Catechismo di S. Pio X |
La confessione è l'accusa dei peccati fatta al sacerdote confessore, per averne l'assoluzione.
Siamo obbligati a confessarci di tutti i peccati mortali non ancora confessati o confessati male; giova però confessare anche i veniali.
Dobbiamo accusare i peccati mortali pienamente, senza farci vincere da una falsa vergogna a tacerne alcuno, dichiarandone la specie, il numero e anche le circostanze che aggiungessero una nuova grave malizia.
Chi non ricorda il numero preciso dei peccati mortali, deve far capire il numero che gli sembra più vicino alla verità.
Non dobbiamo farci vincere dalla vergogna a tacere qualche peccato mortale, perché ci confessiamo a Gesú Cristo nella persona del confessore, e questi non può rivelar nessun peccato, a costo anche della vita; e perché, altrimenti, non ottenendo il perdono, saremo svergognati dinanzi a tutti, nel giudizio universale.
Chi per vergogna o per altro motivo non giusto tacesse un peccato mortale, non farebbe una buona confessione, ma commetterebbe un sacrilegio.
Chi sa di non essersi confessato bene, deve rifare le confessioni mal fatte e accusarsi dei sacrilegi commessi.
Chi senza colpa tralasciò o dimenticò un peccato mortale, ha fatto una buona confessione; ma gli resta l'obbligo di accusarsene in seguito.
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