Catechesi tradendae |
25 Così, dunque, grazie alla catechesi, il kèrygma evangelico - primo annuncio pieno di calore, che un giorno ha sconvolto l'uomo portandolo alla decisione di donarsi a Gesù Cristo per mezzo della fede - viene a poco a poco approfondito, sviluppato nei suoi corollari impliciti, spiegato da un discorso che fa appello anche alla ragione, orientato verso la pratica cristiana nella chiesa e nel mondo.
Tutto questo non è meno evangelico del kèrygma, checché ne dicano alcuni secondo i quali la catechesi giungerebbe necessariamente a razionalizzare, ad inaridire e, in definitiva, a spegnere tutto quel che di vivo, di spontaneo e di vibrante vi è nel kèrygma.
Le verità che sono approfondite nella catechesi sono le stesse che hanno toccato il cuore dell'uomo, quando egli le ha ascoltate per la prima volta.
Il fatto di conoscerle meglio, lungi dall'attenuarle o dall'inaridirle, deve renderle ancor più provocatorie e decisive per la vita.
Nella concezione or ora esposta, la catechesi mantiene l'ottica tutta pastorale, sotto la quale il sinodo ha voluto considerarla.
Questo senso largo della catechesi non contraddice, ma comprende, oltrepassandolo, il senso più stretto, una volta impiegato comunemente nelle esposizioni didattiche: il semplice insegnamento delle formule, che esprimono la fede.
In definitiva, la catechesi è necessaria tanto per la maturazione della fede dei cristiani, quanto per la loro testimonianza nel mondo: essa vuole portare i cristiani « all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo »; ( Ef 4,13 ) essa vuole, altresì, renderli pronti a dar ragione della loro speranza dinanzi a tutti coloro che ad essi ne chiedono conto. ( 1 Pt 3,15 )
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