Una speranza nuova per il Libano |
Rilevanza sociale della missione della Chiesa
100. Dappertutto la Chiesa ha la missione di far conoscere il Cristo, il Figlio di Dio, e di annunciare la salvezza offerta a tutti gli uomini.
Contemplando il suo Signore, l'uomo perfetto, essa ha anche la costante consapevolezza di rivestire un ruolo specifico nella società, per liberare le persone da tutto ciò che impedisce la crescita umana e spirituale, poiché « la gloria di Dio è l'uomo vivente ».292
101. Operando nella società, il cristiano deve ispirarsi alla Parola di Dio, che lo invita anzitutto a far propria la preoccupazione del Signore verso gli orfani ed i poveri, verso coloro che hanno assunto « l'aspetto di Cristo » e sono divenuti « i prediletti del Signore ».293
Fin dagli inizi, il popolo dell'Alleanza e la comunità cristiana hanno avuto sempre consapevolezza del diritto primordiale del povero, del debole e dell'emigrato ( cfr Dt 24,17-18 ).
Soccorrendo i fratelli bisognosi, il cristiano partecipa al ristabilirsi della fraternità perduta a causa del peccato e chiede a Cristo di poter realizzare quella perfetta fraternità, di cui la Chiesa è primizia: « Ecco la dimora di Dio con gli uomini!
Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno il suo popolo ed egli sarà il Dio-con-loro.
E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più morte, né lutto né lamento, né affanno, perché tutte le cose di prima sono passate » ( Ap 21,3-4 ).
Faccio appello, dunque, alla coscienza dei fedeli, ricordando loro che tutti noi saremo giudicati sulla qualità della nostra accoglienza verso il povero, verso lo straniero e verso colui che si trova nella prova.
Se li abbiamo amati ed aiutati, al tramonto della nostra vita sentiremo il Signore che ci dirà: « Venite benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il Regno [ … ] avevo fame e mi avete dato da mangiare [ … ] ero straniero e mi avete ospitato » ( Mt 25,34-35 ).
Affinché questa forma di testimonianza dell'amore di Dio possa essere compresa come testimonianza di Chiesa, è indispensabile che tutti i cattolici lavorino in comunione con tutta la Chiesa e non solo individualmente.
« Lo spirito di povertà e d'amore è infatti la gloria e la testimonianza della Chiesa e di Cristo ».294
102. I postumi della guerra pesano fortemente sulla società libanese e generano una crisi socio-economica, che tocca gli individui e le famiglie.
Il loro contraccolpo si fa sentire nel problema degli alloggi, della sanità, della educazione e del lavoro.
Vorrei, a questo punto, ricordare l'impegno instancabile profuso da numerosi laici ed Istituti religiosi nei servizi inerenti all'educazione, nei servizi medici e sociali, nell'aiuto ai più poveri.
Essi manifestano in tal modo la sollecitudine di Dio e l'amore del Cristo verso tutti i « piccoli », che sono suoi fratelli.
Rallegrandomi per quanto già esiste nel Paese, invito tutti i Libanesi a continuare e ad incrementare iniziative concrete di solidarietà e di condivisione in tutti i campi della vita sociale, confermando, così, l'interdipendenza indispensabile tra cittadini di uno stesso Paese, il principio della destinazione universale dei beni della terra e l'opzione preferenziale per coloro che sono privi del necessario.
Nessuno deve essere escluso dalla rete delle relazioni economiche e sociali.
I poveri, le persone emarginate, i portatori di handicap, fisici e mentali, tutti devono poter beneficiare di attenzione fraterna e di accurata solidarietà.
Per quanto le riguarda, le Chiese patriarcali hanno il dovere di organizzarsi al fine di offrire aiuti efficaci, materiali, spirituali e morali a tutti coloro che ne hanno bisogno, avendo cura di gestire correttamente il loro patrimonio.
La solidarietà nazionale deve, altresì, svilupparsi nell'ambito della sanità.
Ogni persona deve poter beneficiare degli aiuti e dell'assistenza medica necessaria, indipendentemente dalle proprie risorse.
Invito la Chiesa a riflettere su ciò che è possibile realizzare in questo campo, come in quello della pastorale dei malati bisognosi di essere accompagnati nella loro malattia.
