Sacerdotalis caelibatus

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Le obiezioni contro il celibato sacerdotale

5 Si può dire che non mai come oggi il tema del celibato ecclesiastico sia stato scrutato con maggiore acutezza e sotto ogni aspetto, sul piano dottrinale, storico, sociologico, psicologico e pastorale, e spesso con intenzioni fondamentalmente rette, anche se le parole possono averle talvolta tradite.

Guardiamo onestamente le principali obiezioni alla legge del celibato ecclesiastico abbinato al sacerdozio.

La prima, sembra provenire dalla fonte più autorevole: il Nuovo Testamento, nel quale è conservata la dottrina di Cristo e degli Apostoli, non esige il celibato dei ministri sacri, ma lo propone piuttosto come libera obbedienza ad una speciale vocazione o ad uno speciale carisma. ( Mt 19,11-12 )

Gesù stesso non ha posto questa pregiudiziale nella scelta dei dodici, come anche gli Apostoli per coloro i quali venivano preposti alle prime comunità cristiane. ( 1 Tm 3,2-5; Tt 1,5-6 )

6 L'intimo rapporto che i Padri della Chiesa e gli scrittori ecclesiastici hanno stabilito nel corso dei secoli tra la vocazione al sacerdozio ministeriale e la sacra verginità trova la sua origine in mentalità e situazioni storiche diverse dalle nostre.

Spesso nei testi patristici si raccomanda al clero, più che il celibato, l'astinenza dall'uso del matrimonio, e le ragioni addotte per la castità perfetta dei sacri ministri sembrano talvolta ispirate a eccessivo pessimismo per la condizione umana nella carne, o a una particolare concezione della purezza necessaria per il contatto con le cose sacre.

Gli argomenti antichi, inoltre, non risulterebbero più consoni a tutti gli ambienti socio-culturali, in cui oggi la Chiesa è chiamata a operare mediante i suoi sacerdoti.

7 Una difficoltà che molti avvertono sta nel fatto che con la disciplina vigente del celibato si fa coincidere il carisma della vocazione sacerdotale col carisma della perfetta castità come stato di vita del ministro di Dio; e perciò si domandano se sia giusto allontanare dal sacerdozio coloro che avrebbero la vocazione ministeriale, senza avere quella della vita celibe.

8 Il mantenimento del celibato sacerdotale nella Chiesa arrecherebbe inoltre gravissimo danno là dove la scarsità numerica del clero, accoratamente riconosciuta e lamentata dallo stesso sacro Concilio,4 provoca situazioni drammatiche, ostacolando la piena realizzazione del piano divino di salvezza e mettendo a volte in pericolo la stessa possibilità del primo annunzio evangelico.

La preoccupante rarefazione del clero, infatti, viene ascritta da alcuni alla pesantezza dell'obbligo del celibato.

9 Non mancano poi quelli, i quali sono convinti che un sacerdozio uxorato non soltanto toglierebbe l'occasione a infedeltà, disordini e dolorose defezioni, che feriscono e addolorano tutta la Chiesa, ma consentirebbe ai ministri di Cristo una più completa testimonianza di vita cristiana anche nel campo della famiglia, dal quale il loro stato attuale li esclude.

10 C'è ancora chi insiste nell'affermazione secondo la quale il sacerdote, in virtù del suo celibato, è in una situazione fisica e psicologica innaturale, dannosa all'equilibrio e alla maturazione della tua personalità umana; accade così - dicono - che spesso il sacerdote si inaridisca e manchi di umano calore, di una piena comunione di vita e di destino con il resto dei suoi fratelli, e sia costretto a una solitudine che è fonte di amarezze e di avvilimento.

Tutto questo non indica forse una ingiusta violenza e un ingiustificabile disprezzo di valori umani derivanti dalla divina opera della creazione e integrati nell'opera della redenzione compiuta da Cristo?

11 Osservando inoltre il modo con cui un candidato al sacerdozio giunge all'accettazione di un impegno coli gravoso, si eccepisce che, in pratica, esso è il risultato di un atteggiamento passivo, causato spesso da una formazione non del tutto adeguata e rispettosa della umana libertà, piuttosto che il risultato di una decisione autenticamente personale, essendo il grado di conoscenza e di autodecisione del giovane e la sua maturità psico-fisica assai inferiori, e in ogni caso sproporzionati, all'entità, alle difficoltà oggettive e alla durata dell'obbligo che egli si assume.

12 Non ignoriamo che altre obiezioni possono essere sollevate contro il sacro celibato: è questo un tema molto complesso, che fiocca sul vivo la concezione abituale della vita, e che introduce in essa la luce superiore proveniente dalla divina rivelazione; una serie interminabile di difficoltà si presenterà per coloro che non capiscono questa cosa, ( Mt 19,11 ) che non conoscono, o che dimenticano il dono di Dio, ( Gv 4,10 ) e non sanno quale sia la logica superiore di tale nuova concezione della vita e quale la sua mirabile efficacia, la sua esuberante pienezza.

13 Questo coro di obiezioni sembrerebbe soffocare la voce secolare e solenne dei Pastori della Chiesa, dei maestri di spirito, della testimonianza vissuta di una legione senza numero di santi e di fedeli ministri di Dio, che del sacro celibato hanno fatto interiore oggetto ed esteriore segno della loro totale e gaudiosa donazione al mistero di Cristo.

No, questa voce è tuttora forte e serena; non viene soltanto dal passato, viene anche dal presente.

Solleciti sempre all'osservanza della realtà, Noi non possiamo chiudere gli occhi su questa magnifica e sorprendente realtà: vi sono ancora oggi nella santa Chiesa di Dio, in ogni parte del mondo, dove essa ha eretto le sue tende benedette, innumerevoli ministri sacri - sud-diaconi, diaconi, presbiteri, vescovi -, che vivono in modo illibato il celibato volontario e consacrato; e, accanto a loro, non possiamo non avvertire le schiere immense dei religiosi, delle religiose, e anche di giovani, e di laici, fedeli tutti all'impegno della perfetta castità: essa è vissuta non per disprezzo del dono divino della vita, ma per amore superiore alla vita nuova sgorgante dal mistero pasquale; è vissuta con coraggiosa austerità, con gioiosa spiritualità, con esemplare integrità ed anche con relativa facilità.

Questo grandioso fenomeno documenta una singolare realtà del regno di Dio vivente in seno alla società moderna, a cui presta umile e benefico ufficio di luce del mondo e di sale della terra; ( Mt 5,13-14 ) Noi non possiamo tacere la nostra ammirazione: in esso soffia indubbiamente lo Spirito di Cristo.

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4 Christus Dominus 35;
Apostolicam Actuositatem 1;
Presbyterorum Ordinis 10ss;
Ad Gentes 19;
Ad Gentes 38