Sacerdotii nostri primordia |
13 La preghiera del Curato d'Ars, che trascorse per così dire gli ultimi trent'anni della sua vita in chiesa, dove lo trattenevano i suoi innumerevoli penitenti, era soprattutto una preghiera eucaristica.
La sua devozione a Nostro Signore presente nel Santissimo Sacramento dell'altare era veramente straordinaria: " È là - diceva - Colui che ci ama tanto; perché non lo dovremmo amare noi? ".
E certamente egli l'amava e si sentiva irresistibilmente attratto verso il tabernacolo: " Non c'è bisogno di parlar molto per ben pregare - spiegava egli ai suoi parrocchiani -.
Si sa che il buon Dio è là, nel santo tabernacolo; gli si apre il cuore, ci si rallegra della sua presenza.
È questa la migliore preghiera ".
In ogni circostanza egli inculcava ai fedeli il rispetto e l'amore della divina presenza eucaristica, invitandoli ad accostarsi frequentemente alla mensa eucaristica e lui stesso dava l'esempio di questa profonda pietà: " Per convincersene - riferirono i testimoni - bastava vederlo celebrare la Santa Messa e fare la genuflessione quando passava davanti al tabernacolo ".
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