Paenitentiam agere |
II.1 Anzitutto è necessaria la penitenza interiore, cioè il pentimento e la purificazione dei propri peccati, che si ottiene specialmente con una buona confessione e comunione e con l'assistenza al sacrificio eucaristico.
A questo genere di penitenza dovranno essere invitati tutti i fedeli durante la novena allo Spirito Santo.
Sarebbero vane infatti le opere esteriori di penitenza, se non fossero accompagnate dalla mondezza interiore dell'animo e dal sincero pentimento dei propri peccati.
In questo senso si deve intendere il severo monito di Gesù: « Se non farete penitenza, tutti ugualmente perirete » ( Lc 13,5 ).
Che Dio allontani questo pericolo da tutti quelli che ci furono consegnati!
Inoltre i fedeli devono essere invitati anche alla penitenza esteriore, sia per assoggettare il corpo al comando della retta ragione e della fede, sia per espiare le proprie colpe e quelle degli altri.
Infatti lo stesso san Paolo, che era salito al terzo cielo e aveva raggiunto i vertici della santità, non esita ad affermare di se stesso: « Mortifico il mio corpo e lo tengo in schiavitù » ( 1 Cor 9,27 ); e altrove ammonisce: « Coloro che appartengono a Cristo, hanno crocefisso la carne con le sue voglie » ( Gal 5,24 ).
E sant'Agostino insiste sulle stesse raccomandazioni in questa maniera: « Non basta migliorare la propria condotta e cessare dal fare il male, se non si dà anche soddisfazione a Dio delle colpe commesse per mezzo del dolore della penitenza, dei gemiti dell'umiltà, del sacrificio del cuore contrito, unitamente alle elemosine ».10
La prima penitenza esteriore che tutti dobbiamo fare è quella di accettare da Dio con animo rassegnato e fiducioso tutti i dolori e le sofferenze che incontriamo nella vita, e tutto ciò che importa fatica e molestia nell'adempimento esatto degli obblighi del nostro stato, nel nostro lavoro quotidiano e nell'esercizio delle virtù cristiane.
Questa necessaria penitenza non solo vale a purificarci, a renderci propizio il Signore e a impetrare il suo aiuto per il felice e fruttuoso esito del prossimo concilio ecumenico, ma rende altresì più leggeri e quasi soavi le nostre pene, in quanto ci mette dinanzi la speranza del premio eterno: « Le sofferenze del tempo presente non possono avere proporzione alcuna con la gloria, che si dovrà manifestare in noi » ( Rm 8,18 ).
Indice |
10 | Serm. 351, 5, 12 |