Una speranza nuova per il Libano

Indice

Introduzione

Ai Patriarchi, ai Vescovi, al Clero, alle persone consacrate e a tutti i fedeli laici del Libano circa la loro missione in preparazione dell'anno 2000

I. Un Sinodo per la speranza

1. - Una speranza nuova per il Libano è nata nel corso dell'Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi.

I cattolici di questa terra santa vi sono invitati da Cristo stesso.

« E la speranza non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato » ( Rm 5,5 ).

Così, rinnovati da Dio, i fedeli di Cristo diverranno per tutti i loro fratelli dei testimoni del suo amore.

La Chiesa cattolica ha ritenuto di associare al proprio cammino rappresentanti delle diverse comunità libanesi, manifestando così, nel dialogo rispettoso e nella condivisione fraterna, che l'edificazione della società è impegno comune a tutti i Libanesi.

Il Libano è un paese verso il quale gli sguardi si volgono di sovente.

Non possiamo dimenticare che esso è la culla di una cultura antica e uno dei fari del Mediterraneo.

Nessuno può ignorare il nome di Byblos, che richiama le origini della scrittura.

E in questa regione del Medio Oriente che Dio ha inviato il suo Figlio per compiere il disegno di salvezza per tutti gli uomini; in tale regione, per la prima volta, i discepoli di Cristo ricevettero il nome di cristiani ( cfr At 11,19-26 ).

Così il cristianesimo divenne rapidamente un elemento essenziale della cultura di quest'area geografica e, in particolare, della terra libanese, ricca oggi di molteplici tradizioni religiose.

Vi abitano cattolici membri di Chiese patriarcali differenti, come pure del Vicariato apostolico latino.

Da questo fatto, sin dall'uso di ragione, il giovane cattolico libanese battezzato si riconosce maronita, o greco-melkita, o armeno cattolico, o siriaco cattolico, o caldeo, oppure latino.

È pertanto attraverso questa via che egli si apre alla vita cristiana e che è chiamato a scoprire l'universalità della Chiesa.

Vivono in Libano anche cristiani di altre Chiese e Comunità ecclesiali.

L'altra parte importante della popolazione è costituita da musulmani e da drusi.

Per il Paese, tali diverse comunità costituiscono al tempo stesso una ricchezza, un'originalità ed una difficoltà.

Ma far vivere il Libano è un compito comune di tutti i suoi abitanti.

In occasione della Celebrazione eucaristica conclusiva dell'Assemblea sinodale, ho detto: « Tutti hanno bisogno di quella dimensione sociale della carità che permette agli uomini di costruire insieme.

E sappiamo bene quanto il Libano abbia bisogno di costruire e di ricostruire, specialmente in seguito alle dolorose esperienze di molti anni di guerra, nella ricerca di una giusta pace e di sicurezza nei rapporti con i Paesi limitrofi ».

Ho sottolineato anche che l'impegno dei cristiani è importante per il Libano, « le cui radici storiche sono di natura religiosa.

Ed è proprio in forza di tali radici religiose dell'identità nazionale e politica libanese che, dopo il doloroso periodo della guerra, si è voluto e potuto avviare l'iniziativa di un'Assemblea sinodale in cui cercare insieme la via per il rinnovamento della fede, una miglior collaborazione ed una più efficace testimonianza comune, senza dimenticare la ricostruzione della società ».1

Collaborando con tutti i loro compatrioti, i cattolici sono in modo particolare chiamati a servire il bene comune della città terrena traendo dalla fede la loro ispirazione e i principi fondamentali per la vita sociale.

2. Quando convocai una Assemblea speciale per il Libano del Sinodo dei Vescovi, il 12 giugno 1991, la situazione del Paese era drammatica.

Il Libano era stato profondamente scosso in tutte le sue componenti.

Ho invitato i cattolici presenti in quella terra ad intraprendere un itinerario di preghiera, di penitenza e di conversione, che permettesse loro di interrogarsi, davanti al Signore, sulla loro fedeltà al Vangelo e sul loro effettivo impegno nella sequela di Cristo.

Era necessario che i Pastori e i fedeli, mediante una lucida presa di coscienza compiuta nella fede, discernessero e precisassero meglio le priorità spirituali, pastorali e apostoliche da promuovere nel contesto attuale del Paese.

