risposte pastorali appropriate alle domande di fede poste dai cresimandi giovani e adulti, dai giovani che maturano la fede mentre progettano di formare una loro famiglia, da tutti coloro che vivono un'inquietudine spirituale o intendono andare oltre una fede abitudinaria.
Tali domande sollecitano le comunità a valorizzare le occasioni di incontro con coloro che non partecipano abitualmente all'Eucaristia domenicale.
Sono momenti preziosi di accoglienza e di ascolto, che possono creare le condizioni perché Dio faccia risuonare nel cuore di tanti fratelli l'annuncio del Vangelo.
Nel contatto giornaliero, nei luoghi di lavoro e di vita sociale è possibile "farsi prossimi", attraverso il servizio di carità che è annuncio della Buona Notizia, consapevoli che il dono del Vangelo è la suprema carità.42
La parrocchia è chiamata a una trasformazione qualitativa che la renda sempre più luogo di accoglienza, di dialogo, di discernimento e di iniziazione al mistero di Cristo attraverso l'annuncio, la catechesi, la testimonianza, la celebrazione dei sacramenti, il servizio della carità, la corresponsabilità ecclesiale e l'esercizio dei ministeri.43
Anche altri contesti ecclesiali offrono spesso opportunità per un ritrovato contatto con la fede cristiana: le chiese nei centri storici delle città, i santuari, i monasteri, gli oratori, ma anche gli ospedali, le scuole, le università e i loro centri di pastorale, come pure le esperienze proposte da movimenti e associazioni ecclesiali.
Queste opportunità devono stimolare la comunità parrocchiale a ripensarsi nel suo rapporto con la pastorale d'ambiente nel territorio: per attivare percorsi differenziati, in collaborazione con altre realtà ecclesiali; per accogliere coloro che hanno completato il cammino di iniziazione; per offrire spazi di inserimento attivo nella comunità.
L'incontro con la comunità avviene talora attraverso l'esperienza di uno specifico gruppo che accompagna nel cammino di iniziazione.
A seconda delle situazioni, si potrà valutare se istituire tale gruppo a livello interparrocchiale o facendo eventualmente riferimento per l'accoglienza e l'accompagnamento ad altre realtà ecclesiali, comunità di vita consacrata o esperienze aggregative ecclesiali.
Tale gruppo, sempre attentamente collegato con la comunità parrocchiale, deve diventare luogo privilegiato di dialogo, di evangelizzazione, di catechesi, di educazione alla preghiera e alla liturgia, di educazione e di esercizio a una rinnovata partecipazione alla vita ecclesiale.
L'esperienza del gruppo non deve tuttavia esaurirsi in se stessa, ma deve allargarsi a un continuo contatto e a un aperto confronto con altre esperienze, per esempio con gruppi di catechesi per adulti o con centri di ascolto della parola di Dio.
In questa prospettiva un ruolo importante può e deve essere attribuito al cammino dell'Azione Cattolica, da cui ci si attende « un'esemplarità formativa e un impegno che, mentre si fa sensibile alle necessità pastorali delle parrocchie, contribuisca a rinvigorire, mediante la testimonianza apostolica tipicamente laicale dei suoi aderenti, il dialogo e la condivisione della speranza evangelica in tutti gli ambienti della vita quotidiana ».44
Il cammino di riavvicinamento alla fede esige e suscita molteplici ministeri che, a diverso titolo, sono coinvolti in un'azione congiunta e organica.
Si è detto già del vescovo, primo responsabile dell'opera di evangelizzazione e dell'iniziazione cristiana.
È opportuno che il gruppo possa incontrarlo almeno in alcune circostanze significative, al fine di sperimentare con lui la comunione della Chiesa particolare.
Il presbitero, pastore e guida della parrocchia, ha un ruolo specifico nei cammini di fede:45
cura la formazione dei catechisti accompagnatori;
è la guida spirituale del gruppo e partecipa alle tappe fondamentali della sua vita;
presiede le celebrazioni liturgiche che segnano le tappe dell'itinerario.
Inoltre il presbitero educa la comunità a maturare una coscienza missionaria per essere madre accogliente e feconda nei confronti di chi ritorna a Cristo e lo incontra nella Chiesa.
L'esperienza del gruppo si avvale anche dell'apporto di altri ministri: i diaconi, i catechisti, i garanti e, al momento opportuno, i padrini e le madrine.
Un servizio specifico può essere offerto pure da fedeli maturi nella fede ed esemplari – persone singole, coppie di sposi e di fidanzati – che possono accompagnare efficacemente il cammino in atteggiamento di condivisione e di testimonianza.
