Redemptionis donum

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III - Consacrazione

La professione è un'espressione più perfetta del battesimo

7 La vocazione, cari fratelli e sorelle, vi ha condotti alla professione religiosa, grazie alla quale siete stati consacrati a Dio mediante il ministero della Chiesa e, al tempo stesso, siete stati incorporati nella vostra famiglia religiosa.

Perciò la Chiesa pensa a voi, prima di tutto, come a persone "consacrate": consacrate a Dio in Gesù Cristo come proprietà esclusiva.

Questa consacrazione determina il vostro posto nella vasta comunità della Chiesa, del popolo di Dio.

Al tempo stesso, essa introduce nella missione universale di questo popolo una speciale risorsa di energia spirituale e soprannaturale: una particolare forma di vita, di testimonianza e di apostolato, in fedeltà alla missione del vostro istituto, alla sua identità e al suo patrimonio spirituale.

La missione universale del popolo di Dio si radica nella missione messianica di Cristo stesso - profeta, sacerdote e re -, alla quale tutti partecipano in diversi modi.

La forma di partecipazione propria delle persone "consacrate" corrisponde alla forma del vostro radicamento in Cristo.

Della profondità e della forza di questo radicamento decide proprio la professione religiosa.

Essa crea un nuovo legame dell'uomo con Dio uno e trino, in Gesù Cristo.

Questo legame cresce sul fondamento di quel vincolo originale che è contenuto nel sacramento del battesimo.

La professione religiosa "ha le sue profonde radici nella consacrazione battesimale, e ne è un'espressione più perfetta".1

In tal modo essa diventa, nel suo contenuto costitutivo, una nuova consacrazione: la consacrazione e la donazione della persona umana a Dio, amato sopra ogni cosa.

L'impegno, assunto mediante i voti, di attuare i consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza secondo le disposizioni proprie delle vostre famiglie religiose, quali sono determinate nelle rispettive costituzioni, rappresenta l'espressione di una totale consacrazione a Dio e, insieme, il mezzo che porta alla sua pratica attuazione.

Di qui prendono anche forma la testimonianza e l'apostolato proprio delle persone consacrate.

Tuttavia, bisogna cercare la radice di questa consacrazione consapevole e libera, e della conseguente donazione di sé come proprietà a Dio, nel battesimo, sacramento che ci conduce al mistero pasquale come vertice e centro della redenzione compiuta da Cristo.

Pertanto, per mettere pienamente in risalto la realtà della professione religiosa, bisogna rifarsi alle vibranti parole di Paolo nella lettera ai Romani: "O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?

Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo… così anche noi possiamo camminare in una vita nuova"; ( Rm 6,3-4 )

"Il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché… noi non fossimo più schiavi del peccato"; ( Rm 6,6 )

"Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù" ( Rm 6,11 ).

La professione religiosa - sulla base sacramentale del battesimo in cui si radica - è una nuova "sepoltura nella morte di Cristo": nuova mediante la consapevolezza e la scelta; nuova mediante l'amore e la vocazione; nuova mediante l'incessante "conversione".

Tale "sepoltura nella morte" fa sì che l'uomo, "sepolto insieme a Cristo", "cammini come Cristo in una vita nuova".

In Cristo crocifisso trovano il loro fondamento ultimo sia la consacrazione battesimale, sia la professione dei consigli evangelici, la quale - secondo le parole del Vaticano II - "costituisce una speciale consacrazione".

Essa è ad un tempo morte e liberazione.

San Paolo scrive: "Consideratevi morti al peccato"; al tempo stesso, tuttavia, chiama questa morte "liberazione dalla schiavitù del peccato".

Soprattutto, però, la consacrazione religiosa costituisce, sulla base sacramentale del santo battesimo, una nuova vita "per Dio in Gesù Cristo".

Ecco che così, unitamente alla professione dei consigli evangelici, in modo molto più maturo e più consapevole viene "deposto l'uomo vecchio" e, nello stesso modo, "viene rivestito l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera", per adoperare ancora le parole della lettera agli Efesini. ( Ef 4,22-24 )

Alleanza dell'amore sponsale

8 Pertanto, cari fratelli e sorelle, tutti voi che nella Chiesa intera vivete l'alleanza della professione dei consigli evangelici, rinnovate in quest'anno santo della redenzione la consapevolezza della vostra speciale partecipazione alla morte in croce del Redentore: di quella partecipazione, cioè, mediante la quale siete risuscitati insieme con lui, e costantemente risorgete a una vita nuova.

Il Signore parla a ognuno e a ognuna di voi, così come una volta parlò per mezzo del profeta Isaia: "Non temere, perché io ti ho riscattato, / ti ho chiamato per nome: / tu mi appartieni!" ( Is 43,1 ).

La chiamata evangelica: "Se vuoi essere perfetto… seguimi" ( Mt 19,21 ) ci guida con la luce delle parole del divino Maestro.

Dal profondo della redenzione viene la chiamata di Cristo, e da questa profondità essa raggiunge l'anima dell'uomo: in virtù della grazia della redenzione tale chiamata salvifica assume, nell'anima del chiamato, la forma concreta della professione dei consigli evangelici.

In questa forma è contenuta la vostra risposta alla chiamata dell'amore redentivo, e questa è anche una risposta d'amore: amore di donazione, che è l'anima della consacrazione, cioè della consacrazione della persona.

