Mysterium fidei |
47 Ma perché nessuno fraintenda questo modo di presenza, che supera le leggi della natura e costituisce nel suo genere il più grande dei miracoli,50 è necessario ascoltare docilmente la voce della Chiesa docente e orante.
Ora questa voce, che riecheggia continuamente la voce di Cristo, ci assicura che Cristo non si fa presente in questo Sacramento se non per la conversione di tutta la sostanza del pane nel corpo di Cristo e di tutta la sostanza del vino nel suo sangue; conversione singolare e mirabile che la Chiesa Cattolica chiama giustamente e propriamente transustanziazione.51
Avvenuta la transustanziazione, le specie del pane e del vino senza dubbio acquistano un nuovo fine, non essendo più l'usuale pane e l'usuale bevanda, ma il segno di una cosa sacra e il segno di un alimento spirituale; ma intanto acquistano nuovo significato e nuovo fine in quanto contengono una nuova « realtà », che giustamente denominiamo ontologica.
Giacché sotto le predette specie non c'è più quel che c'era prima, ma un'altra cosa del tutto diversa; e ciò non soltanto in base al giudizio della fede della Chiesa, ma per la realtà oggettiva, poiché, convertita la sostanza o natura del pane e del vino nel corpo e sangue di Cristo, nulla rimane più del pane e del vino che le sole specie, sotto le quali Cristo tutto intero è presente nella sua fisica « realtà » anche corporalmente, sebbene non allo stesso modo con cui i corpi sono nel luogo.
48 Per questo i Padri ebbero gran cura di avvertire i fedeli che nel considerare questo augustissimo Sacramento non si affidassero ai sensi, che rilevano le proprietà del pane e del vino, ma alle parole di Cristo, che hanno la forza di mutare, trasformare, « transelementare » il pane e il vino nel corpo e nel sangue di lui;
invero,come spesso dicono i Padri, la virtù che opera questo prodigio è la medesima virtù di Dio onnipotente, che al principio del tempo ha creato dal nulla l'universo.
49 « Istruito in queste cose e munito di robustissima fede, dice san Cirillo di Gerusalemme concludendo il discorso intorno ai misteri della Fede, per cui quello che sembra pane, pane non è, nonostante la sensazione del gusto, ma è il corpo di Cristo; e quel che sembra vino, vino non è, a dispetto del gusto, ma è il sangue di Cristo… tu corrobora il tuo cuore mangiando quel pane come qualcosa di spirituale e rallegra il volto della tua anima ».52
50 Insiste san Giovanni Crisostomo: « Non è l'uomo che fa diventare le cose offerte corpo e sangue di Cristo, ma è Cristo stesso che è stato crocifisso per noi.
Il sacerdote, figura di Cristo, pronunzia quelle parole, ma la loro virtù e la grazia sono di Dio. Questo è il mio corpo: questa parola trasforma le cose offerte ».53
51 E col Vescovo di Costantinopoli Giovanni è perfettamente d'accordo Cirillo Vescovo di Alessandria, che nel commento all'Evangelo di san Matteo scrive:
« [Cristo] in modo indicativo disse: Questo è il mio corpo e questo è il mio sangue, affinché tu non creda che siano semplice immagine le cose che si vedono; ma che le cose offerte sono trasformate, in modo misterioso da Dio onnipotente, nel corpo e nel sangue di Cristo realmente! partecipando a queste cose riceviamo la virtù vivificante e santificante di Cristo ».54
52 E Ambrogio, Vescovo di Milano, parlando chiaramente della conversione Eucaristica, dice:
« Persuadiamoci che questo non è ciò che la natura ha formato, ma ciò che la benedizione ha consacrato e che la forza della benedizione è maggiore della forza della natura, perché con la benedizione la stessa natura è mutata ».
