Comunicazione e missione |
Centinaia di canali televisivi, internet in un numero sempre maggiore di famiglie, il satellite, una nuova primavera della radio, la stampa che soffre forse la concorrenza dei nuovi media ma reagisce trasformandosi.
Il nostro tempo è caratterizzato da una diffusione degli strumenti della comunicazione sociale sempre più rapida e pervasiva.
I mass-media sono ovunque attorno a noi e non possiamo più farne a meno.
Siamo chiamati a vivere in questo contesto «con nuovo dinamismo»1 e siamo sempre più consapevoli che « la comunione ecclesiale e la missione evangelizzatrice della Chiesa trovano, inoltre, nei media un campo privilegiato di espressione.
Dal Concilio ad oggi la Chiesa ha preso ancor più coscienza di quanto sia importante coniugare tutti gli ambiti della vita ecclesiale con questa nuova realtà culturale e sociale»2
L'universo dei media costituisce il «primo areopago del tempo moderno [ …] , che sta unificando l'umanità rendendola - come si suol dire - un villaggio globale».3
L'innovazione tecnologica, all'origine di profonde trasformazioni sociali, sta determinando una nuova visione dell'uomo e della cultura, così che « non è esagerato insistere sull'impatto dei mezzi di comunicazione sociale nel mondo di oggi.
L'avvento della società dell'informazione è una vera e propria rivoluzione culturale».4
Nulla di ciò che l'uomo di oggi pensa, dice e fa è estraneo ai media; e i media esercitano un'influenza, con varie modulazioni, su tutto ciò che l'uomo di oggi pensa, dice e fa.
Compito della Chiesa è annunciare il messaggio di salvezza a questa società, a questi uomini.
Per riuscirci è necessario discernere e rinnovare.
Per essere fedeli al Vangelo in questo nuovo contesto, un semplice processo di adattamento o la ricerca di modalità aggiornate di comunicazione non bastano.
Occorre individuare forme credibili per una comunicazione della fede in un contesto socioculturale, nel quale il Vangelo deve incarnarsi senza però disperdersi e annullarsi.
Infatti, « l'attenzione a ciò che emerge nella ricerca dell'uomo non significa rinuncia alla differenza cristiana, alla trascendenza del Vangelo, per acquiescenza alle attese più immediate di un'epoca o di una cultura».5
Tale processo di incarnazione e di custodia della trascendenza consente di non identificare l'annuncio e la testimonianza in sé con le sue forme contingenti.
Occorre stare dentro la contemporaneità, ma andando oltre, con un'attenta opera di discernimento da parte della comunità ecclesiale.
I media infatti non sono semplici strumenti neutri; essi sono al tempo stesso mezzo e messaggio, portatori di una nuova cultura che «nasce, prima ancora che dai contenuti, dal fatto stesso che esistono nuovi modi di comunicare, con nuovi linguaggi, nuove tecniche, nuovi atteggiamenti psicologici».6
La loro incidenza sui modi di pensare e di agire, sugli stili di vita, sulla coscienza personale e comunitaria, in una parola sulla cultura e sulla stessa evangelizzazione fa sì che la Chiesa «non può non impegnarsi sempre più profondamente nel mutevole mondo delle comunicazioni sociali».7
La Chiesa non solo «si sentirebbe colpevole di fronte al suo Signore se non adoperasse questi potenti mezzi che l'intelligenza umana rende ogni giorno più perfezionati»,8 ma insieme comprende che, per realizzare il mandato di Gesù, «non basta quindi usarli per diffondere il messaggio cristiano e il Magistero della Chiesa, ma occorre integrare il messaggio stesso in questa nuova cultura creata dalla comunicazione moderna».9
Discernere significa comprendere la natura, le dinamiche e gli esiti del nuovo processo mediatico per saper selezionare e scegliere.
I media offrono formidabili risorse sia per la persona che per la società.
Sono infatti «il biglietto di ingresso di ogni uomo e di ogni donna alla moderna piazza di mercato dove si esprimono pubblicamente i pensieri, dove si scambiano le idee, vengono fatte circolare le notizie e vengono trasmesse e ricevute le informazioni di ogni genere».10
Attraverso i media la persona può ottenere informazioni in modo più rapido e sistematico, allargare l'orizzonte delle sue conoscenze, dialogare con altre persone, vicine e lontane.
I media rendono possibili nuovi percorsi di ricerca di senso e la costruzione di originali trame sociali.
I media rappresentano oggi luoghi privilegiati dov'è ben percepibile l'ansia di "prossimità" e di "autenticità" che contraddistingue l'uomo contemporaneo.11
I media sono un fattore decisivo per la crescita non solo dei singoli individui ma anche dell'intera società.