Suggerisco alla gerarchia cattolica di compiere uno studio serio e profondo circa l'organizzazione dei servizi sanitari nelle loro istituzioni, con la preoccupazione di farne dei luoghi di testimonianza sempre più grande dell'amore verso gli uomini.
In particolare, si dovrà essere attenti a rendere le istituzioni di cura accessibili ai meno abbienti.
103. L'aiuto che la Chiesa può apportare alla vita sociale è ben più ampio di quanto finora è stato sottolineato nei vari punti presi in considerazione.
I problemi, spesso complessi, devono essere studiati con cura e divenire oggetto di azioni coordinate fra i Patriarcati.
Durante il Sinodo si è spesso parlato della responsabilità dei laici, dei religiosi e delle religiose presenti nelle strutture ecclesiastiche incaricate di individuare e di attuare gli interventi in materia sociale.
In quest'ambito come negli altri evocati nei capitoli precedenti, domando ai responsabili della Chiesa cattolica in Libano di associare più strettamente i laici alla missione della Chiesa universale.
Ciò tornerà a vantaggio di tutti.
Le Chiese patriarcali troveranno anche le modalità per una collaborazione fiduciosa con gli altri organismi della società operanti negli stessi settori di attività, nel rispetto delle responsabilità proprie e delle specifiche competenze.
In particolare, i cattolici si impegneranno a garantire nelle loro istituzioni uno spirito veramente cristiano e svilupperanno una pastorale adattata ai bisogni delle persone che fanno ricorso al loro servizio.295
104. I beni della Chiesa sono mezzi per l'apostolato, per le opere sociali e per i servizi che i cristiani devono compiere, in prospettiva di sviluppo e di giustizia.
In realtà, « l'essenziale sta nella fede e nella carità, alle quali nulla deve essere preferito ».296
Ascoltiamo su questo tema anche una esortazione di san Gregorio di Nissa: « Condividete i vostri beni con i poveri, che sono i preferiti da Dio.
Tutto appartiene a Dio, nostro Padre comune.
Noi tutti siamo fratelli di un'unica famiglia ».297
Nel contesto dell'amministrazione dei beni, in virtù della mia missione di « supremo amministratore dei beni temporali della Chiesa »,298 chiedo un impegno radicale di tutte le comunità cattoliche orientali, perché abbiano costantemente la preoccupazione di realizzare una amministrazione razionale, trasparente e chiaramente mirata verso le finalità per le quali i beni sono stati acquisiti.
Secondo il Codice dei Canoni delle Chiese Orientali spetta ai Vescovi il compito di vigilare affinché una gestione sana e moderna dei beni sia assicurata in uno spirito di totale disinteresse, da persone competenti, integre e particolarmente adatte per un servizio ecclesiale e sociale; esse dovranno rendere conto della loro gestione e delle loro decisioni.299
Resta chiaro che l'amministrazione del patrimonio della Chiesa è un servizio apostolico che non può avere come scopo un arricchimento personale, familiare o di gruppo.
105. Il principio dei waqfs, del loro regime giuridico e del loro modo di gestione e di utilizzo deve essere riesaminato e rivalutato.
Per rendere possibile la loro amministrazione, bisogna prima redigere un inventario dello stato attuale e delle finalità reali di ciascuna delle forme di waqfs, i loro diversi tipi di beni temporali,300 e verificarne il rendimento e l'uso.
È ugualmente necessario stabilire una pianificazione d'insieme dei bisogni ed un uso corretto dei waqfs, corrispondente alle quattro finalità dei beni ecclesiastici: il culto, le opere di apostolato, le opere di carità e il giusto sostentamento dei pastori.301
Nella linea fissata dai miei Predecessori, e in particolare dal Papa Paolo VI, ho confermato in modo esplicito che nessun bene ecclesiastico302 in Medio Oriente sia acquistato o alienato, se non secondo le norme giuridiche del diritto comune303 e quelle emanate in modo speciale dalla Santa Sede per il Medio Oriente.304
In questa materia, i Vescovi eserciteranno la loro vigilanza e si prenderanno cura di offrire a tutti i membri del Popolo di Dio, specialmente ai seminaristi, ai presbiteri e ai membri degli Istituti religiosi, la necessaria formazione.305
Grazie ai waqfs, so che numerose realizzazioni sono già state fatte e me ne rallegro.
