L'iniziazione cristiana 3

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Capitolo II - L'annuncio

19. Il Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio

Gesù, inviato di Dio, da sempre presso di Lui come Figlio unigenito, si è fatto uomo per manifestare l'infinito e irrevocabile amore del Padre ed è venuto ad abitare in mezzo a noi: « ha lavorato con mani d'uomo, ha pensato con mente d'uomo, ha agito con volontà d'uomo, ha amato con cuore d'uomo ».21

Generato dal Padre prima di tutti i secoli, è nato da Maria Vergine per opera di Spirito Santo.

Dopo aver trascorso una vita ordinaria a Nazareth fino all'età di trent'anni circa, ha iniziato la sua opera messianica con il battesimo presso il Giordano, quando il Padre lo ha consacrato con il suo Spirito Santo e lo ha « elevato agli occhi di Israele come Messia », perché « Figlio del divino compiacimento ».22

Ricevuto il battesimo da Giovanni, Gesù è condotto dallo Spirito nel deserto per affrontare un'aspra lotta contro satana, dalla quale esce vincitore.

Da allora egli comincia a percorrere le strade della Galilea per annunciare la venuta del regno di Dio nella storia degli uomini: « Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo » ( Mc 1,14-15 ).

Questo "vangelo di Dio" – la notizia più sorprendente che mai sia stata proclamata sulla terra – è il "primo annuncio", o chèrigma, di Gesù e contiene due messaggi fondamentali.

Il primo riguarda Dio, che per puro amore gratuito fa maturare il tempo fino alla sua pienezza ( "il tempo è compiuto" ) e viene a instaurare il suo regno di giustizia e di pace, per i piccoli e i poveri, per i sofferenti e gli esclusi ( "il regno di Dio è vicino" ).

Il secondo messaggio riguarda la risposta umana e si esprime in due appelli:

innanzi tutto occorre "convertirsi", cioè cambiare mentalità e trasformare la propria condotta di vita;

inoltre è indispensabile "credere", cioè fidarsi e affidarsi a questa bella notizia ( "vangelo" ).

Al centro del chèrigma di Gesù non c'è il comportamento dell'uomo, ma Dio e la sua regalità.

La conversione dell'uomo non è quindi la condizione della sovrana e benevola vicinanza di Dio, ma la conseguenza.

20. Gesù ha portato a compimento l'opera di evangelizzazione, « beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo » ( At 10,38 ), prigionieri del male.

« Mai egli si chiuse alle necessità e alle sofferenze dei fratelli ».23

Ma la delusione crescente delle folle, che continuavano a nutrire grandiosi sogni di riscatto nazionale e attese ostinate di benessere materiale,

la dura avversione di alcuni farisei e maestri della Legge che non sopportavano la sua critica severa nei confronti del formalismo religioso,

l'insanabile contrasto con i sadducei e i capi del popolo allarmati per la sua contestazione del tempio e per la notevole popolarità che lo faceva apparire agli occupanti romani come un agitatore pericoloso,

soprattutto la sua "scandalosa" rivendicazione di un'autorità pari a quella di Dio,

tutti questi fattori presero corpo in un complotto che ben presto lo avrebbe portato alla condanna da parte del sinedrio di Gerusalemme.

Nonostante si fosse reso conto fin dalle prime avvisaglie del rischio mortale che correva, Gesù è rimasto fedele alla missione ricevuta: l'intima relazione con il Padre lo ha spinto ad amare tutti, « sino alla fine » ( Gv 13,1 ) e a consegnarsi volontariamente alla morte di croce per i nostri peccati.

Così ha sigillato nel suo sangue di vittima innocente la nuova ed eterna alleanza tra Dio e tutta l'umanità.

Per questo il Padre lo ha risuscitato da morte e lo ha « costituito Signore e Cristo » ( At 2,36 ).

Prima di salire al cielo, Gesù ha ordinato ai suoi discepoli di andare in tutto il mondo a « predicare il vangelo a ogni creatura » ( Mc 16,15 ).

