Menti nostrae |
Abbiamo finora esposto le principali verità e le norme fondamentali, sulle quali si basano il sacerdozio cattolico e l'esercizio del suo ministero.
A queste verità ed a queste norme si conformano diligentemente, nella loro pratica quotidiana, tutti i santi Sacerdoti, mentre hanno violato gli obblighi contratti con la sacra ordinazione tutti i disertori ed i transfughi.
Ora tuttavia, perché questa Nostra paterna esortazione sia più efficace, stimiamo opportuno indicare più partitamente alcune cose che hanno riferimento con la pratica della vita quotidiana.
Ciò è tanto più necessario, perché nella vita moderna si verificano alcune situazioni e si presentano in modo nuovo alcune questioni, che richiedono più diligente studio e più attente cure.
Intendiamo perciò esortare tutti i Sacerdoti, ed in modo particolare i Vescovi, affinché provvedano con ogni sollecitudine a promuovere tutto quanto è necessario nei nostri tempi ed a correggere quanto si allontani dalla giusta via.
Dopo le lunghe e varie traversie della recente guerra, il numero dei Sacerdoti, sia nei paesi cattolici, sia nelle Missioni, è divenuto impari alle sempre crescenti necessità.
Esortiamo pertanto tutti i Sacerdoti, sia quelli del Clero diocesano, sia quelli appartenenti ad Ordini o Congregazioni religiose, affinché, stretti in vincoli di carità fraterna, procedano in unione di forze e di volontà verso la meta comune, che è il bene della Chiesa, la santificazione propria e dei fedeli.
Tutti, anche i Religiosi che vivono nel ritiro e nel silenzio, devono contribuire alla efficacia dell'apostolato sacerdotale, con la preghiera e con il sacrificio: e quanti possono, anche con l'azione.
Ma è anche necessario reclutare, con l'aiuto della grazia divina, altri operai.
Noi richiamiamo quindi l'attenzione specialmente degli Ordinari e di quanti sono in cura d'anime su questo importantissimo problema che è intimamente connesso con l'avvenire della Chiesa.
È vero che la Chiesa non mancherà mai dei Sacerdoti necessari alla sua missione; occorre tuttavia essere vigilanti, memori della parola del Signore: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi" ( Lc 10,2 ), ed usare ogni diligenza per dare alla Chiesa numerosi e santi ministri.
Lo stesso Signor nostro ci indica la via più sicura per avere numerose vocazioni: "Pregate il padrone della messe, affinché mandi operai per la sua messe" ( Lc 10,2 ); la preghiera umile e fiduciosa a Dio.
È però necessario che gli animi di coloro che sono chiamati da Dio siano preparati all'impulso ed all'azione invisibile dello Spirito Santo; ed a questo fine è prezioso il contributo che possono dare i genitori cristiani, i parroci, i confessori, i superiori dei Seminari, i Sacerdoti e tutti i fedeli che hanno a cuore le necessità e l'incremento della Chiesa.
I Ministri di Dio procurino, non soltanto nella predicazione e nell'istruzione catechistica, ma anche nelle private conversazioni, di dissipare i pregiudizi ora tanto diffusi contro lo stato sacerdotale, mostrandone la eccelsa dignità, la bellezza, la necessità e l'alto merito.
Ogni padre e madre cristiani, a qualunque ceto sociale appartengano, devono pregare Dio affinché li faccia degni che almeno uno dei loro figlioli sia chiamato al suo servizio.
Tutti i cristiani, infine, devono sentire il dovere di favorire ed aiutare coloro che si sentono chiamati al sacerdozio.
La scelta dei candidati al sacerdozio, che il Codice di Diritto Canonico raccomanda ai pastori di anime, deve costituire l'impegno particolare di tutti i Sacerdoti, i quali, non solo devono rendere umili e generose grazie a Dio per il dono inestimabile ricevuto, ma devono altresì non aver niente di più caro e di gradito che di trovare e prepararsi un successore, tra quei giovani che conoscono forniti delle doti necessarie.