Saluto in particolare le iniziative prese dai Patriarcati, dalle Eparchie e dagli Istituti religiosi, specialmente quella della costruzione di appartamenti per giovani coppie e per persone svantaggiate.
Incoraggio le iniziative disinteressate prese in tale ambito da laici.
È importante che i diversi progetti in favore delle famiglie che hanno meno mezzi finanziari per vivere siano continuati e intensificati.
Le scuole e i centri accademici cattolici in Libano306
106. Nel campo educativo, la Chiesa ha una tradizione che è opportuno salvaguardare.
Essa è chiamata ad essere educatrice delle persone e dei popoli.
Le scuole cattoliche hanno la preoccupazione di partecipare efficacemente alla missione della Chiesa e di fornire un qualificato insegnamento.
Per questo, tutti gli interessati devono essere strettamente uniti: insegnanti, alunni, genitori, personale tecnico e amministrativo, sacerdoti, religiosi e religiose, associazioni specifiche di genitori degli allievi, di insegnanti e di ex-allievi che offrono il loro sostegno alle istituzioni scolastiche, sotto la responsabilità dei Vescovi.
Incoraggio le comunità educative a proseguire la loro azione al servizio dei giovani, che hanno bisogno di ricevere le basi culturali, spirituali e morali che li renderanno cristiani attivi, testimoni del Vangelo e cittadini responsabili nel loro Paese; ciò suppone che si intensifichino le collaborazioni e che si sviluppi il coordinamento tra i competenti servizi dei diversi Patriarcati cattolici.
Le diverse istituzioni devono essere fedeli alla loro missione di enti cattolici, nel mettersi, anzitutto, a disposizione della comunità cristiana, ma anche più ampiamente dell'insieme del Paese, in uno spirito di dialogo con tutte le componenti della società, senza tuttavia perdere di vista la specificità di insegnamento cattolico che è loro propria.
È necessario che la dimensione religiosa dell'insegnamento cattolico sia sempre più evidente; il modo di affrontare le materie profane, la proposta di una visione dell'uomo e della storia illuminata dalla fede, il legame con la Chiesa e lo stile di vita di insegnanti che siano esemplari per il loro comportamento, l'invito ad una vita morale retta, la proposta di una vita spirituale profonda, le conoscenze inculcate ai giovani: questi sono altrettanti punti di attenzione per un'educazione integrale della gioventù.
Si ricordino tutti che « la scuola cattolica [ … ] ha l'ambizione di proporre contemporaneamente l'acquisizione di un sapere ampio e profondo quanto possibile, l'educazione esigente e perseverante alla vera libertà umana e la formazione dei bambini e degli adolescenti che le sono affidati verso l'ideale concreto e il più elevato che ci sia: Gesù Cristo e il suo messaggio evangelico ».307
107. Come tutte le strutture scolastiche, gli istituti cattolici hanno coscienza di partecipare alla costruzione della società attraverso l'educazione che è l'arte di formare le persone e di proporre loro valori che meritano di essere difesi e che devono essere trasmessi.
La comunità educativa partecipa all'approfondimento della cultura libanese, allo sviluppo delle relazioni tra le generazioni e dei rapporti dei giovani con i loro genitori.
Non si dimentichi neppure che essa permette ai giovani di progettare seriamente il loro avvenire e di trovare delle ragioni di vivere e sperare.
Nella misura in cui le circostanze concrete lo permettono, la Chiesa in Libano si sforza di essere sempre presente a questa attività umana di fondamentale importanza; essa conosce la stima che nutre nei suoi confronti la grande maggioranza dei Libanesi ed è fiera di poter offrire un'educazione scolastica a numerosissimi bambini in tutto il Paese senza alcuna distinzione o discriminazione.308
Forte della fiducia che le è accordata, essa deve continuare nei propri compiti, prendendo misure atte a rendere i propri istituti di insegnamento accessibili a tutti coloro che possono essere educati, in particolare ai più poveri economicamente, così da permettere loro di accedere alla formazione di base necessaria alla vita nella società e alla cultura.
