Divini Redemptoris |
1 La promessa di un Redentore illumina la prima pagina della storia dell'umanità; e così la fiduciosa speranza di tempi migliori lenì il rimpianto del paradiso perduto e accompagnò il genere umano nel suo tribolato cammino, finché nella pienezza dei tempi il Salvatore del mondo, venendo sulla terra, compì l'attesa e inaugurò una nuova civiltà universale, la civiltà cristiana, immensamente superiore a quella che l'uomo aveva fino allora laboriosamente raggiunto in alcune nazioni più privilegiate.
2 Ma la lotta fra il bene e il male rimase nel mondo come triste retaggio della colpa originale; e l'antico tentatore non ha mai desistito con fallaci promesse d'ingannare l'umanità.
Perciò nel corso dei secoli uno sconvolgimento è succeduto all'altro fino alla rivoluzione dei nostri giorni, la quale o già imperversa o seriamente minaccia, si può dire, dappertutto e supera in ampiezza e violenza quanto si ebbe a sperimentare nelle precedenti persecuzioni contro la Chiesa.
Popoli interi si trovano nel pericolo di ricadere in una barbarie peggiore di quella in cui ancora giaceva la maggior parte del mondo all'apparire del Redentore.
3 Questo pericolo tanto minaccioso, Voi l'avete già compreso, Venerabili Fratelli, è il comunismo bolscevico ed ateo che mira a capovolgere l'ordinamento sociale e a scalzare gli stessi fondamenti della civiltà.
4 Di fronte a tale minaccia la Chiesa Cattolica non poteva tacere e non tacque.
Non tacque specialmente questa Sede Apostolica che sa essere sua specialissima missione la difesa della verità e della giustizia e di tutti quei beni eterni che il comunismo misconosce e combatte.
Fin dai tempi in cui circoli colti pretesero liberare la civiltà umana dai legami della morale e della religione, i Nostri Predecessori attirarono l'attenzione del mondo apertamente ed esplicitamente alle conseguenze della scristianizzazione della società umana.
E quanto al comunismo, già fin dal 1846 il venerato Nostro Predecessore Pio IX di s. m. pronunciò solenne condanna, confermata poi nel sillabo, contro "quella nefanda dottrina del così detto comunismo, sommamente contraria allo stesso diritto naturale, la quale, una volta ammessa, porterebbe al radicale sovvertimento dei diritti, delle cose, delle proprietà di tutti, e della stessa società umana".1
Più tardi, l'altro Nostro Predecessore di immortale memoria, Leone XIII, nell'Enciclica Quod apostolici muneris lo definiva "peste distruggitrice, la quale, intaccando il midollo della società umana, la condurrebbe alla rovina";2 e con chiara visione indicava che i movimenti atei delle masse nell'epoca del tecnicismo traevano origine da quella filosofia, che già da secoli cercava separare la scienza e la vita dalla fede e dalla Chiesa.
5 Noi pure durante il Nostro Pontificato abbiamo sovente e con premurosa insistenza denunziate le correnti atee minacciosamente crescenti.
Quando nel 1924 la Nostra missione di soccorso ritornava dall'Unione Sovietica, Ci siamo pronunziati contro il comunismo in apposita Allocuzione diretta al mondo intero.3
Nelle Nostre Encicliche Miserentissimus Redemptor,4 Quadragesimo anno,5 Charitate Christi,6 Acerba Animi,7 Dilectissima Nobis,8 abbiamo elevato solenne protesta contro le persecuzioni scatenate ora in Russia, ora nel Messico, ora nella Spagna; né si è ancora spenta l'eco universale di quelle allocuzioni da Noi tenute l'anno scorso in occasione dell'inaugurazione della Mostra mondiale della Stampa cattolica, dell'udienza ai profughi spagnoli e del Messaggio per la festa del Santo Natale.
Persino gli stessi più accaniti nemici della Chiesa, i quali da Mosca dirigono questa lotta contro la civiltà cristiana, con i loro ininterrotti attacchi a parole e a fatti rendono testimonianza che il Papato, anche ai giorni nostri, ha continuato fedelmente a tutelare il santuario della religione cristiana, e più frequentemente e in modo più persuasivo che qualsiasi altra pubblica autorità terrena ha richiamato l'attenzione sul pericolo comunista.