Inizia con il dono dello Spirito Santo la missione della Chiesa: i discepoli del Signore - leggiamo nella conclusione del Vangelo di Marco - « partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano » ( Mc 16,20 ).

La glorificazione di Gesù non segna un arresto o un inesorabile declino della sua attività missionaria, ma ne registra piuttosto la dilatazione e l'inizio di un inarrestabile sviluppo: se durante la sua vita pubblica Gesù ha agito nella sua terra, ora con lo Spirito della Pentecoste opera nella Chiesa, e attraverso di essa raggiunge con la sua grazia gli uomini di tutti i luoghi e di tutti i tempi.

Il vangelo del regno di Dio da lui predicato diventa ormai il « vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio » ( Mc 1,1 ): il regno dei cieli è esplicitamente e definitivamente impersonato in lui.

Si passa così dal vangelo di Gesù al vangelo della Chiesa su Gesù.

21. Il primo annuncio

Gli inizi dell'attività evangelizzatrice della Chiesa sono raccontati dal secondo libro di Luca, gli Atti degli Apostoli.

Il giorno di Pentecoste Pietro rivolge ai giudei e a quanti si trovano a Gerusalemme un lungo discorso che conclude con un messaggio solenne e sintetico: « quel Gesù che voi avete crocifisso, Dio lo ha costituito Signore e Cristo » ( At 2,36 ).

Questo discorso, come anche gli altri che si incontrano nel libro degli Atti ( cf. At 3,12-26; At 4,9-12; At 5,29-32; At 10,34-43; At 13,16-41 ), sono strutturati attorno a tre elementi ricorrenti:

una breve rievocazione degli avvenimenti riguardanti Gesù, soprattutto la sua risurrezione;

una interpretazione di questo evento alla luce delle Scritture;

un appello alla conversione e alla fede.

Oltre a queste testimonianze di predicazione, nel Nuovo Testamento troviamo anche vari brani in cui il chèrigma, nucleo essenziale della fede cristiana, viene professato o cantato.

Uno dei più antichi esemplari di professione di fede è riportato da Paolo nella sua Prima Lettera ai Corinzi.

L'apostolo, che scrive verso l'anno 56 d.C., ricorda quello che egli stesso ha « trasmesso » al tempo della fondazione della comunità, verso l'anno 51, cioè il messaggio-base o contenuto essenziale dell'annuncio, da lui « ricevuto » probabilmente dopo la sua "illuminazione" sulla strada di Damasco verso l'anno 36: « Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture » ( 1 Cor 15,3-5 ).

Un modello di "fede cantata" lo si può riscontrare nell'inno riportato da Paolo nella Lettera ai Filippesi ( Fil 2,6-11 ), in cui si proclama la condizione divina di Gesù Cristo ( la "pre-esistenza" ) il dramma della sua umiliazione fino alla morte di croce ( la "pro-esistenza" ) e l'esaltazione fino alla gloria di Signore.

22. Sia quando il messaggio cristiano viene annunciato ai non credenti ( chèrigma ), sia quando viene celebrato all'interno delle comunità ( professione di fede, inni ), il centro è sempre lo stesso: Dio ha risuscitato e glorificato Gesù, che gli uomini avevano crocifisso.

Questa stessa fede viene proclamata anche attraverso il genere letterario dei racconti, come nei vangeli della risurrezione: in Mc 16,1-8 ( la tomba vuota ); in Mt 28,16-20 ( il Cristo glorioso adorato ); in Lc 24,36-53 e in Gv 21,1-13 ( il Risorto riconosciuto ).

Da questi testi si ricava la formula primordiale che esprime la fede cristiana: si tratta di una sola parola che, nella lingua greca del Nuovo Testamento, suona eghèrthe, e significa: "è risorto".