«I mezzi di comunicazione sociale sono indispensabili per le società democratiche di oggi.
Forniscono informazioni su questioni ed eventi.
Permettono ai leader di comunicare rapidamente e direttamente con il pubblico su questioni urgenti.
Sono importanti strumenti di responsabilità, perché evidenziano l'incompetenza, la corruzione e gli abusi di fiducia, richiamando l'attenzione sulla necessità di competenza, di vitalità e di devozione al dovere».12
In particolare, i media si presentano come elementi decisivi nel definire i processi di cittadinanza e nel ridisegnare le forme di mediazione dell'orientamento culturale, sociale e politico.
Proprio perché così potenti, i media possono comportare non pochi rischi, ad esempio inducendo a una sorta di evasione dalla realtà o, paradossalmente, all'isolamento.
Se usati per condizionare la vita democratica, politica ed economica, possono risultare devastanti per i singoli come per il sistema sociale.
Per questo la Chiesa è stata sempre vigile e prudente.
Essa «sa pure che gli uomini possono usarli contro il piano di Dio creatore e volgerli a propria rovina; anzi, è afflitta da materno sentimento di dolore per i danni che molto spesso il loro cattivo uso ha provocato all'umanità».13
Più crescono le potenzialità più devono essere rafforzate la vigilanza e la capacità critica.
Se usati correttamente, i media costituiscono da una parte una risorsa per il singolo, per la società e per lo sviluppo dei popoli, dall'altra segnano anche nuove frontiere tra zone di ricchezza e sacche di povertà.
Nuove e straordinarie opportunità di sviluppo e di collaborazione tra i popoli potrebbero derivare dalla condivisione delle conoscenze.
Ma così non sempre accade.
Le tecnologie e i processi della comunicazione sociale sono sempre più collegati con il sistema economico e commerciale, fino a diventarne per molti versi dipendenti.
Anche l'informazione rientra in questo processo, e il confine tra comunicazione e spettacolo appare sempre più labile.
Il vorticoso aumento degli investimenti e degli introiti conduce alla creazione di gruppi oligopolistici, con il rischio che condizionino la visione e l'interpretazione della realtà, proponendo modelli distorti dell'esistenza umana, della famiglia e della società.14
La ricerca ossessiva degli ascolti ( la corsa all'audience ) favorisce l'appiattimento verso il basso e spinge la comunicazione sociale a diventare sempre più banale e volgare.
Quanto più aumenta la dipendenza della comunicazione sociale dal sistema economico, tanto più risulta necessario introdurre rigorosi criteri etici.15
I bilanci economici sono importanti, ma ogni investimento nel campo delle comunicazioni sociali deve essere fatto in sintonia con il rispetto della dignità della persona, delle verità fondamentali e della libertà.
Diritti e doveri della comunicazione sociale devono svilupparsi all'interno della logica della responsabilità.
Occorre certamente promuovere i codici deontologici e le autoregolamentazioni, ma anche verificare che siano eticamente fondati e in grado di salvaguardare i diritti di tutti, in particolare dei più deboli.
In questo contesto la comunicazione mediale, proprio in quanto risorsa, va promossa anche e soprattutto dentro la logica, paradossale per molta parte del mondo contemporaneo, del dono e della comunione.
Indice |
1 | Giovanni Paolo II, Novo millennio ineunte 15 |
2 | C. E. I. Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia 39 |
3 | Giovanni Paolo II, Redemptoris missio 37 |
4 | Giovanni Paolo II, Messaggio per la 34a Giornata mondiale delle com. sociali ( 2000 ) |
5 | C. E. I. Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia 35 |
6 | Giovanni Paolo II, Redemptoris missio 37 |
7 | Giovanni Paolo II, Messaggio per la 35a Giornata mondiale delle com. sociali, 2 ( 2001 ) |
8 | Paolo VI, Evangelii Nuntiandi 45 |
9 | Giovanni Paolo II, Redemptoris missio 37 |
10 | Giovanni Paolo II, Messaggio per la 26a Giornata mondiale delle com. sociali ( 1992 ) |
11 | C. E. I. Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia 37 |
12 | Pontificio consigli delle comunicazioni sociali, Etica nelle comunicazioni sociali 8 |
13 | Inter Mirifica 2 |
14 | Pontificio consigli delle comunicazioni sociali, Aetatis novae 5 |
15 | Pontificio consigli delle comunicazioni sociali, Etica nella pubblicità 18-23 |