17 gennaio 1943
Nel contemplarvi qui riuniti intorno a Noi, cari Crociati dell'Eucaristia, diletti Zelatori, Zelatrici, Direttori e membri dell'Apostolato della preghiera, Ci sembra di far Nostra, quasi rivivendola, una scena grandiosa e commossa che ci presenta la Sacra Scrittura.
Noi vediamo, salito sulla vetta del monte Horeb, mentre il popolo di Dio combatteva nel piano, Mosè orante con le braccia e le mani alzate, preludente e inconscia immagine del gran Mediatore dalle braccia distese sulla croce.
Ai fianchi del pregante Condottiero, per timore che gli venissero meno le forze in quell'implorante atto faticoso, ecco due dei suoi più fidi sorreggergli le braccia con filiale sollecitudine, pieni di fede nella efficacia della preghiera del loro Capo ( Es 17 ).
Anche Noi da questo colle del Vaticano assistiamo ad una grande contesa, incomparabilmente più vasta e più fiera di quella, pur immane, che mette in conflitto, gli uni contro gli altri, i popoli della terra; contesa spirituale, la quale altro non è che un episodio della lotta permanente e intima del male contro il bene, di Satana contro Cristo.
Noi, le mani tese verso il cielo, sentiamo gravare sulle Nostre spalle il peso di una indicibile responsabilità, premere il Nostro cuore un dolore profondo, che trova in voi, fedelissimi, un conforto nel tenervi che fate a Noi dappresso, unendo la vostra preghiera alla Nostra, i vostri sacrifici alle Nostre pene, le vostre opere alle Nostre fatiche.
Non siete voi forse che nel corso di ciascun mese « tutte le vostre preghiere, le vostre opere, le vostre sofferenze della giornata » dirigete alle grandi intenzioni generali della Vittima divina, alla riparazione dei peccati e alle intenzioni particolari che Noi stessi vi diamo per consegna?
1. Il mondo troppo spesso ha o si fa una idea ben meschina della forza della preghiera e di coloro che pregano; non vi vede se non una occupazione tranquillamente pia, o ansiosamente sollecita, o liricamente esaltata di anime assenti dalla terra e dalla vita comune e sociale, anime che chiama mistiche, senza comprendere la bellezza, la grandezza, il significato profondo di questa parola.
Era dunque assente dalla terra e si disinteressava del mondo la grande mistica Teresa di Avila, la cui opera era mossa e guidata dalla brama di strappare le regioni cattoliche all'errore invadente e dilacerante il grembo della Sposa di Cristo? ( cfr. Sta. Teresa de Jesus, Camino de perfección c. I ).
Del resto, uno dei corifei del libero pensiero nel secolo scorso diede alla disdegnosa concezione di frivoli filosofanti una vigorosa smentita dicendo: « Teresa fu il vero avversario della Riforma: ella fonda un Ordine per combatterla con la preghiera, con le lagrime e con l'amore.
Non si erano mai intesi simili gemiti dopo il Golgota ».
La preghiera, le lagrime, l'amore, sono in realtà grandi cose: sono i doni che ogni mattina voi presentate al Cuore di Gesù per mezzo del Cuore immacolato di Maria nella vostra offerta quotidiana dell'Apostolato della preghiera; sono i doni del cuor vostro al Cuore di Cristo, perché conforti voi e il mondo nei travagli e affanni di quaggiù.
Voi li offrite in unione col sacrificio che Gesù stesso da secoli offre continuamente sull'altare.
Uniti come siete a Lui, anche la vostra preghiera deve salire verso l'Eterno Padre, da questa terra di cui voi prendete in mano e fate vostri tutti gli interessi.
Non si può infatti comprendere pienamente il carattere e il vigore della Chiesa né misurare adeguatamente i benefici effetti della sua azione, se non si tengono in conto e in particolare pregio le preghiere e i sacrifici in tal guisa offerti dai fedeli.
La investigazione storica suole proporsi l'ardua impresa di esaminare e determinare, fino a qual segno e in quale grado la Chiesa, nei vari periodi della sua esistenza, sia pervenuta a compiere la missione affidatale.
Noi non intendiamo qui di ponderare le difficoltà di ordine generale che una simile valutazione incontra, come pure prescindiamo dalla considerazione che sembra quasi impossibile di racchiudere in qualche modo entro i confini di formule storiche il tranquillo, ma, anche nei tempi di procella e di declinamento, sempre vigoroso torrente della quotidiana vita ed opera della Chiesa.
In un punto però tale ricerca storica necessariamente fallisce.
