Ecclesia in Europa |
111 Dire "Europa" deve voler dire "apertura".
Nonostante esperienze e segni contrari che pure non sono mancati, è la sua stessa storia ad esigerlo: « L'Europa non è in realtà un territorio chiuso o isolato; si è costruita andando incontro, al di là dei mari, ad altri popoli, ad altre culture, ad altre civiltà ».172
Perciò deve essere un Continente aperto e accogliente, continuando a realizzare nell'attuale globalizzazione forme di cooperazione non solo economica, ma anche sociale e culturale.
C'è un'esigenza alla quale il Continente deve rispondere positivamente, perché il suo volto sia davvero nuovo: « L'Europa non può ripiegarsi su se stessa.
Essa non può né deve disinteressarsi del resto del mondo, al contrario deve avere piena coscienza del fatto che altri Paesi, altri continenti, si aspettano da essa iniziative audaci per offrire ai popoli più poveri i mezzi per il loro sviluppo e la loro organizzazione sociale, e per edificare un mondo più giusto e più fraterno ».173
Per realizzare in modo adeguato tale missione, sarà necessario « un ripensamento della cooperazione internazionale, nei termini di una nuova cultura di solidarietà.
Pensata come seme di pace, la cooperazione non si può ridurre all'aiuto e all'assistenza, addirittura mirando ai vantaggi di ritorno per le risorse messe a disposizione.
Essa deve esprimere, invece, un impegno concreto e tangibile di solidarietà, tale da rendere i poveri protagonisti del loro sviluppo e consentire al maggior numero possibile di persone di esplicare, nelle concrete circostanze economiche e politiche in cui vivono, la creatività tipica della persona umana, da cui dipende anche la ricchezza delle Nazioni ».174
112 L'Europa, inoltre, deve farsi parte attiva nel promuovere e realizzare una globalizzazione "nella" solidarietà.
A quest'ultima, come sua condizione, va accompagnata una sorta di globalizzazione "della" solidarietà e dei connessi valori di equità, giustizia e libertà, nella ferma convinzione che il mercato chiede di essere « opportunamente controllato dalle forze sociali e dallo Stato, in modo da garantire la soddisfazione delle esigenze fondamentali di tutta la società ».175
L'Europa che ci è consegnata dalla storia ha visto, soprattutto nell'ultimo secolo, l'affermarsi di ideologie totalitarie e di nazionalismi esasperati che, oscurando la speranza degli uomini e dei popoli del Continente, hanno alimentato conflitti all'interno delle Nazioni e tra le Nazioni stesse, fino all'immane tragedia delle due guerre mondiali.176
Anche le lotte etniche più recenti, che hanno nuovamente insanguinato il Continente europeo, hanno mostrato a tutti come la pace sia fragile, abbia bisogno dell'impegno fattivo di tutti, possa essere garantita solo dischiudendo nuove prospettive di scambio, di perdono e di riconciliazione tra le persone, i popoli e le Nazioni.
Di fronte a questo stato di cose, l'Europa, con tutti i suoi abitanti, deve impegnarsi instancabilmente a costruire la pace dentro i suoi confini e nel mondo intero.
A tale riguardo, occorre rammentare « da una parte, che le differenze nazionali devono essere mantenute e coltivate come fondamento della solidarietà europea e, dall'altra, che la stessa identità nazionale non si realizza se non nell'apertura verso gli altri popoli e attraverso la solidarietà con essi ».177
Indice |
172 | Giovanni Paolo II, Lettera al card. Miloslav Vlk, Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee ( 16 ottobre 2000 ), 7: Insegnamenti XXIII/2 ( 2000 ), 628 |
173 | Giovanni Paolo II, Lettera al card. Miloslav Vlk, Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee ( 16 ottobre 2000 ), 7: Insegnamenti XXIII/2 ( 2000 ), 628 |
174 | Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2000 ( 8 dicembre 1999 ), 17: AAS 92 ( 2000 ), 367-368 |
175 | Giovanni Paolo II, Centesimus annus 35 |
176 | Propositio 39 |
177 | Sinodo dei Vescovi - Seconda Assemblea Speciale per l'Europa, Instrumentum laboris, n. 85: L'Osservatore Romano, 6 agosto 1999, Suppl., p. 17; Propositio 39 |