In questo spirito, con i Padri del Sinodo, chiedo alle istituzioni educative cattoliche di riconsiderare, per quanto è possibile, la questione delle tasse scolastiche nei loro edifici, per non penalizzare le famiglie più povere.
Un certo numero tra di esse già lo fanno.
In realtà, accogliere giovani poveri nelle scuole costituisce una lunga tradizione della Chiesa cattolica.
Incoraggio le comunità cattoliche a sviluppare una reale solidarietà tra di loro e con i giovani loro affidati, affinché nessun giovane interrompa la propria formazione per ragioni unicamente materiali o economiche.
In tale ambito, viene apprezzata la generosità delle istituzioni caritative e dei fedeli e viene auspicato che continuino la condivisione, nel contesto della formazione sia scolastica che universitaria a favore di alunni e studenti bisognosi, di coloro che giungono dalle regioni rurali e che sovente hanno delle difficoltà a trovare alloggio e a far fronte ai loro bisogni primari.309
Nel realizzare ciò, le scuole cattoliche contribuiranno all'integrazione dei giovani in una società culturalmente ricca e li aiuteranno a progettare un futuro migliore.
108. Vi sono in Libano diversi centri accademici, alcuni dei quali assicurano pure un insegnamento in scienze religiose.
Tali istituzioni hanno la loro storia e proprie tradizioni.
Tuttavia, questa molteplicità può essere fonte di difficoltà in alcune circostanze, se non si sviluppa uno spirito di concertazione e di collaborazione.
Sarebbe un vantaggio se non si cercasse di creare nuovi centri da parte della Chiesa patriarcale, ma piuttosto di raggruppare e di unificare queste istituzioni, per mettere insieme le forze vive e per permettere ad alcuni centri di specializzarsi maggiormente, per il bene dei fedeli.310
Incoraggio i Pastori a promuovere una formazione di qualità per tutti i fedeli.
Essa avrà un'incidenza certa nella vita delle persone, in quella liturgica, pastorale e missionaria delle Chiese particolari e nelle relazioni con le altre Chiese e l'insieme del popolo libanese.
Come i Padri del Sinodo hanno costatato, le istituzioni di insegnamento superiore raccolgono un numero limitato di studenti se lo si confronta con quello delle Università statali.
Per far fronte alle grandi sfide culturali, per un migliore insegnamento e per una più grande efficacia nella ricerca e nella formazione dei futuri professori, è importante che i differenti istituti universitari agiscano di concerto, al fine di presentare proposte comuni ed eventualmente raggruppandosi e affidando ad alcune istituzioni una specificità universitaria particolare.
Invito i Vescovi a concentrare i loro sforzi sugli istituti già esistenti ed incoraggio la commissione dell'APECL incaricata delle questioni scolastiche e universitarie a favorire le collaborazioni tra le diverse istituzioni di insegnamento, così da evitare sperperi in personale, in energie e in mezzi materiali.
109. La libertà di educazione e di insegnamento è una delle componenti della vita di un Paese che è molto attento alle realtà culturali e che garantisce la libertà religiosa inerente alla dignità umana, perfettamente compatibile con i principi generali di insegnamento.311
È importante che i genitori possano scegliere la forma di educazione che preferiscono per i loro figli, in funzione delle loro convinzioni religiose e delle loro preferenze pedagogiche.
Le autorità pubbliche hanno il dovere di rendere effettiva questa libertà di scelta e di vigilare affinché essa non sia occasione di discriminazione tra i figli e le famiglie e che non pesino ingiustamente sui genitori oneri troppo pesanti.312
110. Nella vita scolastica e universitaria, conviene altresì essere attenti alla presenza ed alla qualità dell'animazione spirituale mediante cappellanie ben organizzate, perché i giovani trovino spazi di riflessione e di preghiera che li aiutino ad unificare la loro vita di uomini e di donne cristiani, tenendo conto delle conoscenze acquisite negli itinerari formativi.
Gli assistenti spirituali dei giovani, i religiosi, le religiose e i laici che accettano questo incarico, riceveranno una formazione approfondita e saranno attenti agli sviluppi culturali del loro tempo.
La pastorale universitaria riguarda tanto gli studenti quanto i docenti.
