Ecclesia in Medio Oriente |
66. La testimonianza cristiana, prima forma della missione, fa parte della vocazione originaria della Chiesa, che si realizza nella fedeltà al mandato ricevuto dal Signore Gesù: « di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra » ( At 1,8 ).
Quando essa proclama Cristo crocifisso e risorto ( cfr At 2,23-24 ), la Chiesa diventa sempre più ciò che già è per natura e vocazione: sacramento di comunione e di riconciliazione con Dio e tra gli uomini.66
Comunione e testimonianza a Cristo costituiscono dunque i due aspetti di una stessa realtà, perché l'una e l'altra attingono alla stessa fonte, la santa Trinità, e poggiano sugli stessi fondamenti: la Parola di Dio e i Sacramenti.
67. Questi alimentano e rendono autentici gli altri atti del culto divino, così come le pratiche devozionali di pietà popolare.
Il consolidamento della vita spirituale fa crescere la carità e porta naturalmente alla testimonianza.
Il cristiano è prima di tutto un testimone.
E la testimonianza richiede non solamente una formazione cristiana adeguata all'intelligibilità delle verità di fede, ma anche la coerenza di una vita conforme a questa stessa fede, così da poter rispondere alle esigenze dei nostri contemporanei.
68. « Erano perseveranti nell'insegnamento degli apostoli » ( At 2,42 ).
Con questa affermazione, san Luca fa della prima comunità il prototipo della Chiesa apostolica, cioè fondata sugli Apostoli scelti da Cristo e sul loro insegnamento.
La missione principale della Chiesa, che riceve da Cristo stesso, è di custodire intatto il deposito della fede apostolica ( cfr 1 Tm 6,20 ), fondamento della sua unità, proclamando questa fede al mondo intero.
L'insegnamento degli Apostoli ha esplicitato il rapporto della Chiesa con le Scritture della prima Alleanza, che trovano il loro compimento nella persona di Gesù Cristo ( cfr Lc 24,44-53 ).
69. La meditazione del mistero della Chiesa, come comunione e testimonianza, alla luce delle Scritture, questo grande libro dell'Alleanza tra Dio e il suo popolo ( cfr Es 24,7 ), conduce alla conoscenza di Dio, « luce sul cammino » ( Sal 119,105 ) « per non vacillare » ( Sal 121,3 ).67
Possano i fedeli, eredi di questa Alleanza, cercare sempre la verità in tutta la Scrittura che è ispirata da Dio ( cfr 2 Tm 3,16-17 ).
Essa non è un oggetto di curiosità storica, ma l'« opera dello Spirito Santo, nella quale possiamo sentire la stessa voce del Signore e conoscere la sua presenza nella storia »,68 nella nostra storia umana.
70. Le scuole esegetiche di Alessandria, di Antiochia, di Edessa o di Nisibi hanno contribuito potentemente all'intelligenza e alla formulazione dogmatica del mistero cristiano nel IV e nel V secolo.69
La Chiesa intera ne è loro riconoscente.
I sostenitori delle diverse correnti di interpretazione dei testi concordavano su alcuni principi tradizionali di esegesi, comunemente ammessi dalle Chiese d'Oriente e d'Occidente.
Il più importante è credere che Gesù Cristo incarna l'unità intrinseca dei due Testamenti e di conseguenza l'unità del disegno salvifico di Dio nella storia ( cfr Mt 5,17 ).
I discepoli non cominceranno a comprendere questa unità che a partire dalla Risurrezione, quando Gesù sarà stato glorificato ( cfr Gv 12,16 ).
Viene poi la fedeltà ad una lettura tipologica della Bibbia, secondo la quale certi fatti dell'Antico Testamento sono una prefigurazione ( tipo e figura ) delle realtà della Nuova Alleanza in Gesù Cristo, chiave di lettura di tutta la Bibbia ( cfr 1 Cor 15,22.45-47; Eb 8,6-7 ).
I testi liturgici e spirituali della Chiesa testimoniano la permanenza di questi due principi d'interpretazione che strutturano la celebrazione ecclesiale sulla Parola di Dio e ispirano la testimonianza cristiana.
