Catechismo maggiore |
In principio dei comandamenti si dice: Io sono il Signore Iddio tuo, perché conosciamo che Dio, essendo il nostro Creatore e Signore, può comandare quello che vuole, e noi, sue creature, siamo tenuti ad obbedirgli.
Con le parole del primo comandamento: Non avrai altro Dio avanti di me, Iddio ci ordina di riconoscere, di adorare, di amare e servire Lui solo, come nostro supremo Signore.
Il primo comandamento si adempie coll'esercizio del culto interno ed esterno.
Il culto interno è l'onore che si rende a Dio con le sole facoltà dello spirito, ossia con la mente e con la volontà.
Il culto esterno è l'omaggio che si rende a Dio per mezzo di atti esteriori e di oggetti sensibili.
No, non basta adorar Dio solo col cuore internamente, ma bisogna adorarlo anche esternamente, collo spirito insieme e col corpo, perché Egli è Creatore e Signore assoluto dell'uno e dell'altro.
No, non può stare in verun modo il culto esterno senza l'interno, perché quello scompagnato da questo rimane privo di vita, di merito e di efficacia, come corpo senz'anima.
Il primo comandamento ci proibisce l'idolatria, la superstizione, il sacrilegio, l'eresia ed ogni altro peccato contro la religione.
Si chiama idolatria il dare a qualche creatura, per esempio ad una statua, ad un'imagine, ad un uomo, il culto supremo di adorazione dovuto a Dio solo.
Nella Sacra Scrittura si trova espressa questa proibizione con le parole: Tu non ti farai scultura, né rappresentazione alcuna di quel che è lassù nel cielo e quaggiù in terra.
E non adorerai tali cose, né ad esse presterai culto.
No certamente; ma soltanto quelle delle false divinità, fatte a scopo di adorazione, come facevano gl'idolatri.
Ciò è tanto vero che Iddio stesso comandò a Mosè di farne alcune, come le due statue di cherubini sull'arca, e il serpente di bronzo nel deserto.
Si chiama superstizione qualunque devozione contraria alla dottrina e all'uso della Chiesa, come anche l'attribuire ad un'azione o ad una cosa qualunque una virtù soprannaturale che non ha.
Il sacrilegio è la profanazione di un luogo, di una persona o di una cosa consacrata a Dio e destinata al suo culto.
L'eresia è un errore colpevole dell'intelletto, per cui si nega con pertinacia qualche verità della fede.
Il primo comandamento ci proibisce altresì qualunque commercio col demonio e l'aggregarsi alle sètte anticristiane.
Chi ricorresse al demonio o lo invocasse commetterebbe un peccato enorme, perché il demonio è il più perverso nemico di Dio e dell'uomo.
Tutte le pratiche dello spiritismo sono illecite, perché superstiziose, e spesso non immuni da intervento diabolico, e perciò furono dalla Chiesa giustamente proibite.
No, non è proibito onorare ed invocare gli Angeli e i Santi; anzi dobbiamo farlo, perché è cosa buona e utile, e dalla Chiesa altamente raccomandata, essendo essi gli amici di Dio e i nostri intercessori presso di Lui.
Gesù Cristo è il nostro Mediatore presso Dio, inquantoché, essendo vero Dio e vero Uomo, Egli solo in virtù dei propri meriti ci ha riconciliati con Dio e ce ne ottiene tutte le grazie.
La Vergine poi e i Santi in virtù dei meriti di Gesù Cristo e per la carità che li unisce a Dio ed a noi, ci aiutano con la loro intercessione ad ottenere le grazie che domandiamo.
E questo è uno dei grandi beni della comunione dei Santi.
Si, perché l'onore che si rende alle sacre immagini di Gesù Cristo e dei Santi si riferisce alle loro stesse persone.
Si, anche le reliquie dei Santi si debbono onorare, perché i loro corpi furono vivi membri di Gesù Cristo, e templi dello Spirito Santo, e debbono risorgere gloriosi all'eterna vita.
Tra il culto che rendiamo a Dio e il culto che rendiamo ai Santi vi è questa differenza, che Iddio lo adoriamo per la sua infinita eccellenza, e i Santi invece non li adoriamo, ma li onoriamo e veneriamo come amici di Dio e nostri intercessori presso di Lui.
Il culto che si rende a Dio si chiama latria cioè di adorazione, ed il culto che si rende ai Santi si chiama dulia cioè di venerazione ai servi di Dio; il culto poi particolare, che prestiamo a Maria santissima, si chiama iperdulia, cioè di specialissima venerazione, come a Madre di Dio.