35. Essenziale e insostituibile è il ministero del catechista accompagnatore.
Egli è fratello nella fede, che indica la strada e nello stesso tempo considera le forze e il ritmo di chi accompagna;
è testimone che, con le parole e con la vita, presenta il fascino esigente della sequela di Cristo;
è amico che accoglie, segue e introduce nella comunità.
Egli si mette in ascolto delle domande per comprenderle; valorizza la situazione della persona; aiuta a discernere i segni di conversione.
Nell'attuale contesto di missionarietà il ministero del catechista accompagnatore richiede una particolare cura ecclesiale, che deve esprimersi in un'adeguata formazione che lo abiliti a rapportarsi con gli adulti, ad ascoltare le loro domande, a dare risposte convincenti e sicure intorno alla fede cristiana, così da aprire alla speranza e all'obbedienza della fede in Cristo.
Spetta al catechista accompagnatore predisporre l'itinerario e le esperienze di vita cristiana.
In questo servizio è guidato dal presbitero e può essere aiutato da altre persone coinvolte nel compito di formazione.
Tale compito può essere svolto da una persona singola, da un gruppo di due o tre persone, o anche da una famiglia.
Il modo più ordinario per seguire un itinerario di fede è condividere il cammino della Chiesa nell'anno liturgico, scandendone su di esso le tappe.
L'anno liturgico infatti determina un percorso celebrativo in un crescente inserimento nel mistero di Cristo; offre una prospettiva organica per l'itinerario della catechesi; guida verso la maturazione di atteggiamenti e di comportamenti coerenti di vita cristiana.
« L'anno liturgico è celebrazione continua e progressiva di tutto il piano della salvezza, in una forma che è ad un tempo evocazione delle mirabili opere di Dio, culto filiale al Padre per mezzo del Figlio nello Spirito, istruzione e santificazione della Chiesa ».46
Assumere il dinamismo proprio dell'anno liturgico significa vivere in comunione con tutta la Chiesa, condividendone il cammino nel corso del tempo.
Inoltre significa avvalersi di quella pedagogia ecclesiale che intende guidare i fedeli alla piena maturità in Cristo, mediante la celebrazione durante l'anno dei misteri della vita del Signore attorno al momento cardine che è la Pasqua.
Come ambiente ecclesiale tipico per compiere l'itinerario di fede, non deve essere messo in secondo piano da nessun'altra esigenza o proposta pastorale.
È la parola del Signore che porta alla pienezza della fede, a scoprire il Signore e la propria situazione, ad affidarsi a Lui come unico Salvatore.
L'annuncio introduce nella storia della salvezza, il cui culmine è la storia di Gesù di Nazareth.
Nell'annuncio la Parola risuona in modo tale da interpellare ognuno.
In primo luogo è necessario che l'annuncio si configuri come una liturgia della parola,47 ove la Parola proclamata è parola che convoca e invita.
La catechesi sistematica e più approfondita è un compito successivo.
Per i cristiani che hanno celebrato il Battesimo, è opportuno fare appello all'esperienza liturgica e spirituale già vissuta, di cui forse non si è avuta una piena coscienza.
Elemento integrante dell'itinerario è la preghiera e la celebrazione liturgica.
Nella celebrazione Dio si rende presente per stabilire la comunione con l'uomo.
Nelle parole della Scrittura e della preghiera della Chiesa, nei gesti rituali, nei simboli della fede si attua l'alleanza eterna che Dio in ogni tempo offre ai suoi figli.
Vissuta in pienezza, la liturgia costituisce il momento vitale in cui prende corpo la risposta di fede.48
Le celebrazioni strutturano tutto il cammino, in modo particolare scandiscono le varie tappe, come espressione della grazia di Dio e della maturazione spirituale di chi è in cammino.
Vi è una progressione anche nell'esperienza liturgica, che tende alla partecipazione piena all'Eucaristia, culmine dell'itinerario.
L'Eucaristia, infatti, è il sacramento della maturità cristiana.
Prendere parte all'assemblea eucaristica in modo consapevole e pieno è il frutto di un graduale cammino di fede.
Ricorda il Concilio: « Prima che gli uomini possano accostarsi alla liturgia, è necessario che siano chiamati alla fede e si convertano ».49
Punto qualificante dell'itinerario lungo l'anno liturgico è la celebrazione del giorno del Signore, la domenica, pasqua della settimana, giorno dell'incontro della comunità per celebrare la memoria della risurrezione di Cristo, giorno dell'Eucaristia, della carità e della missione.
La preghiera della Chiesa, sia personale che comunitaria, accompagna il cammino della fede, fino a promuovere la partecipazione attiva e piena nell'assemblea, che celebra l'Eucaristia quale « fonte e culmine di tutta la vita cristiana ».50
È di somma utilità conoscere i principali riti e simboli della liturgia cristiana, ma soprattutto assumere gli atteggiamenti propri della celebrazione: lode, invocazione, rendimento di grazie, offerta, supplica, intercessione, richiesta di perdono, adorazione.