A questo proposito, il Concilio Vaticano II ha ulteriormente precisato che per scoprire il senso esatto dei testi sacri, bisogna prestare attenzione al contenuto e all'unità di tutta la Scrittura, tenuto conto della Tradizione vivente di tutta la Chiesa e dell'analogia della fede.70
Nella prospettiva di un approccio ecclesiale alla Bibbia, una lettura, individuale e in gruppo, dell'Esortazione apostolica postsinodale Verbum Domini sarà di grande utilità.
71. La presenza cristiana nei paesi biblici medio-orientali va ben al di là di un'appartenenza sociologica o di una semplice riuscita economica e culturale.
Ritrovando la linfa delle origini, al seguito dei primi discepoli, scelti da Gesù per essere i suoi compagni e per inviarli a predicare ( cfr Mc 3,14 ), la presenza cristiana prenderà un nuovo slancio.
Affinché la Parola di Dio sia l'anima e il fondamento della vita cristiana, la diffusione della Bibbia nelle famiglie favorirà la lettura e la meditazione quotidiana della Parola di Dio ( lectio divina ).
Si tratta di attuare in modo appropriato una vera pastorale biblica.
72. I moderni mezzi di comunicazione possono essere uno strumento adatto all'annuncio della Parola e favorire la sua lettura e la sua meditazione.
Spiegando la Bibbia in modo semplice e accessibile, si contribuirà a dissipare molti pregiudizi o idee erronee su di essa, da cui derivano controversie inutili e umilianti.71
A questo proposito, sarebbe opportuno includervi le distinzioni necessarie tra ispirazione e rivelazione, perché l'ambiguità di questi due concetti nello spirito di molti falsa la loro intelligenza dei testi sacri, cosa che non è senza conseguenze sul futuro del dialogo interreligioso.
Questi mezzi possono anche aiutare nella diffusione del magistero della Chiesa.
73. Affinché questi obiettivi siano raggiunti, conviene sostenere i mezzi di comunicazione già esistenti o favorire lo sviluppo di nuove strutture appropriate.
La formazione di personale specializzato in questo settore nevralgico non solo dal punto di vista tecnico, ma anche dottrinale ed etico, è un'urgenza sempre più grande, specie in vista dell'evangelizzazione.
74. Qualunque sia il posto accordato ai mezzi di comunicazione sociale messi in opera, essi non possono però sostituirsi alla meditazione della Parola di Dio, alla sua interiorizzazione e alla sua applicazione, in vista di rispondere alle domande dei fedeli.
Nascerà così in loro una familiarità con le Scritture, una ricerca e un approfondimento della spiritualità, e un impegno nell'apostolato e nella missione.72
Secondo le condizioni pastorali di ogni paese della regione, potrebbe eventualmente essere proclamato un Anno biblico, ed essere seguito, se ciò è opportuno, da una Settimana annuale della Bibbia.73
75. Lungo tutta la storia, la liturgia è stata per i fedeli del Medio Oriente un elemento essenziale di unità spirituale e di comunione.
Difatti, la liturgia testimonia in modo privilegiato la Tradizione degli Apostoli, continuata e sviluppata nelle tradizioni particolari delle Chiese d'Oriente e d'Occidente.
Intraprendere un rinnovamento dei testi e delle celebrazioni liturgiche, là dove è necessario, potrebbe permettere ai fedeli di meglio appropriarsi della tradizione e della ricchezza biblica e patristica, teologica e spirituale74 delle liturgie, nell'esperienza del Mistero al quale esse introducono.
Una tale impresa deve certamente essere condotta, per quanto è possibile, in collaborazione con le Chiese che non sono in piena comunione, ma che sono co-depositarie delle stesse tradizioni liturgiche.
Il rinnovamento liturgico auspicato dev'essere fondato sulla Parola di Dio, sulla tradizione propria di ogni Chiesa e sulle nuove acquisizioni teologiche e antropologiche cristiane.
Esso porterà frutto se i cristiani acquisteranno la convinzione che la vita sacramentale li introduce profondamente nella vita nuova in Cristo ( cfr Rm 6,1-6; 2 Cor 5,17 ), fonte di comunione e di testimonianza.
76. Un legame vitale esiste tra la liturgia, fonte e culmine della vita della Chiesa, che fonda l'unità dell'episcopato e della Chiesa universale, e il ministero di Pietro che mantiene questa unità.