Per riuscire più efficacemente in questo scopo, ogni Sacerdote deve sforzarsi di essere e di mostrarsi come un esempio di vita sacerdotale, che per i giovani che avvicina e nei quali scorga i segni della divina chiamata, possa costituire un ideale da imitare.
Questa selezione oculata e prudente si svolga sempre e dovunque; non soltanto tra i giovani che sono già nel Seminario, ma anche tra quelli che compiono altrove i loro studi, ed in modo particolare tra quelli che prestano la loro opera nelle varie attività dell'apostolato cattolico.
Questi, anche se giungono al sacerdozio in età avanzata, sono spesso forniti di maggiori e più solide virtù, essendo stati sperimentati ed avendo rafforzato il loro animo al contatto delle difficoltà della vita ed avendo già collaborato in un campo che rientra nelle finalità dell'azione sacerdotale.
Bisogna però sempre esaminare con diligenza i singoli aspiranti al sacerdozio, per vedere con quali intenzioni e per quali cause abbiano preso questa risoluzione.
In modo speciale, quando si tratta di fanciulli, bisogna indagare se essi siano forniti delle necessarie doti morali e fisiche, e se aspirino al sacerdozio unicamente per la sua dignità e per l'utilità spirituale propria ed altrui.
Voi conoscete, Venerabili Fratelli, quali sono le condizioni di idoneità morale che la Chiesa richiede nei giovani che aspirino al sacerdozio, e reputiamo superfluo trattenerci su questo argomento.
Richiamiamo invece la vostra attenzione sulle condizioni di idoneità fisica; ciò tanto più che la recente guerra ha lasciato tracce funeste ed ha perturbato in vari modi la giovane generazione.
Si esaminino dunque con particolare attenzione le qualità fisiche dei candidati, ricorrendo, se necessario, anche all'esame di un medico prudente.
Con questa scelta delle vocazioni, fatta con zelo e con prudenza, Noi confidiamo che sorga dovunque una eletta e folta schiera di candidati al sacerdozio.
Se molti sacri Pastori sono preoccupati della diminuzione delle vocazioni, da non minore preoccupazione essi sono presi quando si tratta di curare i giovani che sono già entrati in Seminario.
Conosciamo, Venerabili Fratelli, quanto ardua sia quest'opera e quante difficoltà presenti; ma dal compimento di sì grave dovere avrete grandissima consolazione, in quanto, come ricorda il Nostro Predecessore Leone XIII, "dalle cure e dalle sollecitudini poste nel formare i Sacerdoti, avrete frutti sommamente desiderabili, e sperimenterete che il vostro officio episcopale sarà più facile ad essere esercitato, molto più fecondo di frutti" .
Stimiamo pertanto opportuno di darvi alcune norme, suggerite dalla necessità, oggi più sentita che mai, di educare santi Sacerdoti.
Innanzi tutto bisogna ricordare che gli alunni dei Seminari minori sono adolescenti separati dall'ambiente naturale della famiglia.
È necessario dunque che la vita che i ragazzi conducono nei Seminari corrisponda, per quanto è possibile, alla vita normale dei ragazzi; sarà data quindi grande importanza alla vita spirituale, ma in forma adeguata alla loro capacità ed al loro grado di sviluppo, che tutto si svolga in un ambiente sano e sereno.
Tuttavia anche in questo si osservi "la giusta misura e moderazione", in modo che non accada che coloro i quali devono essere formati alla abnegazione ed alle virtù evangeliche, "vivano in case sontuose, nei piaceri e nei comodi" .
Si deve curare in modo particolare la formazione del carattere di ciascun ragazzo, sviluppando in esso il senso di responsabilità, la capacità di giudizio, lo spirito di iniziativa.
Perciò coloro che dirigono i Seminari, dovranno ricorrere con moderazione ai mezzi coercitivi, alleggerendo, man mano che i giovani crescono di età, il sistema della rigorosa sorveglianza e delle restrizioni, avviando i giovani stessi a guidarsi da sé ed a sentire la responsabilità delle proprie azioni.