In questa semplicissima parola si concentra l'essenziale della « notizia di salvezza » che gli apostoli andranno a proclamare « sino ai confini del mondo » ( Rm 10,18 ): Gesù di Nazareth, uomo notoriamente morto come crocifisso, è risorto.

Questa formula è stata progressivamente arricchita da alcune specificazioni, che ne esplicitano il significato, come: « è risorto dai morti » ( Mt 28,7 ); « è risorto come aveva detto » ( Mt 28,6 ); « è risorto per la nostra giustificazione » ( Rm 4,25 ).

Se il messaggio pasquale si riassume nella notizia di un "fatto", quel fatto riguarda una "persona", Gesù di Nazareth.

Perciò, per riassumere tutto l'insegnamento impartito da Filippo al ministro della regina Candace, il terzo evangelista si può limitare a una formula molto sintetica: « gli evangelizzò Gesù » ( At 8,35 ).

Pertanto, oltre a formule narrative in cui viene annunciato l'evento pasquale ( « è risorto », « è apparso », « è stato esaltato » o « glorificato » ), troviamo nel NT anche formule assertive: « Gesù è il Signore » ( Rm 10,9; Fil 2,11 ), « Gesù è il Cristo » ( At 5,42; At 18,5; Gv 20,31 ); Gesù è « il Figlio di Dio » ( Mt 16,16; Gv 20,31 ).

La rivelazione di Dio non si limita all'evento di Pasqua ma, attraverso lo svelamento del mistero personale di Gesù, conduce alla rivelazione più sorprendente, quella del mistero di Dio nella sua più intima identità: l'unico, vero Dio, lo stesso che si è rivelato a Mosè, è comunione d'amore di tre Persone uguali, distinte, unite: Padre, Figlio e Spirito Santo.

In sintesi, « l'annuncio ha per oggetto il Cristo crocifisso, morto e risorto: in lui si compie la piena e autentica liberazione dal male, dal peccato e dalla morte; in lui Dio dona la "vita nuova", divina ed eterna.

È questa la "buona novella", che cambia l'uomo e la storia dell'umanità e che tutti i popoli hanno il diritto di conoscere.

Tale annuncio va fatto nel contesto della vita dell'uomo e dei popoli che lo ricevono.

La salvezza e la liberazione, che Cristo ha portato, riguardano l'intera vita dell'uomo nel tempo e nell'eternità, cominciando qui e già ora e trasformando la vita delle persone e delle comunità con lo spirito evangelico ».24

23. Il processo dell'evangelizzazione

L'evangelizzazione è la missione permanente della Chiesa: è la sua grazia e, prima di esserne l'attività specifica, ne costituisce la più vera e intima identità.

La Chiesa pertanto non solo fa, ma è l'evangelizzazione: se per assurdo la Chiesa smettesse di evangelizzare, cesserebbe all'istante di essere la memoria e l'attesa di Gesù Cristo, cioè cesserebbe all'istante di essere Chiesa.

L'evangelizzazione è il servizio che la Chiesa deve al mondo perché si salvi per mezzo della fede in Cristo, unico Signore di tutti.

In senso specifico « l'evangelizzazione propriamente detta è il primo annuncio della salvezza a chi, per ragioni varie, non ne è a conoscenza o ancora non crede », affermava il Documento Base della catechesi italiana, con una precisazione: questa azione della Chiesa volta a suscitare la fede, è necessaria e insostituibile anche per «

ridestarla in coloro nei quali è spenta,

rinvigorirla in coloro che vivono nell'indifferenza,

farla scoprire con impegno personale alle nuove generazioni e

continuamente rinnovarla in quelli che la professano senza sufficiente convinzione o la espongono a grave pericolo ».25

Inoltre, nel ribadire che l'evangelizzazione è necessaria anche nei confronti dei « cristiani ferventi », si esplicita il senso del "primo annuncio" come « l'annuncio delle verità e dei fatti fondamentali della salvezza », per « conoscerne il senso radicale, che è la "lieta novella" dell'amore di Dio ».26

