Ecclesia in Africa |
30 Il giorno dell'apertura dell'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, prima assise del genere nella storia, i Padri sinodali hanno ricordato alcune delle meraviglie operate da Dio nel corso dell'evangelizzazione dell'Africa.
È una storia che risale all'epoca della nascita stessa della Chiesa.
La diffusione del Vangelo in Africa è avvenuta in fasi diverse.
I primi secoli del cristianesimo videro l'evangelizzazione dell'Egitto e dell'Africa del Nord.
Una seconda fase, riguardante le regioni di quel continente situate al sud del Sahara, ha avuto luogo nei secoli XV e XVI.
Una terza fase, caratterizzata da uno sforzo missionario straordinario, è iniziata nel XIX secolo.
31 In un messaggio ai Vescovi e a tutti i popoli dell'Africa in ordine alla promozione del benessere materiale e spirituale del continente, il mio venerato predecessore Paolo VI richiamò con parole memorabili il glorioso splendore del passato cristiano dell'Africa.
" Pensiamo alle Chiese cristiane d'Africa, l'origine delle quali risale ai tempi apostolici ed è legata, secondo la tradizione, al nome e all'insegnamento dell'evangelista Marco.
Pensiamo alla schiera innumerevole di santi, martiri, confessori, vergini, che ad esse appartengono.
In realtà, dal secolo II al secolo IV la vita cristiana nelle regioni settentrionali dell'Africa fu intensissima e all'avanguardia tanto nello studio teologico quanto nella espressione letteraria.
Balzano alla memoria i nomi dei grandi dottori e scrittori, come Origene, sant'Atanasio, san Cirillo, luminari della Scuola alessandrina, e, sull'altro lembo della sponda mediterranea africana, Tertulliano, san Cipriano, e soprattutto sant'Agostino, una delle luci più fulgenti della cristianità.
Ricorderemo i grandi santi del deserto, Paolo, Antonio, Pacomio, primi fondatori del monachesimo, diffusosi poi, sul loro esempio, in Oriente e in Occidente.
E, tra i tanti altri, non vogliamo omettere il nome di san Frumenzio, chiamato Abba Salama, il quale, consacrato vescovo da sant'Atanasio, fu l'apostolo dell'Etiopia ".37
Durante questi primi secoli della Chiesa in Africa, anche alcune donne hanno reso la loro testimonianza a Cristo.
Tra esse è doverosa una menzione particolare delle sante Felicita e Perpetua, di santa Monica e di santa Tecla.
" Questi luminosi esempi, come pure le figure dei santi Papi africani Vittore I, Melchiade e Gelasio I, appartengono al patrimonio comune della Chiesa, e gli scritti degli autori cristiani d'Africa ancor oggi sono fondamentali per approfondire, alla luce della Parola di Dio, la storia della salvezza.
Nel ricordo delle antiche glorie dell'Africa cristiana, noi desideriamo esprimere il nostro profondo rispetto per le Chiese con le quali non siamo in piena comunione: la Chiesa greca del Patriarcato di Alessandria, la Chiesa copta dell'Egitto e la Chiesa etiopica, che hanno in comune con la Chiesa cattolica l'origine e l'eredità dottrinale e spirituale dei grandi Padri e Santi, non soltanto della loro terra, ma di tutta la Chiesa antica.
Esse hanno molto operato e sofferto per mantenere vivo il nome cristiano in Africa attraverso le vicende dei tempi ".38
Tali Chiese recano ancora oggi la testimonianza della vitalità cristiana che esse attingono dalle loro radici apostoliche, particolarmente in Egitto e in Etiopia e, fino al XVII secolo, in Nubia.
Sul resto del continente cominciava allora un'altra tappadell'evangelizzazione.
32 Nei secoli XV e XVI, l'esplorazione della costa africana da parte dei portoghesi fu ben presto accompagnata dall'evangelizzazione delle regioni dell'Africa situate a sud del Sahara.
Tale sforzo riguardava, tra altre zone, le regioni dell'attuale Benin, di São Tomé, dell'Angola, del Mozambico e del Madagascar.
Il 7 giugno 1992, domenica di Pentecoste, in occasione della commemorazione dei 500 anni dell'evangelizzazione dell'Angola, a Luanda, ebbi a dire tra l'altro: " Gli Atti degli Apostoli indicano con il loro nome gli abitanti di diversi luoghi che presero direttamente parte alla nascita della Chiesa ad opera del soffio dello Spirito Santo.
Ecco ciò che tutti dicevano: "Li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio" ( At 2,11 ).
Cinquecento anni fa, a questo coro di lingue si sono aggiunti i popoli dell'Angola.
In quel momento, nella vostra Patria africana, si è rinnovata la Pentecoste di Gerusalemme.
