13 luglio 1969
Un pensiero è nella mente di tutti per questa settimana: la spedizione degli astronauti americani alla luna.
Ed è tale pensiero che va al di là degli elementi descrittivi di questo fatto singolarissimo e meraviglioso.
La scienza e la tecnica vi si manifestano in un modo così incomparabile, così complesso, così audace da segnare il vertice delle loro conquiste e da lasciarne presagire altre, di cui perfino l'immaginazione non riesce ora a sognare.
E ciò che stupisce di più è vedere che non si tratta di sogni.
La fantascienza diventa realtà.
Se poi si considera l'organizzazione di cervelli, di attività, di strumenti, di mezzi economici, con tutti gli studi, gli esperimenti, i tentativi, che l'impresa richiede, l'ammirazione diventa riflessione; e la riflessione si curva su l'uomo, sul mondo, sulla civiltà, da cui scaturiscono novità di tale sapienza e di tale potenza,
Sì, sull'uomo, specialmente: chi è questo essere capace di tanto?
così piccolo, così fragile, così simile all'animale, che non cambia e non supera da sé i confini dei propri istinti naturali, e così superiore, così padrone delle cose, così vittorioso sul tempo e sullo spazio?
chi siamo noi?
Vengono alla mente le parole della sacra Scrittura: « Ora io contemplo i tuoi cieli, ( o Signore, ) opera delle Tue mani, la luna e le stelle, che Tu vi hai collocato.
Che cosa è l'uomo che Tu ti ricordi di lui?
… lo hai fatto di poco inferiore agli Angeli, lo hai coronato di gloria e di onore; e lo hai costituito sopra le opere delle Tue mani.
Hai posto tutte le cose sotto i suoi piedi » ( Sal 8,4-8; Eb 2,6-8 ).
L'uomo, questa creatura di Dio, ancora più della luna misteriosa, al centro di questa impresa, ci si rivela.
Ci si rivela gigante.
Ci si rivela divino, non in sé, ma nel suo principio e nel suo destino.
Onore all'uomo, onore alla sua dignità, al suo spirito, alla sua vita.
Per lui, cioè per l'umanità.
E per i pensatori e gli eroi della favolosa impresa, oggi preghiamo.