Fin dall'inizio, ho chiesto alle altre Chiese e Comunità ecclesiali di volersi associare a questo sforzo, manifestando l'intenzione ecumenica dell'Assemblea sinodale, poiché la speranza per l'avvenire del Libano è legata pure a quella dell'unità dei cristiani.

Ugualmente ho invitato le comunità musulmane e drusa a partecipare al progetto, giacché, pur trattandosi innanzitutto di un rinnovamento della Chiesa cattolica, era in questione anche la ricostruzione materiale e spirituale del Paese, preoccupazione fondamentale di tutti; e ciò non era possibile che con la partecipazione attiva di tutti gli abitanti.

Tali appelli sono stati accolti e di questo rendo grazie al Signore che agisce nei cuori degli uomini di buona volontà.

È stata operata una larga consultazione dei cattolici.

Più della metà delle risposte a tale consultazione provenivano da cristiani laici, che volevano così manifestare il loro interesse, non di rado critico, per lo sforzo di rinnovamento ecclesiale opportuno e possibile in quel contesto.

Il Comitato preparatorio analizzò le risposte ricevute e propose come tema del Sinodo: « Cristo è la nostra speranza.

Rinnovati dal suo Spirito, solidali, testimoniamo il suo amore ».

Molto volentieri ho fatto mio questo tema e l'ho annunciato e commentato in un messaggio rivolto a tutti i Libanesi, nel giugno 1992.

Partendo dalle risposte pervenute, il Comitato preparatorio, che si avvalse di numerose collaborazioni, redasse un primo importante documento, i Lineamenta.

Scopo di questo documento era di stimolare la preghiera e la riflessione di tutti i destinatari, ponendo una serie di domande su ogni argomento.

La riflessione critica, in tal modo avviata, era già molto promettente.

La conversione comincia quando ciascuno accetta di interrogarsi a proposito dei propri modi di essere e di agire, confrontandoli sinceramente col messaggio evangelico.

Questo lungo lavoro di maturazione sfociò in numerose risposte di qualità.

Furono organizzati simposi sui vari temi e i loro lavori furono resi pubblici.

Molte parrocchie riunirono gruppi di riflessione, in cui si lavorò sui Lineamenta, capitolo per capitolo.

Gruppi di persone, specializzate in questo o quel settore, inviarono articolati contributi.

La Commissione preparatoria si rimise all'opera per redigere un testo che tenesse conto dell'insieme delle risposte ricevute.

Il documento, l'Instrumentum laboris, doveva fornire il programma di lavoro dell'Assemblea sinodale.

3. Dopo questo lavoro preparatorio, l'Assemblea speciale per il Libano del Sinodo dei Vescovi si riunì a Roma, domenica 26 novembre 1995.

Essa si aprì con una Concelebrazione eucaristica nella Patriarcale Basilica di San Pietro.

Questa liturgia mostrò in modo eloquente ciò che è un Sinodo: un evento di Chiesa.

L'unità nella diversità, tema così spesso ripreso nel corso dei dibattiti, era anzitutto espressa dalla solenne Eucaristia nella Basilica di San Pietro, alla quale erano presenti tutti i partecipanti all'Assemblea sinodale.

Durante i lavori del Sinodo, continuammo a pregare in comune secondo le diverse tradizioni dell'Oriente e dell'Occidente, domandando al Signore di restare fra noi e di inviarci il suo Spirito per poter essere insieme la sua Chiesa e fare la sua volontà.

L'unità nella diversità apparve dalla qualità stessa dei partecipanti.

I Padri sinodali comprendevano tutti i Patriarchi cattolici d'Oriente, gli Arcivescovi e i Vescovi delle diverse Diocesi cattoliche del Libano, i Cardinali dei Dicasteri della Santa Sede interessati ai problemi della Chiesa in Libano, alcuni Vescovi libanesi della diaspora, Superiori generali, sacerdoti di Ordini fondati in Libano e ivi presenti, rappresentanti di Superiori maggiori e Vescovi rappresentanti degli altri Patriarcati cattolici del Medio Oriente, come pure alcune personalità ecclesiastiche particolarmente interessate agli obiettivi del Sinodo.

Erano ugualmente presenti delegati fraterni delle altre Chiese e Comunità cristiane in Libano.