I vostri antenati udirono il messaggio della Buona Novella, che è la lingua dello Spirito.
I loro cuori accolsero per la prima volta questa parola ed essi chinarono il capo nell'acqua del fonte battesimale, in cui l'uomo, ad opera dello Spirito Santo, muore insieme a Cristo crocifisso e rinasce a nuova vita nella sua risurrezione […].
Fu certamente lo stesso Spirito a spingere quegli uomini di fede, i primi missionari, che nel 1491 approdarono alla foce del fiume Zaire, a Pinda, dando inizio ad una vera e propria epopea missionaria.
Fu ancora lo Spirito Santo, operante a modo suo nel cuore degli uomini, che spinse il grande re del Congo Nzinga-a-Nkuwu a sollecitare la venuta di missionari per annunciare il Vangelo.
Fu lo Spirito Santo che sostenne la vita di quei quattro primi cristiani angolani che, di ritorno dall'Europa, testimoniarono il valore della fede cristiana.
Dopo i primi missionari, molti altri vennero dal Portogallo e da altri paesi europei per continuare, ampliare e consolidare l'opera iniziata".39
Un certo numero di sedi episcopali fu eretto durante tale periodo, e una delle primizie di questo impegno missionario fu la consacrazione a Roma, nel 1518, da parte di Leone X, di Don Enrico, figlio di Don Alfonso I, re del Congo, come vescovo titolare di Utica.
Don Enrico diventò così il primo vescovo autoctono dell'Africa nera.
Fu in quel periodo, esattamente nell'anno 1622, che il mio predecessore Gregorio XV eresse stabilmente la Congregazione De Propaganda Fide con lo scopo di meglio organizzare e sviluppare le missioni.
A causa di difficoltà di vario genere, la seconda fase dell'evangelizzazione dell'Africa si concluse nel XVIII secolo con l'estinzione di pressoché tutte le missioni nelle regioni situate a sud del Sahara.
33 La terza fase di evangelizzazione sistematica dell'Africa cominciò nel XIX secolo, periodo caratterizzato da uno sforzo straordinario, promosso dai grandi apostoli e animatori della missione africana.
Fu un periodo di rapida crescita, come mostrano chiaramente le statistiche presentate all'Assemblea sinodale dalla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.40
L'Africa ha risposto molto generosamente alla chiamata di Cristo.
In questi ultimi decenni numerosi paesi africani hanno celebrato il primo centenario dell'inizio della loro evangelizzazione.
Veramente la crescita della Chiesa in Africa, da cent'anni a questa parte, costituisce una meraviglia della grazia di Dio.
La gloria e lo splendore del periodo contemporaneo dell'evangelizzazione in Africa sono illustrati in modo mirabile dai santi che l'Africa moderna ha donato alla Chiesa.
Papa Paolo VI ebbe modo di esprimere con eloquenza questa realtà quando canonizzò i martiri dell'Uganda nella Basilica di San Pietro, in occasione della Giornata Missionaria Mondiale del 1964: " Questi martiri africani aggiungono all'albo dei vittoriosi, qual è il Martirologio, una pagina tragica e magnifica, veramente degna di aggiungersi a quelle meravigliose dell'Africa antica […].
L'Africa, bagnata dal sangue di questi Martiri, primi dell'èra nuova ( oh, Dio voglia che siano gli ultimi, tanto il loro olocausto è grande e prezioso! ), risorge libera e redenta ".41
34 La lista dei santi che l'Africa dona alla Chiesa, lista che è il suo più grande titolo di onore, continua ad allungarsi.
Come potremmo non menzionare, tra i più recenti, Clementina Anwarite, vergine e martire dello Zaire, che ho beatificato in terra africana nel 1985, Vittoria Rasoamanarivo, del Madagascar e Giuseppina Bakhita, del Sudan, beatificate anch'esse durante il mio Pontificato?
E come non ricordare il beato Isidoro Bakanja, martire dello Zaire, che ho avuto il privilegio di elevare all'onore degli altari durante l'Assemblea speciale per l'Africa?
" Altre cause stanno maturando.
La Chiesa in Africa deve provvedere a redigere il suo proprio Martirologio, aggiungendo alle magnifiche figure dei primi secoli […] i martiri e i santi degli ultimi tempi ".42
Di fronte alla formidabile crescita della Chiesa in Africa durante gli ultimi cent'anni, di fronte ai frutti di santità che sono stati ottenuti, non vi è che un'unica spiegazione possibile: tutto ciò è dono di Dio, poiché nessuno sforzo umano avrebbe potuto compiere una simile opera in un periodo relativamente così breve.
Tuttavia, non c'è posto per un trionfalismo umano.