La liturgia esprime questa realtà soprattutto nella celebrazione eucaristica che è celebrata in unione non solo con il Vescovo, ma prima di tutto con il Papa, con l'ordine episcopale, con tutto il clero e l'intero Popolo di Dio.
77. Per il sacramento del Battesimo, conferito nel nome della Santissima Trinità, noi entriamo nella comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e siamo conformati a Cristo, in vista di condurre una vita nuova ( cfr Rm 6,11-14; Col 2,12 ), una vita di fede e di conversione ( cfr Mc 16,15-16; At 2,38 ).
Il Battesimo ci incorpora anche nel Corpo di Cristo, la Chiesa, germe e anticipazione dell'umanità riconciliata in Cristo ( cfr 2 Cor 5,19 ).
In comunione con Dio, i battezzati sono chiamati a vivere qui e ora in comunione fraterna tra loro, sviluppando una reale solidarietà con gli altri membri della famiglia umana, senza discriminazione basata, per esempio, sulla razza o sulla religione.
In questo contesto, occorre aver cura che la preparazione sacramentale dei giovani e degli adulti si faccia con la più grande profondità e in un periodo non troppo breve.
78. La Chiesa cattolica stima il Battesimo validamente conferito come « il vincolo sacramentale dell'unità che vige fra tutti quelli che per mezzo suo sono stati rigenerati ».75
Possa un accordo ecumenico sul mutuo riconoscimento del Battesimo vedere la luce al più presto tra la Chiesa cattolica e le Chiese con le quali essa è in dialogo teologico, così da restaurare poi la piena comunione nella fede apostolica!
La credibilità del messaggio e della testimonianza cristiani in Medio Oriente dipende in parte da ciò.
79. L'Eucaristia, in cui la Chiesa celebra il grande mistero della morte e della risurrezione di Gesù Cristo per la salvezza della moltitudine, fonda la comunione ecclesiale e la conduce alla sua pienezza.
San Paolo lo ha mirabilmente eretto a principio ecclesiologico in questi termini: « Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane » ( 1 Cor 10,17 ).
Soffrendo nella sua missione il dramma delle divisioni e delle separazioni, e non desiderando che i suoi membri si riuniscano per la loro propria condanna ( cfr 1 Cor 11,17-34 ), la Chiesa di Cristo spera ardentemente che sia vicino il giorno in cui tutti i cristiani potranno finalmente comunicare insieme allo stesso pane nell'unità di un solo corpo.
80. Nella celebrazione dell'Eucaristia, la Chiesa fa anche l'esperienza quotidiana della comunione delle sue membra in vista della testimonianza quotidiana nella società, che è una dimensione essenziale della speranza cristiana.
La Chiesa prende così coscienza dell'unità intrinseca della speranza escatologica e dell'impegno nel mondo quando fa memoria di tutta l'economia della salvezza: dall'Incarnazione alla Parusia.
Questa nozione potrebbe essere approfondita maggiormente in un'epoca in cui la dimensione escatologica della fede si è indebolita e il senso cristiano della storia, come cammino verso il suo compimento in Dio, si smorza a vantaggio di progetti limitati al solo orizzonte umano.
Pellegrini in cammino verso Dio, al seguito degli innumerevoli eremiti e monaci, cercatori di Assoluto, i cristiani che vivono in Medio Oriente sapranno trovare nell'Eucaristia la forza e la luce necessarie per testimoniare, spesso contro corrente e malgrado innumerevoli costrizioni, il Vangelo.
Essi si appoggeranno sull'intercessione dei giusti, dei santi, dei martiri e dei confessori e di tutti coloro che sono piaciuti al Signore, come cantano le nostre liturgie d'Oriente e d'Occidente.
81. Il sacramento del Perdono e della Riconciliazione, di cui auspico assieme all'assemblea dei Padri sinodali un rinnovamento nella comprensione e nella pratica tra i fedeli, è un invito alla conversione del cuore.76
Difatti, Cristo domanda chiaramente: « Se tu presenti la tua offerta all'altare [ … ] va' prima a riconciliarti con il tuo fratello » ( Mt 5,23-24 ).
