Documento finale |
La sinodalità è il metodo con cui la Chiesa può affrontare antiche e nuove sfide, potendo raccogliere e far dialogare i doni di tutti i suoi membri, a partire dai giovani.
Grazie ai lavori del Sinodo, nella Prima parte di questo Documento abbiamo delineato alcuni ambiti in cui è urgente lanciare o rinnovare lo slancio della Chiesa nel realizzare la missione che Cristo le ha affidato, che qui cerchiamo di affrontare in maniera più concreta.
L'ambiente digitale rappresenta per la Chiesa una sfida su molteplici livelli; è imprescindibile quindi approfondire la conoscenza delle sue dinamiche e la sua portata dal punto di vista antropologico ed etico.
Esso richiede non solo di abitarlo e di promuovere le sue potenzialità comunicative in vista dell'annuncio cristiano, ma anche di impregnare di Vangelo le sue culture e le sue dinamiche.
Alcune esperienze in questo senso sono già in corso e vanno incoraggiate, approfondite, condivise.
La priorità che molti assegnano all'immagine come veicolo comunicativo non potrà non interrogare le modalità di trasmissione di una fede che si basa sull'ascolto della Parola di Dio e sulla lettura della Sacra Scrittura.
I giovani cristiani, nativi digitali come i loro coetanei, trovano qui una autentica missione, in cui alcuni sono già impegnati.
Sono peraltro gli stessi giovani a chiedere di essere accompagnati in un discernimento sulle modalità mature di vita in un ambiente oggi fortemente digitalizzato che permetta di cogliere le opportunità scongiurando i rischi.
146. Il Sinodo auspica che nella Chiesa si istituiscano ai livelli adeguati appositi Uffici o organismi per la cultura e l'evangelizzazione digitale, che, con l'imprescindibile contributo di giovani, promuovano l'azione e la riflessione ecclesiale in questo ambiente.
Tra le loro funzioni, oltre a favorire lo scambio e la diffusione di buone pratiche a livello personale e comunitario, e a sviluppare strumenti adeguati di educazione digitale e di evangelizzazione, potrebbero anche gestire sistemi di certificazione dei siti cattolici, per contrastare la diffusione di fake news riguardanti la Chiesa, o cercare le strade per persuadere le autorità pubbliche a promuovere politiche e strumenti sempre più stringenti per la protezione dei minori sul web.
Molti tra i migranti sono giovani.
La diffusione universale della Chiesa le offre la grande opportunità di far dialogare le comunità da cui essi partono e quelle in cui essi arrivano, contribuendo a superare paure e diffidenze, e a rinforzare i legami che le migrazioni rischiano di spezzare.
"Accogliere, proteggere, promuovere e integrare", i quattro verbi con cui Papa Francesco sintetizza le linee di azione in favore dei migranti, sono verbi sinodali.
Metterli in atto richiede l'azione della Chiesa a tutti i livelli e coinvolge tutti i membri delle comunità cristiane.
Dal canto loro, i migranti, opportunamente accompagnati, potranno offrire risorse spirituali, pastorali e missionarie alle comunità che li accolgono.
Di particolare importanza è l'impegno culturale e politico, da portare avanti anche attraverso apposite strutture, per lottare contro la diffusione della xenofobia, del razzismo e del rifiuto dei migranti.
Le risorse della Chiesa cattolica sono un elemento vitale nella lotta al traffico di esseri umani, come risulta chiaro nell'opera di molte religiose.
Il ruolo del Santa Marta Group, che unisce i responsabili religiosi e delle forze dell'ordine, è cruciale e rappresenta una buona pratica a cui ispirarsi.
Non vanno tralasciati l'impegno per garantire il diritto effettivo di rimanere nel proprio Paese per le persone che non vorrebbero migrare ma sono costrette a farlo e il sostegno alle comunità cristiane che le migrazioni minacciano di svuotare.