Facendo memoria dello splendore glorioso della Chiesa in Africa, i Padri sinodali hanno voluto soltanto celebrare le meraviglie compiute da Dio per la liberazione e la salvezza dell'Africa.
" Ecco l'opera del Signore, una meraviglia ai nostri occhi " ( Sal 118,23 ).
" Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome " ( Lc 1,49 ).
35 La splendida crescita e le realizzazioni della Chiesa in Africa sono dovute in gran parte all'eroica e isinteressata dedizione di generazioni di missionari.
Ciò è da tutti riconosciuto.
La terra benedetta dell'Africa è, in effetti, disseminata di tombe di valorosi araldi del Vangelo.
Quando i Vescovi dell'Africa si sono incontrati a Roma per l'Assemblea speciale, erano ben consapevoli del debito di riconoscenza che il loro continente ha verso i suoi antenati nella fede.
Nel discorso rivolto alla prima Assemblea dello S.C.E.A.M. a Kampala, il 31 luglio 1969, Papa Paolo VI fece riferimento a questo debito di riconoscenza: " Voi Africani siete oramai i missionari di voi stessi.
La Chiesa di Cristo è davvero piantata in questa terra benedetta ( Decr. Ad gentes, 6 ).
Un dovere dobbiamo noi compiere: noi dobbiamo ricordare coloro che hanno in Africa, prima di voi ed ancora oggi con voi, predicato il Vangelo, come ci ammonisce la Sacra Scrittura: "Ricordatevi dei vostri predecessori, che vi hanno annunciato la parola di Dio, e considerando la fine della loro vita, imitate la loro fede" ( Eb 13,7 ).
È una storia che non dobbiamo dimenticare.
Essa conferisce alla Chiesa locale la nota della sua autenticità e della sua nobiltà, la nota "apostolica"; essa è un dramma di carità, di eroismo, di sacrificio, che fa grande e santa, fin dall'origine, la Chiesa africana ".43
36 L'Assemblea speciale ha degnamente assolto questo debito di riconoscenza in occasione della sua prima Congregazione generale, quando ha dichiarato: " È il caso qui di rendere un vibrante omaggio ai missionari, uomini e donne di tutti gli Istituti religiosi e secolari, e a tutti i paesi che, nel corso dei 2000 anni circa di evangelizzazione del continente africano […] si sono dedicati intensamente a trasmettere la fiamma della fede cristiana […].
Ecco perché noi, felici eredi di questa meravigliosa avventura, vogliamo rendere grazie a Dio in questa solenne circostanza ".44
Nel Messaggio al popolo di Dio i Padri sinodali hanno rinnovato con vigore l'omaggio ai missionari, ma non hanno dimenticato di rendere omaggio ai figli ed alle figlie dell'Africa, specialmente ai catechisti ed agli interpreti, che hanno collaborato con loro.45
37 È grazie alla grande epopea missionaria, di cui il continente africano è stato teatro particolarmente durante gli ultimi due secoli, che abbiamo potuto incontrarci a Roma per celebrare l'Assemblea speciale per l'Africa.
Il seme a suo tempo sparso ha recato frutti abbondanti.
I miei Fratelli nell'episcopato, figli dei popoli dell'Africa, ne sono eloquenti testimoni.
Insieme con i loro presbiteri, essi portano ormai sulle spalle gran parte del lavoro dell'evangelizzazione.
L'attestano anche i numerosi figli e figlie dell'Africa che aderiscono alle antiche Congregazioni missionarie o che entrano nei nuovi Istituti nati in terra africana, raccogliendo nelle loro mani la fiaccola della consacrazione totale al servizio di Dio e del Vangelo.
38 Il fatto che nell'arco di quasi due secoli il numero dei cattolici in Africa sia rapidamente cresciuto costituisce di per sé un risultato notevole sotto ogni punto di vista.
Confermano, in particolare, il consolidamento della Chiesa nel continente elementi quali il sensibile e rapido aumento del numero delle circoscrizioni ecclesiastiche, la crescita del clero autoctono, dei seminaristi e dei candidati negli Istituti di vita consacrata, la progressiva estensione della rete dei catechisti, il cui contributo alla diffusione del Vangelo fra le popolazioni africane è a tutti ben noto.
Di fondamentale rilievo è, infine, l'alta percentuale di Vescovi nativi, che compongono ormai la Gerarchia nel continente.
I Padri sinodali hanno preso atto di numerosi passi assai significativi compiuti dalla Chiesa in Africa nei campi dell'inculturazione e del dialogo ecumenico.46
Le notevoli e meritorie realizzazioni nel campo dell'educazione sono universalmente riconosciute.