La conversione sacramentale è un dono che reclama di essere meglio accolto e messo in atto.
Il sacramento del Perdono e della Riconciliazione rimette certo i peccati, ma anche guarisce.
Una pratica più frequente non può che favorire la formazione della coscienza e la riconciliazione, aiutando a superare le diverse paure e a lottare contro la violenza.
Perché Dio solo dona la pace autentica ( cfr Gv 14,27 ).
In questa linea, esorto i Pastori e i fedeli che sono loro affidati a purificare senza sosta la memoria individuale e collettiva, liberando gli animi dai pregiudizi, attraverso l'accettazione reciproca e la collaborazione con persone di buona volontà.
Li esorto ugualmente a promuovere ogni iniziativa di pace e di riconciliazione, anche in mezzo alle persecuzioni, per diventare veri discepoli di Cristo, secondo lo spirito delle Beatitudini ( cfr Mt 5,3-12 ).
Occorre che la « buona condotta » dei cristiani ( cfr 1 Pt 3,16 ) diventi per la sua esemplarità il lievito nella pasta umana ( cfr Lc 13,20-21 ), perché essa si fonda su Cristo che invita alla perfezione ( cfr Mt 5,48; Gc 1,4; 1 Pt 1,16 ).
82. L'Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi ha posto l'accento con vigore sulla necessità della preghiera nella vita della Chiesa, affinché questa si lasci trasformare dal suo Signore e ogni fedele lasci che Cristo viva in lui ( cfr Gal 2,20 ).
In effetti, come lo stesso Gesù ha mostrato ritirandosi a pregare nei momenti decisivi della sua vita, l'efficacia della missione evangelizzatrice, e dunque della testimonianza, trova la sua sorgente nella preghiera.
Aprendosi all'azione dello Spirito di Dio, il credente, con la sua preghiera personale e comunitaria, fa penetrare nel mondo la ricchezza dell'amore e la luce della speranza che sono dentro di lui ( cfr Rm 5,5 ).
Possa il desiderio della preghiera crescere nei Pastori del Popolo di Dio e nei fedeli, affinché la contemplazione del volto di Cristo ispiri sempre più la loro testimonianza e le loro azioni!
Gesù ha raccomandato ai suoi discepoli di pregare senza sosta e di non scoraggiarsi ( cfr Lc 18,1 ).
Le situazioni umane dolorose generate dall'egoismo, dall'iniquità o dalla volontà di potere, possono suscitare stanchezza e scoraggiamento.
Per questo Gesù raccomanda la preghiera continua.
Essa è la vera « tenda del convegno » ( cfr Es 40,34 ), il luogo privilegiato della comunione con Dio e con gli uomini.
Non dimentichiamo il significato del nome del Bambino la cui nascita è annunciata da Isaia e che porta la salvezza: Emmanuele, « Dio con noi » ( cfr Is 7,14; Mt 1,23 ).
Gesù è il nostro Emmanuele, vero Dio con noi.
Invochiamolo con fervore!
83. Terra della rivelazione biblica, il Medio Oriente è diventato molto presto meta privilegiata di pellegrinaggio per molti cristiani venuti dal mondo intero per consolidare la loro fede e vivere un'esperienza profondamente spirituale.
Si trattava allora di un cammino penitenziale che esprimeva un'autentica sete di Dio.
Il pellegrinaggio biblico attuale deve tornare a questa intuizione iniziale.
Improntato alla penitenza per la conversione e alla ricerca di Dio, ripercorrendo i passi storici di Cristo e degli Apostoli, il pellegrinaggio ai luoghi santi e apostolici può essere, se vissuto con fede e profondità, un'autentica sequela Christi.
In un secondo tempo, dà anche ai fedeli la possibilità di impregnarsi maggiormente della ricchezza visiva della storia biblica che delinea davanti a loro i grandi momenti dell'economia della salvezza.
Al pellegrinaggio biblico è opportuno anche associare il pellegrinaggio ai santuari dei martiri e dei santi, nei quali la Chiesa venera Cristo, fonte del loro martirio e della loro santità.