Concedano una certa libertà di azione in determinate iniziative, abituino gli alunni alla riflessione, perché divenga ad essi più facile l'assimilazione delle verità teoriche e pratiche; né temano di tenerli al corrente degli avvenimenti del giorno, che anzi, oltre a fornire loro gli elementi necessari perché possano formarsene ed esprimere un retto giudizio, non sfuggano le discussioni su di essi, per aiutarli ed abituarli a giudicare e valutare con equilibrio.
In questo modo i giovani sono indirizzati all'onestà e alla lealtà, alla stima della fermezza e della dirittura del carattere ed alla avversione per ogni forma di doppiezza.
Quanto più essi saranno sinceri e schietti, tanto meglio potranno essere conosciuti e ben guidati dai Superiori nel difficile esame della vocazione.
Se i giovani - specialmente quelli che sono entrati in Seminario in tenera età - sono formati in un ambiente troppo avulso dal mondo, quando poi usciranno dal Seminario potranno trovare serie difficoltà nelle relazioni sia col popolo, sia con il laicato colto, e può quindi succedere o che prendano un atteggiamento errato e falso verso i fedeli, o che considerino sfavorevolmente la formazione ricevuta.
Per questo motivo, bisogna diminuire gradatamente e con la dovuta prudenza, il distacco tra il popolo ed il futuro sacerdote, affinché quando egli, ricevuto il sacro Ordine, inizierà il suo ministero, non abbia a sentirsi disorientato: ciò che non soltanto sarebbe dannoso al suo spirito ma nuocerebbe anche all'efficacia del suo lavoro.
Altra grave cura dei Superiori è la formazione intellettuale degli alunni.
Voi avete presenti, Venerabili Fratelli, gli ordinamenti e le disposizioni che questa Sede Apostolica ha dato in proposito, e che Noi medesimi abbiamo raccomandato a tutti fin dal primo incontro che avemmo con gli alunni dei Seminari e dei Collegi di Roma all'inizio del Nostro Pontificato.
Qui vogliamo anzitutto raccomandare che la cultura letteraria e scientifica dei futuri Sacerdoti sia per lo meno non inferiore a quella dei laici che frequentano analoghi corsi di studi.
In tal modo, non solo sarà assicurata la serietà della formazione intellettuale, ma sarà anche facilitata la selezione dei soggetti.
I Seminaristi si sentiranno più liberi nella scelta dello stato, e sarà allontanato il pericolo che, per mancanza di una sufficiente preparazione culturale, la quale possa assicurare una sistemazione nel mondo, qualcuno si senta in certo modo spinto a proseguire una via che non è la sua, seguendo il ragionamento del fattore infedele: "Fodere non valeo, mendicare erubesco" ( Lc 16,3 ).
Se poi accadesse che qualcuno, su cui si erano concepite buone speranze per la Chiesa, si allontani dal Seminario, ciò non deve preoccupare, perché il giovane che è riuscito a trovare la sua via, in seguito non potrà non ricordarsi dei benefici ricevuti in Seminario, e con la sua attività potrà arrecare un notevole contributo di bene alle opere del laicato cattolico.
Nella formazione intellettuale dei giovani seminaristi, pur non trascurando anche gli altri studi, fra cui ricordiamo quelli attinenti ai problemi sociali, oggi tanto necessari, si dia la massima importanza alla dottrina filosofica e teologica "a norma del Dottore Angelico" , adeguata ai tempi e informata degli errori moderni.
Lo studio di tali discipline è di somma importanza e utilità sia per lo spirito dello stesso Sacerdote che per il popolo.
I maestri di vita spirituale infatti affermano che lo studio delle scienze sacre, purché esse siano impartite nel debito modo e con retti sistemi, è un aiuto efficacissimo per conservare e alimentare lo spirito di fede, frenare le passioni, mantenere l'anima unita a Dio.
