Dichiarazione

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I. Il significato dell'ora presente nella prospettiva della fede cristiana e della storia d'Europa

1. L'ora storica che sta vivendo l'Europa

La nostra Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi si è svolta due anni dopo l'inizio del crollo così repentino e realmente straordinario del sistema comunista, nel quale grande parte ha avuto la testimonianza eroica delle Chiese cristiane.

Anche molti non credenti hanno visto in questi eventi quasi un « miracolo ».

Alla luce della fede e sotto la guida dello Spirito Santo, vogliamo discernere in quest'ora i veri segni della presenza e del disegno di Dio.3

Per i cristiani in questi eventi si è manifestato un autentico « kairòs » della storia della salvezza e una grande sfida a continuare l'opera rinnovatrice di Dio, dal quale in ultima istanza dipendono i destini delle nazioni.

Senza dubbio il crollo dei regimi totalitari dell'Europa centro_orientale ha avuto delle ragioni di carattere economico e socio_politico.

Ma, più in profondità, ha avuto una motivazione etico_antropologica e, in definitiva, spirituale.

Alla radice del marxismo vi è infatti « un errore di carattere antropologico »,4 nel senso che in esso la persona umana è ridotta alla sola sua dimensione materiale ed economica.

Da un'antropologia distorta e riduttiva come questa non potevano non conseguire un'economia e una politica profondamente ingiuste e contro la persona umana, e per questo destinate inevitabilmente al fallimento.

Elemento caratteristico, ed anzi intrinseco, di tale ideologia e, di conseguenza, anche del sistema comunista sul piano pratico era l'ateismo programmatico e coercitivo.

Oggi in Europa il comunismo come sistema è crollato, ma restano le sue ferite e la sua eredità nel cuore delle persone e nelle nuove società che stanno sorgendo.

Le persone hanno difficoltà nel retto uso della libertà e del regime democratico; i valori morali radicalmente sovvertiti debbono essere rivivificati.

Allo stesso tempo la Chiesa, resa povera nelle sue strutture e nei suoi mezzi, ha imparato più profondamente a confidare soltanto in Dio.

Il crollo del comunismo mette in questione l'intero itinerario culturale e socio_politico dell'umanesimo europeo, segnato dall'ateismo non solo nel suo esito marxista, e mostra coi fatti, oltre che in linea di principio, che non è possibile disgiungere la causa di Dio dalla causa dell'uomo.

Dall'esame della situazione religiosa e socio_culturale dei Paesi democratici dell'Europa occidentale emergono sia luci che ombre.

In un quadro politico e istituzionale di democrazia e di libertà si sono ottenuti grandi risultati sotto il profilo dello sviluppo scientifico e tecnico, sociale ed economico.

La Chiesa stessa manifesta una nuova vitalità, specialmente

nel rinnovamento biblico e liturgico,

nell'attiva partecipazione dei fedeli alla vita parrocchiale,

nelle nuove esperienze di vita comunitaria come nella riscoperta della preghiera e della vita contemplativa,

e nel moltiplicarsi di generose forme di servizio ai più poveri e agli emarginati.

D'altra parte però, si diffondono una mentalità e dei comportamenti che privilegiano in modo esclusivo la soddisfazione dei propri desideri immediati e degli interessi economici, con una falsa assolutizzazione della libertà del singolo e con la rinuncia a confrontarsi con una verità e con valori che vadano al di là del proprio orizzonte individuale o di gruppo.

Benché il marxismo imposto con la forza sia crollato, l'ateismo pratico e il materialismo sono molto diffusi in tutta l'Europa: senza essere imposti con la forza, e per lo più nemmeno esplicitamente proposti, essi inducono a pensare e a vivere « come se Dio non esistesse ».

Allo stesso tempo persiste la ricerca dell'esperienza religiosa, sebbene in una molteplicità di forme non sempre coerenti tra loro e che spesso conducono lontano dall'autentica fede cristiana.

Soprattutto i giovani cercano la propria felicità in molti simboli, immagini e anche in cose vane, e sono così facilmente inclini verso nuove forme di religiosità e sette di diversa origine.

In realtà, tutta l'Europa si trova oggi di fronte alla sfida di una nuova scelta di Dio.

2. La religione cristiana e le radici culturali e spirituali dell'Europa

La cultura europea è cresciuta da molte radici.

Concorrono a questo complesso quadro d'insieme lo spirito della Grecia e la Romanità, gli apporti venuti dai popoli latini, celtici, germanici, slavi e ugro_finnici, la cultura ebraica e gli influssi islamici.

Ma nessuno può negare che la fede cristiana appartenga in modo decisivo al fondamento permanente e radicale dell'Europa.

È in questo senso che parliamo di « radici cristiane dell'Europa », non già per sostenere una coincidenza tra Europa e cristianesimo.

Si può affermare che la religione cristiana ha dato forma all'Europa, imprimendo nella sua coscienza collettiva alcuni valori fondamentali per l'umanità:

principalmente l'idea di un Dio trascendente e sovranamente libero ma anche definitivamente entrato per amore nella vita degli uomini con l'incarnazione e la Pasqua del suo Figlio;

il concetto nuovo e centrale della persona e della dignità umana;

la fondamentale fraternità umana come principio di convivenza solidale nella stessa diversità degli uomini e dei popoli.

Certamente questo comune patrimonio della civiltà europea ha subìto profonde ferite e alterazioni nel corso della storia.

Nell'Europa occidentale e centrale, a partire dalle guerre di religione conseguenti alla rottura dell'unità ecclesiale dei secoli XVI e XVII, si è affermata una visione della vita, soprattutto nella sua dimensione pubblica e sociale, che si concepisce in modo diverso e come basata unicamente sulla ragione umana.

Non tutti i valori che hanno la loro matrice nella fede cristiana sono stati però messi direttamente in discussione: si è piuttosto tentato di conservarli dando loro una nuova fondazione puramente immanente.

Soltanto nel nostro secolo la debolezza di una tale fondazione è emersa anche praticamente, e quei valori sono divenuti oggetto di contestazione in larghe fasce della coscienza collettiva e nelle legislazioni civili.

L'Europa non deve oggi semplicemente fare appello alla sua precedente eredità cristiana: occorre infatti che sia messa in grado di decidere nuovamente del suo futuro nell'incontro con la persona e il messaggio di Gesù Cristo.

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3 Gaudium et spes, 11.
4 Cfr. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 13.