84. Certo, la Chiesa vive nell'attesa vigilante e fiduciosa dell'avvento finale dello Sposo ( cfr Mt 25,1-13 ).
Alla sequela del suo Maestro, essa ricorda che la vera adorazione si compie in spirito e verità, e non è limitata ad un luogo santo, qualunque sia la sua importanza simbolica e religiosa nella coscienza dei credenti ( cfr Gv 4,21.23 ).
La Chiesa, e in essa ogni battezzato, sente tuttavia il bisogno legittimo di un ritorno alle sorgenti.
Nei luoghi dove si sono svolti gli avvenimenti della salvezza, ogni pellegrino potrà impegnarsi in un cammino di conversione al suo Signore e ritrovare nuovo slancio.
Auspico che i fedeli del Medio Oriente possano farsi loro stessi pellegrini in questi luoghi santificati dal Signore stesso ed avere libero accesso senza alcuna restrizione ai luoghi santi.
D'altra parte, i pellegrinaggi in questi luoghi faranno scoprire ai cristiani non orientali la ricchezza liturgica e spirituale delle Chiese orientali.
Contribuiranno anche a sostenere e incoraggiare le comunità cristiane a rimanere con fedeltà e coraggio in queste terre benedette.
85. La trasmissione della fede cristiana è una missione essenziale per la Chiesa.
Per rispondere meglio alle sfide del mondo di oggi, ho invitato l'insieme dei fedeli della Chiesa ad una nuova evangelizzazione.
Affinché porti i suoi frutti, essa dovrà restare fedele alla fede in Gesù Cristo.
« Guai a me se non annuncio il Vangelo! » ( 1 Cor 9,16 ) esclamava san Paolo.
Nelle mutevoli situazioni attuali, questa nuova evangelizzazione intende far prendere coscienza ad ogni fedele che la sua testimonianza di vita77 dà forza alla parola quando osa parlare di Dio apertamente e coraggiosamente per annunziare la Buona Novella della salvezza.
Anche l'insieme della Chiesa cattolica presente in Medio Oriente è invitata, con la Chiesa universale, ad impegnarsi in questa evangelizzazione, tenendo conto con discernimento del contesto culturale e sociale attuale, sapendo riconoscere le sue attese e i suoi limiti.
È prima di tutto una chiamata a lasciarsi evangelizzare di nuovo dall'incontro con Cristo, chiamata indirizzata ad ogni comunità ecclesiale, come ad ognuno dei suoi membri.
Poiché, come ricordava il Papa Paolo VI: « Chi è stato evangelizzato a sua volta evangelizza.
Qui è la prova della verità, la pietra di paragone dell'evangelizzazione: è impensabile che un uomo abbia accolto la Parola e si sia dato al Regno, senza diventare uno che a sua volta testimonia e annunzia ».78
86. L'approfondimento del senso teologico e pastorale di questa evangelizzazione è un compito importante per « condividere l'inestimabile dono che Dio ha voluto farci, partecipandoci la sua stessa vita ».79
Una tale riflessione dovrà essere aperta alle due dimensioni, ecumenica e interreligiosa, inerenti alla vocazione e alla missione proprie della Chiesa cattolica in Medio Oriente.
87. Già da diversi anni i movimenti ecclesiali e le nuove comunità sono presenti in Medio Oriente.
Sono un dono dello Spirito alla nostra epoca.
Se non si deve spegnere lo Spirito ( cfr 1 Ts 5,19 ), spetta tuttavia a ciascuno e ad ogni comunità mettere il proprio carisma al servizio del bene comune ( cfr 1 Cor 12,7 ).
La Chiesa cattolica in Medio Oriente si rallegra della testimonianza di fede e di comunione fraterna di quelle comunità dove si riuniscono cristiani di diverse Chiese, senza confusione né proselitismo.
Incoraggio gli appartenenti ai movimenti e alle comunità ad essere artefici di comunione e testimoni della pace che viene da Dio, in unione con il Vescovo del luogo e secondo le sue direttive pastorali, tenendo conto della storia, della liturgia, della spiritualità e della cultura della Chiesa locale.80
Daranno così prova del loro attaccamento generoso e del loro desiderio di servire la Chiesa locale e la Chiesa universale.
Infine, la loro buona integrazione esprimerà la comunione nella diversità ed aiuterà la nuova evangelizzazione.