Invito perciò tutti i Patriarcati e gli Istituti religiosi a fornire, nella misura delle loro possibilità, sacerdoti, diaconi, consacrati e laici per questa pastorale, destinandovi le persone più idonee in ragione della cultura, delle capacità intellettuali e delle qualità umane e spirituali.313
111. I mezzi di comunicazione sociale sono diventati ormai elementi importanti dell'educazione e dell'universo quotidiano dei nostri contemporanei, come pure dell'evangelizzazione nelle diverse lingue e culture.314
La Chiesa ha in essi il suo posto, per promuovere la verità, condizione di ogni dignità umana, e i valori spirituali e morali che permettono ad ogni persona di comportarsi con rettitudine nella vita quotidiana e di sviluppare i vari aspetti della propria personalità.
Incoraggio le iniziative prese nella Chiesa al fine di favorire trasmissioni religiose, programmi di informazione e di educazione, che aiutino a formare il senso critico degli adulti e dei giovani di fronte alla moltitudine di messaggi dei media, dai quali si trae talvolta l'impressione che tutti i comportamenti possano essere considerati in maniera equivalente.
Parimenti, la Chiesa avrà cura di formare persone competenti per cogliere le opportunità offerte dai mezzi di comunicazione.
112. « La Chiesa, che, in ragione del suo ufficio e della sua competenza, in nessuna maniera si confonde con la comunità politica e non è legata ad alcun sistema politico, è insieme il segno e la salvaguardia del carattere trascendente della persona umana ».315
La sua prioritaria missione è di condurre gli uomini a Cristo, Redentore e Salvatore.
Non compete perciò ad essa impegnarsi direttamente nella vita politica; in effetti, « essa non ha soluzioni tecniche, [ … ] non propone sistemi o programmi economici e politici, né manifesta preferenze per gli uni o per gli altri, purché la dignità dell'uomo sia debitamente rispettata e promossa e a lei stessa sia lasciato lo spazio necessario per esercitare il suo ministero nel mondo ».316
Tuttavia, ad essa incombe di richiamare instancabilmente i principi che soli possono assicurare una vita sociale armonica, sotto lo sguardo di Dio.
Poiché la Chiesa vive nel mondo, « tutti i membri [ … ] sono partecipi della sua dimensione secolare; ma lo sono in forme diverse.
In particolare la partecipazione dei fedeli laici ha una sua modalità di attuazione e di funzione che, secondo il Concilio, è loro « propria e peculiare »: tale modalità viene designata con l'espressione "indole secolare" ».317
Con la sua saggezza e la sua preoccupazione di servire l'uomo e l'umanità, la Chiesa desidera aiutare coloro che hanno il compito di esercitare un'attività pubblica a svolgerla pienamente, per il servizio dei fratelli.
Come ha più volte sottolineato, essa riconosce che vi è una giusta autonomia delle realtà umane, nelle quali l'uomo è chiamato a fare buon uso della retta ragione ( cfr Sir 15,14 ), in armonia con la vita soprannaturale superiore a quella di questo mondo.318
Ad ogni coscienza s'impongono quei principi umani di fondo, che intimano a ciascuno ciò che deve fare o non fare.319
È importante altresì ricordare che vi è una pratica cristiana della gestione degli affari temporali, poiché il messaggio evangelico illumina tutte le realtà umane che sono mezzi destinati a edificare la famiglia umana e al tempo stesso a condurre alla felicità eterna.
I cristiani dunque non possono avere « due vite parallele: da una parte, la vita cosiddetta « spirituale », con i suoi valori e con le sue esigenze; e dall'altra la vita cosiddetta"secolare" »,320 che avrebbe valori differenti o opposti ai primi.
Perciò, « per animare cristianamente l'ordine temporale, nel senso detto di servire la persona e la società, i fedeli laici non possono affatto abdicare alla partecipazione alla "politica", ossia alla molteplice e varia azione economica, sociale, legislativa, amministrativa e culturale, destinata a promuovere organicamente ed istituzionalmente il bene comune ».321
113. I fedeli laici compiono in tal modo un autentico servizio all'uomo ed alla comunità nazionale, e questo in virtù del loro Battesimo, per il quale partecipano alla triplice funzione di Cristo: sacerdotale, profetica e regale.