Anche se i cattolici costituiscono solo il quattordici per cento della popolazione africana, le istituzioni cattoliche nel campo della sanità rappresentano il diciassette per cento dell'insieme delle strutture sanitarie di tutto il continente.
Le iniziative intraprese con coraggio dalle giovani Chiese dell'Africa per portare il Vangelo " fino agli estremi confini della terra " ( At 1,8 ) sono sicuramente degne di nota.
Gli Istituti missionari sorti in Africa si sono numericamente accresciuti ed hanno iniziato a fornire missionari non solo per i paesi del continente, ma anche per altre regioni della terra.
Sacerdoti diocesani d'Africa, il cui numero sta lentamente crescendo, cominciano a rendersi disponibili, per periodi limitati, come presbiteri fidei donum, in altre diocesi, povere di personale, nella loro nazione o altrove.
Le province africane degli Istituti religiosi di diritto pontificio, sia maschili che femminili, hanno anch'esse visto aumentare i loro membri.
In tal modo la Chiesa si pone al servizio dei popoli africani; essa accetta inoltre di essere coinvolta nello " scambio di doni " con altre Chiese particolari nell'ambito dell'intero popolo di Dio.
Tutto questo manifesta, in modo tangibile, la maturità raggiunta dalla Chiesa in Africa: è questo che ha reso possibile la celebrazione dell'Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi.
39 Poco meno di trent'anni fa, non pochi paesi africani si rendevano indipendenti rispetto alle potenze coloniali.
Questo ha suscitato grandi attese per quanto riguarda lo sviluppo politico, economico, sociale e culturale dei popoli africani.
Benché " in alcuni paesi la situazione interna, purtroppo, non si sia ancora consolidata, e la violenza abbia avuto o abbia ancora talvolta il sopravvento, ciò non può dar luogo ad una condanna generale che coinvolga tutto un popolo o tutta una nazione o, peggio ancora, tutto un continente ".47
40 Ma qual è la situazione reale d'insieme del continente africano oggi, specialmente dal punto di vista della missione evangelizzatrice della Chiesa?
I Padri sinodali, in proposito, si sono posti innanzitutto una domanda: " In un continente saturo di cattive notizie, in che modo il messaggio cristiano costituisce una "buona novella" per il nostro popolo?
In mezzo ad una disperazione che invade ogni cosa, dove sono la speranza e l'ottimismo che il Vangelo reca con sé?
L'evangelizzazione promuove molti di quei valori essenziali che tanto mancano al nostro continente: speranza, pace, gioia, armonia, amore e unità ".48
Dopo aver sottolineato, giustamente, che l'Africa è un immenso continente con situazioni molto diverse e che occorre per questo evitare di generalizzare sia nel valutare problemi che nel suggerire soluzioni, l'Assemblea sinodale ha dovuto con dolore rilevare: " Una situazione comune è, senza dubbio, il fatto che l'Africa sia piena di problemi: in quasi tutte le nostre nazioni c'è una miseria spaventosa, cattiva amministrazione delle scarse risorse disponibili, instabilità politica e disorientamento sociale.
Il risultato è sotto i nostri occhi: squallore, guerre, disperazione.
In un mondo controllato dalle nazioni ricche e potenti, l'Africa è praticamente divenuta un'appendice senza importanza, spesso dimenticata e trascurata da tutti ".49
41 Per molti Padri sinodali l'Africa di oggi può essere paragonata a quell'uomo che scendeva da Gerusalemme a Gerico; egli cadde nelle mani dei briganti che lo spogliarono, lo percossero e se ne andarono lasciandolo mezzo morto ( Lc 10,30-37 ).
L'Africa è un continente in cui innumerevoli esseri umani - uomini e donne, bambini e giovani - sono distesi, in qualche modo, sul bordo della strada, malati, feriti, impotenti, emarginati e abbandonati.
Essi hanno un bisogno estremo di buoni Samaritani che vengano loro in aiuto.
Da parte mia, auspico che la Chiesa continui pazientemente ed instancabilmente la sua opera di buon Samaritano.
In effetti per un lungo periodo regimi, oggi scomparsi, hanno posto a dura prova gli Africani ed hanno indebolito la loro capacità di reazione: l'uomo ferito deve ritrovare tutte le risorse della propria umanità.
I figli e le figlie dell'Africa hanno bisogno di presenza comprensiva e di sollecitudine pastorale.
Occorre aiutarli a raccogliere le proprie energie, per porle al servizio del bene comune.
42 L'Africa, malgrado le sue grandi ricchezze naturali, permane in una situazione economica di povertà.
Essa possiede, tuttavia, una molteplice varietà di valori culturali e di inestimabili qualità umane, che può offrire alle Chiese e all'intera umanità.
