Princeps pastorum |
Fin da quando, rispondendo con consapevole umiltà all'invito d'amore del « Principe dei pastori » ( 1 Pt 5,4 ), ma fiduciosi nel suo potentissimo aiuto, abbiamo assunto il governo e la custodia degli « agnelli » e delle « pecorelle » del gregge di Dio ( Gv 21,15-17 ) sparso su tutta la terra, sempre fu presente al Nostro animo « il problema missionario in tutta la sua vastità, bellezza e importanza ».2
Non abbiamo perciò mai cessato di rivolgere ad esso le Nostre più vive sollecitudini.
E nell'omelia del primo anniversario della Nostra incoronazione, abbiamo voluto ascrivere tra i giorni più fausti del Nostro pontificato l'11 ottobre scorso, quando quattrocento e più missionari convennero nella sacrosanta Basilica Vaticana per ricevere dalle Nostre mani il crocifisso, prima di spargersi in tutto il mondo a servizio dell'evangelo.
In questo campo la divina Provvidenza, nei suoi adorabili e amorosi disegni, ha voluto ben presto indirizzare il Nostro ministero sacerdotale.
Infatti, all'indomani della prima guerra mondiale, il Nostro predecessore Benedetto XV di v.m. volle chiamarCi dalla Nostra diocesi nativa a Roma, affinché Ci dedicassimo all'« Opera della propagazione della fede », cui attendemmo durante quattro felicissimi anni della Nostra vita sacerdotale.
Ed è ancora vivo nella Nostra mente il ricordo di quella memoranda pentecoste dell'anno 1922, allorché Ci fu dato di partecipare con profonda gioia, qui in Roma, alla celebrazione del terzo centenario della fondazione della Sacra Congregazione « de Propaganda Fide », alla quale è appunto affidato il compito di far rifulgere la verità e la grazia dell'evangelo fino agli estremi confini della terra.
In quegli anni, anche il Nostro predecessore di v.m. Pio XI Ci confortò con la sua parola e col suo esempio nell'apostolato missionario, e dalle sue labbra apprendemmo, nell'imminenza del conclave nel quale lo Spirito Santo lo avrebbe designato a successore di Pietro, che « niente di più grandioso poteva attendersi da un vicario di Cristo, qualunque fosse stato l'eletto, di quanto è contenuto in questo duplice ideale: irradiazione straordinaria della dottrina evangelica sul mondo e spirito di pacificazione ».3
Con la mente piena di questi e altri soavi ricordi e consci dei gravi doveri che incombono al pastore supremo del gregge di Dio, desideriamo, venerabili fratelli, prendere occasione dal 40° anniversario della memorabile lettera apostolica Maximum illud,4 con la quale il Nostro venerato predecessore Benedetto XV dava nuovo e decisivo impulso all'azione missionaria nella chiesa, per intrattenervi sulle necessità e le speranze della dilatazione del regno di Dio in quella considerevole parte del mondo, dove si svolge il prezioso e faticoso lavoro dei missionari, affinché sorgano nuove comunità cristiane e apportino salutari frutti.
Su questo argomento anche i Nostri predecessori Pio XI e Pio XII di v.m. hanno impartito opportune norme ed esortazioni per mezzo di encicliche5 che Noi stessi abbiamo voluto « confermare con l'autorità Nostra e con pari carità » nella Nostra prima enciclica Ad Petri cathedram.6 Ma non si farà certamente mai abbastanza per portare a compimento il desiderio del divin Redentore, affinché tutte le pecorelle facciano parte di un solo gregge sotto la guida di unico pastore ( Gv 10,16 ).
Nel rivolgere la Nostra particolare attenzione ai soprannaturali interessi della chiesa nelle terre di missione, ai Nostri occhi si offrono regioni rigogliose di messi, regioni nelle quali il lavoro degli operai della vigna di Dio è particolarmente arduo, e regioni ancora dove la violenza della persecuzione e regimi ostili al nome di Dio e di Cristo tentano di soffocare il seme della parola del Signore ( Mt 13,19 ).
Ma dovunque è grande il bisogno delle anime, e da ogni parte Ci giunge l'invocazione: « Aiutaci » ( At 16,9 ).
In tutte queste zone, perciò, che sono state fecondate dal sangue e dal sudore apostolico di eroici araldi dell'evangelo provenienti « da tutte le nazioni che sono sotto il cielo » ( At 2,5 ), e dove ora germinano come fioritura e fruttificazione di grazia apostoli nativi, desideriamo far giungere la Nostra affettuosa parola di lode e di incoraggiamento, e insieme anche di ammaestramento, alimentata da una grande speranza che non teme di essere confusa, perché è fondata sulla infallibile promessa del divino Maestro: « Ecco, io sono con voi per tutti i giorni sino alla consumazione dei secoli » ( Mt 28,20 ); « Abbiate fiducia; io ho vinto il mondo » ( Gv 16,33 ).
Indice |
1 | Ioannes PP. XXIII, Litt. enc. Princeps Pastorum de catholicis Missionibus, quadragesimo exacto anno ex quo Epistula Apostolica « Maximum illud » a Benedicto Pp. XV edita est, [ Ad venerabiles fratres Patriarchas, Primates, Archiepiscopos, Episcopos aliosque locorum Ordinarios, pacem et communionem cum Apostolica Sede habentes ], 28 novembris 1959: AAS 51 (1959 ), pp. 833-864. – Versione italiana: L'Osservatore Romano, 29 nov. 1959; La Civiltà cattolica, 110 ( 1959 ), IV, pp. 561-582 |
2 | Homilia in die Coronationis habita: AAS 50 ( 1958 ), p. 886 |
3 | La propagazione della fede, Scritti di A.G. Roncalli, Roma 1958, p. 103ss |
4 | Maximum illud: AAS 11 ( 1919 ), p. 440ss; EE 4/app |
5 | Pio XI, Litt. enc. Rerum Ecclesiae: AAS 18 ( 1926 ), p. 65ss; EE 5/164ss; Pio XII, Litt. enc. Evangelii praecones; Pio XII, Fidei donum |
6 | Giovanni XXIII, Ad Petri cathedram |