Il secondo comandamento: Non nominare il nome di Dio invano, ci proibisce: di nominare il nome di Dio senza rispetto; di bestemmiare contro Dio, contro la santissima Vergine e contro i Santi; di fare giuramenti falsi o non necessari, o in qualunque modo illeciti.
Nominare il nome di Dio senza rispetto vuol dire pronunziare questo santo nome e tutto ciò che si riferisce in modo speciale a Dio stesso, come il nome di Gesù, di Maria e dei Santi, nella collera, per ischerzo, o in altro modo poco riverente.
La bestemmia è un orribile peccato che consiste in parole o atti di disprezzo o di maledizione contro Dio, la Vergine, i Santi, o contro le cose sante.
V'è differenza perché con la bestemmia si maledice, o si desidera il male a Dio, alla Madonna, ai Santi: mentre con la imprecazione si maledice o si desidera il male a sé stesso, o al prossimo.
Il giuramento è il chiamare Dio in testimonio della verità di ciò che si dice, o si promette.
Non è sempre proibito il giurare, ma è lecito anzi onorevole a Dio quando vi sia necessità e il giuramento sia fatto con verità, con giudizio e con giustizia.
Quando si afferma con giuramento ciò che si sa, o si crede che sia falso, e quando con giuramento si promette di fare ciò che non si ha intenzione di eseguire.
Quando si giura senza prudenza e senza matura considerazione, ovvero per cose di poca importanza.
Quando si giura di fare una cosa che non sia giusta o lecita, come vendicarsi, rubare ed altre cose simili.
Non solo non siamo obbligati, ma peccheremmo facendole, perché proibite dalla legge di Dio, o della Chiesa.
Chi giura il falso commette peccato mortale, perché disonora gravemente Dio verità infinita, chiamandolo in testimonio del falso.
Il secondo comandamento ci ordina di onorare il nome santo di Dio e di adempiere oltre i giuramenti anche i voti.
Il voto è una promessa che si fa a Dio di una cosa buona e a noi possibile e migliore della cosa contraria, alla quale ci obblighiamo come se ci fosse comandata.
Si può domandare la commutazione o la dispensa al proprio Vescovo, od al Sommo Pontefice, secondo la qualità del voto.
Il trasgredire i voti è peccato, e perciò non dobbiamo far voti senza matura riflessione e, ordinariamente, senza il consiglio del confessore, o d'altra persona prudente, per non esporci al pericolo di peccare.
I voti si fanno solamente a Dio: si può però promettere a Dio di far qualche cosa in onore della Madonna, o dei Santi.
Il terzo comandamento: Ricordati di santificare le feste, ci ordina di onorare Dio con opere di culto nei giorni di festa.
Nell'antica legge erano i sabati ed altri giorni particolarmente solenni per il popolo ebreo; nella legge nuova sono le domeniche ed altre festività stabilite dalla Chiesa.
La domenica, che significa giorno del Signore, fu sostituita al sabato perché in tal giorno Gesù Cristo Signor nostro risuscitò.
Ci viene comandato di assistere divotamente al santo sacrificio della Messa.
Il buon cristiano santifica le feste:
1° coll'intervenire alla Dottrina cristiana, alle prediche ed ai divini uffizi;
2° col ricevere spesso, con le dovute disposizioni i sacramenti della Penitenza e dell' Eucaristia;
3° coll'esercitarsi nell'orazione e nelle opere di cristiana carità verso il prossimo.
Il terzo comandamento ci proibisce le opere servili e qualunque opera che ci impedisca il culto di Dio.
Le opere servili proibite nei giorni di festa sono le opere dette manuali, cioè quei lavori materiali in cui ha parte più il corpo che lo spirito; come quelle che ordinariamente si fanno dai servi, dagli operai e dagli artieri.
Lavorando in giorno di festa si commette peccato mortale: scusa però dalla colpa grave la brevità del tempo che si occupa.
Nei giorni di festa sono permesse quelle opere che sono necessarie alla vita, o al servizio di Dio; e quelle che si fanno per una causa grave domandando licenza, se si può, al proprio parroco.
Sono proibite nelle feste le opere servili, affinché possiamo meglio attendere al divin culto e alla salute dell'anima nostra; e riposarci dalle fatiche.
Per questo non è proibito qualche onesto divertimento.
Nelle feste dobbiamo schivare sopra tutto il peccato e tutto ciò che può indurci al peccato, come i divertimenti e i ritrovi pericolosi.
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