I Padri sinodali hanno posto in evidenza alcuni di tali valori culturali, che certamente costituiscono una preparazione provvidenziale alla trasmissione del Vangelo; sono valori che possono favorire un'evoluzione positiva della drammatica situazione del continente, ed avviare quella ripresa globale da cui dipende l'auspicato sviluppo delle singole nazioni.
Gli Africani hanno un profondo senso religioso, il senso del sacro, il senso dell'esistenza di Dio creatore e di un mondo spirituale.
La realtà del peccato nelle sue forme individuali e sociali è assai presente alla coscienza di quei popoli, e sentito è pure il bisogno di riti di purificazione e di espiazione.
43 Nella cultura e nella tradizione africane, il ruolo della famiglia è universalmente considerato come fondamentale.
Aperto a questo senso della famiglia, dell'amore e del rispetto della vita, l'Africano ama i figli, che sono accolti gioiosamente come un dono di Dio.
" I figli e le figlie dell'Africa amano la vita.
È proprio l'amore per la vita a comandare loro di attribuire così grande importanza alla venerazione degli avi.
Credono istintivamente che quei morti continuino a vivere e rimangono in comunione con loro.
Non è questa, in qualche modo, una preparazione alla fede nella comunione dei santi?
I popoli dell'Africa rispettano la vita che viene concepita e nasce. Gioiscono di questa vita.
Rifiutano l'idea che possa essere annientata, anche quando a ciò vorrebbero indurli le cosiddette "civiltà progressiste".
E le pratiche ostili alla vita vengono loro imposte per mezzo di sistemi economici al servizio dell'egoismo dei ricchi ".50
Gli Africani manifestano rispetto per la vita fino al suo termine naturale e riservano in seno alla famiglia un posto agli anziani e ai parenti.
Le culture africane hanno un senso acuto della solidarietà e della vita comunitaria.
Non si concepisce in Africa una festa che non venga condivisa con l'intero villaggio.
Di fatto, la vita comunitaria nelle società africane è espressione della famiglia allargata.
Con ardente desiderio prego e chiedo di pregare perché l'Africa conservi sempre tale preziosa eredità culturale e perché mai soccomba alla tentazione dell'individualismo, così estraneo alle sue migliori tradizioni.
44 Anche se non vanno affatto minimizzati gli aspetti tragici della situazione africana più sopra evocati, vale la pena di ricordare qui talune realizzazioni positive dei popoli del continente che meritano di essere lodate e incoraggiate.
I Padri sinodali nel loro Messaggio al popolo di Dio hanno, ad esempio, ricordato con gioia l'avvio del processo democratico in tanti paesi africani, ed hanno auspicato che esso si consolidi e siano prontamente rimossi gli ostacoli e le resistenze allo Stato di diritto, grazie alla collaborazione di tutti i protagonisti ed al loro senso del bene comune.51
I " venti di cambiamento " soffiano con vigore in molti luoghi del continente, e il popolo chiede con sempre maggiore insistenza il riconoscimento e la promozione dei diritti e delle libertà dell'uomo.
Al riguardo, rilevo con soddisfazione che la Chiesa in Africa, fedele alla sua vocazione, si colloca con decisione al fianco degli oppressi, dei popoli senza voce ed emarginati.
L'incoraggio fermamente a continuare nel rendere tale testimonianza.
L'opzione preferenziale per i poveri è " una forma speciale di primato nell'esercizio della carità cristiana, testimoniata da tutta la tradizione della Chiesa […].
La preoccupazione stimolante verso i poveri - i quali, secondo la significativa formula, sono i " poveri del Signore " - deve tradursi, a tutti i livelli, in atti concreti e giungere con decisione a una serie di necessarie riforme ".52
45 Nonostante la povertà e i pochi mezzi a disposizione, la Chiesa in Africa riveste un ruolo di primo piano in ciò che concerne lo sviluppo umano integrale; le sue notevoli realizzazioni in questo campo sono spesso riconosciute dai governi e dagli esperti internazionali.
L'Assemblea speciale per l'Africa ha espresso profonda riconoscenza verso " tutti i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà che lavorano nel campo dell'assistenza e della promozione umana con la nostra Caritas o con le nostre organizzazioni per lo sviluppo ".53
L'assistenza che essi, come buoni Samaritani, danno alle vittime africane delle guerre e delle catastrofi, ai rifugiati ed ai profughi, merita ammirazione, riconoscenza e sostegno da parte di tutti.
Ritengo doveroso manifestare un vivo ringraziamento alla Chiesa in Africa per il ruolo che essa ha svolto, nel corso degli anni, a favore della pace e della riconciliazione in non poche situazioni di conflitto, di sconvolgimento politico o di guerra civile.
