Catechesi tradendae |
55 L'ultima questione metodologica, che è opportuno almeno sottolineare - essa è stata più di una volta dibattuta nel sinodo - è quella della memorizzazione.
Gli inizi della catechesi cristiana, che coincisero con una civiltà soprattutto orale, hanno fatto il più ampio ricorso alla memorizzazione.
La catechesi, in seguito, ha conosciuto una lunga tradizione di apprendimento mnemonico delle principali verità.
Noi sappiamo tutti che questo metodo può presentare certi inconvenienti: il minore non è certo quello di prestarsi ad un'assimilazione insufficiente, talvolta quasi nulla, riducendosi tutto il sapere a formule che vengono ripetute senza che siano state approfondite.
Questi inconvenienti, uniti alle caratteristiche diverse della nostra civiltà, hanno condotto qua e là alla soppressione quasi completa - alcuni dicono, ahimè, definitiva - della memorizzazione nella catechesi.
Nondimeno, voci molto autorevoli si sono fatte sentire in occasione della IV assemblea generale del sinodo per riequilibrare assennatamente la funzione della riflessione e della spontaneità, del dialogo e del silenzio, dei lavori scritti e della memoria.
D'altronde, determinate culture tengono tuttora in gran conto la memorizzazione.
Mentre nell'insegnamento profano di certi paesi, si levano sempre più numerose le critiche intorno alle conseguenze spiacevoli della svalutazione di questa facoltà umana, che è la memoria, perché non dovremmo cercare di ridare ad essa valore nella catechesi, in maniera intelligente ed anche originale, tanto più che la celebrazione, o « memoria » dei grandi fatti della storia della salvezza esige che se ne abbia una conoscenza esatta?
Una certa memorizzazione delle parole di Gesù, di importanti passi biblici, dei dieci comandamenti, delle formule di professione di fede, dei testi liturgici, delle preghiere fondamentali, delle nozioni-chiave della dottrina… lungi dall'esser contraria alla dignità dei giovani cristiani, o dal costituire un ostacolo al dialogo personale col Signore, è una reale necessità, come hanno ricordato con vigore i padri sinodali.
Bisogna essere realisti.
I fiori della fede e della pietà - se così si può dire - non spuntano nelle zone desertiche di una catechesi senza memoria.
La cosa essenziale è che questi testi memorizzati siano al tempo stesso interiorizzati, compresi a poco a poco nella loro profondità, per diventare sorgente di vita cristiana personale e comunitaria.
La pluralità dei metodi nella catechesi contemporanea può essere segno di vitalità e di genialità.
In tutti i casi, quel che importa è che il metodo prescelto si riferisca, in definitiva, a una legge che è fondamentale per tutta la vita della chiesa: quella della fedeltà a Dio e della fedeltà all'uomo, in uno stesso atteggiamento di amore.
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