Una Chiesa che cerca di vivere uno stile sinodale non potrà fare a meno di riflettere sulla condizione e sul ruolo delle donne al proprio interno, e di conseguenza anche nella società.
I giovani e le giovani lo chiedono con grande forza.
Le riflessioni sviluppate richiedono di trovare attuazione attraverso un'opera di coraggiosa conversione culturale e di cambiamento nella pratica pastorale quotidiana.
Un ambito di particolare importanza a questo riguardo è quello della presenza femminile negli organi ecclesiali a tutti i livelli, anche in funzioni di responsabilità, e della partecipazione femminile ai processi decisionali ecclesiali nel rispetto del ruolo del ministero ordinato.
Si tratta di un dovere di giustizia, che trova ispirazione tanto nel modo in cui Gesù si è relazionato con uomini e donne del suo tempo, quanto nell'importanza del ruolo di alcune figure femminili nella Bibbia, nella storia della salvezza e nella vita della Chiesa.
Nell'attuale contesto culturale la Chiesa fatica a trasmettere la bellezza della visione cristiana della corporeità e della sessualità, così come emerge dalla Sacra Scrittura, dalla Tradizione e dal Magistero degli ultimi Papi.
Appare quindi urgente una ricerca di modalità più adeguate, che si traducano concretamente nell'elaborazione di cammini formativi rinnovati.
Occorre proporre ai giovani un'antropologia dell'affettività e della sessualità capace anche di dare il giusto valore alla castità, mostrandone con saggezza pedagogica il significato più autentico per la crescita della persona, in tutti gli stati di vita.
Si tratta di puntare sull'ascolto empatico, l'accompagnamento e il discernimento, sulla linea indicata dal recente Magistero.
Per questo occorre curare la formazione di operatori pastorali che risultino credibili, a partire dalla maturazione delle proprie dimensioni affettive e sessuali.
150. Esistono questioni relative al corpo, all'affettività e alla sessualità che hanno bisogno di una più approfondita elaborazione antropologica, teologica e pastorale, da realizzare nelle modalità e ai livelli più convenienti, da quelli locali a quello universale.
Tra queste emergono in particolare quelle relative alla differenza e armonia tra identità maschile e femminile e alle inclinazioni sessuali.
A questo riguardo il Sinodo ribadisce che Dio ama ogni persona e così fa la Chiesa, rinnovando il suo impegno contro ogni discriminazione e violenza su base sessuale.
Ugualmente riafferma la determinante rilevanza antropologica della differenza e reciprocità tra l'uomo e la donna e ritiene riduttivo definire l'identità delle persone a partire unicamente dal loro « orientamento sessuale » ( Congr. Dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali, 1 ottobre 1986, n. 16 ).
Esistono già in molte comunità cristiane cammini di accompagnamento nella fede di persone omosessuali: il Sinodo raccomanda di favorire tali percorsi.
In questi cammini le persone sono aiutate a leggere la propria storia;
ad aderire con libertà e responsabilità alla propria chiamata battesimale;
a riconoscere il desiderio di appartenere e contribuire alla vita della comunità;
a discernere le migliori forme per realizzarlo.
In questo modo si aiuta ogni giovane, nessuno escluso, a integrare sempre più la dimensione sessuale nella propria personalità, crescendo nella qualità delle relazioni e camminando verso il dono di sé.
La Chiesa si impegna nella promozione di una vita sociale, economica e politica nel segno della giustizia, della solidarietà e della pace, come anche i giovani chiedono con forza.
Questo richiede il coraggio di farsi voce di chi non ha voce presso i leader mondiali, denunciando corruzione, guerre, commercio di armi, narcotraffico e sfruttamento delle risorse naturali e invitando alla conversione coloro che ne sono responsabili.
In una prospettiva integrale, ciò non può essere separato dall'impegno per l'inclusione dei più fragili, costruendo percorsi che permettano loro non solo di trovare risposta ai propri bisogni, ma anche di recare il proprio contributo alla costruzione della società.