In particolare, mediante la partecipazione all'ufficio sacerdotale, essi fanno della loro azione una lode al Creatore, dando pieno senso alla creazione; mediante la partecipazione all'ufficio profetico, sono « chiamati a far risplendere la novità e la forza del Vangelo nella loro vita quotidiana, familiare e sociale, come pure ad esprimere, con pazienza e coraggio, nelle contraddizioni dell'epoca presente la loro speranza nella gloria anche attraverso le strutture della vita secolare ».322
Per questo, faranno rinascere tra i loro compatrioti, in particolare tra i giovani, la speranza che un futuro è possibile ed il desiderio di contribuire attivamente ai cambiamenti che si impongono per giungere ad una migliore convivenza.
La gestione degli affari pubblici è un cammino di speranza, perché è rivolta verso un mondo da costruire e lascia intravvedere che sono possibili trasformazioni per migliorare la condizione delle persone.
I fedeli partecipano anche all'ufficio regale del Signore impegnandosi nella via dell'ascesi spirituale per vincere il peccato e facendo dono di se stessi per servire Cristo, nella carità e nella giustizia.
In tale prospettiva, è importante che tutto il Popolo di Dio conosca la dottrina sociale della Chiesa, che offre elementi di riflessione, punti di riferimento e criteri di giudizio e di decisione nell'azione, per orientarsi con rettitudine e integrità nei vari ambiti della vita personale e sociale.
Fin dalla più giovane età, è opportuno fornire a tutti i giovani, nelle varie istituzioni educative, un'appropriata educazione civica, per renderli consapevoli delle loro responsabilità di cittadini e per promuovere la verità e la libertà, la giustizia e la carità, fondamenti della pace e della fraternità sociali.323
Mi rallegro che molti cristiani lavorino, insieme con i fratelli delle altre confessioni religiose e con tutti gli uomini di buona volontà, nei servizi statali, per partecipare alla edificazione di una società giusta e pacifica, con disinteresse e abnegazione.
114. Tra gli elementi fondamentali di uno Stato di diritto, figura la protezione dei diritti dell'uomo, cioè il rispetto di ogni persona e di ogni gruppo, perché l'uomo, che vive ad un tempo nella sfera dei valori materiali e in quella dei valori spirituali, supera ogni sistema sociale ed è il valore fondamentale.
Come ho avuto l'occasione di dire nella sede dell'UNESCO, « ogni minaccia contro i diritti dell'uomo, sia sul piano dei beni spirituali che su quello dei beni materiali, fa violenza a tale dimensione fondamentale ».324
In ragione delle sue prerogative e delle sue funzioni, lo Stato è il primo garante delle libertà e dei diritti della persona umana.
Dopo gli anni di sofferenze e il lungo periodo di guerra che il Libano ha conosciuto, il suo popolo e le autorità che lo governano sono chiamati a gesti coraggiosi e profetici di perdono e di purificazione della memoria.325
Certo, bisogna mantenere vivo il ricordo di ciò che è accaduto, affinché mai più ciò si ripeta, mai più l'odio e l'ingiustizia si impossessino di intere nazioni e le spingano ad azioni legittimate e organizzate da ideologie che sull'odio e l'ingiustizia si fondano piuttosto che sulla verità dell'uomo.326
Una società non può ricostruirsi se ognuno dei suoi membri, se le sue famiglie o i differenti gruppi che la compongono, placando ogni desiderio di vendetta, non cercano di uscire dai rapporti conflittuali che hanno segnato i tempi della violenza.
È a prezzo di sforzi, di gesti tangibili di riconciliazione e di superamento di sé, segni della grandezza d'animo delle persone e dei popoli, che un avvenire comune è possibile in seno ad una società troppo a lungo lacerata da conflitti e comportamenti di ostilità e di intolleranza.
Per introdurre ad un avvenire nuovo, la Chiesa non dimentica mai che il Signore l'ha incaricata di un ministero di grazia e di perdono, al fine di riconciliare gli uomini con Dio e tra loro, perché l'amore è più forte dell'odio e dello spirito di vendetta.