E volendo confermare la verità del mistero, egli richiama molti esempi di miracoli narrati nella Sacra Scrittura, tra i quali la nascita di Gesù dalla Vergine Maria, e poi passando all'opera della creazione così conclude:
« La parola dunque di Cristo, che ha potuto fare dal nulla ciò che non esisteva, non può mutare le cose che esistono in ciò che non erano?
Non è infatti meno dare alle cose la propria natura che mutargliela ».55
53 Ma non è necessario riportare molte testimonianze.
È più utile richiamare la fermezza della fede con cui la Chiesa, con unanime concordia, resistette a Berengario, il quale, cedendo alle difficoltà suggerite dalla ragione umana, osò per il primo negare la conversione Eucaristica; la Chiesa gli minacciò ripetutamente la condanna se non si ritrattasse.
Perciò Gregorio VII, Nostro Predecessore, gli impose di prestare il giuramento in questi termini:
« Intimamente credo e apertamente confesso che il pane e il vino posti sull'altare, per il mistero della orazione sacra e le parole del nostro Redentore, si convertono sostanzialmente nella vera e propria e vivificante carne e sangue di Nostro Signore Gesù Cristo;
e che dopo la consacrazione c'è il vero corpo di Cristo, che è nato dalla Vergine e per la salvezza del mondo fu offerto e sospeso sulla croce e ora siede alla destra del Padre;
e c'è anche il vero sangue di Cristo, che uscì dal suo fianco, non soltanto come segno e virtù del sacramento, ma anche nella proprietà della natura e nella realtà della sostanza ».56
54 Con queste parole concordano ( mirabile esempio della fermezza della fede cattolica! ) i Concili Ecumenici Lateranense, Costanziense, Fiorentino e finalmente il Tridentino in ciò che costantemente hanno insegnato intorno al mistero della conversione eucaristica, sia esponendo la dottrina della Chiesa sia condannando gli errori.
55 Dopo il Concilio di Trento, il Nostro Predecessore PioVI, contro gli errori del Sinodo di Pistoia, ammonì con parole gravi che i parroci, che hanno il compito d'insegnare, non tralascino di parlare della transustanziazione, che è uno degli articoli di fede.57
Parimenti il Nostro Predecessore Pio XII, di f. m., richiamò i limiti che non devono sorpassare tutti coloro che discutono sottilmente del mistero della transustanziazione.58
Noi stessi nel recente Congresso Eucaristico Nazionale Italiano di Pisa, secondo il Nostro dovere apostolico, abbiamo reso pubblicamente e solennemente testimonianza della fede della Chiesa.59
56 Del resto la Chiesa Cattolica non solo ha sempre insegnato, ma anche vissuto la fede nella presenza del corpo e del sangue di Cristo nella Eucaristia, adorando sempre con culto latreutico, che compete solo a Dio, un così grande Sacramento.
Di questo culto sant'Agostino scrive: « In questa carne ( il Signore ) ha qui camminato e questa stessa carne ci ha dato da mangiare per la salvezza; e nessuno mangia quella carne senza averla prima adorata … sicché non pecchiamo adorandola, ma anzi pecchiamo se non la adoriamo ».60
Indice |
50 | Leone XIII, Mirae caritatis |
51 | Conc. Trid., Decret. De SS. Euch., c. 4 e can. 2 |
52 | Catech. 22, 9 (m yst. 4 ): PG 33, 1103 |
53 | De prodit. Iudae, hom. 1, 6: PG 49, 380; In Mt. hom. 82, 5: PG 58, 744 |
54 | In Matth. 26,27: PG 72, 451 |
55 | De myst., 9, 50-52: PL 16, 422-424 |
56 | Mansi, Coll. Ampliss. Concil., 20, 524 D |
57 | Pio VI, Auctorem fidei |
58 | Alloc. 22 settembre 1956: AAS 48 (1956), p. 720 |
59 | AAS 57 ( 1965 ), pp. 588-592 |
60 | In Ps. 99,9 |