7 aprile 1947
Con viva commozione abbiamo ieri innalzato la Nostra preghiera e le Nostre suppliche alla novella Beata e per mezzo di lei a Dio, e con intima, paterna gioia vi salutiamo oggi qui, diletti figli e figlie, che per ragione di parentela, di paese nativo, di occupazione, di condizioni di vita, e soprattutto della stessa fede religiosa, vi sentite uniti a Maria Goretti.
Veramente la giornata di ieri è stata la vostra giornata, la vostra festa, la festa del popolo cristiano!
È stato il giorno delle adolescenti, che sono santamente altere della esaltazione di una loro coetanea e dal suo esempio traggono potenti impulsi di pietà e di fortezza.
È stato il giorno delle anime pie e generose, di tutti coloro, per i quali la fede cattolica è una realtà, un prezioso tesoro ( cfr. Mt 13,44 ), il bene supremo, tutto.
Un meraviglioso fiore di questa fede operosa è la Beata Maria Goretti.
È stato il giorno delle anime miti e pacifiche, di quelle che tranquille e costanti guadagnano il pane col duro lavoro; che devote a Dio e fiduciose nella sua Provvidenza portano la loro croce negli anni e nei decenni del terrestre cammino, finchè il Signore non la toglie dalle loro spalle sulla soglia della eternità.
Il gran pubblico pensa poco a queste anime e ne parla anche meno: eppure esse salvano il popolo e la patria attraverso la bufera del tempo.
Tra loro debbono essere annoverati il padre onesto e laborioso e la pia madre di Maria Goretti; a questa, che è in mezzo a voi, vanno in particolar modo i Nostri voti e il Nostro compiacimento per la incomparabile felicità di aver veduto, ancora in vita, la sua figliuola elevata alla gloria degli altari.
È stato il giorno della famiglia cristiana.
Maria Goretti, che dovette così giovane, dodicenne, lasciare questa terra, è un frutto maturo del focolare domestico,
ove si prega, ove i figli sono educati nel timore di Dio, nell'obbedienza verso i genitori, nell'amore della verità, nella verecondia e nell'illibatezza;
ove essi fin da fanciulli si abituano a contentarsi di poco, ad essere ben presto di aiuto in casa e nella fattoria;
ove le condizioni naturali di vita e l'aura religiosa che li circonda cooperano potentemente a fare di loro una sola cosa con Cristo, a crescere nella sua grazia.
Oh, l'antico e semplice metodo di educazione, che da nulla può essere sostituito, e al cui abbandono miseramente inaridiscono il benessere e la felicità delle famiglie!
O Beata, intercedi presso Dio, affinchè quei beni, ai quali tu stessa tanto devi, rimangano conservati alla gioventù ed al popolo!
La figura e la storia di Maria Goretti hanno richiamato subito alla mente di tutti un'altra storia e un'altra figura: Agnese.
Il volto della martire romana e quello della fanciulla di Corinaldo risplendono del medesimo incanto; i cuori dell'una e dell'altra effondono il medesimo profumo.
Non vi è forse però da temere che la grazia e il candore delicatissimo di queste due adolescenti, movendo la sensibilità artistica o letteraria, troppo superficiali e troppo naturali, lascino un poco nell'ombra la loro virtù caratteristica, la fortezza?
Fortezza della vergine, fortezza della martire, che la giovinezza mette in una luce più viva e radiosa.
Fortezza che è ad un tempo tutela e frutto della verginità.
Quanto grande è l'errore di coloro che, considerando la verginità come effetto dell'ignoranza o della ingenuità di piccole anime senza passione, senza ardore, senza esperienza, non le accordano che un sorriso di compatimento!
