Catechismo maggiore |
Nella seconda parte della Dottrina cristiana si tratta dell'orazione in generale e del Pater Noster in particolare.
L'orazione è una elevazione della mente a Dio per adorarlo, per ringraziarlo, e per domandargli quello che ci abbisogna.
L'orazione si distingue in mentale e vocale.
L'orazione mentale è quella che si fa con la sola mente; l'orazione vocale è quella che si fa con le parole accompagnate dall'attenzione della mente e dalla divozione del cuore.
L'orazione si può anche distinguere in privata e pubblica.
L'orazione privata è quella che ciascuno fa in particolare per sé o per altri.
L'orazione pubblica è quella che si fa dai sacri ministri, a nome della Chiesa, e per la salvezza del popolo fedele.
Si può chiamare pubblica anche l'orazione fatta in Comune e pubblicamente dai fedeli, come nelle processioni, nei pellegrinaggi e nel sacro tempio.
La speranza di ottenere da Dio le grazie, di cui abbiamo bisogno, è fondata nelle promesse di Dio onnipotente, misericordioso e fedelissimo, e nei meriti di Gesù Cristo.
Noi dobbiamo domandare a Dio le grazie che ci sono necessarie in nome di Gesù Cristo, come Egli medesimo ci ha insegnato e come pratica la Chiesa la quale termina sempre le sue preghiere con queste parole: per Dominum nostrum Jesum Christum, cioè: per il nostro Signore Gesù Cristo.
Noi dobbiamo domandare le grazie in nome di Gesù Cristo, perché essendo Egli il nostro mediatore, solo per mezzo di lui noi possiamo avvicinarci al trono di Dio.
Molte volte le nostre preghiere non sono esaudite, o perché domandiamo cose che non convengono alla nostra eterna salute, o perché non preghiamo come si deve.
Dobbiamo principalmente domandare a Dio la sua gloria, la nostra eterna salute e i mezzi per conseguirla.
Si, è lecito domandare a Dio anche i beni temporali, ma sempre con la condizione che siano conformi alla sua santissima volontà, e non siano d'impedimento alla nostra eterna salute.
Sebbene Iddio sappia tutto ciò che ci è necessario, pure vuole che noi lo preghiamo, per riconoscerlo come datore d'ogni bene, per attestargli la nostra umile sommissione e per meritarci i suoi favori.
La prima e miglior disposizione per rendere efficaci le nostre preghiere è di essere in istato di grazia, o non essendovi, almeno desiderare di rimettersi in tale stato.
Per ben pregare si richiedono specialmente il raccoglimento, l'umiltà, la fiducia, la perseveranza e la rassegnazione.
Vuol dire pensare che parliamo con Dio, e perciò dobbiamo pregare con tutto il rispetto e la divozione, evitando per quanto è possibile le distrazioni, cioè ogni pensiero estraneo all'orazione.
Si, quando noi stessi le procuriamo, ovvero non le respingiamo con diligenza.
Se poi facciamo quanto è possibile per essere raccolti in Dio, allora le distrazioni non diminuiscono il merito della nostra orazione, ma anzi lo possono accrescere.
Dobbiamo prima della preghiera allontanare tutte le occasioni di distrazione, e dobbiamo durante la preghiera pensare che siamo alla presenza di Dio il quale ci vede e ci ascolta.
Vuol dire riconoscere sinceramente la propria indegnità, impotenza e miseria, accompagnando la preghiera con la compostezza del corpo.
Vuol dire che dobbiamo avere ferma speranza di essere esauditi, se da ciò deriva la gloria di Dio ed il nostro vero bene.
Vuol dire che non dobbiamo stancarci di pregare, se Iddio subito non ci esaudisce, ma che dobbiamo seguitare anzi a pregare con più fervore.
Vuol dire che dobbiamo conformarci al volere di Dio, il quale conosce meglio di noi quanto è necessario alla nostra eterna salute, pur anche nel caso in cui le nostre preghiere non fossero esaudite.
Si, Dio esaudisce sempre le orazioni ben fatte; ma nella maniera che egli sa essere più utile per la nostra eterna salute, e non sempre secondo la nostra volontà.
L'orazione ci fa riconoscere la nostra dipendenza da Dio supremo Signore in tutte le cose,
ci fa pensare alle cose celesti,
ci fa progredire nella virtù,
ci ottiene da Dio misericordia,
ci fortifica contro le tentazioni,
ci conforta nelle tribolazioni,
ci aiuta nei nostri bisogni, e
ci ottiene la grazia della perseveranza finale.
Noi dobbiamo pregare specialmente nei pericoli, nelle tentazioni e in punto di morte; inoltre dobbiamo pregare frequentemente, ed è bene che ciò si faccia la mattina e la sera e al principio delle azioni importanti della giornata.
Dobbiamo pregare per tutti; cioè per noi stessi, per i nostri parenti, superiori, benefattori, amici e nemici; per la conversione dei poveri peccatori, di quelli che sono fuori della vera Chiesa, e per le anime sante del purgatorio.
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