Ecclesia in Europa |
6 In un tempo di persecuzione, di tribolazione e di smarrimento per la Chiesa all'epoca dell'Autore dell'Apocalisse ( Ap 1,9 ), la parola che risuona nella visione è una parola di speranza:
« Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi » ( Ap 1,17-18 ).
Siamo messi così di fronte al Vangelo, al « lieto annuncio », che è Gesù Cristo stesso.
Egli è il Primo e l'Ultimo: in Lui tutta la storia trova inizio, senso, direzione, compimento; in Lui e con Lui, nella sua morte e risurrezione, tutto è già stato detto.
È il Vivente: era morto, ma ora vive per sempre.
Egli è l'Agnello che sta ritto in mezzo al trono di Dio ( Ap 5,6 ):
è immolato, perché ha effuso il suo sangue per noi sul legno della croce;
è ritto in piedi, perché è tornato in vita per sempre e ci ha mostrato l'infinita onnipotenza dell'amore del Padre.
Egli tiene saldamente nelle sue mani le sette stelle ( Ap 1,16 ), cioè la Chiesa di Dio perseguitata, in lotta contro il male e contro il peccato, ma che ha ugualmente il diritto di essere lieta e vittoriosa, perché è nelle mani di Colui che ha già vinto il male.
Egli cammina in mezzo ai sette candelabri d'oro ( Ap 2,1 ): è presente e attivo nella sua Chiesa in preghiera.
Egli è anche « colui che viene » ( Ap 1,4 ) mediante la missione e l'azione della Chiesa lungo la storia; viene come mietitore escatologico, alla fine dei tempi, per portare a compimento tutte le cose ( Ap 14,15-16; Ap 22,20 ).
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