Catechismo maggiore |
L'orazione vocale più eccellente è quella che Gesù Cristo medesimo ci ha insegnato, cioè il Pater noster.
Il Pater noster è l'orazione più eccellente perché l'ha composta e ce l'ha insegnata Gesù Cristo medesimo; perché contiene chiaramente in poche parole tutto quello che possiamo sperare da Dio; ed è la regola e il modello di tutte le altre orazioni.
Il Pater noster è anche l'orazione più efficace, perché è la più accetta a Dio, facendo noi orazione con le stesse parole che ci ha dettate il suo divin Figliuolo.
Il Pater noster si chiama orazione domenicale, che vuol dire preghiera del Signore, appunto perché ce l'ha insegnata Gesù Cristo di propria bocca.
Nel Pater noster sono sette domande, precedute da un proemio.
Padre nostro, che sei nei cieli
1 - Sia santificato il nome tuo.
2 - Venga il regno tuo.
3 - Sia fatta la volontà tua, come in cielo, così in terra.
4 - Dacci oggi il nostro pane quotidiano.
5 - E rimetti a noi i nostri debiti, siccome noi li rimettiamo ai nostri debitori.
6 - E non c'indurre in tentazione.
7 - Ma liberaci dal male.
Così sia.
In principio dell'orazione domenicale chiamiamo Dio nostro Padre per risvegliare la nostra fiducia nella sua infinita bontà, essendo noi suoi figliuoli.
Noi siamo fìgliuoli di Dio:
1 - Perché Egli ci ha creato a immagine sua e ci conserva e governa colla sua provvidenza;
2 - Perché ci ha, per ispeciale benevolenza, adottati nel Battesimo come fratelli di Gesù Cristo e coeredi insieme con lui dell'eterna gloria.
Chiamiamo Dio Padre nostro e non Padre mio, perché tutti siamo suoi figliuoli e però dobbiamo riguardarci ed amarci tutti come fratelli, e pregare gli uni per gli altri.
Dio è in ogni luogo; ma diciamo: Padre nostro, che sei nei cieli, per sollevare i nostri cuori al cielo, dove Dio si manifesta nella gloria ai suoi figliuoli.
Nella prima domanda: Sia santificato il nome tuo noi chiediamo che Dio sia conosciuto, amato, onorato e servito da tutto il mondo, e da noi in particolare.
Noi intendiamo di chiedere che gli infedeli giungano alla cognizione del vero Dio, gli eretici riconoscano i loro errori, gli scismatici ritornino all'unità della Chiesa, che i peccatori si ravvedano e che i giusti siano perseveranti nel bene.
Prima d'ogni altra cosa domandiamo che sia santificato il nome di Dio, perché la gloria di Dio ci deve stare più a cuore che tutti i nostri beni e vantaggi.
Noi possiamo procurare la gloria di Dio con la preghiera, col buon esempio, e con l'indirizzare a Lui tutti i pensieri, gli affetti e le opere nostre.
Per regno di Dio intendiamo un triplice regno spirituale;
cioè il regno di Dio in noi, ossia il regno della grazia;
il regno di Dio in terra, cioè la santa Chiesa cattolica; e
il regno di Dio nei cieli, ovvero il paradiso.
In ordine alla grazia noi chiediamo che Dio regni in noi con la sua grazia santificante per la quale Egli si compiace di risiedere in noi come re nella sua reggia; e di tenerci uniti a Lui con le virtù della fede, della speranza e della carità per le quali regna sul nostro intelletto, sul nostro cuore, e sulla nostra volontà.
In ordine alla Chiesa chiediamo che questa sempre più si dilati e si propaghi per tutto il mondo a salvezza degli uomini.
In ordine alla gloria noi chiediamo di potere un giorno essere ammessi nel santo paradiso, per il quale fummo creati, dove saremo pienamente felici.
Nella terza domanda: sia fatta la volontà tua, come in cielo, cosi in terra, chiediamo la grazia di fare in ogni cosa la volontà di Dio con ubbidire ai suoi santi comandamenti cosi prontamente, come gli angeli e i santi gli ubbidiscono in cielo.
Chiediamo inoltre la grazia di corrispondere alle divine ispirazioni, e di vivere rassegnati alla volontà di Dio quando Egli ci manda delle tribolazioni.
È necessario eseguire la volontà di Dio quanto è necessario il conseguire l'eterna salute, perché Gesù Cristo ha detto che entrerà nel regno dei cieli soltanto chi avrà fatto la volontà del Padre suo.