Il fine proprio di tutta l'azione della Chiesa è soprannaturale; perciò soltanto nell'altro mondo apparirà con luminosa chiarezza quali ingenti benefici essa ha apportati alla umana famiglia, quante anime, per virtù della preghiera e del sacrificio di Cristo e dei fedeli a Lui uniti, essa condusse a Dio e alla loro eterna felicità.
Voi però, diletti figli e figlie, potete avere la lieta e sicura coscienza di appartenere, come seguaci del passato, come avanguardie del presente e dell'avvenire, all'esercito di coloro che, mediante quotidiani sacrifici e preghiere hanno cooperato, cooperano e coopereranno con Cristo al raggiungimento di quell'altissimo fine.
2. La vera preghiera del cristiano, da Gesù insegnata a tutti, ma che è, a titolo speciale, la vostra, è preghiera essenzialmente di apostolato.
Essa assomma in sé la santificazione del nome di Dio, l'avvento e la diffusione del suo regno, la filiale adesione alle disposizioni della sua amorosa Provvidenza e alla sua volontà redentrice e beatificante; quindi, tutti gli interessi, materiali e spirituali, degli uomini:
il pane quotidiano,
il perdono dei peccati,
l'unione fraterna che non conosce odi né rancori,
il soccorso nelle tentazioni per non soccombervi,
la liberazione da ogni male.
Un così gran cumulo di favori da quale altra pienezza può venire se non dai tesori di Dio, di quel Dio che si degna di accordarli alla nostra preghiera?
Ecco perché, nell'immensa sciagura e crisi del genere umano, Noi confidiamo nell'aiuto delle vostre orazioni più ancora che nell'abilità dei più saggi Uomini di Stato e nel valore dei più strenui combattenti.
Davanti a Dio l'arma della preghiera e della fede è più potente che non le armi di acciaio e di bronzo.
Di ciò la storia non rende forse in ognuna delle sue pagine aperta testimonianza?
Le grandi gesta della Sposa di Cristo sono state sempre avviate e sostenute dalla preghiera e dal sacrificio dei fedeli.
La restaurazione ecclesiastica nel secolo undecimo fu preparata dal movimento dì Cluny, iniziato già cento anni prima: movimento di vita interiore, di preghiera, di più puri e severi costumi, che solcò il terreno all'opera dei grandi Uomini di Chiesa con a capo Gregorio VII.
Date un rapido sguardo al secolo decimo sesto, così grave per la Cattolicità.
Nei suoi primi decenni si odono da ogni parte alti lamenti di decadimento morale.
Verso la fine del secolo ecco la Chiesa rifiorire in una forza giovanile, in una prosperità e santità, quali si conoscono soltanto nei suoi tempi più fortunosi e felici.
Chi ha fatto un così mirabile cambiamento?
La storia lo attribuisce al lavoro potente di riforma ecclesiastica, in modo particolare ai decreti del Concilio di Trento.
Ma a che cosa sarebbero valsi tutti i programmi e i decreti di riforma senza la preparazione, la collaborazione e le preghiere dei grandi Santi, di cui quel secolo fu ricco come pochi altri nei fasti della Chiesa?
Si è domandato con un senso di stupore in qual modo la Francia cattolica sia potuta sopravvivere alla tempesta della grande rivoluzione, che sembrava aver distrutto quasi ogni traccia di vita ecclesiastica.
L'indagine storica ha risposto che il merito principale si deve ascrivere alla pietà e alla fede intrepida della donna cattolica.
Ma questi sono soltanto pochi esempi fra mille.
Se ora la Chiesa si trova dinanzi a doveri immani e a molteplici cure:
azione in favore della pace;
opere di carità e di soccorso ai sofferenti;
lavoro missionario;
riconducimento degli increduli alla fede,
dei fratelli separati alla unità della Chiesa,
della civiltà odierna alla onestà del costume cristiano:
come potrebbe essa sperare di portar a termine così formidabile impresa senza una falange di oranti e di penitenti, le suppliche e i sacrifici dei quali ogni giorno salgono a Dio?
A questa falange voi vi siete incorporati colla vostra promessa di fedeltà al Cuore del Salvatore divino.
3. Immensa nella sua brevità, l'orazione domenicale compendia e abbraccia la universalità dei bisogni del mondo: e tutti questi bisogni il Salvatore guarda e raccomanda al suo Padre celeste nei minimi particolari, perché ognuno singolarmente è a Lui presente e gli preme come se non ve ne fossero altri sulla terra.
