Menti nostrae |
Stimiamo infine essere Nostro officio, Venerabili Fratelli, di rivolgervi un avvertimento sulle difficoltà che sono proprie del nostro tempo.
Avete già rilevato che tra i Sacerdoti, specialmente tra quelli meno forniti di dottrina e di vita meno severa, si va diffondendo, in modo sempre più grave e preoccupante, un certo spirito di novità.
La novità non è mai per se stessa un criterio di verità, e può essere lodevole soltanto quando conferma la verità e porta alla rettitudine ed alla virtù.
L'epoca in cui viviamo soffre di un grave smarrimento in ogni campo: sistemi filosofici che nascono e muoiono senza punto migliorare i costumi; mostruosità di certa arte che pure ha la pretesa di chiamarsi cristiana; criteri di governo in molti luoghi che riescono più all'oppressione del cittadino che al bene comune; metodi di vita e di rapporti economici e sociali in cui sono più in pericolo gli onesti che gli scaltri.
Da ciò quasi naturalmente deriva che non manchino del tutto nei nostri tempi Sacerdoti infetti in qualche modo da simile contagio; e che manifestano opinioni e seguono un sistema di vita anche nel vestire e nella cura della persona, alieni sia dalla loro dignità che dalla loro missione; che si lasciano trascinare dalla smania di novità sia nel predicare ai fedeli sia nel combattere gli errori degli avversari; e che perciò compromettono non solo la loro coscienza, ma anche la loro buona fama e quindi l'efficacia del loro ministero.
Su tutto ciò, Venerabili Fratelli, richiamiamo vivamente la vostra vigilanza, sicuri che voi, tra la diffusa bramosia del nuovo e l'esagerato attaccamento al passato, userete quella prudenza che è sempre saggia e vigilante, anche quando tenta vie nuove di attività e di lotta per il trionfo della verità.
Siamo ben lontani dal ritenere che l'apostolato non debba adeguarsi alla realtà della vita moderna e che non si debbano promuovere iniziative adatte ai bisogni del nostro tempo.
Ma poiché tutto l'apostolato che svolge la Chiesa è essenzialmente gerarchico, non si introducano nuove forme se non con il beneplacito dell'Ordinario.
Gli Ordinari di una stessa regione o di una stessa Nazione, procurino in questa materia di stabilire tra essi un'intesa allo scopo di provvedere alle necessità delle loro località e per studiare i metodi più idonei e consoni all'apostolato religioso.
Così tutto si farà nell'ordine e nella disciplina e si potrà essere certi dell'efficacia dell'azione sacerdotale.
Siano tutti persuasi di questo: che bisogna seguire la voce di Dio e non quella del mondo, e regolare l'attività dell'apostolato secondo le direttive della Gerarchia e non secondo opinioni personali.
È vana illusione credere di poter nascondere la propria povertà interiore a cooperare efficacemente alla diffusione del regno di Cristo con la stranezza dei modi esterni.
Pari rettitudine di atteggiamento si richiede riguardo alle dottrine sociali del tempo presente.
Vi sono alcuni i quali, di fronte all'iniquità del comunismo che mira a strappare la fede a quelli ai quali promette il benessere materiale, si mostrano pavidi ed incerti; ma questa Sede Apostolica, con documenti recenti, ha indicato con chiarezza la via da seguire, dalla quale nessuno dovrà allontanarsi se non vorrà mancare al proprio dovere.
Altri si dimostrano non meno pavidi e incerti di fronte a quel sistema economico che è noto con il nome di capitalismo, del quale la Chiesa non ha mancato di denunciare le gravi conseguenze.
La Chiesa infatti ha indicato non soltanto gli abusi del capitale e dello stesso diritto di proprietà che tale sistema promuove e difende, ma ha altresì insegnato che il capitale e la proprietà devono essere strumenti della produzione a vantaggio di tutta la società e mezzi di sostegno e di difesa della libertà e dignità della persona umana.
Gli errori dei due sistemi economici e le dannose conseguenze che ne derivano devono convincere tutti e specialmente i Sacerdoti a mantenersi fedeli alla dottrina sociale della Chiesa e a diffonderne la conoscenza e l'applicazione pratica.
Tale dottrina infatti è la sola che può rimediare ai mali denunciati e così dolorosamente diffusi: essa unisce e perfeziona le esigenze della giustizia e i doveri della carità e promuove un ordinamento sociale che non opprima i singoli e non li isoli in un egoismo cieco, ma tutti unisca nell'armonia dei rapporti e nel vincolo di fraterna solidarietà.
Ad esempio del Divino Maestro, il Sacerdote vada incontro ai poveri, ai lavoratori, a tutti quelli che si trovano in angustia e in miseria, fra i quali sono anche molti della classe media e non pochi confratelli di sacerdozio.
