Una speranza nuova per il Libano |
117. « Cristo è la nostra speranza ».
Lo avevano già sottolineato i documenti preparatori dell'Assemblea sinodale: « Non vi sarebbe stata indizione di un Sinodo se non ci fossero state delle ragioni di speranza ».332
Tra queste, occorre sottolineare l'amore di tutti i Libanesi per la loro patria e il loro dinamismo per far vivere questo Paese.
Come l'incontro sulla via di Emmaus fu per i due discepoli un cammino con Gesù ( cfr Lc 24,13-35 ), il tempo della preparazione e l'Assemblea speciale sono stati un cammino insieme con Cristo.
Nel riflettere sul passato, con i suoi periodi di sofferenza, le difficoltà, le incomprensioni, le gioie, le speranze e le esperienze di solidarietà fraterna, i Pastori e i fedeli hanno potuto riconoscere che il Signore è presente in mezzo a loro e li accompagna, e possono ripartire confermati e trasformati, per essere fermento di vita nuova nel cuore del mondo.
Nel corso dell'Assemblea stessa, i Padri del Sinodo hanno dato testimonianza della loro unione profonda in Cristo.
Mediante lo Spirito Santo, hanno offerto l'immagine dell'unità della Chiesa dai molti volti, ad imitazione della prima comunità di Gerusalemme: « La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuor solo e un'anima sola » ( At 4,32 ).
Nella sua missione, la Chiesa è conformata a Cristo, il quale « non è venuto per essere servito, ma per servire » ( Mc 10,45 ), esercitando come lui il ministero del servizio.
L'Assemblea sinodale, che ha espresso le speranze dei fedeli, non è dunque il termine del cammino che ho voluto per il Libano, ma una tappa.
È ormai opportuno che le Chiese patriarcali cattoliche in Libano proseguano infaticabilmente il loro cammino sinodale nella comunione, affinché i progetti diventino realtà e la speranza recata da Cristo illumini la strada quotidiana di ogni fedele e l'aiuti nella sua partecipazione alla vita ecclesiale e sociale.
In questo spirito, rinnovo il mio appello alla conversione, alla riconciliazione, a una più grande unità e alla corresponsabilità in seno alle comunità cattoliche.
Questa sarà per tutti una testimonianza eloquente.
118. Figli e figlie della Chiesa cattolica in Libano, Pastori, persone consacrate e laici, ascoltate l'invito del Signore e non abbiate paura di rispondervi mediante un solido impegno per il bene di tutti.
In questa nuova tappa del vostro cammino sinodale, la Chiesa cattolica nella sua totalità vi sostiene con la preghiera e i molteplici aiuti.
Figli e figlie della Chiesa, Dio accompagna i vostri sforzi.
Che la presenza attiva dello Spirito Santo si manifesti mediante un costante accordo tra voi e con i vostri Pastori!
Che l'amore di Cristo vi sospinga a realizzare un solo Corpo, a vivere fedeli al Vangelo e al Magistero e a esercitare la vostra missione nella vostra terra.
Questa Esortazione vuole aiutarvi a camminare insieme sulla via.
Abbiate a cuore di ravvivare in voi il senso della Chiesa, Corpo di Cristo e mistero di comunione.
La missione ecclesiale in Libano presuppone l'impegno di tutti e la ferma volontà di valorizzare i carismi di ogni persona e le ricchezze spirituali di ogni comunità ecclesiale per un migliore servizio al nostro Maestro e Signore, Gesù Cristo, e alla sua Chiesa.
Prendete coscienza della vostra missione comune: annunciare Cristo, Principe della Pace, la cui stella è sorta nella vostra regione, essere fermento di unità e di fraternità!
Questo si realizzerà anche attraverso un permanente scambio di doni fra tutti, con particolare attenzione per i più poveri, cosa che costituisce un servizio costitutivo della Chiesa cattolica nei confronti di tutti.