88. Erede di uno slancio apostolico che ha portato la Buona Novella in terre lontane, ognuna delle Chiese cattoliche presenti in Medio Oriente è anche invitata a rinnovare il suo spirito missionario con la formazione e l'invio di uomini e di donne fieri della loro fede in Cristo morto e risorto, e capaci di annunziare con coraggio il Vangelo, sia nella regione, sia nei territori della diaspora, ed anche in altri paesi del mondo.81
L'Anno della fede che si situa nel contesto della nuova evangelizzazione sarà, se vissuto con intensa convinzione, un forte stimolo per promuovere una evangelizzazione delle Chiese della regione, e per consolidare la testimonianza cristiana.
Far conoscere il Figlio di Dio morto e risorto, solo e unico Salvatore di tutti, è un dovere costitutivo della Chiesa e una responsabilità imperativa per ogni battezzato.
Dio « vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità » ( 1 Tm 2,4 ).
Di fronte a questo compito urgente ed esigente, e in un contesto multiculturale e pluri-religioso, la Chiesa gode dell'assistenza dello Spirito Santo, dono del Signore risorto che continua a sostenere i suoi, e del tesoro delle grandi tradizioni spirituali che aiutano a cercare Dio.
Incoraggio le circoscrizioni ecclesiastiche, gli istituti religiosi e i movimenti a sviluppare un autentico soffio missionario che sarà per loro un pegno di rinnovamento spirituale.
Per questo compito, la Chiesa cattolica in Medio Oriente può contare sull'appoggio della Chiesa universale.
89. Da molto tempo, la Chiesa cattolica in Medio Oriente opera grazie ad una rete di istituzioni educative, sociali e caritative.
Fa suo l'appello di Gesù: « Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me » ( Mt 25,40 ).
Associa all'annuncio del Vangelo le opere di carità, secondo la natura stessa della carità cristiana, in risposta alle necessità immediate di tutti, qualunque sia la loro religione, indipendentemente dai partiti e dalle ideologie, all'unico scopo di vivere sulla terra l'amore di Dio per gli uomini.82
Attraverso la testimonianza della carità, la Chiesa reca il suo contributo alla vita della società e desidera contribuire alla pace di cui la regione ha bisogno.
90. Cristo Gesù si è fatto vicino ai più deboli.
Guidata dal suo esempio, la Chiesa opera a servizio dell'accoglienza dei bambini nelle maternità e negli orfanotrofi, di quella dei poveri, delle persone disabili, dei malati e di ogni persona bisognosa, affinché sia sempre meglio inserita nella comunità umana.
La Chiesa crede nella dignità inalienabile di ogni persona umana e adora Dio, creatore e padre, servendo la sua creatura nel bisogno sia materiale che spirituale.
È a motivo di Gesù, vero Dio e vero uomo, che la Chiesa compie il suo ministero di consolazione che cerca solo di riflettere la carità di Dio per l'umanità.
Vorrei qui esprimere la mia ammirazione e la mia riconoscenza verso tutte le persone che consacrano la loro vita a questo nobile ideale, e assicurare loro la benedizione di Dio.
91. I centri di educazione, le scuole, gli istituti superiori e le università cattoliche del Medio Oriente sono numerosi.
I religiosi, le religiose e i laici che vi operano compiono un lavoro impressionante, che apprezzo e incoraggio.
Estranee ad ogni proselitismo, queste istituzioni educative cattoliche accolgono alunni o studenti di altre Chiese e di altre religioni.83
Essendo degli inestimabili strumenti di cultura per la formazione dei giovani alla conoscenza, dimostrano in modo evidente il fatto che esiste, in Medio Oriente, la possibilità di vivere nel rispetto e nella collaborazione, attraverso un'educazione alla tolleranza e una ricerca continua di qualità umana.
Tali istituzioni sono anche attente alle culture locali che intendono promuovere, mettendo in luce gli elementi positivi di cui sono portatrici.
Una grande solidarietà tra i familiari, gli studenti, le università e le eparchie e diocesi, sostenuta dall'aiuto di casse di risparmio con fini sociali, permetterà di garantire a tutti l'accesso all'educazione, specialmente a quelli che sono sprovvisti delle risorse necessarie.