Oltre i riti propri dell'iniziazione cristiana, rivestono particolare importanza le celebrazioni della Parola, occasione di ascolto vitale della voce del Signore, e le celebrazioni penitenziali non sacramentali, espressione dell'invito a ritornare a Dio e della volontà di convertirsi a lui.
Le celebrazioni sacramentali della Penitenza, dell'Eucaristia e, eventualmente, della Confermazione costituiranno le diverse tappe dell'intero itinerario.
Ritornare a Cristo comporta il rinnovamento della vita.
L'azione dello Spirito Santo guida interiormente l'uomo perché giunga alla risposta della fede, nella novità dei pensieri, degli atteggiamenti e dei comportamenti.
Il risultato di una esistenza vissuta nell'adesione al vangelo costituisce la migliore prova dell'autenticità e sincerità del cammino di fede.
Segno di vita nuova è anzitutto un atteggiamento di continua conversione, che apre l'uomo all'offerta gratuita e incondizionata dell'amore di Dio, che porta ad accogliere i suoi appelli a camminare secondo la sua parola, e che spinge ad assumere una mentalità di fede, un modo di pensare, di leggere gli eventi personali e della storia umana secondo la logica evangelica, che lo Spirito suggerisce nel cuore e nella mente di ciascuno.
Plasmato dal vangelo, Paolo può dire: « Noi abbiamo il pensiero di Cristo » ( 1 Cor 2,16 ).
Nel cammino di conversione occorre saper offrire segni del cambiamento della propria vita, esprimendo la testimonianza per Gesù Cristo nelle concrete situazioni dell'esistenza.
La fede cristiana infatti abbraccia ogni ambito di esperienza: la vita familiare, l'attività professionale o lavorativa, l'uso del tempo libero, l'impegno sociale e politico.
In tali situazioni e ambienti occorre far risplendere l'accoglienza del « comandamento nuovo » ( 1 Gv 2,8 ) della carità.
La testimonianza da rendere a Cristo e al suo vangelo è quella di un'esistenza in cui si fa visibile il frutto dello Spirito: « amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé » ( Gal 5,22 ).
La maturazione della vita cristiana, attraverso l'itinerario di iniziazione, conduce al progressivo inserimento nella comunità.
Ciò avviene attraverso un contatto con le realtà presenti nella parrocchia e impegnate nell'attività pastorale: dall'evangelizzazione e la catechesi alla liturgia, dal servizio ai poveri all'animazione missionaria, dalla pastorale giovanile a quella familiare.
Ma non è da trascurare la collaborazione all'interno del gruppo e, eventualmente, lo svolgimento di qualche servizio nella comunità ecclesiale.
È importante che il percorso non sia affrettato: un cammino spirituale di conversione richiede sempre una pluralità di interventi e tempi di crescita che possono essere diversi da persona a persona.
Una durata prolungata rispetta i ritmi dei singoli individui nell'appropriazione dei valori, nell'acquisizione degli atteggiamenti, nella maturazione delle scelte.
Il cammino deve essere però orientato ad una seria decisione di aderire a Cristo, per assumere nella Chiesa un servizio di testimonianza e di carità, nel quale continuare la crescita e la maturazione della propria vita cristiana.
Indice |
37 | Cf. Rito dell'iniziazione cristiana degli adulti, 298 |
38 | Giovanni Paolo II, Esort. ap. Christifideles laici, 33 ( 30 dicembre 1988 ) |
39 | Cf. Cons. Ep. Permanente, L'iniziazione cristiana. 1. Orientamenti per il catecumenato degli adulti, 44 |
40 | Conc. Ec. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, 25 |
41 | Cons. Ep. Permanente, L'iniziazione cristiana. 1. Orientamenti per il catecumenato degli adulti, 45 |
42 | Cf. C. E. I., Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, 62 |
43 | Cf. Ibid., 59 |
44 | Ibid., 61 |
45 | Cf. Congr. Clero, Il presbitero, pastore e guida della comunità parrocchiale, 5 ( 4 agosto 2002 ); n. 20 |
46 | C. E. I., Il rinnovamento della catechesi, 116 |
47 | Cf. Rito dell'iniziazione cristiana degli adulti, 18, 1 |
48 | Cf. C. E. I., Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, 49 |
49 | Cf. Conc. Ec. Vat. II, Cost. Sacrosanctum Concilium, 9 |
50 | Conc. Ec. Vat. II, Cost. dogm.
Lumen gentium, 11; cf. ID., Sacrosanctum Concilium, 10 |