Le parole di Isaia: "Ti ho riscattato / tu mi appartieni" sembrano sigillare proprio questo amore, che è amore totale ed esclusivo di una consacrazione a Dio.

In tal modo si forma la particolare alleanza dell'amore sponsale, nella quale sembrano risonare con un'eco incessante le parole relative a Israele, che il Signore "si è scelto… come suo possesso" ( Sal 135,4 ).

In ogni persona consacrata viene, infatti, scelto l'"Israele" della nuova ed eterna alleanza.

L'intero popolo messianico, la Chiesa intera viene eletta in ogni persona che il Signore sceglie in mezzo a questo popolo: in ogni persona che per tutti si consacra a Dio come proprietà esclusiva.

Infatti, anche se nessun uomo, nemmeno il più santo, può ripetere le parole di Cristo: "Per loro io consacro me stesso" ( Gv 17,19 ) secondo la potenza redentrice propria di queste parole, tuttavia ognuno, grazie all'amore di donazione, offrendosi come proprietà esclusiva a Dio, può ritrovarsi mediante la fede nel raggio di queste parole.

Non ci richiamano forse a questo le altre parole dell'apostolo nella lettera ai Romani, che tanto spesso ripetiamo e meditiamo: "Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio: è questo il vostro culto spirituale" ( Rm 12,1 )?

In queste parole risuona quasi un'eco lontana di colui che, venendo nel mondo e diventando uomo, dice al Padre: "Un corpo mi hai preparato… Ecco, io vengo … per fare, o Dio, la tua volontà" ( Eb 10,5.7 ).

Risaliamo dunque - in questo particolare contesto dell'anno giubilare della redenzione - al mistero del corpo e dell'anima di Cristo, come al soggetto integrale dell'amore sponsale e redentivo: sponsale, perché redentivo.

Per amore egli offrì se stesso, per amore diede il suo corpo "per il peccato del mondo".

Immergendovi mediante la consacrazione dei voti religiosi nel mistero pasquale del Redentore, voi, con l'amore di una donazione totale, desiderate colmare le vostre anime e i vostri corpi dello spirito di sacrificio, proprio come vi invita a fare san Paolo con le parole della lettera ai Romani appena riportate: "Offrite i vostri corpi come sacrificio". ( Rm 12,1 )

In questo modo si imprime nella professione religiosa la somiglianza di quell'amore, che nel cuore di Cristo è redentivo e insieme sponsale.

E tale amore deve sgorgare in ciascuno di voi, cari fratelli e sorelle, dalla fonte stessa di quella particolare consacrazione che - sulla base sacramentale del santo battesimo - è l'inizio della vostra nuova vita in Cristo e nella Chiesa: è l'inizio della nuova creazione.

Che insieme con quest'amore si approfondisca in ciascuno e ciascuna di voi la gioia di appartenere esclusivamente a Dio, di essere un'eredità particolare della santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo.

Ripetete ogni tanto, insieme col salmista, le ispirate parole: "Chi altri avrò per me in cielo?

/ Fuori di te nulla bramo sulla terra.

/ Vengono meno la mia carne e il mio cuore: / ma la roccia del mio cuore è Dio, / è Dio la mia sorte per sempre" ( Sal 73,25-26 ).

Oppure le altre: "Ho detto a Dio: "Sei tu il mio Signore, / senza di te non ho alcun bene"…

/ Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: / nelle tue mani è la mia vita" ( Sal 16,2.5 ).

La consapevolezza di appartenere a Dio stesso in Gesù Cristo, Redentore del mondo e Sposo della Chiesa, suggelli i vostri cuori, ( Ct 8,6 ) tutti i vostri pensieri, parole e opere, col segno della biblica sposa.

Come voi sapete, questa conoscenza ardente e profonda del Cristo si attua e si approfondisce ogni giorno di più grazie alla vita di preghiera personale, comunitaria e liturgica, propria di ciascuna delle vostre famiglie religiose.

Anche in ciò, e soprattutto i religiosi e le religiose essenzialmente dedite alla contemplazione, sono un valido aiuto e un sostegno stimolante per i loro fratelli e le loro sorelle, votati alle opere di apostolato.

Questa consapevolezza di appartenere a Cristo apra i vostri cuori, pensieri e opere, con la chiave del mistero della redenzione, a tutte le sofferenze, a tutte le necessità e a tutte le speranze degli uomini e del mondo, in mezzo ai quali la vostra consacrazione evangelica è stata innestata come un segno particolare della presenza di Dio, "per il quale tutti vivono", ( Lc 20,38 ) abbracciati dalla dimensione invisibile del suo Regno.

La parola "seguimi", pronunciata da Cristo, quando "fissò e amò" ciascuno e ciascuna di voi, cari fratelli e sorelle, ha anche questo significato: prendi parte, nel modo più completo e più radicale possibile, alla formazione di quella "nuova creatura" ( 2 Cor 5,17 ), che deve emergere dalla redenzione del mondo mediante la forza dello Spirito di verità, operante dall'abbondanza del mistero pasquale di Cristo.

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1 Perfectae Caritatis 5;
anche Documento della S. C. per i Religiosi e gli Istituti Secolari « Elementi essenziali dell'insegnamento della Chiesa sulla vita religiosa » ( 21 maggio 1983 ), nn. 5ss