Compendio Dottrina sociale della Chiesa |
193 Le nuove relazioni di interdipendenza fra uomini e popoli, che sono, di fatto, forme di solidarietà, devono trasformarsi in relazioni tese ad una vera e propria solidarietà etico-sociale, che è l'esigenza morale insita in tutte le relazioni umane.
La solidarietà si presenta, dunque, sotto due aspetti complementari: quello di principio sociale415 e quello di virtù morale.416
La solidarietà deve essere colta, innanzi tutto, nel suo valore di principio sociale ordinatore delle istituzioni, in base al quale le « strutture di peccato »,417 che dominano i rapporti tra le persone e i popoli, devono essere superate e trasformate in strutture di solidarietà, mediante la creazione o l'opportuna modifica di leggi, regole del mercato, ordinamenti.
La solidarietà è anche una vera e propria virtù morale, non un « sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane.
Al contrario, è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di tutti ».418
La solidarietà assurge al rango di virtù sociale fondamentale poiché si colloca nella dimensione della giustizia, virtù orientata per eccellenza al bene comune, e nell'« impegno per il bene del prossimo con la disponibilità, in senso evangelico, a "perdersi" a favore dell'altro invece di sfruttarlo, e a "servirlo" invece di opprimerlo per il proprio tornaconto ( Mt 10,40-42; Mt 20,25; Mc 10,42-45; Lc 22,25-27 ) ».419
Indice |
415 | Cat. Chiesa Cat. 1939-1941 |
416 | Cat. Chiesa Cat. 1942 |
417 | Giovanni Paolo II,
Sollicitudo Rei Socialis 36-37; Giovanni Paolo II, Reconciliatio et paenitentia 16 |
418 | Giovanni Paolo II, Sollicitudo Rei Socialis 38 |
419 | Giovanni Paolo II,
Sollicitudo Rei Socialis 38; Giovanni Paolo II, Laborem Exercens 8; Giovanni Paolo II, Centesimus Annus 57 |