Essa si sforza di farsi interprete della sete di dignità e di giustizia dei suoi contemporanei e di condurre gli uomini sul cammino della pace; essa riconosce e saluta l'attenzione della comunità internazionale e le numerose azioni intraprese in tale ambito negli anni passati.
115. In una nazione le legittime autorità hanno il dovere di vigilare affinché tutte le comunità e tutti gli individui godano dei medesimi diritti e si sottomettano agli stessi doveri, secondo i principi dell'equità, della uguaglianza e della giustizia.
Come cittadini aventi una carica pubblica, i dirigenti devono sforzarsi di condurre una vita retta, con l'umiltà richiesta per il servizio dei fratelli, al fine di offrire l'esempio della probità e dell'onestà.
In effetti, la rettitudine morale è uno dei fattori essenziali della vita sociale.327
Nell'ambito politico, economico e sociale, i responsabili della vita pubblica sono chiamati ad essere particolarmente attenti alle persone che rischiano sempre di essere emarginate nella società, per far progredire le loro condizioni di vita e il lavoro.
Perciò, in una società ove le realtà sono sempre più complesse, particolarmente in Libano e nell'intero Medio Oriente, bisogna formare delle persone di alto livello di qualificazione, le quali saranno atte a far entrare il loro Paese nell'intera rete della vita internazionale, perché costatiamo attualmente una sempre crescente mondializzazione di tutti i fenomeni sociali.
Per salvaguardare l'uomo, nel quale riconosce l'immagine di Dio, la Chiesa « fa sempre proprio il grido evangelico della difesa dei poveri del mondo, di coloro che sono minacciati, disprezzati e di coloro a cui sono negati i diritti umani »;328 perché Cristo è venuto ad annunciare la liberazione di tutti gli uomini ( cfr Lc 4,16-19; Dt 15,15; Is 61,1-2 ) e a rendere evidente la verità sull'uomo.
Con il mistero dell'Incarnazione Dio si è fatto uomo.
Ciò vuol dire che in Gesù Cristo si chiarifica il mistero dell'uomo329 e che i diritti di Dio e i diritti dell'uomo sono collegati, e che violare i diritti dell'uomo è violare i diritti di Dio; al contrario, servire l'uomo è anche, in un certo senso, servire Dio, perché non vi è carità che non si accompagni nello stesso tempo con la giustizia.
« Servire i poveri è andare a Dio; dovete riconoscere Dio nelle loro persone ».330
116. Affinché la pace regni nel Libano e nella regione, e il progresso possa recare beneficio a tutti, esorto le Autorità e tutti i cittadini libanesi a fare tutto il possibile perché i diritti umani, elementi fondamentali del diritto positivo, che sono anteriori ad ogni costituzione e ad ogni legislazione statale, siano pienamente rispettati, specialmente nell'amministrazione della giustizia e nelle garanzie alle quali coloro che sono accusati e in detenzione hanno legittimamente diritto.
Tra i diritti fondamentali, vi è anche quello della libertà religiosa.
Nessuno dev'essere sottoposto a costrizioni da parte sia di individui che di gruppi o di poteri sociali, né essere perseguitato o emarginato dalla vita sociale per le sue opinioni, né impedito di condurre la propria vita spirituale e cultuale, « così che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza né sia impedito, entro debiti limiti, di agire in conformità alla sua coscienza privatamente o pubblicamente, in forma individuale o associata »331
La salvaguardia dei diritti dell'uomo è urgente; è in gioco il futuro di una nazione, come pure quello dell'umanità intera: finché un essere umano è mortificato nei diritti più fondamentali, è tutta la comunità degli uomini ad essere ferita.