Si aggiunga che il Sacerdote, il quale è "sale della terra" e "luce del mondo" ( Mt 5,13.14 ), deve prodigarsi nella difesa della fede predicando il Vangelo e confutando gli errori delle avverse dottrine che oggi vengono disseminate tra il popolo con ogni mezzo.
Ma non si possono efficacemente combattere tali errori, se non si conoscono a fondo gli inconcussi principi della filosofia e della teologia cattolica.
A tal proposito non è fuori luogo ricordare che il metodo scolastico ha una particolare efficacia per dare concetti chiari e mostrare come le dottrine affidate, qual sacro deposito, alla Chiesa maestra dei cristiani, siano tra loro organicamente connesse e coerenti.
Non mancano oggi di quelli che, allontanandosi dagli insegnamenti del Magistero Ecclesiastico e trascurando la chiarezza e la precisione delle idee, non soltanto si allontanano dal sano metodo scolastico, ma aprono la via ad errori e confusioni, come una triste esperienza dimostra.
Ad impedire pertanto che negli studi ecclesiastici si debbano lamentare ondeggiamenti e incertezze, vi esortiamo, Venerabili Fratelli, a vigilare assiduamente affinché le norme precise date da questa Sede Apostolica per tali studi siano fedelmente accolte e tradotte in atto.
Se con tanta sollecitudine abbiamo raccomandato una valida preparazione intellettuale nel Clero, è facile comprendere quanto Ci debba stare a cuore la formazione spirituale e morale dei giovani chierici, senza la quale anche una scienza eminente rimane infruttuosa, anzi può produrre danni incalcolabili per la superbia e l'orgoglio che insinua nel cuore.
Perciò la Chiesa ansiosamente e sopra ogni cosa vuole che nei Seminari si pongano solide fondamenta alla santità che il ministro di Dio dovrà poi sviluppare e praticare per tutta la vita.
Come già abbiamo detto per i Sacerdoti, così ora raccomandiamo che i chierici abbiano una convinzione sincera e profonda della necessità della vita spirituale, e sentano quindi il dovere di fare ogni sforzo per acquistarla, per conservarla ed accrescerla continuamente.
Nel corso della giornata, con ritmo più o meno uniforme, secondo gli orari e i programmi, essi compiono varie pratiche religiose e partecipano a diversi esercizi di pietà.
È facile il pericolo che agli esercizi esterni di pietà non corrisponda un movimento interiore dell'animo, cosa che può diventare abituale e può anche aggravarsi quando, fuori di Seminario, il ministro di Dio sarà assillato dalla necessità dell'azione, spesso travolgente.
Pertanto sia posta ogni cura nel formare i giovani alla vita interiore, che è la vita dello spirito e secondo lo spirito: che essi compiano tutto alla luce della fede ed in unione con Cristo, convinti che questo è un grave dovere di coscienza che incombe a chi un giorno dovrà ricevere il carattere sacerdotale e rappresentare il Divino Maestro nella Chiesa.
La vita interiore sarà per i Seminaristi il mezzo più efficace per acquistare le virtù sacerdotali, la forza spontanea proveniente da intima persuasione che fa superare le difficoltà e spinge alla realizzazione dei santi propositi.
Coloro che attendono alla formazione morale dei Seminaristi abbiano sempre di mira il fine, che è quello di fare acquistare ad essi tutte le virtù che la Chiesa esige nei Sacerdoti.
Di esse abbiamo già trattato in altra parte di questa Esortazione, e quindi non intendiamo di ritornare sull'argomento; non possiamo però non segnalare e raccomandare, fra tutte le altre virtù che gli aspiranti al sacerdozio devono possedere saldamente, quelle sulle quali poggia, come su saldi pilastri, l'edificio morale del Sacerdote.
È necessario che i giovani acquistino lo spirito di obbedienza abituandosi a sottomettere sinceramente la propria volontà a quella di Dio, manifestata attraverso la legittima autorità dei Superiori.