Ecco il vostro modello.
Che se la povera natura umana non vale a tanto, né lo sguardo vostro arriva a vedere nell'insieme ogni minimo bisogno, ecco l'Apostolato della Preghiera che propone al vostro zelo non soltanto gli stessi interessi generali del Cuore di Gesù, che sono i veri interessi del mondo, ma inoltre successivamente qualche interesse particolare e preciso dell'ora presente.
Guardate i vostri piccoli « biglietti mensili »!
Quale ampiezza e quale valore essi hanno per chi sa usarne come si conviene e si meritano!
Essi fanno passare a vicenda e ritornare al vostro sguardo gli affanni e le angosce soprannaturali o naturali, fisiche o morali, personali o sociali;
vi raccomandano per turno tutti i paesi, tutte le stirpi, tutte le condizioni della vita privata o pubblica;
fanno sfilare sotto i vostri occhi e davanti al vostro pensiero e al vostro cuore le opere che, nella loro varietà, si studiano di rimediare a tutti i mali, di rispondere a tutte le necessità, di soddisfare tutte le giuste e nobili aspirazioni.
Tocca a voi ogni mese di fissare il vostro spirito su queste intenzioni, affine di meglio comprenderne l'importanza e l'urgenza, di conoscere con maggior perspicacia ed amore le miserie che invocano il soccorso, le dedizioni che attendono a provvedervi.
Quanto atte sono queste intenzioni ad allargare gli orizzonti del vostro spirito, a elevare e nobilitare le affezioni del vostro cuore!
Così voi non vi contenterete del vostro piccolo biglietto mensile.
Santamente curiosi vorrete, grazie al vostro bel « Messaggero », seguire le vicissitudini della lotta spirituale, che si combatte nel mondo fra le due città, quella dell'amore e quella dell'odio.
All'odio o all'amore spetterà la vittoria e il trionfo?
Quale incertezza!
Quale impressionante contemplazione!
Quale studio angoscioso!
E quando per trenta giorni voi avrete pregato, lavorato, sofferto, la nuova intenzione, che vi si proporrà per il mese seguente, non seppellirà come scomparsa quella che vi sarà costata tanta pena e tanto amore.
Allora, anzi, modellandosi progressivamente su quella di Gesù, la vostra preghiera si farà più e più universale, ma non meno precisa, non meno intensa; in quei momenti vi sentirete irresistibilmente sospinti dall'amore al sacrificio attivo che non si tranquilla nella preghiera, finché la pena e la sofferenza non abbiano quasi toccato il limite delle forze; in quei momenti, secondo la scultorea espressione di un ignoto scrittore dell'antichità cristiana, consumati dall'ardore della carità, dalla veemenza del desiderio, voi non sarete più dei preganti, ma preghiere viventi ( cfr. S. Gregorii M. in I Reg. 13, 2 - Migne PL t. 79 col. 338 ).
Noi non possiamo formare per voi, né per Noi stessi, voto più caro; la speranza che si effettui di giorno in giorno più perfettamente, esalta il Nostro animo in voi.
In cotesta Pia Associazione dell'Apostolato della preghiera ammiriamo infatti un pacifico esercito di preganti con Noi, di milioni di fedeli, che dietro al labaro di Cristo intuonano la divina orazione domenicale, la più potente invocazione che dalla terra si elevi al trono di Dio per la sua gloria, per i nostri bisogni e per quelli del mondo intiero.
Con questa orazione sale al cielo anche il vostro ricco tesoro spirituale, aggiunto alle vostre preghiere e ai vostri sacrifici, cui nei mesti, gravosi e dolorosi tempi che volgono avete offerti a conforto e sostegno Nostro; salgono a quel Dio che è Padre delle misericordie, e da cui invochiamo su tutti voi, quale espressione del riconoscente animo Nostro, quell'abbondanza di favori spirituali, che corona grazia con grazia, e sublima nell'atmosfera dello spirito anche l'Obolo presentatoCi così generosamente, per il quale vi siamo pure gratissimi.
Onde con tutto il Nostro affetto paterno al benemerito Direttore generale della vostra santa e immensa Associazione, allo zelantissimo ed eloquente Direttore Nazionale per l'Italia, ai Direttori diocesani e locali, a tutti i membri qui presenti e a quelli che da lungi sono uniti e si uniscono a voi, sparsi per il mondo, Crociati piccoli e grandi, Famiglie del Sacro Cuore, Zelatori e Zelatrici di ogni Nazione e di ogni grado, impartiamo l'Apostolica Nostra Benedizione.