Sono stato lieto di accogliere anche i rappresentanti delle comunità sunnita, sciita e drusa.

Vi erano infine uditori, sacerdoti, religiosi, religiose e laici.

Tutti parteciparono ai lavori e poterono esprimersi con libertà, competenza ed entusiasmo nelle riunioni plenarie ed in quelle ristrette dei gruppi.

Anche gli esperti da me designati apportarono un contributo valido al buon svolgimento dei lavori del Sinodo.

4. Nonostante il numero forzatamente limitato degli invitati a simile Assemblea, c'erano membri di tutti i gruppi cristiani e delle componenti della società libanese, accompagnati da rappresentanti della Chiesa cattolica, venuti da altre regioni del mondo.

In tal modo le Chiese locali e tutti gli abitanti del Libano erano come portati dalla sollecitudine dell'intero mondo cattolico nei confronti di questo Paese.

5. La conclusione dei lavori dell'Assemblea ha aperto una nuova tappa del cammino sinodale.

È stato formulato e votato dai Padri sinodali un insieme di proposizioni.

Sulla base di tali proposizioni e degli altri documenti sinodali, i Padri mi hanno domandato di redigere una Esortazione apostolica che avesse come destinatari, in primo luogo, i cattolici libanesi, ma rivolta anche all'insieme dei Libanesi e a tutti coloro che hanno a cuore la situazione del Paese.2

Un Consiglio post-sinodale, da me nominato ed assistito dalla Segreteria generale del Sinodo, ha contribuito alla preparazione del presente documento.

6. Ecco le grandi linee di questa Esortazione: dopo aver rivolto uno sguardo nel primo capitolo alla situazione attuale della Chiesa cattolica nel Libano, il secondo capitolo delinea la riflessione teologica che è alla base degli orientamenti in seguito più concretamente illustrati.

Il terzo capitolo raccoglie tutto ciò che riguarda il rinnovamento interno della Chiesa cattolica in Libano.

Il quarto capitolo concerne la comunione tra le diverse Chiese patriarcali in Libano e nei territori circostanti.

Un quinto capitolo tratta del ruolo della Chiesa in Libano oggi.

Il sesto capitolo evoca la dimensione sociale e nazionale.

In realtà, il Sinodo non ha rivolto la sua attenzione esclusivamente alle questioni interne alla Chiesa cattolica in Libano, ma ha tenuto presente l'intero Paese, perché il destino dei cattolici è profondamente legato al destino del Libano ed alla sua peculiare vocazione.

7. Cari Fratelli e Sorelle del Libano, il presente documento offre principi di riflessione, orientamenti per il rinnovamento e suggerimenti concreti.

Esso potrà esservi utile nei prossimi anni per guidarvi in un costante rinnovamento.

A voi spetta di cercare i mezzi per realizzare quanto qui è spesso esposto sotto forma di auspicio.

A voi tocca di completare le riflessioni proposte, poiché, in molti casi, l'Assemblea sinodale si è limitata ad aprire prospettive d'insieme.

Sarà necessario che sia portato avanti e riaffermato senza indugi lo slancio suscitato dalla preparazione e dallo svolgimento di questa Assemblea speciale.

Il Sinodo ha inaugurato un metodo di lavoro basato sull'ascolto attento di tutte le componenti della popolazione libanese in generale e delle diverse categorie ed istituzioni cattoliche in particolare.

Proseguite questo lavoro e soprattutto non considerate chiuso il Sinodo con la pubblicazione di questa Esortazione apostolica.

Vi raccomando vivamente di cercare in ogni modo di rendere fraterna ed effettiva la ricezione del presente documento e di mettere in atto ciò che qui vi propongo, avendo costante cura dell'unità tra i cattolici e del bene di tutto il popolo.

Continuate il vostro discernimento critico, siate disponibili all'azione dello Spirito Santo e lasciatevi ispirare dal Vangelo di nostro Signore.

Così, Cristo sarà veramente la vostra speranza e lo Spirito vi rinnoverà.

Allora, solidali, continuerete a testimoniare il suo amore.

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1 Giovanni Paolo II, Omelia nella S. Messa per la conclusione dell'Assemblea speciale per il Libano del Sinodo dei Vescovi ( 14 dicembre 1995), 1: AAS 88 ( 1996 ), 715-716
2 Cfr Propositio 1