Come potrebbe colui, che si è arreso senza lotta, immaginare quale fortezza si richiede
per dominare, durante lunghi anni, durante tutta la vita, senza un istante di debolezza, le segrete concitazioni e i turbamenti dei sensi e del cuore che, dopo la colpa originale, fermentano nella natura umana fin dall'adolescenza?
per resistere, senza cedere nemmeno una sola volta, alle mille piccole curiosità di vedere, di ascoltare, di gustare, di sentire, che fanno accostar le labbra al calice inebriante e respirare l'aroma esiziale che emana dal fiore del male?
per muoversi attraverso le turpitudini del mondo con una fermezza di animo superiore a tutte le tentazioni, a tutte le minacce, a tutti gli sguardi seducenti o beffardi?
No. Agnese nel vortice della società pagana; Luigi Gonzaga nelle corti elegantemente licenziose del Rinascimento; Maria Goretti nella vicinanza e sotto la passione di persone senza vergogna, non erano nè ignari nè impassibili, ma erano forti; forti di quella fortezza soprannaturale, di cui tutti i cristiani hanno ricevuto il seme nel battesimo, e che, grazie ad una educazione diligente e continua, nella affettuosa collaborazione dei genitori e dei figli, porta frutti molteplici di virtù e di bene.
Tale fu Maria Goretti.
Nell'umile cerchia di persone, in cui cresceva, la sua educazione fu semplice, ma pure squisitamente accurata e la sua corrispondenza non fu meno perfetta.
Quale significativa testimonianza ne ha data la madre, allorchè ha asserito che la fanciulla mai non le aveva arrecato il minimo dispiacere volontario!
E chi potrebbe leggere senza commuoversi la deposizione dell'uccisore stesso attestante che mai non aveva osservato in lei alcuna mancanza contro la legge di Dio?
La nostra Beata era una forte.
Ella sapeva e comprendeva; e precisamente perciò preferì di morire.
Non aveva ancora compito dodici anni, quando cadde martire.
Ma di quale perspicacia, di quale prudenza, di quale energia diede prova questa fanciulla, che, consapevole del pericolo, vigilava di giorno e di notte per la difesa della sua illibatezza, cercava con ogni industria di non rimanere mai sola, e nella continua preghiera raccomandava alla Vergine delle Vergini il giglio della sua purità!
No, non è un'anima piccola e debole; è una eroina, che, sotto la stretta del ferro del suo uccisore, non pensa alla sua sofferenza, ma alla bruttezza del peccato, che risolutamente respinge.
Grazie a Dio, sono ancora numerose, - più numerose di quel che forse si suppone e si dice, perchè non fanno mostra della loro serietà e della loro virtù, come altre ostentano la loro leggerezza e il loro disordine, - quelle giovani che, educate da genitori cristiani, passano, serene e liete ma modeste, nelle vie della città, nei sentieri delle campagne, per recarsi là ove le chiamano i doveri domestici, professionali, scolastici, caritatevoli, che sanno far amare la loro grazia sorridente, ma al tempo stesso rispettare la loro inflessibile dignità.
Esse sono molte senza dubbio ( la solenne cerimonia di ieri ce ne ha data una splendida visione ), e sarebbero anche più numerose, se vi fosse, da parte dei genitori, maggior oculatezza e affettuosa bontà; da parte dei figli, più fiduciosa docilità.
Per non parlare delle catastrofi che precipitano tante infelici nel fondo dell'abisso, dei drammi che terminano con una morte senza speranza, delle decadenze progressive che vanno fino all'umanamente irreparabile, quanti smarrimenti, quante transazioni, quante capitolazioni!
Vertigini di un istante, che la sventatezza fa forse sulle prime dimenticare, ma il cui umiliante ricordo più tardi risorge, come bolle di gas alla superficie di un'acqua stagnante, coi pungenti rimorsi, la cui amarezza, anche dopo il pentimento e il perdono, non si addolcisce mai completamente quaggiù.
Di fronte a queste lamentevoli debolezze, a queste miserevoli cadute, ammirate la forza dei cuori puri.
È una forza misteriosa, una forza che oltrepassa i limiti della natura umana ed anche, non di rado, della comune virtù cristiana; è la forza dell'amore verso lo Sposo divino dell'anima, la quale respinge chiunque osasse tentare la sua fedeltà, minacciare ]a purezza dei suoi sentimenti.