119. Per il fatto di essere composto da diverse comunità umane, il Libano è visto dai nostri contemporanei come una terra esemplare.333
In realtà, oggi come ieri sono chiamati a vivere insieme, sullo stesso suolo, uomini differenti sul piano culturale e religioso, per edificare una nazione « di dialogo e di convivenza »,334 e per concorrere al bene comune.
Comunità cristiane e musulmane si impegnano a rendere oggi più vive le loro tradizioni.
Questo movimento è positivo e può far riscoprire ricchezze culturali comuni e complementari, che potranno rafforzare la convivenza nazionale.
L'esperienza sinodale deve essere un rinnovamento per la Chiesa cattolica in Libano, come pure una partecipazione effettiva al rinnovamento dell'intero Paese, per fargli ritrovare i valori morali e spirituali che lo caratterizzano e che ne assicurano la coesione.
La presenza dei delegati fraterni delle altre Chiese e Comunità cristiane, così come quella dei rappresentanti delle comunità musulmane e drusa, ha permesso di sottolineare l'importanza che tutti accordano ad una fraternità e ad un dialogo sempre più veri e più intensi.
Tali gesti costituiscono una nuova tappa per approfondire nel Paese la concertazione e il dialogo fraterno.
120. Insieme con i Padri Sinodali, esorto voi Libanesi di tutte le confessioni ad affrontare con successo la sfida della riconciliazione e della fraternità, della libertà e della solidarietà, condizione essenziale per l'esistenza del Libano e cemento della vostra unità su questa terra che amate.
Le differenze e i particolarismi in seno alla società, come pure le tentazioni ad aggrapparsi agli interessi personali o comunitari, devono passare in secondo piano.
L'unità è una responsabilità di ciascuno di voi, di ciascuna comunità culturale e religiosa.
Essa deve ispirare gli impegni di tutti nella vita sociale.
Così, nessuno avrà paura dell'altro; al contrario, tutto sarà fatto affinché le diverse componenti siano rispettate e partecipino pienamente alla vita locale e nazionale.
Ciò richiede sforzi pazienti e perseveranti, uniti alla preoccupazione di un dialogo fiducioso e permanente.
121. Nel corso del Sinodo, ho ascoltato i delegati musulmani affermare che il Libano senza i cristiani non sarebbe più il Libano.
Per essere davvero se stesso, il Libano ha bisogno di tutti i suoi figli e figlie, e di tutte le componenti della propria popolazione.
Ciascuno ha il suo posto nel Paese e deve trovare il gusto di viverci e di raccogliere le sfide per il proprio avvenire.
Nessuna comunità spirituale può vivere se non è riconosciuta, se si trova in condizioni precarie e se non ha la possibilità di partecipare pienamente alla vita della nazione.
I suoi membri sono allora tentati di andare a cercare in altri Paesi un clima più fraterno e ciò che possa assicurare il proprio sostentamento e quello delle loro famiglie.
In tale spirito, invito pertanto tutti i fedeli della Chiesa cattolica a rimanere attaccati alla loro terra, con la cura di essere parte della comunità nazionale, di partecipare alla ricostruzione di quanto è necessario alle famiglie e alla collettività, e di mantenere la loro specificità cristiana e il loro senso missionario, sull'esempio dei loro antenati.
Allo stesso modo, i membri delle altre comunità che compongono la Nazione devono sforzarsi di rimanere sulla terra dei loro avi.
Evidentemente, ciò suppone che il Paese recuperi la sua totale indipendenza, una completa sovranità e una libertà senza ambiguità.335
122. Con i Padri del Sinodo, affidiamo questo grande progetto all'intercessione di Nostra Signora del Libano, la Tutta Santa, che i cristiani libanesi venerano di tutto cuore.
In molte circostanze, Ella ha ottenuto dal Figlio quanto aveva chiesto con discrezione.
Se, nella sua delicatezza, Ella è intervenuta, quanto più interverrà affinché la Chiesa in Libano sappia testimoniare l'amore di Cristo.
Anche a Pentecoste, Ella era là in preghiera con gli Apostoli, lodando Dio.
