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Capitolo IV - L'arte di discernere

La Chiesa, ambiente per discernere

104. Una costellazione di significati nella varietà delle tradizioni spirituali

L'accompagnamento vocazionale è dimensione fondamentale di un processo di discernimento da parte della persona che è chiamata a scegliere.

Il termine "discernimento" è usato in una pluralità di accezioni, pur collegate tra di loro.

In un senso più generale, discernimento indica il processo in cui si prendono decisioni importanti; in un secondo senso, più proprio della tradizione cristiana e su cui ci soffermeremo particolarmente, corrisponde alla dinamica spirituale attraverso cui una persona, un gruppo o una comunità cercano di riconoscere e di accogliere la volontà di Dio nel concreto della loro situazione:
« Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono » ( 1 Ts 5,21 ).

In quanto attenzione a riconoscere la voce dello Spirito e ad accogliere la sua chiamata, il discernimento è una dimensione essenziale dello stile di vita di Gesù, un atteggiamento di fondo ben più che un atto puntuale.

Lungo la storia della Chiesa le diverse spiritualità hanno affrontato il tema del discernimento, con diverse accentuazioni anche in rapporto alle diverse sensibilità carismatiche ed epoche storiche.

Durante il Sinodo abbiamo riconosciuto alcuni elementi comuni, che non eliminano la diversità dei linguaggi:

la presenza di Dio nella vita e nella storia di ogni persona;

la possibilità di riconoscerne l'azione;

il ruolo della preghiera, della vita sacramentale e dell'ascesi;

il confronto continuo con le esigenze della Parola di Dio;

la libertà rispetto a certezze acquisite;

la verifica costante con la vita quotidiana;

l'importanza di un accompagnamento adeguato.

105. Il rimando costitutivo alla Parola e alla Chiesa

In quanto « atteggiamento interiore che si radica in un atto di fede » ( Francesco, Discorso alla 1ª Congregazione Generale della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 3 ottobre 2018 ), il discernimento rimanda costitutivamente alla Chiesa, la cui missione è fare sì che ogni uomo e ogni donna incontrino quel Signore che è già all'opera nella loro vita e nel loro cuore.

Il contesto della comunità ecclesiale favorisce un clima di fiducia e di libertà nella ricerca della propria vocazione in un ambiente di raccoglimento e di preghiera;

offre opportunità concrete per la rilettura della propria storia e la scoperta dei propri doni e delle proprie vulnerabilità alla luce della Parola di Dio;

consente di confrontarsi con testimoni che incarnano diverse opzioni di vita.

Anche l'incontro con i poveri sollecita l'approfondimento di quanto è essenziale nell'esistenza, mentre i Sacramenti – in particolare l'Eucaristia e la Riconciliazione – alimentano e sostengono chi si incammina alla scoperta della volontà di Dio.

L'orizzonte comunitario è sempre implicato in ogni discernimento, mai riducibile alla sola dimensione individuale.

Al tempo stesso ogni discernimento personale interpella la comunità, sollecitandola a mettersi in ascolto di ciò che lo Spirito le suggerisce attraverso l'esperienza spirituale dei suoi membri: come ogni credente, anche la Chiesa è sempre in discernimento.

106. La coscienza in discernimento Dio parla al cuore

Il discernimento richiama l'attenzione a quanto avviene nel cuore di ogni uomo e di ogni donna.

Nei testi biblici si impiega il termine "cuore" per indicare il punto centrale dell'interiorità della persona, dove l'ascolto della Parola che Dio costantemente le rivolge diviene criterio di valutazione
della vita e delle scelte ( cfr. Sal 139 ).

La Bibbia considera la dimensione personale, ma allo stesso tempo sottolinea quella comunitaria.

Anche il "cuore nuovo" promesso dai profeti non è un dono individuale, ma riguarda tutto Israele, nella cui tradizione e storia salvifica il credente è inserito ( cfr. Ez 36,26-27 ).

I Vangeli proseguono sulla stessa linea: Gesù insiste sull'importanza dell'interiorità e pone nel cuore il centro della vita morale ( cfr. Mt 15,18-20 ).

107. L'idea cristiana di coscienza

L'apostolo Paolo arricchisce quanto la tradizione biblica ha elaborato a proposito del cuore mettendolo in relazione con il termine "coscienza", che assume dalla cultura del suo tempo.

È nella coscienza che si coglie il frutto dell'incontro e della comunione con il Cristo: una trasformazione salvifica e l'accoglienza di una nuova libertà.

La tradizione cristiana insiste sulla coscienza come luogo privilegiato di un'intimità speciale con Dio e di incontro con Lui, in cui la Sua voce si fa presente: « La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell'uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell'intimità » ( Gaudium et spes, n. 16 ).

Questa coscienza non coincide con il sentire immediato e superficiale, né con una "consapevolezza di sé": attesta una presenza trascendente, che ciascuno ritrova nella propria interiorità, ma di cui non dispone.