Tale ci apparisce Maria Goretti nella sua vita, non meno che nel suo martirio.
Ma come? Possiamo noi paragonare la sua virtù a quella di un'Agnese, di una Cecilia, di una Gertrude, di una Caterina da Siena, di una Teresa del Bambin Gesù?
di tante altre, che spesso con eroica abnegazione e con insigni opere - frutto della loro verginità - per la causa di Cristo e della Chiesa, hanno portato, talvolta fino a tarda età, l'anello nuziale che le aveva unite per la vita allo Sposo celeste?
Maria era ancora una fanciulla e nulla ci permette di affermare con sicurezza che ella si fosse consacrata con voto di verginità al Signore; nulla ci dà la certezza che ella, crescendo negli anni, non avrebbe seguito il cammino di tante altre giovani, le quali portano all'altare il fiore della loro candidezza, per donare, nella santità del matrimonio, a Dio nuovi adoratori, alla umana famiglia nuovi membri eletti, alla Chiesa figli devoti, futuri santi al Cielo.
Ma Cristo ben sapeva che Egli l'aveva scelta e riservata per sè.
Dal canto suo, senza pensare all'avvenire, ella si era data tutta a Lui nel suo cuore; ella non voleva che una sola cosa: non violare per nulla al mondo la legge di Dio, mantenere a qualsiasi prezzo, anche della propria vita, la fedeltà a Cristo.
È ella forse soltanto una ingenua innocente, spaventata per istinto dalla sola minaccia del peccato, « come dalla vista di un serpente » ( Sir 21,2 )? l'ermellino che ( secondo un'antica leggenda ) si lascia uccidere piuttosto che sfiorare col piede il fango del cammino?
È ella sostenuta unicamente dal sentimento naturale del pudore?
No; piccola ancora, ella lascia già intravedere l'intensità e la profondità del suo amore verso il Redentore divino.
Ella non sa ancora leggere; la povertà e la distanza le impediscono di andare a scuola.
Ma il suo amore non conosce nè difficoltà nè lontananza.
Ella si mette più coraggiosamente che mai a sbrigare tutte le faccende di casa e corre fino al paese ad apprendere la Dottrina cristiana.
Per ricevere Gesù nella SS.ma Eucaristia, non teme di percorrere una lunga via, in piena estate, a digiuno, sotto il sole cocente, nella strada polverosa.
« Non vedo l'ora che venga domani per fare la S. Comunione », disse ella un giorno.
E il domani venne e anche la santa Comunione.
Quale Comunione e quale domani!
Nel pomeriggio del giorno stesso, in cui aveva pronunziato quelle parole, elle versava il suo sangue per rimanere fedele allo Sposo delle vergini!
Ieri la vittima di quell'efferrato delitto del 6 luglio 1902 è stata elevata all'onore degli altari.
Come potremmo noi dubitare che l'ammirabile Provvidenza divina abbia voluto dare nella nuova Beata alle fanciulle, particolarmente alle fervide Giovani di Azione cattolica, alla candida schiera delle Figlie di Maria e a tutte quelle che sono consacrate alla Vergine Immacolata, un modello, una celeste protettrice e interceditrice?
Era una di loro, quando soffrì una morte cruenta per il comandamento di Dio; appena dodicenne, si manifestava già nella virtù cristiana matura e forte, pronta a mescolare il suo sangue al sangue dell'Agnello.
I cinquant'anni non ancora trascorsi dalla commovente fine di Maria Goretti, sovrabbondanti in turbinose vicende e in precipitosi rivolgimenti, non sono stati meno sconvolti da radicali trasformazioni nella vita della giovane e della donna.
Noi abbiamo già in altre occasioni ampiamente mostrato come in questo mezzo secolo il mondo femminile dalla riservatezza e dal vivere ritirato - caratteristiche della precedente età, - è stato lanciato in tutti i campi della vita pubblica, fino allo stesso servizio militare.