Noi possiamo conoscere la volontà di Dio specialmente per mezzo della Chiesa e dei nostri superiori spirituali stabiliti da Dio per guidarci nella via della salute.
Possiamo anche conoscere questa santissima volontà dalle divine ispirazioni e dalle stesse circostanze nelle quali il Signore ci ha posti.
Nelle cose sia prospere che avverse della vita presente dobbiamo sempre riconoscere anche la volontà di Dio, il quale tutto dispone o permette per il nostro bene.
Nella quarta domanda: dacci oggi il nostro pane quotidiano, chiediamo a Dio ciò che ci è necessario ciascun giorno e per l'anima e pel corpo.
Per l'anima nostra domandiamo a Dio il sostentamento della vita spirituale: cioè preghiamo il Signore che ci doni la sua grazia, di cui abbiamo continuamente bisogno.
La vita dell'anima si nutrisce specialmente col cibo della divina parola e col Santissimo Sacramento dell'altare.
Per il nostro corpo domandiamo ciò che è necessario al sostentamento della vita temporale.
Diciamo dacci oggi il nostro pane, e non piuttosto: dacci oggi il pane, per escludere ogni desiderio della roba d'altri; perciò preghiamo il Signore che ci aiuti nei guadagni giusti e leciti, affinché ci procuriamo il vitto con le nostre fatiche, senza furti ed inganni.
Diciamo: dacci invece di dammi per rammentarci che, siccome le sostanze ci vengono da Dio, così se Egli ce ne dà in abbondanza, lo fa a questo fine che ne dispensiamo il superfluo ai poveri.
Aggiungiamo quotidiano, perché dobbiamo desiderare quello che ci è necessario alla vita, e non l'abbondanza dei cibi e dei beni della terra.
La parola oggi significa che non dobbiamo essere troppo solleciti dell'avvenire, ma domandare quello che ci è necessario al presente.
Nella quinta domanda: e rimetti a noi i nostri debiti, siccome noi li rimettiamo ai nostri debitori, chiediamo a Dio che ci perdoni i nostri peccati, siccome noi perdoniamo ai nostri offensori.
I nostri peccati si chiamano debiti perché per essi dobbiamo soddisfare alla divina giustizia o in questa vita o nell'altra.
Quelli che non perdonano al prossimo non hanno nessuna ragione di sperare che Dio loro perdoni, tanto più che si condannano da se stessi, dicendo a Dio, che perdoni loro, come essi perdonano al prossimo.
Nella sesta domanda: e non c'indurre in tentazione, chiediamo a Dio che ci liberi dalle tentazioni, o non permettendo che siamo tentati, o dandoci grazia di non essere vinti.
Le tentazioni sono un incitamento al peccato che ci viene dal demonio, o dai cattivi, o dalle nostre passioni.
No, non è peccato aver tentazioni, ma è peccato acconsentirvi, o esporsi volontariamente al pericolo di acconsentirvi.
Iddio permette che siamo tentati per provare la nostra fedeltà, per far aumentare le nostre virtù e per accrescere i nostri meriti.
Per evitare le tentazioni dobbiamo fuggire le occasioni pericolose, custodire i nostri sensi, ricevere spesso i santi sacramenti, e far uso della preghiera.
Nella settima domanda, ma liberaci dal male, chiediamo a Dio, che ci liberi dai mali passati, presenti e futuri, e specialmente dal sommo male che è il peccato e dall'eterna dannazione, che ne è la pena.
Diciamo: liberaci dal male e non dai mali, perché non dobbiamo desiderare di andare esenti da tutti i mali di questa vita, ma solamente da quelli, che non sono espedienti all'anima nostra, e perciò domandiamo la liberazione dal male in genere, cioè da tutto ciò che Dio vede essere per noi male.
Si, è lecito domandare la liberazione da qualche male in particolare, ma sempre rimettendoci alla volontà di Dio, il quale può anche ordinare quella tribolazione a vantaggio dell'anima nostra.
Le tribolazioni ci giovano per fare penitenza delle nostre colpe, per esercitare le virtù, e sopratutto per imitare Gesù Cristo nostro capo, al quale è giusto che ci conformiamo nei patimenti, se vogliamo aver parte nella sua gloria.
Amen vuol dire: così sia, così desidero, così prego il Signore e così spero.
Per ottenere le grazie domandate nel Pater noster bisogna recitarlo senza fretta, con attenzione e accompagnarlo col cuore.
Il Pater dobbiamo dirlo ogni giorno, perché abbiamo bisogno ogni giorno dell'aiuto di Dio.
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