Comunicazione e missione |
La Chiesa non è soltanto un luogo di trasmissione della fede, cioè non è una semplice "emittente".
Custode fedele della Parola, la Chiesa è innanzitutto chiamata a porsi in "religioso ascolto" di essa, riconoscendola come dono da condividere con tutti gli uomini.
Nell'ascolto della Parola e nell'apertura orante del cuore si perpetua il prodigio della Pentecoste ( At 2,1-13 ) che permette alla Chiesa di assumere, sotto la spinta e la guida dello Spirito Santo, i linguaggi e gli atteggiamenti maggiormente idonei, in ogni tempo e situazione, per far arrivare l'annuncio del Vangelo a tutti.
L'evangelizzazione consiste nella comunicazione di questa Parola, a partire dalla fragilità e dalla mutabilità dei linguaggi dell'uomo.
Il dinamismo dell'ascolto e dell'annuncio richiede da un lato di far riferimento costante alla Parola originaria rivelata nelle Sacre Scritture e trasmessa nella tradizione vivente della Chiesa; dall'altro di conservare un'attenzione vigile e critica nei confronti delle possibilità e dei limiti delle forme comunicative proprie delle diverse epoche storiche e dei linguaggi adottati.
Ogni parola che sgorga dal dialogo con Dio si fonda e si sviluppa sulla contemplazione della Parola fatta carne, del Verbo vivente in mezzo a noi.33
La forza comunicativa della parola di Dio emerge in maniera precipua e singolare nella celebrazione liturgica.
Qui l'annuncio accade. Non più solo espressioni verbali, ma realtà.
Il mistero salvifico viene consegnato agli uomini di tutti i tempi e di tutte le latitudini, rendendo contemporaneo - qui ed ora - il mistero di Cristo.
Nel rito sacramentale cristiano la polivalenza propria del simbolo - cosa e gesto - è integrata dalla parola che sempre l'accompagna esplicitandone i significati.
I sacramenti realizzano ciò che annunciano verbalmente e diventano in tal modo luoghi di profonda comunicazione tra il mistero di Dio e l'esperienza umana.
La liturgia può essere considerata il codice dei codici, presupposto di ogni altro codice mediatico e paradigma di ogni autentica comunicazione.
La testimonianza dell'amore è il tessuto connettivo della comunità cristiana, il riflesso dell'amore divino.
È un segno duplice: l'amore donato è stato accolto e testimoniato, senza limiti né condizionamenti, nella pura gratuità.
La comunicazione nella Chiesa e della Chiesa rimanda a una realtà agapica trascendente: il Dio Unitrino.
Annunciare, celebrare, servire sono le tre modalità costitutive della comunità cristiana nel suo rapportarsi al regno di Dio che si rende presente e al tempo stesso costituisce la meta verso cui l'uomo incessantemente tende.
Come esprimere compiutamente il "mistero del Regno", con parole e gesti umani?
Ogni modalità apparirà inadeguata e provvisoria.
Paradossalmente gli strumenti più semplici e immediati ( parole e gesti degli uomini in relazione tra di loro ) risulteranno i più adatti, ancor più, forse, degli strumenti più sofisticati e tecnologicamente avanzati.
Mai perderanno d'attualità le parole di san Paolo: « Abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi.
Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo» ( 2 Cor 4,7-10 ).
Infatti «ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia.
Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto »
(
1 Cor 13,12 ).
Di questa originaria inadeguatezza siamo ben consapevoli.
Da un lato c'è la convinzione che i risultati della comunicazione della fede sono sempre e comunque opera della grazia più che delle energie e dei mezzi umani, per cui ogni iniziativa andrà accompagnata e sostenuta dalla preghiera e situata in un orizzonte contemplativo; dall'altro lato ci sentiamo invitati a considerare con spirito critico le tecnologie e la cultura che le accompagna.
Vanno evitati entrambi gli eccessi: diffidare delle tecnologie fino a demonizzarle, ma anche cedere al facile entusiasmo pastorale e culturale per cui tutto ciò che è nuovo è di per sé buono.
Anche nel campo della comunicazione sociale ciò che alla fine conta è la capacità di riflettere la gloria di Dio, annunciandola e testimoniandola con una vita di santità.
Indice |
33 | C. E. I. Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia 10 |