152. Consapevole che « il lavoro costituisce una dimensione fondamentale dell'esistenza dell'uomo sulla terra » ( Giovanni Paolo II, Laborem exercens, n. 4 ) e che la sua mancanza è umiliante per molti giovani, il Sinodo raccomanda alle Chiese locali di favorire e accompagnare l'inserimento dei giovani in questo mondo, anche attraverso il sostegno di iniziative di imprenditoria giovanile.
Esperienze in questo senso sono diffuse in molte Chiese locali e vanno sostenute e potenziate.
153. La promozione della giustizia interpella anche la gestione dei beni della Chiesa.
I giovani si sentono a casa in una Chiesa dove l'economia e la finanza sono vissute nella trasparenza e nella coerenza.
Scelte coraggiose nella prospettiva della sostenibilità, come indicato dall'enciclica Laudato si', sono necessarie, in quanto il mancato rispetto dell'ambiente genera nuove povertà, di cui i giovani sono le prime vittime.
I sistemi si cambiano anche mostrando che è possibile un modo diverso di vivere la dimensione economica e finanziaria.
I giovani spronano la Chiesa a essere profetica in questo campo, con le parole ma soprattutto attraverso scelte che mostrino che un'economia amica della persona e dell'ambiente è possibile.
Insieme a loro possiamo farlo.
154. Rispetto alle questioni ecologiche, sarà importante offrire linee guida per la concreta attuazione della Laudato si' nelle pratiche ecclesiali.
Numerosi interventi hanno sottolineato l'importanza di offrire ai giovani una formazione all'impegno sociopolitico e la risorsa che la dottrina sociale della Chiesa rappresenta a questo riguardo.
I giovani impegnati in politica vanno sostenuti e incoraggiati a operare per un reale cambiamento delle strutture sociali ingiuste.
Il pluralismo culturale e religioso è una realtà crescente nella vita sociale dei giovani.
I giovani cristiani offrono una bella testimonianza del Vangelo quando vivono la loro fede in un modo che trasforma la loro vita e le loro azioni quotidiane.
Sono chiamati ad aprirsi ai giovani di altre tradizioni religiose e spirituali, a mantenere con loro rapporti autentici che favoriscano la conoscenza reciproca e guariscano dai pregiudizi e dagli stereotipi.
Essi sono così i pionieri di una nuova forma di dialogo interreligioso e interculturale, che contribuisce a liberare le nostre società dall'esclusione, dall'estremismo, dal fondamentalismo e anche dalla manipolazione della religione a fini settari o populisti.
Testimoni del Vangelo, questi giovani con i loro coetanei diventano promotori di una cittadinanza inclusiva della diversità e di un impegno religioso socialmente responsabile e costruttivo del legame sociale e della pace.
Recentemente, proprio su proposta dei giovani, sono state lanciate iniziative per offrire l'opportunità di sperimentare la convivenza tra appartenenti a religioni e culture diverse, perché tutti in un clima di convivialità e nel rispetto delle rispettive fedi siano attori di un impegno comune e condiviso nella società.
Per quanto riguarda il cammino di riconciliazione tra tutti i cristiani, il Sinodo è riconoscente per il desiderio di molti giovani di far crescere l'unità tra le comunità cristiane separate.
Impegnandosi in questa linea, assai spesso i giovani approfondiscono le radici della propria fede e sperimentano una reale apertura verso quanto gli altri possono donare.
Intuiscono che Cristo già ci unisce, anche se alcune differenze permangono.
Come ha affermato papa Francesco in occasione della visita al Patriarca Bartolomeo nel 2014, sono i giovani « che oggi ci sollecitano a fare passi in avanti verso la piena comunione.
E ciò non perché essi ignorino il significato delle differenze che ancora ci separano, ma perché sanno vedere oltre, sono capaci di cogliere l'essenziale che già ci unisce » ( Francesco, Intervento in occasione della Divina Liturgia, Chiesa Patriarcale di San Giorgio, Istanbul, 30 novembre 2014 ).
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