Questo primo annuncio è chiamato dallo stesso documento anche « annuncio fondamentale », ed è distinto dalla catechesi che è «

esplicazione sempre più sistematica della prima evangelizzazione,

educazione di coloro che si dispongono a ricevere il Battesimo o a ratificarne gli impegni,

iniziazione alla vita della chiesa e alla concreta testimonianza della carità ».27

Se quindi l'obiettivo specifico dell'evangelizzazione è la nascita o la rinascita della fede, lo scopo proprio della catechesi è lo sviluppo o maturazione della fede « attraverso la presentazione sempre più completa di ciò che Cristo ha detto, ha fatto e ha comandato di fare ».28

L'evangelizzazione deve essere preceduta da un'attenta e delicata opera di dialogo e di ascolto, allo scopo « di suscitare la ricerca della verità o di raccogliere la domanda di chi è in ricerca, per aiutare la persona nel discernimento di che cosa cerca ».29

Infatti lo Spirito Santo opera segretamente nel cuore degli uomini, spesso attraverso una salutare inquietudine e sempre risvegliando un'attesa, anche se inconsapevole, di conoscere la verità su Dio, sull'uomo, sulla via che porta alla salvezza.

In Gesù di Nazareth morto e risuscitato scopriamo che gli uomini « sono amati e salvati da Dio ».30

« "In Gesù Cristo … la salvezza è offerta a ogni uomo, come dono di grazia e di misericordia di Dio stesso" ( Evangelii nuntiandi, 27 ).

Tutte le forme dell'attività missionaria tendono verso la proclamazione che rivela e introduce nel mistero nascosto nei secoli e svelato in Cristo ( cf. Ef 1,3-9; Col 1,25-29 ) ».31

L'annuncio che Dio ha risuscitato Gesù dai morti è sorgente di speranza e di libertà per ogni uomo.

Ci viene rivelato, infatti, non solo che Dio esiste ma che agisce all'interno della storia umana; anzi, molto concretamente, che ha agito in Gesù sciogliendolo dai lacci della morte e facendolo partecipe della sua vita e del suo potere divino.

In questo modo comprendiamo che Dio è per noi, sta dalla nostra parte nella lotta contro il male e che, in questa lotta, abbiamo la speranza concreta della vittoria.

Se infatti, in quanto persone umane, dovremo pagare necessariamente un prezzo alla debolezza della nostra natura; se dovremo inevitabilmente conoscere la vecchiaia, la malattia e la morte, la risurrezione di Gesù ci annuncia che c'è una via aperta per l'uomo, una via che sfocia non nel nulla ma nella vita.

È la via di Gesù; la via che è Gesù.

Egli è passato da questo mondo al Padre amando fino alla fine i suoi che erano nel mondo; obbedendo senza riserve al Padre, ha condotto alla perfezione divina la sua natura umana.

Ora, la via di Gesù si apre per noi perché anche la gloria di Gesù si affacci all'orizzonte del nostro cammino nel mondo: « Ritornerò e vi prenderò con me perché siate anche voi dove sono io.

E del luogo dove io vado voi conoscete la via … Io sono la via … » ( Gv 14,3-4.6 ).

Di questa speranza i credenti sono debitori nei confronti di tutti gli uomini.

Si tratta, infatti, di una speranza che ci è data ma che non ci appartiene; e come l'abbiamo ricevuta senza nostro merito, così siamo chiamati a condividerla con gioiosa gratuità.

24. La fede, risposta all'annuncio

La fede « dipende dalla predicazione » ( Rm 10,17 ).

Generata dall'annuncio, è risposta fiduciosa a una Parola che promette, interpella, dona solidarietà, liberazione, gioia e realizzazione piena di vita; una Parola che dimostra nella storia la propria affidabilità.

L'annuncio non suscita una generica credenza nell'esistenza di Dio o una adesione a una religiosità vaga, che può degenerare in una pratica puramente esteriore e persino nella superstizione.