46 I Vescovi d'Africa si trovano di fronte a due quesiti di fondo: come deve la Chiesa portare avanti la sua missione evangelizzatrice all'approssimarsi dell'anno 2000?
Come i cristiani africani potranno divenire testimoni sempre più fedeli del Signore Gesù?
Per offrire a tali quesiti adeguate risposte i Vescovi, prima e durante l'Assemblea speciale, hanno passato in rassegna le principali sfide alle quali la comunità ecclesiale africana deve oggi far fronte.
47 Il primo, fondamentale dato rilevato dai Padri sinodali è la sete di Dio dei popoli africani.
Per non mandare delusa una simile attesa, i membri della Chiesa devono anzitutto approfondire la loro fede.54
In effetti, proprio perché evangelizzatrice, la Chiesa deve cominciare " con l'evangelizzare se stessa ".55
Occorre che essa raccolga la sfida contenuta in " questo tema della Chiesa che si evangelizza mediante una conversione e un rinnovamento costanti, per evangelizzare il mondo con credibilità ".56
Il Sinodo ha preso atto dell'urgenza di proclamare in Africa la Buona Novella a milioni di persone non ancora evangelizzate.
La Chiesa sicuramente rispetta e stima le religioni non cristiane professate da numerosissime persone sul continente africano, perché esse costituiscono l'espressione vivente dell'anima di larghi settori della popolazione, tuttavia " né il rispetto e la stima verso queste religioni, né la complessità dei problemi sollevati costituiscono per la Chiesa un invito a tacere l'annuncio di Cristo di fronte ai non cristiani.
Al contrario, essa pensa che queste moltitudini hanno il diritto di conoscere la ricchezza del mistero di Cristo ( Ef 3,8 ), nella quale noi crediamo che tutta l'umanità può trovare, in una pienezza insospettabile, tutto ciò che essa cerca a tentoni su Dio, sull'uomo e sul suo destino, sulla vita e sulla morte, sulla verità ".57
48 I Padri sinodali affermano con ragione che " un interesse profondo per un'inculturazione vera ed equilibrata del Vangelo si rivela necessario per evitare la confusione e l'alienazione nella nostra società, sottoposta ad una rapida evoluzione ".58
Visitando il Malawi, io stesso ebbi modo di dire: " Io vi lancio una sfida oggi, una sfida che consiste nel rigettare un modo di vivere che non corrisponde al meglio delle vostre tradizioni locali e della fede cristiana.
Molte persone in Africa guardano al di là dell'Africa, verso la cosiddetta "libertà del modo di vivere moderno".
Oggi io vi raccomando caldamente di guardare in voi stessi.
Guardate alle ricchezze delle vostre tradizioni, guardate alla fede che abbiamo celebrato in questa assemblea.
Là voi troverete la vera libertà, là troverete il Cristo che vi condurrà alla verità ".59
49 Un'altra sfida evidenziata dai Padri sinodali riguarda le diverse forme di divisione che occorre comporre grazie ad una sincera pratica del dialogo.60
È stato a ragione rilevato che, all'interno delle frontiere ereditate dalle potenze coloniali, la coesistenza di gruppi etnici, di tradizioni, di lingue ed anche di religioni diverse incontra spesso ostacoli dovuti a gravi ostilità reciproche.
" Le opposizioni tribali mettono a volte in pericolo se non la pace, almeno il perseguimento del bene comune della società nel suo insieme, e creano anche difficoltà alla vita delle Chiese e all'accoglienza dei Pastori di altre etnie ".61
Ecco perché la Chiesa in Africa si sente interpellata dal preciso compito di ridurre tali fratture.
Anche da questo punto di vista l'Assemblea speciale ha sottolineato l'importanza del dialogo ecumenico con le altre Chiese e Comunità ecclesiali, come pure del dialogo con la religione tradizionale africana e con l'Islam.
I Padri si sono domandati, inoltre, con quali mezzi si possa raggiungere tale meta.
50 Una sfida importante, sottolineata quasi unanimemente dalle Conferenze episcopali d'Africa nelle risposte ai Lineamenta, concerne il Matrimonio cristiano e la vita familiare.62
La posta in gioco è altissima: infatti " il futuro del mondo e della Chiesa passa attraverso la famiglia ".63
Un altro fondamentale compito che l'Assemblea speciale ha posto in evidenza è costituito dalla cura delle vocazioni al sacerdozio ed alla vita consacrata: occorre discernerle con saggezza, farle accompagnare da formatori capaci, controllare la qualità della formazione di fatto offerta.
Dalla sollecitudine posta nella soluzione di questo problema dipende l'avverarsi della speranza di una fioritura di vocazioni missionarie africane, quale è richiesta dall'annunzio del Vangelo in ogni parte del continente ed anche oltre i suoi confini.