Questo procedimento si è compiuto con una, vorremmo dire, spietata celerità.
Se non si vuole che così profondi e rapidi mutamenti determinino nella religione e nei costumi della donna le più gravi conseguenze, anzitutto debbono in pari grado e tempo essere in lei rafforzati quegli intimi e soprannaturali valori, che rifulsero nella novella Beata: spirito di fede e di modestia, e questa non solo come sentimento di pudore naturale e quasi inconsapevole, ma come cosciente e premurosamente coltivata virtù cristiana.
Inoltre tutti coloro, cui sta a cuore il bene della umana società e la salute temporale ed eterna della donna, hanno risolutamente da esigere che la pubblica moralità si ponga a tutrice dell'onore e della dignità di lei.
Ma qual è la realtà?
Siamo Noi in errore, se diciamo che mai forse alcun tempo non ha tanto mancato, sotto questo rispetto, ai suoi doveri verso la donna quanto il presente?
Perciò alto sale alle Nostre labbra il grido del Salvatore: Vae mundo a scandalis! ( Mt 18,7 ).
Guai al mondo per causa degli scandali!
Guai a quei corruttori, coscienti e volontari, del romanzo, del giornale, della rivista, del teatro, del « film », della moda invereconda!
Guai a quei giovani sventati che portano, con una ferita fine e leggiera, l'infezione mortale in un cuore ancor vergine!
Guai a quei padri e a quelle madri, che, privi di energia e di prudenza, cedono ai capricci dei loro figli e delle loro figlie, e rinunziano a quella autorità paterna e materna che è sulla fronte dell'uomo e della donna quasi il riflesso della maestà divina!
Ma guai anche a tanti cristiani di nome e d'illusione, che potrebbero insorgere e vedrebbero dietro a loro levarsi legioni di persone integre e rette, preste a combattere con ogni mezzo lo scandalo!
La giustizia legale punisce - ed è suo dovere - l'uccisore di un fanciullo.
Ma quelli che hanno armato il suo braccio, che lo hanno incoraggiato, che, indifferenti, o forse anche con un sorriso indulgente, lo hanno lasciato fare, quale giustizia, quale legislazione umana oserà mai o potrà, anche volendo, colpirli come si meritano?
Eppure i veri, i grandi colpevoli, sono essi!
Su di loro, corruttori volontari o complici inerti, pesa terribile la giustizia di Dio!
Nessun potere umano avrà dunque in se stesso la forza di commuovere e di convertire quei cuori perversi e pervertitori?
di aprire gli occhi e di scuotere il torpore di tanti cristiani incuranti o timidi?
Uniti, fusi in una sola preghiera, il sangue della martire e le lagrime dell'uccisore pentito e penitente faranno questo prodigio.
Noi lo speriamo.
Nè è vana speranza la Nostra; anzi non esitiamo di ripetere qui le parole dell'Apostolo Paolo: « Dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia » ( Rm 5,20 ).
Guardate la Chiesa.
Ecco: crescono e si serrano le file di coloro, anche giovani, che credono, che pregano, che impongono a se stessi gravi rinunzie, che nettamente respingono tutto ciò che Dio non vuole, che hanno sempre un sacro sì per tutto ciò che Dio vuole, che non trovano riposo, finchè non hanno ricondotto a Cristo e alla sua legge quelli che li circondano, i loro compagni di professione o di lavoro, che sono da Dio lontani.
Essi sono il Nostro conforto e il Nostro gaudio.
Pieni di questa fiducia, eleviamo lo sguardo al cielo e contempliamo il corteo luminoso di coloro, che hanno imbiancato le loro stole nel sangue dell'Agnello, condotti dalla Vergine delle Vergini, rifugio dei peccatori.
Invochiamo la loro intercessione, uniamo le nostre umili preghiere alle loro per far discendere sulla terra la rugiada abbondante della grazia, che purifica e rende forti, in pegno della quale vi impartiamo di cuore la Nostra paterna Apostolica Benedizione.