Nella Bibbia Dio si rivela e si dona in una storia intessuta di parole e avvenimenti e l'uomo lo accoglie liberamente impegnando tutto se stesso, intelligenza, volontà e cuore, affidando a lui il proprio futuro, assentendo alla verità da lui comunicata.

La fede suscitata dall'annuncio é una condizione esistenziale che libera dalla solitudine e dall'angoscia e dispone ad accettare se stessi e ad amare gli altri.

È una attitudine che permette di affrontare la vita affidandosi costantemente e con fiducia alla parola di Dio, colta come parola d'amore, che invita a "camminare alla presenza del Signore" ( cf. Gen 17,1 ).

È un rapporto vitale che cresce per tutta la vita, nutrito dalla Parola.

25. Il cammino dell'iniziazione cristiana, paradigma per la vita cristiana

L'annuncio è il primo atto compiuto esplicitamente dalla Chiesa per rendere possibile la fede.

Esso comporta poi uno sviluppo particolare nel cammino di iniziazione cristiana.

L'annuncio genera la fede cristiana, anche se non é sufficiente a portarla a maturazione: coloro che sono giunti alla fede hanno bisogno di « condurre a maturità la loro conversione e la loro fede ».32

Quanti, mossi dalla grazia, decidono di seguire Gesù, sono « introdotti nella vita della fede, della liturgia e della carità del Popolo di Dio ».33

La Chiesa realizza questo per mezzo della catechesi e dei sacramenti dell'iniziazione, da ricevere o già ricevuti.

In un contesto di "nuova evangelizzazione" non si può prescindere da una esperienza ecclesiale di accompagnamento e di tirocinio cristiano, analoga al catecumenato, per portare alla piena maturità cristiana chi ha aderito alla buona notizia.

Le nostre comunità ecclesiali, in particolare le parrocchie, nella prospettiva dell'evangelizzazione debbono riproporre il nesso inscindibile fra annuncio evangelico ed edificazione della Chiesa, divenendo luogo visibile e segno sacramentale, in cui l'annuncio è dato gratuitamente e liberamente accolto.34

26. Il Rito dell'iniziazione cristiana degli adulti propone un itinerario, che mette in evidenza come l'appartenenza a Cristo e alla Chiesa realizzata dal Battesimo non possa mai essere annullata o perduta completamente, anche se il battezzato non viene educato nella fede o non vive in conformità agli impegni che ne derivano, o rinunzia esplicitamente alla fede.35

Tale proposta possiede una valenza pastorale di grande rilievo nella missione di evangelizzazione, non solo per accompagnare quegli adulti che non hanno completato l'iniziazione cristiana, ma anche per accogliere coloro che si sono allontanati dalla fede e che ora chiedono di tornare a farne viva esperienza.

In questa proposta viene sollecitato l'avvio, o la ripresa, di un autentico cammino di fede, di ricerca e di maturazione, in una dimensione di responsabilità personale; infatti è solo nella libertà e nell'impegno di ciascuno che si accoglie il mistero di Cristo e si testimonia agli altri la forza di cambiamento portata dal Vangelo.

27. A motivo della grande diversificazione delle situazioni in cui oggi vivono coloro che si mettono alla ricerca di Cristo, all'interno dell'unico percorso si possono ipotizzare diversi itinerari.

L'itinerario non costituisce peraltro un modello rigido di programma, ma esige il rispetto del cammino personale, in ascolto delle domande e delle attese, non di rado inespresse ma non per questo meno vive, della persona.

Il processo di fede e di conversione comprende diversi momenti significativi, che costituiscono elementi imprescindibili dei diversi itinerari:36

a) L'interesse per il Vangelo.

Dall'incontro con l'annuncio nasce nel cuore il desiderio di conoscere il Dio di Gesù Cristo.