51 " In Africa, la necessità di applicare il Vangelo alla vita concreta è fortemente sentita.
Come si potrebbe annunciare Cristo in quell'immenso continente, dimenticando che esso coincide con una delle aree più povere del mondo?
Come non tener conto della storia intrisa di sofferenze di una terra dove molte nazioni sono tuttora alle prese con la fame, la guerra, le tensioni razziali e tribali, l'instabilità politica e la violazione dei diritti umani?
Tutto ciò costituisce una sfida all'evangelizzazione ".64
Tutti i documenti preparatori, come anche le discussioni durante lo svolgimento dell'Assemblea, hanno messo ampiamente in evidenza il fatto che questioni come la povertà crescente in Africa, l'urbanizzazione, il debito internazionale, il commercio delle armi, il problema dei rifugiati e dei profughi, i problemi demografici e le minacce che pesano sulla famiglia, l'emancipazione delle donne, la propagazione dell'AIDS, la sopravvivenza in alcuni luoghi della pratica della schiavitù, l'etnocentrismo e le opposizioni tribali, fanno parte delle sfide fondamentali esaminate dal Sinodo.
52 Infine, l'Assemblea speciale si è preoccupata dei mezzi di comunicazione sociale, questione di enorme importanza poiché si tratta, al tempo stesso, di strumenti di evangelizzazione e di mezzi di diffusione di una nuova cultura che ha bisogno di essere evangelizzata.65
I Padri sinodali sono stati, così, messi di fronte al triste fatto che " i paesi in via di sviluppo, più che trasformarsi in nazioni autonome, preoccupate del proprio cammino verso la giusta partecipazione ai beni ed ai servizi destinati a tutti, diventano pezzi di un meccanismo, parti di un ingranaggio gigantesco.
Ciò si verifica spesso anche nel campo dei mezzi di comunicazione sociale, i quali, essendo per lo più gestiti da centri nella parte Nord del mondo, non tengono sempre nella dovuta considerazione le priorità e i problemi propri di questi paesi né rispettano la loro fisionomia culturale, ma anzi, non di rado, essi impongono una visione distorta della vita e dell'uomo, e così non rispondono alle esigenze del vero sviluppo ".66
53 Con quali risorse la Chiesa in Africa riuscirà a rilevare le sfide appena menzionate?
" La più importante, dopo la grazia di Cristo, è evidentemente quella del popolo.
Il popolo di Dio - inteso nel senso teologico della Lumen gentium, questo popolo che comprende i membri del Corpo di Cristo nella sua totalità - ha ricevuto il mandato, che è allo stesso tempo un onore e un dovere, di proclamare il messaggio evangelico […].
La comunità intera ha bisogno di essere preparata, motivata e rafforzata per l'evangelizzazione, ognuno secondo il proprio ruolo specifico all'interno della Chiesa ".67
Per questo il Sinodo ha messo fortemente l'accento sulla formazione degli operatori dell'evangelizzazione in Africa.
Ho già ricordato la necessità di una formazione appropriata dei candidati al sacerdozio e di quelli che sono chiamati alla vita consacrata.
L'Assemblea ha ugualmente prestato dovuta attenzione alla formazione dei fedeli laici, ben riconoscendone il ruolo insostituibile nell'evangelizzazione dell'Africa.
In particolare, si è messo l'accento, giustamente, sulla formazione dei catechisti laici.
54 Un'ultima domanda s'impone: la Chiesa in Africa ha formato sufficientemente i laici ad assumere con competenza le loro responsabilità civili ed a considerare i problemi d'ordine socio-politico alla luce del Vangelo e della fede in Dio?
È questo sicuramente un compito che interpella i cristiani; esercitare sul tessuto sociale un influsso volto a trasformare non soltanto le mentalità, ma le stesse strutture della società in modo che vi si rispecchino meglio i disegni di Dio sulla famiglia umana.
Proprio per questo ho auspicato per i laici una formazione completa che li aiuti a condurre una vita pienamente coerente.
La fede, la speranza e la carità non possono non orientare il comportamento dell'autentico discepolo di Cristo in ogni sua attività, situazione e responsabilità.
Giacché " evangelizzare per la Chiesa è portare la Buona Novella in tutti gli strati dell'umanità e, con il suo influsso, trasformare dal di dentro, rendere nuova l'umanità stessa ",68 i cristiani devono essere formati a vivere le implicazioni sociali del Vangelo in modo che la loro testimonianza divenga una sfida profetica nei confronti di tutto ciò che nuoce al vero bene degli uomini e delle donne dell'Africa, come di ogni altro continente.