Indice |
292 | S. Ireneo, Adv. haereses, 4, 20, 7: SC 100/2, 649 |
293 | S. Gregorio di Nissa, Sull'amore verso i poveri: PG 46, 460-465 |
294 | Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Gaudium et spes, 88 |
295 | Cfr Propositio 35, 4 |
296 | S. Ignazio di Antiochia, Lettera agli Smirnesi, VI, 1: SC 10, 137 |
297 | Sull'amore verso i poveri: PG 46, 466 |
298 | Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, can. 1008 |
299 | Cfr ibid., can. 1022; can. 1031 |
300 | Cfr Sinodo dei Vescovi, Assemblea speciale per il Libano, Instrumentum laboris, 81 |
301 | Cfr Propositio 36; Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, can. 1007 |
302 | Cfr Codice dei Canoni delle Chiese Orientali,
can. 1009 § 2; Codice di Diritto Canonico, can. 1257 § 1 |
303 | Cfr Codice dei Canoni delle Chiese Orientali,
can. 1035 § 1,
can. 1036,
can. 1042; Codice di Diritto Canonico, cann. 1290-1298 |
304 | Si intende qui l'alienazione, la locazione, la vendita o la spoliazione di un qualsiasi bene senza autorizzazione della Sede Apostolica. Il non rispetto di tali norme rende di fatto nulli gli atti |
305 | Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Decr.
Presbyterorum ordinis, 17; Decr. Perfectae caritatis, 13; Decr. Apostolicam actuositatem, 10; Decr. Ad gentes, 16 |
306 | Cfr Propositio 26; 28 |
307 | Giovanni Paolo II, Discorso al Consiglio dell'Unione Mondiale degli Insegnanti cattolici ( 18 aprile 1983 ): Insegnamenti VI/1, 1983, 1001 |
308 | Cfr Sinodo dei Vescovi, Assemblea speciale per il Libano, Messaggio ( 12 dicembre 1995 ), 33: L'Osservatore Romano, 15 dicembre 1995, p. 9 |
309 | Cfr Propositio 28 |
310 | Cfr Propositio 27; Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, cann. 646-648 |
311 | Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Dich.
Dignitatis humanae, 6-7; Dich. Gravissimum educationis, 3; 5 |
312 | Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Dich.
Dignitatis humanae, 5; Dich. Gravissimum educationis, 6 |
313 | Cfr Giovanni Paolo II, Cost. ap. Ex corde Ecclesiae, art. 6 ( 15 agosto 1990 ) |
314 | Cfr Propositio 46 |
315 | Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Gaudium et spes, 76 |
316 | Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis, 41 ( 30 dicembre 1987 ) |
317 | Giovanni Paolo II, Esort. ap. post-sinodale
Christifideles laici, 15 ( 30 dicembre 1988 ); cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Lumen gentium, 31 |
318 | Cfr Pio XI, Lett. enc.
Mit brennender Sorge ( 14 marzo 1937 ); Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Gaudium et spes, 40; Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptor hominis, 14 ( 4 marzo 1979 ) |
319 | Cfr Giovanni Paolo II, Lett. enc. Veritatis splendor, 59 ( 6 agosto 1993 ) |
320 | Giovanni Paolo II, Esort. ap. post-sinodale Christifideles laici, 59 ( 30 dicembre 1988 ) |
321 | Christifideles laici, 42 ( 30 dicembre 1988 ); cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Lumen gentium, 31; Propositio 45, A. 1 |
322 | Christifideles laici, 14 ( 30 dicembre 1988 ); cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Lumen gentium, 35 |
323 | Cfr Propositio 45 |
324 | Discorso all'UNESCO ( 2 giugno 1980 ): AAS 72 (1980), 737 |
325 | Cfr Giovanni Paolo II, Messaggio per il 50° anniversario della fine della II guerra mondiale in Europa ( 8 maggio 1995 ), 2: L'Osservatore Romano, 17 maggio 1995, p. 1 |
326 | Cfr Giovanni Paolo II, Lett. enc.
Centesimus annus , 17( 1° maggio 1991 ); cfr Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1980 |
327 | Cfr Giovanni Paolo II, Lett. enc. Veritatis splendor, 99-101 ( 6 agosto 1993 ) |
328 | Giovanni Paolo II, Lettera ai fratelli nell'Episcopato sul « Vangelo della vita » ( 19 maggio 1991 ): Insegnamenti XIV/1 ( 1991 ), 1294; cfr Lett. enc. Centesimus annus, 54 ( 1 maggio 1991 ) |
329 | Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Gaudium et spes, 22 |
330 | S. Vincenzo De Paoli, Correspondence, entretiens, documents, IX ( 1920-1925 ), p. 5; cfr. S. Efrem Il Siro, Inno 26: PO 30, 142-143 |
331 | Conc. Ecum. Vat. II, Dich. Dignitatis humanae, 2 |