Nulla mai si dovrà lamentare nella condotta del futuro Sacerdote che non sia conforme ai voleri divini.
Questa obbedienza sia sempre ispirata al modello perfetto del Divino Maestro, che in terra ebbe un solo ed unico programma: "Fare, o Dio, la tua volontà" ( Eb 10,7 ).
Il futuro Sacerdotale impari fin dal Seminario a prestare ai Superiori obbedienza filiale e sincera, per essere sempre pronto, in seguito, a ubbidire docilmente al suo Vescovo secondo l'insegnamento dell'invitto Confessore di Cristo, Ignazio di Antiochia: "Obbedite tutti al Vescovo, come Gesù Cristo al Padre" .
"Chi onora il Vescovo, è onorato da Dio; chi opera di nascosto del Vescovo serve al demonio" .
"Non fate niente senza il Vescovo, custodite il vostro corpo come tempio di Dio, amate l'unione, fuggite le discordie, siate imitatori di Gesù Cristo, come egli lo fu del Padre suo" .
Sia usata inoltre ogni diligenza e sollecitudine affinché i Seminaristi apprezzino, amino e custodiscano la castità, perché la scelta dello stato sacerdotale e la perseveranza in esso dipendono in gran parte da tale virtù.
Questa, essendo esposta a maggiori pericoli, deve essere saldamente posseduta e lungamente provata.
Si illuminino dunque i Seminaristi sulla natura del celibato ecclesiastico, della castità che essi devono osservare, e sugli obblighi che ciò comporta , e si istruiscano poi circa i pericoli ai quali possono andare incontro.
Si ammoniscano di premunirsi contro di essi fin dalla tenera età, ricorrendo fedelmente ai mezzi che offre l'ascetica cristiana per frenare le passioni; perché quanto più fermo ed efficace sarà il dominio di esse, tanto più l'anima potrà progredire nelle altre virtù e tanto più sicura sarà poi l'azione del loro ministero sacerdotale.
Qualora poi i giovani leviti mostrino a questo riguardo delle tendenze malsane, e dopo la debita prova si mostrino incorreggibili, è assolutamente necessario dimetterli dal Seminario almeno prima che accedano agli Ordini Sacri.
Queste, e tutte le altre virtù del Sacerdote, potranno essere facilmente acquistate e tenacemente possedute dai Seminaristi, se fin dalla prima età essi avranno appresa e coltivata una sincera e tenera devozione a Gesù presente "veramente, realmente e sostanzialmente", in mezzo a noi nel Sacramento del suo amore, faranno di Lui Sacramentato il movente e il fine di tutte le loro azioni, delle loro aspirazioni e dei loro sacrifici.
E se alla devozione a Gesù Sacramentato uniranno una devozione filiale a Maria, che sia piena di fiducia e di abbandono in Lei, e che spinga l'anima alla imitazione delle sue virtù, allora la Chiesa si rallegrerà, perché non potrà mai mancare il frutto di un ministero ardente e zelante in un Sacerdote la cui adolescenza si è nutrita dell'amore verso Gesù e verso Maria.
Qui non possiamo fare a meno di rivolgere a Voi, Venerabili Fratelli, una viva raccomandazione: di avere cioè una cura tutta particolare per il giovane clero.
Il passaggio dalla vita riparata e tranquilla del Seminario all'attività del ministero, può essere pericoloso per il Sacerdote che entra nel campo aperto dell'apostolato, se non sarà stato sufficientemente preparato al nuovo genere di vita.
Tante speranze riposte in giovani Sacerdoti possono fallire, se essi non sono gradatamente introdotti al lavoro, sapientemente vigilati e paternamente guidati nei primi passi del loro ministero.
Noi approviamo pertanto che i giovani Sacerdoti, quando è possibile, siano raccolti, per alcuni anni in speciali Istituti, ove, sotto la guida di Superiori sperimentati, possono affinarsi nella pietà e perfezionarsi nelle sacre discipline, ed essere avviati al ministero che più corrisponderà alla loro indole ed alle loro attitudini.