Indice |
37 | Messaggio Africae terrarum ( 29 ottobre 1967 ) |
38 | Ibid., 3-4 |
39 | Omelia del V centenario dell'evangelizzazione dell'Angola ( Luanda, 7 giugno 1992 ), 2: AAS 85 ( 1993 ), 511-512 |
40 | Situazione della Chiesa in Africa e Madagasca ( alcuni aspetti e osservazioni ): L'Osservatore Romano, 16 aprile 1994, pp. 6-8; Ufficio Statistico della Chiesa, Chiesa in Africa: cifre e statistiche: L'Osservatore Romano, 15 aprile 1994, p. 6 |
41 | Omelia per la canonizzazione dei beati Carlo Lwanga, Mattia Mulumba Kalemba e 20 compagni martiri ugandesi ( 18 ottobre 1964): AAS 56 ( 1964 ), 905-906 |
42 | Giovanni Paolo II, Omelia per la celebrazione conclusiva dell'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi ( 8 maggio 1994), 6: L'Osservatore Romano, 9-10 maggio 1994, p. 5 |
43 | Discorso al Simposio delle Conferenze episcopali dell'Africa e del Madagascar ( Kampala, 31 luglio 1969 ), 1: AAS 61 ( 1969 ), 575 |
44 | Relatio ante disceptationem ( 11 aprile 1994 ), 5: L'Osservatore Romano, 13 aprile 1994, p. 4 |
45 | n. 10: L'Osservatore Romano, 8 maggio 1994, p. 4 |
46 | Relatio post disceptationem ( 22 aprile 1994 ), 22-26: L'Osservatore Romano, 24 aprile 1994, p. 8 |
47 | Paolo Vi, Messaggio Africae terrarum, 6 ( 29 ottobre 1967 ) |
48 | Relatio post disceptationem ( 11 aprile 1994 ), 2: L'Osservatore Romano, 13 aprile 1994, p. 4 |
49 | Ibid., 4, l.c. |
50 | Giovanni Paolo II, Omelia per la liturgia d'apertura dell'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi ( 10 aprile 1994 ), 3: AAS 87 ( 1995 ), 180-181 |
51 | n. 36: L'Osservatore Romano, 8 maggio 1994, p. 5 |
52 | Giovanni Paolo II, Sollicitudo Rei Socialis 42-43 |
53 | Messaggio del Sinodo ( 6 maggio 1994 ), 39: L'Osservatore Romano, 8 maggio 1994, p. 5 |
54 | Sinodo dei Vescovi, Assemblea speciale per l'Africa, Relatio ante disceptationem ( 11 aprile 1994 ), 6: L'Osservatore Romano, 13 aprile 1994, p. 4 |
55 | Paolo VI, Evangelii Nuntiandi 15 |
56 | Paolo VI, Evangelii Nuntiandi 15 |
57 | Paolo VI, Evangelii Nuntiandi 53 |
58 | Relatio ante disceptationem ( 11 aprile 1994 ), 6: L'Osservatore Romano, 13 aprile 1994, p. 4 |
59 | Omelia a conclusione della sesta Visita pastorale in Africa ( Lilongwe, 6 maggio 1989 ), 6: Insegnamenti XII, 1 ( 1989 ), 1183 |
60 | Sinodo dei Vescovi, Assemblea speciale per l'Africa, Relatio ante disceptationem ( 11 aprile 1994 ), 6: L'Osservatore Romano, 13 aprile 1994, p. 4 |
61 | Pontificia Commissione « Iustitia et Pax », Documento I pregiudizi razziali. La Chiesa di fronte al razzismo ( 3 novembre 1988 ), 12: Ench. Vat. 11, 918 |
62 | Sinodo dei Vescovi, Assemblea speciale per l'Africa, Instrumentum laboris, 68; Relatio ante disceptationem ( 11 aprile 1994 ), 17: L'Osservatore Romano, 13 aprile 1994, p. 5; Relatio post disceptationem ( 22 aprile 1994 ), 6, 9, 21: L'Osservatore Romano, 24 aprile 1994, p. 8 |
63 | Giovanni Paolo II, Familiaris consortio 75 |
64 | Giovanni Paolo II, Angelus ( 20 marzo 1994 ): L'Osservatore Romano, 21-22 marzo 1994, p. 5 |
65 | Messaggio del Sinodo ( 6 maggio 1994 ), 45-48: L'Osservatore Romano, 8 maggio 1994, p. 5 |
66 | Giovanni Paolo II, Sollicitudo Rei Socialis 22 |
67 | Sinodo dei Vescovi, Assemblea speciale per l'Africa, Relatio ante disceptationem ( 11 aprile 1994 ), 8: L'Osservatore Romano, 13 aprile 1994, p. 4 |
68 | Paolo VI, Evangelii Nuntiandi 18 |