Ai Fratelli delle Scuole Cristiane
Avete avuto la delicata attenzione di informarmi che in questi giorni i Fratelli delle Scuole Cristiane celebrano l'apertura del terzo centenario della fondazione del loro Istituto e che vogliono riaffermare la loro fervente fedeltà al Successore di Pietro, conformemente all'insegnamento del loro Padre, San Giovanni Battista de La Salle.
Non domandò quest'ultimo a Dio nel suo "Testamento" che la Società da lui fondata fosse sempre sinceramente sottomessa al Papa e alla Chiesa romana?
Anche il Papa vuole partecipare alla gioia legittima di tutti i Fratelli disseminati nel mondo: con voi contempla il passato, ricco di preziose indicazioni per il presente e di incoraggiamenti per l'avvenire.
Il vostro Istituto, nel corso degli ultimi tre secoli, si è diffuso, attraverso dure prove e grandi difficoltà, in tutto il mondo con un progresso che niente ha potuto arrestare perché era animato, fecondato e sostenuto dalla grazia di Dio, alla quale migliaia e migliaia di Fratelli hanno risposto con impegno e generosità esemplari.
I 101 Fratelli che componevano la vostra Congregazione religiosa nel 1719, anno di morte del vostro Santo Fondatore, sono diventati circa 11.000 oggi, e le 23 Case d'allora hanno superato ora il numero di 1.300.
Queste cifre, così significative ed eloquenti, sono la prova del dinamismo interno e della vitalità feconda di un'istituzione che era veramente provvidenziale per l'epoca in cui essa nacque e che conserva tutto il suo valore nel contesto della Chiesa e della società contemporanea.
La figura e la personalità di San Giovanni Battista de La Salle hanno suscitato il rispetto e l'ammirazione degli storici di ogni tendenza.
Non c'è oggi nessuno che possa mettere in dubbio i meriti eccezionali della sua opera sul piano storico, sociale e civile.
In un'epoca in cui, infatti, l'insegnamento pubblico non esisteva, Giovanni Battista de La Salle fu il vero fondatore della scuola pubblica moderna: che si tratti della scuola elementare, dell'Istituto per la formazione degli insegnanti, dell'insegnamento secondario professionale, della creazione di corsi serali o domenicali per operai ed apprendisti, dell'internato per coloro che erano condannati dai tribunali.
Ma alla base di questa creazione ingegnosa di carattere psicologico e pedagogico, c'era in questo Santo una visione "cristiana" che dava un senso pieno e globale ai concetti di "cultura" ed "educazione".
Per lui, che era animato dalla carità di Cristo, la scuola non poteva essere solo il luogo dove fosse possibile trasmettere o imporre delle idee, per quanto utili o interessanti, ma doveva essere una vera comunità d'amore nella quale il giovane alunno fosse considerato non come "un vaso da riempire, ma un'anima da formare".
Affinché la scuola possa raggiungere questo nobile obbiettivo, il Santo comprese la necessità di religiosi laici, di "maestri" debitamente formati e preparati che egli chiamò "Fratelli delle Scuole Cristiane":
Fratelli in primo luogo fra di loro, perché uniti dallo stesso ideale di consacrazione a Dio e di dedizione ai giovani;
Fratelli nei confronti degli alunni, perché tutti uniti dall'amore che è riflesso della loro unione con Cristo e dell'amore che provano per lui;
fratelli, infine, perché tutti, insegnanti ed alunni, devono essere discepoli dell'unico Maestro Gesù ( cf. Mt 2,8.10 ).
In un'epoca in cui i figli delle famiglie povere erano abbandonati a se stessi nelle strade, e dunque facilmente vittime del male, il Santo affermava che "il frutto principale che dobbiamo attenderci dall'istituzione delle scuole cristiane è di prevenire questi disordini e di impedirne le cattive conseguenze" ( S. G. B. de La Salle, Règles Communes, I, 6 ).
In questa prospettiva, la scuola per de La Salle, non poteva tollerare insegnanti mediocri, che pensassero solo al proprio interesse, senza trovar piacere nel loro compito e appena provvisti di scienza, ma che non fossero dei santi.
"È vostro dovere salire tutti i giorni a Dio con la preghiera per apprendere da lui tutto quello che dovete insegnare loro - ripeteva spesso ai suoi figli spirituali - e discendere poi verso di loro mettendovi al loro livello per istruirli di ciò che Dio vi ha comunicato: sia nella preghiera che nei libri sacri" ( S. G. B. de La Salle, Méditation 198 pour le temps de la retraite ).