Per tal motivo Noi vorremmo che per ogni diocesi, o, a seconda delle circostanze, per più diocesi insieme, fossero istituiti simili collegi.
Per quanto riguarda la Nostra alma Città, Noi stessi abbiamo fatto ciò, quando al compiersi del 50° anniversario del Nostro sacerdozio, erigemmo l'Istituto di Sant'Eugenio per i giovani Sacerdoti.
Vi esortiamo, Venerabili Fratelli, ad evitare, per quanto è possibile, di lanciare nel pieno dell'attività pastorale Sacerdoti ancora inesperti, e di mandarli in luoghi molto remoti dalla sede della diocesi o da altri centri maggiori.
In simile situazione infatti, isolati, inesperti, esposti a pericoli, privi di maestri prudenti, ne avrebbero certamente danno per se stessi e per il loro ministero.
È cosa invece particolarmente raccomandabile che questi giovani sacerdoti siano posti a fianco di qualche parroco, perché in tal modo, mediante la guida di persone anziane, possono più facilmente essere addestrati al sacro ministero e perfezionare lo spirito di pietà.
Ricordiamo a tutti i Pastori di anime che l'avvenire dei novelli Sacerdoti è, per gran parte, nelle loro mani.
Lo zelo ardente ed i generosi propositi da cui essi sono animati nell'iniziare il loro ministero, possono essere spenti e certamente affievoliti dall'esempio degli anziani, se questi non rifulgano dello splendore della virtù, o se, con il pretesto di non mutare le vecchie consuetudini, si mostrassero amanti dell'ozio.
Noi approviamo e raccomandiamo vivamente quanto è già nei voti della Chiesa, che cioè si introduca e si estenda la consuetudine della vita comune tra i Sacerdoti di una stessa parrocchia o di parrocchie limitrofe.
Se questa pratica della vita comune comporta anche sacrificio, nessun dubbio tuttavia che da essa provengono grandi vantaggi; innanzi tutto alimenta quotidianamente lo zelo e lo spirito di carità tra i Sacerdoti, dà poi un mirabile esempio ai fedeli del distacco dei ministri di Dio dai propri interessi e dalla propria famiglia; è infine testimonianza della cura scrupolosa con cui essi salvaguardano la castità sacerdotale.
I Sacerdoti devono inoltre coltivare lo studio, come sapientemente prescrive il Codice del Diritto Canonico: "I chierici non sospendano gli studi, specialmente quelli sacri, dopo ricevuto il sacerdozio" .
Lo stesso Codice poi, oltre agli esami da farsi "almeno ogni anno, per un intero triennio" che richiede dai novelli Sacerdoti, prescrive altresì che il Clero tenga più volte l'anno adunanze ordinate "a promuovere la scienza e la pietà" .
Per favorire questi studi, resi talvolta difficili per le precarie condizioni economiche del Clero, sarebbe sommamente opportuno che gli Ordinari, secondo le luminose tradizioni della Chiesa, ridonassero dignità ed efficienza alle biblioteche, cattedrali, collegiali, parrocchiali.
Molte biblioteche ecclesiastiche, nonostante le spogliazioni e le dispersioni subite, posseggono non raramente una preziosa eredità di pergamene, di libri manoscritti e stampati, "testimonio eloquente così dell'attività ed influenza della Chiesa, come della fede e pietà generosa degli avi, dei loro studi e del loro buon gusto" .
Non siano queste biblioteche negletti ricettacoli di libri, ma piuttosto strutture viventi, con una sala adatta alla consultazione dei libri ed alla lettura. Innanzi tutto però, siano esse aggiornate ed arricchite di opere di tutti i generi, specialmente di quelle relative alle questioni religiose e sociali dei nostri tempi, in modo che gli insegnanti, i parroci, e particolarmente i giovani Sacerdoti possano attingervi la dottrina necessaria per diffondere le verità del Vangelo e per combattere gli errori.
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