Mater et magistra |
28 Ma nel definire e nello sviluppare la dottrina sociale cristiana ha non poco contribuito anche Pio XII, nostro predecessore di v.m., il quale il 10 giugno 1941, nella solennità della Pentecoste, trasmetteva un radiomessaggio "per attirare l'attenzione del mondo cattolico sopra una ricorrenza meritevole di essere a caratteri d'oro segnata nei fastigi della Chiesa: sul cinquantesimo anniversario della fondamentale enciclica sociale Rerum novarum di Leone XIII… (cf. AAS, XXXIII, 1941, p. 196) e per rendere a Dio onnipotente… umili grazie per il dono che… largi alla Chiesa con quell'enciclica del suo vicario in terra, e per lodarlo del soffio dello Spirito rinnovatore, che per essa, d'allora in modo sempre crescente, effuse sulla umanità intera" (cf. ivi, p. 197).
29 Nel radiomessaggio il grande Pontefice rivendica alla Chiesa "la inoppugnabile competenza di giudicare se le basi di un dato ordinamento sociale siano in accordo con l'ordine immutabile che Dio creatore e redentore ha manifestato per mezzo del diritto naturale della rivelazione; (cf. ivi, p. 196) riafferma la perenne vitalità degli insegnamenti dell'enciclica Rerum novarum e la loro inesauribile fecondità; e coglie l'occasione "per dare ulteriori principi direttivi morali sopra tre valori fondamentali della vita sociale ed economica; i tre valori fondamentali che si intrecciano, si saldano, si aiutano a vicenda sono: l'uso dei beni materiali, il lavoro, la famiglia" (cf. ivi, p. 198s).
30 Per quanto riguarda l'uso dei beni materiali, il nostro predecessore afferma che il diritto di ogni uomo ad usare di quei beni per suo sostentamento è in rapporto di priorità nei confronti di ogni altro diritto a contenuto economico; e però anche nei confronti del diritto di proprietà.
Certo, aggiunge il nostro predecessore, anche il diritto di proprietà dei beni è un diritto naturale; però, secondo l'ordine obiettivo stabilito da Dio, il diritto di proprietà va configurato in maniera da non costituire un ostacolo a che sia soddisfatta l'"inderogabile esigenza che i beni, da Dio creati per tutti gli uomini, equamente affluiscano a tutti, secondo i principi della giustizia e della carità" (cf. ivi, p. 199).
31 In ordine al lavoro, riprendendo un motivo ricorrente nella enciclica leoniana, Pio XII ribadisce che esso è simultaneamente un dovere e un diritto dei singoli esseri umani.
Di conseguenza spetta ad essi, in prima istanza, regolare i loro vicendevoli rapporti di lavoro.
Solo nel caso in cui gli interessati non adempiano o non possano adempiere il loro compito "rientra nell'ufficio dello Stato di intervenire nel campo della divisione e della distribuzione del lavoro, secondo la forma e la misura che richiede il bene comune rettamente inteso" (cf. ivi, p. 201).
32 Per quanto riguarda la famiglia, il sommo Pontefice afferma che la proprietà privata dei beni materiali va pure considerata come "spazio vitale della famiglia; e cioè un mezzo idoneo ad assicurare al padre di famiglia la sana libertà di cui ha bisogno per poter adempiere i doveri assegnatigli dal Creatore, concernenti il benessere fisico, spirituale, religioso della famiglia" (cf. ivi, p. 202).
33 Ciò comporta per la famiglia anche il diritto d'emigrare.
Su questo punto il nostro predecessore rileva che quando gli Stati, sia quelli che permettono di emigrare come quelli che accolgono nuovi elementi, si adoperino ad eliminare tutto ciò che "potrebbe essere d'impedimento al nascere e allo svolgersi di una vera fiducia" (cf. ivi, p. 203) tra loro, ne conseguirà un reciproco vantaggio, e si contribuirà insieme all'incremento del benessere umano e al progresso della cultura.
Indice |