Redemptor hominis |
In questa unione nella missione, di cui decide soprattutto Cristo stesso, tutti i cristiani debbono scoprire ciò che già li unisce, ancor prima che si realizzi la loro piena comunione.
Questa è l'unione apostolica e missionaria, missionaria e apostolica.
Grazie a questa unione possiamo insieme avvicinarci al magnifico patrimonio dello spirito umano, che si è manifestato in tutte le religioni, come dice la Dichiarazione del Concilio Vaticano II Nostra Aetate73.
Grazie ad essa, ci accostiamo in pari tempo a tutte le culture, a tutte le concezioni ideologiche, a tutti gli uomini di buona volontà.
Ci avviciniamo con quella stima, rispetto e discernimento che, sin dai tempi degli Apostoli, contrassegnava l'atteggiamento missionario e del missionario.
Basta ricordare San Paolo e, ad esempio, il suo discorso davanti all'Areopago di Atene ( At 17,22-31 ).
L'atteggiamento missionario inizia sempre con un sentimento di profonda stima di fronte a ciò che « c'è in ogni uomo » ( Gv 2,25 ), per ciò che egli stesso, nell'intimo del suo spirito, ha elaborato riguardo ai problemi più profondi e più importanti; si tratta di rispetto per tutto ciò che in lui ha operato lo Spirito, che « soffia dove vuole » ( Gv 3,8 ).
La missione non è mai una distruzione, ma è una riassunzione di valori e una nuova costruzione, anche se nella pratica non sempre vi è stata piena corrispondenza a un ideale così elevato.
E la conversione, che da essa deve prendere inizio, sappiamo bene che è opera della grazia, nella quale l'uomo deve pienamente ritrovare se stesso.
Perciò, la Chiesa del nostro tempo dà grande importanza a tutto ciò che il Concilio Vaticano II ha esposto nella Dichiarazione sulla Libertà Religiosa, sia nella prima che nella seconda parte del documento77.
Sentiamo profondamente il carattere impegnativo della verità che Dio ci ha rivelato.
Avvertiamo, in particolare, il grande senso di responsabilità per questa verità.
La Chiesa, per istituzione di Cristo, ne è custode e maestra, essendo appunto dotata di una singolare assistenza dello Spirito Santo, perché possa fedelmente custodirla ed insegnarla nella sua più esatta integrità ( Gv 14,26 ).
Adempiendo questa missione, guardiamo Cristo stesso, Colui che è il primo evangelizzatore79, e guardiamo anche i suoi Apostoli, Martiri e Confessori.
La Dichiarazione sulla Libertà Religiosa ci manifesta, in modo convincente, come Cristo e, in seguito, i suoi Apostoli, nell'annunciare la verità che non proviene dagli uomini, ma da Dio (« la mia dottrina non è mia, ma di Colui che mi ha mandato » ( Gv 7,16 ), cioè del Padre), pur gendo con tutta la forza dello spirito, conservino una profonda stima per l'uomo, per il suo intelletto, la sua volontà, la sua coscienza e la sua libertà81.
In tal modo, la stessa dignità della persona umana diventa contenuto di quell'annuncio, anche se privo di parole, mediante il comportamento nei suoi ;riguardi.
Tale comportamento sembra corrispondere ai bisogni particolari dei nostri tempi.
Siccome non in tutto quello che i vari sistemi ed anche singoli uomini vedono e propagano come libertà è la vera libertà dell'uomo, tanto più la Chiesa, in forza della sua divina missione, diventa custode di questa libertà, la quale è condizione e base della vera dignità della persona umana.
Gesù Cristo va incontro all'uomo di ogni epoca, anche della nostra epoca, con le stesse parole: « Conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi » ( Gv 8,32 ).
Queste parole racchiudono una fondamentale esigenza ed insieme un ammonimento: l'esigenza di un rapporto onesto nei riguardi della verità, come condizione di un'autentica libertà; e l'ammonimento, altresì, perché sia evitata qualsiasi libertà apparente, ogni libertà superficiale e unilaterale, ogni libertà che non penetri tutta la verità sull'uomo e sul mondo.
Anche oggi, dopo duemila anni, il Cristo appare a noi come Colui che porta all'uomo la libertà basata sulla verità, come Colui che libera l'uomo da ciò che limita, menoma e quasi spezza alle radici stesse, nell'anima dell'uomo, nel suo cuore, nella sua coscienza, questa libertà.
Quale stupenda conferma di ciò hanno dato e non cessano di dare coloro che, grazie a Cristo e in Cristo, hanno raggiunto la vera libertà e l'hanno manifestata perfino in condizioni di costrizione esteriore!
E Gesù Cristo stesso, quando comparve prigioniero dinanzi al tribunale di Pilato e fu da lui interrogato circa l'accusa fattagli dai rappresentanti del Sinedrio, non rispose forse: « Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità » ( Gv 18,37 )?
Con queste parole pronunciate davanti al giudice, nel momento decisivo, era come se confermasse, ancora una volta, la frase già detta in precedenza: « Conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi ».
Nel corso di tanti secoli e di tante generazioni, cominciando dai tempi degli Apostoli, non è forse Gesù Cristo stesso che tante volte è comparso accanto ad uomini giudicati a causa della verità, e non è andato forse alla morte con uomini condannati a causa della verità?
Cessa Egli forse di essere continuamente portavoce e avvocato dell'uomo, che vive « in spirito e verità »? ( Gv 4,23 )
Proprio come non cessa di esserlo davanti al Padre, così lo è anche nei confronti della storia dell'uomo.
E la Chiesa, a sua volta, nonostante tutte le debolezze che fanno parte della sua storia umana, non cessa di seguire Colui che ha detto: « È giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità » ( Gv 4,23ss ).
Indice |
73 | Nostra aetate 1 |
77 | Dignitatis humanae |
79 | Paolo VI, Evangelii nuntiandi 6 |
81 | Dignitatis humanae |