Questo primo movimento dello spirito umano verso la fede, come inclinazione a credere e come "ricerca religiosa", è già frutto della grazia.

b) La conversione.

Perché il primo interesse per il Vangelo possa trasformarsi in opzione fondamentale di vita, occorre un tempo di crescita.

La decisione per la fede dev'essere valutata e maturata in un processo di conversione.

Suscitata dallo Spirito Santo e dall'annuncio del chèrigma, questa opzione fonda tutta la vita cristiana del discepolo del Signore.

c) La professione di fede.

L'iniziale adesione alla persona e alla rivelazione di Gesù Cristo genera nei credenti il desiderio di conoscerlo più profondamente e di identificarsi con Lui.

Mediante la catechesi essi vengono iniziati alla conoscenza della fede e all'apprendistato della vita cristiana, favorendo un cammino spirituale che determina un progressivo cambiamento di mentalità e di comportamenti.

Si diventa così idonei ad una esplicita, personale professione di fede.

d) Il cammino verso la santità.

Sulla professione di fede battesimale si fonda l'edificio spirituale destinato a crescere.

Sorretto dallo Spirito, alimentato dai sacramenti e dalla preghiera, corroborato nell'esercizio della carità, aiutato dalle varie forme di educazione permanente della fede, il battezzato cerca di far suo l'invito di Cristo: « Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste » ( Mt 5,48 ).

Chi percorre il cammino verso la fede, accolto e accompagnato da un gruppo di credenti, si inserisce nella comunità cristiana, in cui riceve l'invito a servire il Regno di Dio e l'aiuto a testimoniare la fede nella propria vita.

Ciascuna comunità infatti deve saper offrire un'accoglienza cordiale, il nutrimento solido della parola di Dio, l'incontro con il Cristo vivente nell'Eucaristia, occasioni per testimoniare la carità, solidarietà nel bisogno e nella malattia.

28. Per aiutare le comunità parrocchiali che faticano a sviluppare gli itinerari della fede, perché talora appesantite dalle domande della cosiddetta pastorale ordinaria, è importante pensare a luoghi di ascolto e di scambio interparrocchiali o diocesani, soprattutto nelle piccole diocesi, da offrire a coloro che si interrogano sul senso della propria vita e si accostano alla Chiesa per trovare chi li conduca sulla strada verso l'incontro con Cristo.

Santuari e monasteri, case di esercizi e luoghi di spiritualità, centri di accoglienza e di ricerca nella fede, in autentica comunione con la pastorale diocesana e in spirito di servizio verso di essa, aiutino le comunità parrocchiali a vivere una piena esperienza ecclesiale.

Le aggregazioni ecclesiali, in profonda comunione con le parrocchie, offrano esse pure una risposta agli uomini e alle donne in cerca di un autentico senso della vita e della gioia donata dalla fede cristiana.

Indice

21 Con. Ec. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, 22
22 Giovanni Paolo II, Lett. enc. Dominum et vivificantem, 19 ( 18 maggio 1986 )
23 Messale Romano, Prefazio della Preghiera eucaristica V/C
24 Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 44 ( 7 dicembre 1990 )
25 C. E. I., Il rinnovamento della catechesi, 25
26 Ibid.
27 Ibid., 30
28 Ibid.; cf. Giovanni Paolo II, Esort. ap. Catechesi tradendae, 19 ( 16 ottobre 1979 );
Congr. Clero, Direttorio Generale per la Catechesi, 48; n. 61
29 Cons. Ep. Permanente, L'iniziazione cristiana. 1
Orientamenti per il catecumenato degli adulti, 42 ( 31 marzo 1997 )
30 Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 44
31 Ibid.
32 Catechismo della Chiesa Cattolica, 1248
33 Conc. Ec. Vat. II, Decr. Ad gentes, 14
34 Cf. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 44
35 Cf. Rito dell'iniziazione cristiana degli adulti, cap. IV
36 Cf. Congr. Clero, Direttorio Generale per la Catechesi, 56