Durante tutto il Sinodo, Ella ha accompagnato le preghiere e i lavori dei Padri e di tutti i fedeli.
Cari Fratelli e Sorelle che siete in Libano, « i vostri avi [ … ] si trovarono tra le folle che circondavano Gesù per ascoltare il suo insegnamento [ … ].
I piedi del Redentore del mondo hanno camminato sul vostro suolo, [ … ] i suoi occhi ne hanno ammirato la bellezza [ … ].
Vorrei che il [ suo ] sguardo pieno d'amore vi accompagni tutti »,336 sulla vostra terra resa santa dal passaggio del Salvatore.
Siate forti in Cristo, vostra speranza.
Lasciatevi condurre dallo Spirito, per compiere in ogni tempo la volontà di Dio, che porterà a compimento ciò che ha già cominciato.
I cattolici libanesi sono dunque chiamati in Cristo, morto e risorto, a morire all'« uomo vecchio » ( Col 3,9 ), cioè al peccato, all'egoismo e all'individualismo.
Sono chiamati inoltre a perdonare e a farsi perdonare, divenendo sorgente di pace, sia per l'unità del corpo ecclesiale che per quella della società libanese.
Potranno così testimoniare la verità della Risurrezione aiutando le comunità a rinascere alla speranza.337
123. Il Sinodo stesso è stato un momento provvidenziale che permetterà loro di rinsaldare e riaffermare la loro missione e di avere una visione più chiara della propria vocazione nella Chiesa universale e nel mondo.
Oggi inizia l'ultima tappa dell'Assemblea sinodale, che richiede l'impegno di tutti i cattolici libanesi per la sua effettiva attuazione.
La presente Esortazione post-sinodale deve guidarvi nella vita personale, nella missione di testimoni del Cristo risorto e nel servizio alla Chiesa e alla società.
Chiedo ai Patriarchi e ai Sinodi dei Vescovi delle Chiese patriarcali di far sì che tutte le categorie di fedeli possano realmente partecipare all'attività della Chiesa, assumendo la loro parte di responsabilità, in funzione del loro stato di vita e delle loro attitudini.
In particolare, occorre che i laici siano strettamente associati alla vita della Chiesa a tutti i livelli.
Nelle eparchie e nel Vicariato latino, il Vescovo, che ha l'incarico dell'unità fra tutte le componenti della comunità ecclesiale, si impegnerà a promuovere l'azione dei fedeli e la fiduciosa collaborazione di tutti i membri del popolo di Dio.
Al contempo, nelle parrocchie, i presbiteri favoriranno la partecipazione di tutti i fedeli, ragazzi, giovani e adulti, alla vita quotidiana della loro comunità.
Esorto i membri degli Ordini religiosi e tutte le persone consacrate a rinnovare gli impegni della loro professione, a condurre « una vita d'amore oblativo »,338 a manifestare ogni giorno una fedeltà sempre maggiore ai consigli evangelici e all'insegnamento del Magistero, un disinteresse accresciuto nell'uso dei beni degli Istituti, i quali devono essere anzitutto a servizio del popolo.
Questo, per i loro fratelli libanesi, sarà un appello a praticare a loro volta la condivisione e la solidarietà.
Le persone consacrate sono inoltre invitate ad approfondire il loro rapporto filiale con i Vescovi, in vista di una più grande unità pastorale.
Il vostro Paese ha una lunga tradizione di organizzazioni laiche che arrecano il loro contributo alla vita ecclesiale.
È proprio dei diversi organismi l'essere attenti ai bisogni dei fratelli e di consacrare ogni energia a servirli con umiltà.
124. Sono favorevole a che, come Pastori della Chiesa in Libano, l'Associazione dei Patriarchi e dei Vescovi cattolici libanesi e l'insieme dei Vescovi, per quanto loro concerne, costituiscano una commissione speciale comprendente Vescovi, presbiteri, diaconi, religiosi, religiose e laici con coraggiosi programmi di azione, per favorire la ricezione e la applicazione della presente Esortazione post-sinodale.