6 Ma nonostante questi ripetuti avvertimenti paterni, che sono stati da Voi, Venerabili Fratelli, con Nostra grande soddisfazione, così fedelmente trasmessi e commentati ai fedeli con tante Vostre recenti Lettere pastorali anche collettive, il pericolo sotto la spinta di abili agitatori non fa che aggravarsi di giorno in giorno.
Perciò Noi ci crediamo in dovere di elevare di nuovo la Nostra voce con un documento ancora più solenne, com'è costume di questa Sede Apostolica, maestra di verità, e come lo rende naturale il fatto che un tale documento è nel desiderio di tutto il mondo cattolico.
E confidiamo che l'eco della Nostra voce giunga dovunque si trovino menti scevre di pregiudizi e cuori sinceramente desiderosi del bene dell'umanità; tanto più che la Nostra parola ora viene dolorosamente avvalorata dalla vista dei frutti amari delle idee sovversive, quali Noi abbiamo previsti e preannunziati e che si vanno paurosamente moltiplicando o di fatto nei paesi già dominati da esso o in minaccia in tutti gli altri paesi del mondo.
7 Noi, quindi, vogliamo ancora una volta esporre come in breve sintesi i principi del comunismo ateo come si manifestano principalmente nel bolscevismo, con i suoi metodi di azione, contrapponendo a questi falsi principi la luminosa dottrina della Chiesa ed inculcando di nuovo con insistenza i mezzi coi quali la civiltà cristiana, sola Civitas veramente humana, può essere salvata da questo satanico flagello e maggiormente sviluppata, per il vero benessere dell'umana società.
8 Il comunismo di oggi, in modo più accentuato che altri simili movimenti del passato, nasconde in sé un'idea di falsa redenzione.
Uno pseudo-ideale di giustizia, di uguaglianza e di fraternità nel lavoro, pervade tutta la sua dottrina e tutta la sua attività d'un certo falso misticismo, che alle folle adescate da fallaci promesse comunica uno slancio e un entusiasmo contagioso, specialmente in un tempo come il nostro, in cui da una distribuzione difettosa delle cose di questo mondo risulta una miseria non consueta, si vanta anzi questo pseudo-ideale come se fosse stato iniziatore di un certo progresso economico, il quale, quando è reale, si spiega con ben altre cause, come con l'intensificare la produzione industriale in paesi che ne erano quasi privi, valendosi anche di enormi ricchezze naturali, e con l'uso di metodi brutali per fare ingenti lavori con poca spesa.
9 La dottrina che il comunismo nasconde sotto apparenze talvolta così seducenti, in sostanza oggi si fonda sui principi già predicati da Marx del materialismo dialettico e materialismo storico, di cui i teorici del bolscevismo pretendono possedere l'unica genuina interpretazione.
Questa dottrina insegna non esserci che una sola realtà, la materia, con le sue forze cieche, la quale evolvendosi diventa pianta, animale, uomo.
Anche la società umana non è altro che un'apparenza e una forma della materia che si evolve nel detto modo, e per ineluttabile necessità, tende, in un perpetuo conflitto delle forze, verso la sintesi finale: una società senza classi.
In tale dottrina, com'è evidente, non vi è posto per l'idea di Dio, non esiste differenza fra spirito e materia, né tra anima e corpo; non si dà sopravvivenza dell'anima dopo morte, e quindi nessuna speranza in un'altra vita.
Insistendo sull'aspetto dialettico del loro materialismo i comunisti pretendono che il conflitto che porta il mondo verso la sintesi finale, può essere accelerato dagli uomini.
Quindi si sforzano di rendere più acuti gli antagonismi che sorgono fra le diverse classi della società, e la lotta di classe con i suoi odi e le sue distruzioni, prende l'aspetto d'una crociata per il Progresso dell'umanità.
Invece, tutte le forze, quali che esse siano, che resistono a quelle violenze sistematiche, debbono essere annientate come nemiche del genere umano.
Indice |
1 | Pio IX, Qui pluribus |
2 | Leone XIII, Quod apostolici muneris |
3 | 18 dicembre 1924: A.A.S., vol. XVI ( 1924 ), pp. 494-495 |
4 | Pio XI, Miserentissimus Redemptor |
5 | Pio XI, Quadragesimo anno |
6 | Pio XI, Charitate Christi compulsi |
7 | Enciclica Acerba animi, del 29 settembre 1932 |
8 | Enciclica Dilectissima Nobis, dei 3 giugno 1933 |