Ma non trascuri neppure coloro che, pur ricchi di beni di fortuna, sono spesso i più poveri nell'anima e hanno bisogno di essere chiamati a rinnovarsi spiritualmente per fare come Zaccheo: "Do ai poveri la metà dei miei beni e se ho frodato qualcuno di qualche cosa, restituisco il quadruplo" ( Lc 19,8 ).
Nel campo delle contese sociali dunque il Sacerdote non perda mai di vista lo scopo della sua missione.
Con zelo, senza timore, deve esporre i principi cattolici circa la proprietà, le ricchezze, la giustizia sociale e la carità cristiana fra le diverse classi, e dare a tutti l'esempio manifesto della loro applicazione.
In via ordinaria la realizzazione di questi principi sociali cristiani nella vita pubblica è officio dei laici, e dove non ve ne sono di capaci, il Sacerdote ponga ogni cura nel formarli adeguatamente.
Questo argomento opportunamente Ci richiama a dire una parola sulle condizioni economiche nelle quali in questo dopo guerra si sono venuti a trovare moltissimi Sacerdoti particolarmente di quelle regioni che maggiormente hanno risentito le conseguenze della guerra e della situazione politica determinatasi a causa del recente conflitto.
Tale stato di cose Ci angustia profondamente e Noi non tralasciamo nulla per alleviare, secondo le Nostre possibilità, i disagi, la miseria e la estrema indigenza di molti.
Voi, specialmente, Venerabili Fratelli, ben conoscete come siamo intervenuti, nei luoghi dove si sentiva maggiormente bisogno, anche attraverso la Sacra Congregazione del Concilio, concedendo straordinarie facoltà ai Vescovi perché fossero eliminate stridenti sperequazioni nelle condizioni economiche tra Sacerdoti di una medesima Diocesi, e Ci consta che in molti luoghi i Sacerdoti hanno aderito all'invito dei loro Pastori in modo degno di encomio; altrove non è stato possibile mettere in pratica nella loro integrità le norme date, a causa di gravi difficoltà incontrate.
Vi esortiamo pertanto a proseguire, con animo di padri, nella via intrapresa, ed a notificarci i frutti dei vostri sforzi, perché non è ammissibile che manchi il pane quotidiano all'operaio che ha lavorato e lavora nella vigna del Signore.
Noi vivamente lodiamo inoltre, Venerabili Fratelli, tutte quelle iniziative che prenderete di comune accordo, affinché non solo non manchi ai Sacerdoti il necessario per l'oggi, ma perché sia provveduto anche al futuro, con quel sistema di previdenza, che già vige e tanto lodiamo nelle altre classi, e che assicurano una conveniente assistenza nei casi di malattia, di invalidità e di vecchiaia.
In tal modo voi solleverete i Sacerdoti dalle preoccupazioni derivanti dall'incertezza dell'avvenire.
Al qual proposito, esprimiamo il Nostro paterno compiacimento a tutti quei Sacerdoti che, anche a costo di sacrifici, sono venuti e vengono incontro alle necessità dei Confratelli bisognosi, specialmente se malati o vecchi.
Così facendo, essi danno una prova luminosa di quella carità vicendevole che Gesù Cristo ha dato come segno distintivo dei suoi discepoli: "In questo tutti conosceranno che siete miei discepoli, se vi aiuterete a vicenda" ( Gv 13,35 ).
E Ci auguriamo che questi vincoli di fraterna carità si facciano sempre più stretti tra i Sacerdoti di tutte le Nazioni, affinché sia sempre più manifesto che essi, ministri di Dio padre universale, a qualsiasi gente appartengano, sono uniti tra sé dal vincolo della carità.
Voi però comprenderete bene che un tale problema non può essere risolto adeguatamente se i fedeli non sentano intimamente il dovere di aiutare il Clero, ciascuno secondo le proprie possibilità, e non si adoperino tutti i mezzi necessari per raggiungere tale scopo.
Perciò fate comprendere ai fedeli commessi alle vostre cure, l'obbligo che essi hanno di venire in soccorso dei propri Sacerdoti che sono nel bisogno: vale sempre la parola del Signore: "L'operaio merita la sua mercede" ( Lc 10,7 ).
Come si potrà attendere un'attività fervida ed alacre dai Sacerdoti quando essi mancano del necessario?
Del resto, i fedeli che trascurano tale dovere, spianano, anche involontariamente, la via ai nemici della Chiesa, che in non pochi paesi cercano appunto di affamare il Clero per poterlo separare dai legittimi Pastori.
Anche i Pubblici Poteri, secondo le diverse condizioni dei singoli Paesi, hanno l'obbligo di provvedere ai bisogni del Clero, dalla cui azione la società civile riceve incalcolabili benefici spirituali e morali.