Allo stesso tempo, sarà opportuno che ogni Eparchia, ogni Istituto religioso, stabiliscano una simile commissione sia individualmente sia insieme.
Inoltre, converrà che le differenti istituzioni della Chiesa cattolica in Libano, l'APECL e i Sinodi dei Vescovi delle Chiese patriarcali, le Eparchie, i membri del clero, gli Istituti di vita consacrata e i fedeli si dedichino allo studio di questo documento.
Per parte mia, desidero assicurarvi della piena disponibilità della Santa Sede ad aiutare e a servire queste commissioni e la Chiesa in Libano, nel lavoro pastorale.
Concretamente, incarico in modo speciale la Congregazione per le Chiese Orientali, di porsi a servizio della Chiesa in Libano e di offrire l'aiuto necessario alla vostra azione ecclesiale.
La Segreteria di Stato e i vari Dicasteri della Curia Romana, in particolare la Congregazione per la Dottrina della Fede, la Congregazione per l'Educazione Cattolica, il Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani e il Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-religioso, sono vostri interlocutori desiderosi di facilitare la vostra missione e contribuire ad un rinnovato slancio delle vostre comunità cristiane.
125. Nel consegnarvi la presente Esortazione, cari figli e figlie del Libano, rinnovo la mia fiducia e, come Cristo, vi invio nel mondo per essere testimoni della fede, della speranza e della salvezza.
Che la grazia di Cristo vi riempia di carità!
Gli sforzi di ciascuno per amore del Signore e della sua Chiesa porteranno frutti abbondanti alla vita ecclesiale e all'intera società libanese.
Allora, il Libano, la santa montagna, che ha visto sorgere la Luce delle Nazioni, il Principe della Pace, potrà rifiorire in pienezza; esso risponderà alla sua vocazione di essere luce per i popoli della regione e segno della pace che viene da Dio.
In tal modo, la Chiesa in questo Paese farà la gioia del suo Signore ( cfr Ct 4,8 ).
Alle soglie del terzo millennio, faccio appello con forza a tutti i fedeli della Chiesa cattolica e delle altre Chiese e Comunità cristiane perché si preparino al Grande Giubileo dell'Anno 2000, per essere rinnovate da Cristo e per rinnovare la faccia della terra, affinché « tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità » ( 1 Tm 1,4 ).
Così, la Buona Novella della salvezza sarà per tutti gli uomini sorgente di forza, di gioia e di speranza; allora il popolo « fiorirà come palma, crescerà come cedro del Libano » ( Sal 92,13 ).
Dato a Beirut, in occasione della mia Visita Pastorale in Libano, il 10 maggio dell'anno 1997, diciannovesimo di Pontificato.
Ioannes Paulus PP. II
Indice |
332 | Sinodo dei Vescovi, Assemblea speciale per il Libano, Lineamenta, 5 |
333 | Cfr Giovanni Paolo II, Messaggio a tutti i Vescovi della Chiesa cattolica sulla situazione del Libano ( 7 settembre 1989 ), 6: AAS 82 ( 1990 ), 63 |
334 | Giovanni Paolo II, Messaggio televisivo ai Patriarchi, ai Vescovi e ai capi delle Chiese cristiane del Libano ( 25 maggio 1990 ), 4: AAS 83 ( 1991 ), 96 |
335 | Giovanni Paolo II, Discorso al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede ( 12 gennaio 1991 ), 7: Insegnamenti XIV, 1, 1991, 88-90 |
336 | Giovanni Paolo II, Omelia durante la Celebrazione eucaristica a conclusione dell'Assemblea speciale per il Libano ( 14 dicembre 1995 ), 2: AAS 88 ( 1996 ), 716 |
337 | Cfr Sinodo dei Vescovi, Assemblea speciale per il Libano, Relatio ante disceptationem ( 27 novembre 1995 ), 14: L'Osservatore Romano, 27- 28 novembre 1995, p. 10 |
338 | Giovanni Paolo II, Esort. ap. post-sinodale Vita consecrata, 75 ( 25 marzo 1996 ) |