La Chiesa chiede anche ai responsabili politici di sostenere queste istituzioni che, con la loro attività, collaborano realmente ed efficacemente al bene comune, alla costruzione e al futuro delle diverse nazioni.84
92. San Pietro ricorda nella sua Prima Lettera: siate « pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi.
Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto » ( 1 Pt 3,15-16 ).
I battezzati hanno ricevuto il dono della fede.
Questa ispira tutta la loro vita e li porta a darne ragione con delicatezza e rispetto delle persone, ma anche con franchezza e coraggio ( cfr At 4,29ss. ).
Essi saranno pure iniziati in modo adeguato alla celebrazione dei santi Misteri, introdotti alla conoscenza della dottrina ivelata e invitati alla coerenza della vita e dell'agire quotidiano.
Questa formazione dei fedeli è assicurata prima di tutto con la catechesi, per quanto possibile in una fraterna collaborazione tra le diverse Chiese.
93. La liturgia, e in primo luogo la celebrazione dell'Eucaristia, è una scuola di fede che conduce alla testimonianza.
La Parola di Dio, annunciata in maniera adatta, deve condurre i fedeli a scoprire la sua presenza e la sua efficacia nella loro vita e in quella degli uomini di oggi.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica è una base necessaria.
Come ho già indicato, la sua lettura e il suo insegnamento devono essere incoraggiati, come anche un'iniziazione concreta alla Dottrina sociale della Chiesa, espressa in particolare nel Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, e nei grandi documenti del Magistero pontificio.85
La realtà della vita ecclesiale medio-orientale e l'aiuto vicendevole nella diaconia della carità permetteranno a questa formazione di avere una dimensione ecumenica, secondo la specificità dei luoghi e in accordo con le rispettive autorità ecclesiali.
94. Inoltre, l'impegno dei cristiani nella Chiesa e nelle istituzioni civili sarà rafforzato da una solida formazione spirituale.
Sembra necessario facilitare ai fedeli, soprattutto a quelli che vivono nelle tradizioni orientali e a motivo della storia delle loro Chiese, l'accesso ai tesori dei Padri della Chiesa e dei maestri spirituali.
Invito i Sinodi e gli altri organismi episcopali a riflettere seriamente sulla realizzazione progressiva di questo desiderio e sull'attualizzazione necessaria dell'insegnamento patristico, che completerà la formazione biblica.
Questo implica che prima di tutto i sacerdoti, i consacrati e i seminaristi o novizi attingano a questi tesori per approfondire la loro personale vita di fede, per poter in seguito condividerli con sicurezza.
Gli insegnamenti dei maestri spirituali dell'Oriente e dell'Occidente, e quelli dei santi e delle sante aiuteranno colui o colei che cerca veramente Dio.
Indice |
66 | Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Lumen gentium, 1 |
67 | Cfr Benedetto XVI, Esort. ap. postsin. Verbum Domini, 24 ( 30 settembre 2010 ) |
68 | Verbum Domini, 19 ( 30 settembre 2010 ) |
69 | Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Unitatis redintegratio, 14 |
70 | Cfr Cost. Dei Verbum, 12 |
71 | Cfr Propositio 2 |
72 | Cfr Ibidem |
73 | Cfr Propositio 3 |
74 | Cfr Propositio 39 |
75 | Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Unitatis redintegratio, 22 |
76 | Cfr Propositio 37 |
77 | Cfr Benedetto XVI, Esort. ap. postsin. Verbum Domini, 97 ( 30 settembre 2010 ) |
78 | Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 24 ( 8 dicembre 1975 ) |
79 | Benedetto XVI, Lett. ap. in forma di motu proprio Ubicumque et semper ( 21 settembre 2010 ): AAS 102 (2010), 791 |
80 | Cfr Propositio 17 |
81 | Cfr Propositio 34 |
82 | Cfr Benedetto XVI, Lett. enc. Deus caritas est, 31 ( 25 dicembre 2005 ) |
83 | Cfr Congregazione per la Dottrina della Fede, Nota dottrinale su alcuni aspetti dell'evangelizzazione ( 3 dicembre 2007 ), 12, nota 49 sul proselitismo: AAS 100 (2008), 502 |
84 | Cfr Propositio 32 |
85 | Cfr Propositio 30 |