108. La formazione della coscienza

Formare la coscienza è il cammino di tutta la vita in cui si impara a nutrire gli stessi sentimenti di Gesù Cristo assumendo i criteri delle sue scelte e le intenzioni del suo agire ( cfr. Fil 2,5 ).

Per raggiungere la dimensione più profonda della coscienza, secondo la visione cristiana, è importante una cura per l'interiorità che comprende anzitutto tempi di silenzio, di contemplazione orante e di ascolto della Parola, il sostegno della pratica sacramentale e dell'insegnamento della Chiesa.

Inoltre occorre una pratica abituale del bene, verificata nell'esame della coscienza: un esercizio in cui non si tratta solo di identificare i peccati, ma anche di riconoscere l'opera di Dio nella propria esperienza quotidiana, nelle vicende della storia e delle culture in cui si è inseriti, nella testimonianza di tanti altri uomini e donne che ci hanno preceduto o ci accompagnano con la loro saggezza.

Tutto ciò aiuta a crescere nella virtù della prudenza, articolando l'orientamento globale dell'esistenza con le scelte concrete, nella serena consapevolezza dei propri doni e dei propri limiti.

Il giovane Salomone ha chiesto questo dono più di ogni altra cosa ( cfr. 1 Re 3,9 ).

109. La coscienza ecclesiale

La coscienza di ogni credente nella sua dimensione più personale è sempre in relazione con la coscienza ecclesiale.

È solo attraverso la mediazione della Chiesa e della sua tradizione di fede che possiamo accedere all'autentico volto di Dio che si rivela in Gesù Cristo.

Il discernimento spirituale si presenta quindi come il sincero lavoro della coscienza, nel proprio impegno di conoscere il bene possibile in base a cui decidersi responsabilmente nel corretto esercizio della ragione pratica, all'interno e alla luce della relazione personale con il Signore Gesù.

La pratica del discernimento

110. La familiarità con il Signore

In quanto incontro con il Signore che si rende presente nell'intimità del cuore, il discernimento può essere compreso come autentica forma di preghiera.

Per questo richiede tempi adeguati di raccoglimento, sia nella regolarità della vita quotidiana, sia in momenti privilegiati, come ritiri, corsi di esercizi spirituali, pellegrinaggi, ecc.

Un serio discernimento si nutre di tutte le occasioni di incontro con il Signore e di approfondimento della familiarità con Lui, nelle diverse forme con cui si rende presente:

i Sacramenti, e in particolare l'Eucaristia e la Riconciliazione;

l'ascolto e la meditazione della Parola di Dio, la Lectio divina nella comunità;

l'esperienza fraterna della vita comune;

l'incontro con i poveri con cui il Signore Gesù si identifica.

111. Le disposizioni del cuore

Aprirsi all'ascolto della voce dello Spirito richiede precise disposizioni interiori: la prima è l'attenzione del cuore, favorita da un silenzio e da uno svuotamento che richiede un'ascesi.

Altrettanto fondamentali sono la consapevolezza, l'accettazione di sé e il pentimento, uniti alla disponibilità di mettere ordine nella propria vita, abbandonando quello che dovesse rivelarsi di ostacolo, e riacquistare la libertà interiore necessaria per fare scelte guidate soltanto dallo Spirito Santo.

Un buon discernimento richiede anche attenzione ai movimenti del proprio cuore, crescendo nella capacità di riconoscerli e dar loro un nome.

Infine, il discernimento richiede il coraggio di impegnarsi nella lotta spirituale, poiché non mancheranno di manifestarsi tentazioni e ostacoli che il Maligno pone sul nostro cammino.

112. Il dialogo di accompagnamento

Le diverse tradizioni spirituali concordano sul fatto che un buon discernimento richieda un regolare confronto con una guida spirituale.

Portare a parola in maniera autentica e personale i propri vissuti ne favorisce il chiarimento.

Al tempo stesso l'accompagnatore assume una funzione essenziale di confronto esterno, facendosi mediatore della presenza materna della Chiesa.

Si tratta di una delicata funzione di cui si è trattato nel capitolo precedente.

113. La decisione e la conferma

Il discernimento come dimensione dello stile di vita di Gesù e dei suoi discepoli permette processi concreti che puntano a uscire dall'indeterminatezza assumendo la responsabilità delle decisioni.

I processi di discernimento non possono quindi durare indefinitamente, sia nei casi di percorsi personali, sia in quelli comunitari e istituzionali.

Alla decisione segue una fase altrettanto fondamentale di attuazione e di verifica nella vita quotidiana.

Sarà quindi indispensabile proseguire in una fase di attento ascolto delle risonanze interiori per cogliere la voce dello Spirito.

Il confronto con la concretezza riveste una specifica importanza in questa fase.

In particolare varie tradizioni spirituali segnalano il valore della vita fraterna e del servizio ai poveri come banco di prova delle decisioni assunte e come luogo in cui la persona rivela pienamente se stessa.

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