Ponendo fine alla Nostra esortazione, non possiamo astenerci dal riassumere e ripetere quanto desideriamo che si imprima sempre più profondamente nell'animo vostro, come programma della vostra vita e della vostra attività.
Siamo sacerdoti di Cristo, dobbiamo perciò adoperarci con tutte le forze affinché la Redenzione da lui operata abbia la più efficace applicazione in tutte le anime.
Considerate le immense necessità del nostro tempo, dobbiamo fare ogni sforzo per ricondurre a Cristo i fratelli deviati dall'errore od accecati dalle passioni; per illuminare i popoli con la luce della dottrina cristiana, per guidarli secondo i precetti del Vangelo e formarli ad una più perfetta coscienza cristiana, per incitarli infine alle lotte per il trionfo della verità e della giustizia.
Avremo raggiunto la meta prefissa soltanto quando saremo pervenuti alla nostra santificazione, così che potremo trasfondere agli altri la vita che avremo attinto da Cristo.
Ad ogni Sacerdote ripetiamo pertanto la parola dell'Apostolo: "Non trascurare la grazia che è in te, che ti è stata data… con l'imposizione delle mani del presbiterio" ( 1 Tm 4,14 ); "mostra te stesso in tutto come modello di bene operare, nella dottrina, nell'integrità, nella gravità; il parlare ( sia ) sano, comprensibile, affinché l'avversario resti confuso, non avendo nulla da dire contro di noi" ( Tt 2,7.8 ).
Diletti figli, fate sommo conto della grazia della vostra vocazione, e vivetela in modo ch'essa produca frutti copiosi in edificazione della Chiesa e per la conversione dei suoi nemici.
E perché questa Nostra esortazione consegua lo scopo sperato, vi rivolgiamo con particolare affetto queste parole che, ricorrendo l'Anno Santo, sono quanto mai opportune: "Rinnovatevi nello spirito della vostra mente, e rivestitevi dell'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità" ( Ef 4,23.24 ); "siate imitatori di Dio, come figli bennati, e camminate nell'amore, come Cristo ha amato noi ed ha dato per noi se stesso a Dio oblazione ed ostia" ( Ef 5,1.2 ); "siate pieni di Spirito Santo, parlando tra voi con inni e salmi e cantici spirituali, cantando e salmeggiando nei vostri cuori al Signore" ( Ef 5,18-19 ); "vegliando con tutta perseveranza e pregando per tutti i Santi" ( Ef 6,18 ).
Meditando questi incitamenti dell'Apostolo delle Genti, Ci sembra opportuno suggerirvi che, nel corso di questo stesso Anno Santo, facciate un corso straordinario di esercizi spirituali, in modo che pieni di nuovo fervore di pietà, possiate condurre anche le altre anime all'acquisto dell'indulgenza divina.
Ed infine, quando sperimentate più gravi le difficoltà nel cammino della santità e nell'esercizio del vostro ministero, volgete fiduciosi gli occhi e l'animo a Colei, che è Madre dell'Eterno Sacerdote ed è perciò madre di tutti i Sacerdoti Cattolici.
Voi ben conoscete la bontà di questa Madre, anzi in molte regioni siete stati voi gli umili strumenti della misericordia del Cuore Immacolato di Maria nel risvegliare la fede e la carità del popolo cristiano.
Se Maria ama tutti di tenerissimo amore, in modo tutto particolare Essa predilige i Sacerdoti, che sono viva immagine del suo Gesù. Confortatevi al pensiero di questo amore della Madre Divina per ognuno di voi, e sentirete più facili le fatiche della vostra santificazione e del mistero sacerdotale.
All'Alma Madre di Dio, mediatrice delle grazie celesti, Noi affidiamo i Sacerdoti di tutto il mondo, affinché, per sua intercessione, Dio faccia scendere una larga effusione del suo Spirito, che spinga tutti i Ministri dell'Altare alla santità e, attraverso il loro ministero, rinnovi spiritualmente la faccia della terra.
Fidenti nel valido patrocinio della Immacolata Vergine Maria per la realizzazione di questi voti, imploriamo l'abbondanza delle divine grazie su tutti, ma specialmente sui Vescovi e sui Sacerdoti i quali, per la doverosa difesa dei diritti e della libertà della Chiesa, soffrono persecuzioni, carceri ed esilio.
Noi esprimiamo ad essi il Nostro vivissimo affetto, e li esortiamo con paterno animo perché continuino a dare esempio di fortezza e di virtù sacerdotale.
Sia auspicio di queste celesti grazie e testimonianza della Nostra paterna benevolenza, la Benedizione Apostolica che impartiamo di gran cuore a Voi tutti e singoli, Venerabili Fratelli, ed a tutti i vostri Sacerdoti.
Dato in Roma, presso San Pietro, il 23 settembre dell'Anno Santo 1950, decimosecondo del Nostro Pontificato.
Pio XII
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