Grazie a questa concezione della scuola "cristiana", l'alunno era stimolato ed aiutato nella scoperta di un centro di unità fra le diverse materie scolastiche proprio mentre le studiava.
Questo centro era Cristo, presentato attraverso una catechesi continua e quotidiana.
Per vivere in modo autentico e sincero questa visione della scuola, il Fratello, dedicando la propria vita al compito nobile e meritorio dell'educazione e della formazione dei giovani, sentirà il bisogno della preghiera, della vigilanza, del buon esempio;
sarà animato da un profondo spirito di fede ( cf. Règles, II);
trasformerà il suo insegnamento in catechesi continua, in un cammino di fede che percorrerà giorno dopo giorno con i suoi alunni, attraverso la parola e l'esempio della sua vita;
eserciterà il proprio ministero nella Chiesa, come diceva San Giovanni Battista de La Salle: "Considerate il vostro impiego come uno dei più importanti e dei più eccellenti della Chiesa perché è uno dei più capaci di sostenerla fornendole delle solide fondamenta" grazie all'educazione cristiana della gioventù ( S. G. B. de La Salle, Méditation 155, 1° punto ).
Un voto particolare distinguerà in questo modo i Fratelli delle Scuole Cristiane, il voto di insegnare gratuitamente ai poveri.
Mi auguro dunque che la celebrazione del vostro tricentenario sia per voi tutti, carissimi Fratelli delle Scuole Cristiane, un'occasione privilegiata per riflettere sulle esigenze della vostra vocazione.
La prima esigenza è quella della fedeltà al carisma del fondatore, la cui attualità, modernità e valore appaiono ancora più evidenti in questo periodo nel quale la scuola cattolica deve proclamare, riaffermare - e a volte persino difendere - la sua libertà, dignità, finalità, la sua funzione e la sua sopravvivenza ( cf. Gravissimum Educationis, 8; Gaudium et Spes, 61-62 ).
Fedeltà al carisma originale significa fedeltà gioiosa alla vocazione religiosa, alla consacrazione incondizionata ed assoluta che avete fatto di voi stessi a Dio con i sacri voti di povertà, castità, obbedienza.
Il Fratello delle Scuole Cristiane che ha risposto con generoso entusiasmo all'appello pressante di Gesù:
"Seguimi" ( cf. Mt 8,22; Mt 19,21; Lc 18,22 ),
segue, ogni giorno, il Cristo povero che non ha dove posare il capo ( cf. Mt 8,20; Lc 9,58 );
il Cristo che è modello della consacrazione totale al Regno dei cieli e che ci invita ( cf. Mt 19,12 );
il Cristo obbediente che, sin dall'Incarnazione, proclama la sua totale adesione alla volontà del Padre. ( cf. Eb 10,9 )
Del Santo Fondatore, il Fratello imiterà la vita di continua unione a Dio, il suo senso profondo della presenza di Dio ( "ricordiamoci che siamo alla santa presenza di Dio" ), la sua piena disponibilità di fronte all'azione di Dio: che ogni religioso dell'Istituto sappia ripetere, giorno dopo giorno, quello che Giovanni Battista de La Salle sussurrò in punto di morte: "Adoro pienamente la volontà di Dio nei miei confronti".
Tutta la Chiesa, carissimi Fratelli, s'associa alla vostra gioia per il terzo centenario della vostra fondazione;
essa ringrazia la Santissima Trinità di averle dato e di aver dato al mondo una famiglia di religiosi laici che hanno così ben operato:
essa vi domanda, e supplica Dio di permettervelo, di continuare, con ardore rinnovato ed in piena comunione con i Pastori che Cristo a messo alla guida del suo gregge, a compiere la vostra missione di educatori e formatori di tante generazioni di giovani che cercano la verità e la gioia.
Formulando questi auguri e ripetendo al vostro Istituto i miei sentimenti di stima e d'affetto, invoco su di esso, con l'intercessione della Santissima Vergine Maria e di San Giovanni Battista de La Salle, l'abbondanza dei doni del Cristo risorto, e vi concedo, a voi stessi e a tutti i Fratelli delle scuole Cristiane, ai loro alunni e alle loro famiglie, una particolare Benedizione Apostolica, testimonianza della mia continua benevolenza.
Dal Vaticano, lì 13 maggio 1980.
Giovanni Paolo II