Cupimus imprimis
18 gennaio 1952
Innanzi tutto desideriamo manifestarvi il Nostro ardente affetto verso l'intero popolo della Cina, che fin dai tempi più remoti si è distinto fra gli altri popoli dell'Asia per le sue imprese, per la sua letteratura e per lo splendore della sua civiltà, e, dopo essere stato illuminato dalla luce dell'evangelo, che supera immensamente la sapienza di questo mondo, trasse da essa maggiori ricchezze per il suo spirito, cioè le virtù cristiane, che perfezionano e consolidano le virtù stesse civili.
Infatti, come ben sapete, la religione cattolica non contraddice a nessuna dottrina che sia vera, a nessuna istituzione pubblica o privata che abbia a fondamento la giustizia, la libertà e la carità, ma piuttosto tutto ciò viene da essa promosso, accresciuto e perfezionato.
Invero essa non si oppone affatto alla naturale indole di ciascun popolo, ai loro particolari costumi e alla loro civiltà, ma benevolmente li accoglie e di essi ben volentieri si abbellisce come di nuovi e svariati ornamenti.
Per questo motivo siamo stati sommamente rattristati nel sapere che tra voi la chiesa cattolica viene considerata, presentata e combattuta come nemica della vostra gente; che i suoi vescovi, gli altri sacri ministri e i religiosi e le religiose molto spesso, purtroppo, o vengono allontanati dalle loro sedi, o sono ostacolati nel libero esercizio delle loro mansioni, come se essa non fosse al servizio delle cose celesti, non si adoperasse per coltivare e rafforzare negli animi la virtù, per illuminare le menti nelle scuole, per alleviare infine le umane sofferenze negli ospedali e consolare bimbi, fanciulli e vecchi negli ospizi, ma invece obbedisse a interessi umani e alla bramosia di potere terreno.
Perciò, sebbene già nella recente enciclica Evangelii praecones abbiamo rivolto la parola a tutti i fedeli delle estreme regioni dell'Oriente, che hanno sofferto e soffrono appunto perché furono e sono attaccatissimi alla loro religione, tuttavia a voi di nuovo si rivolge il Nostro cuore e a voi particolarmente desideriamo indirizzare la presente lettera, per consolarvi, esortarvi paternamente, ben conoscendo le vostre angustie, le vostre ansietà e le vostre avversità.
E poiché non Ci è meno noto quanto sia grande la vostra fermezza nella fede e l'amore ardente verso Cristo e la sua chiesa, ringraziarne Dio Padre per mezzo del suo unigenito Figlio e nostro divino Redentore, il quale dall'alto vi ha elargito e vi elargisce forza, onde sostenere le sante battaglie per la sua gloria e la salvezza delle anime.
A voi, da tutte le parti del mondo, i cattolici rivolgono con ammirazione le loro menti e i loro cuori: "La vostra fede viene celebrata per tutto il mondo" ( Rm 1,8 ); e a voi pure si può applicare quanto scrive l'apostolo delle genti: "Furono tentati… mendichi, angustiati, afflitti … dei quali il mondo non era degno" ( Eb 11,37-38 ).
Non a vostro disonore, dunque, ma a vostra gloria deve attribuirsi, se "per Cristo vi è stato dato il dono non solo di credere in lui, ma anche di patire per lui" ( Fil 1,29 ).
Poiché inoltre si tratta della causa di Dio e della sua santa chiesa "non siate atterriti per alcuna cosa dagli avversari" ( Fil 1,28 ); ma siate forti di quella fortezza d'animo che poggia non sulle forze umane, ma sulla grazia divina, ottenuta con la preghiera.
Offrite a Dio, come un soave olocausto, le vostre angustie, i vostri dolori e le vostre sofferenze, affinché egli voglia, nella sua benevolenza, finalmente concedere la tranquillità e la libertà alla chiesa in Cina, e far comprendere a tutti, il che del resto è più chiaro della luce del sole, che essa non cerca le cose terrene, ma le celesti, e si sforza per suo divino mandato di dirigere tutti i suoi seguaci verso la patria celeste, con la pratica delle virtù e con le opere buone.
Come tutti sanno e facilmente possono vedere, non mancano certamente coloro che si adoperano per impadronirsi del potere terreno e cercano ogni giorno sempre più di estenderlo e accrescerlo; ma la chiesa non aspira a questo, né lo cerca.
Essa infatti si sforza di propagare la verità dell'evangelo, con cui adorna i cuori degli uomini, li migliora e li rende degni del cielo, cerca di promuovere la concordia fraterna fra i cittadini, consola e solleva per quanto può i miseri, e consolida e rafforza le fondamenta stesse dell'umano consorzio con le virtù cristiane che sono più potenti di qualsiasi arma.
Coloro che vi aderiscono a nessuno sono inferiori nell'amore di patria; ubbidiscono alle pubbliche autorità per dovere di coscienza e secondo le norme stabilite da Dio; rendono a ciascuno, e innanzitutto a Dio, ciò che è dovuto.
Essa non chiama a sé un solo popolo, un'unica nazione, ma ama le genti di qualsiasi stirpe con quell'amore soprannaturale di Cristo, che deve tutti fra loro congiungere come fratelli.
Perciò nessuno può affermare che essa è a servizio di una particolare potenza; parimenti dalla medesima non si può richiedere che, spezzata l'unità di cui il suo divino Fondatore l'ha voluta insignire, e costituite chiese particolari in ciascuna nazione, queste si separino miseramente dalla Sede Apostolica, dove Pietro vicario di Gesù Cristo, continua a vivere nei suoi successori sino alla fine dei secoli.
Se una qualsiasi comunità cristiana volesse compiere ciò, perderebbe la sua vitalità come un tralcio staccato dalla vite ( Gv 15,6 ), né potrebbe produrre frutti salutari.
Voi, venerabili fratelli e diletti figli, ben conoscete tutto ciò, e per questo opponete la fermezza della vostra volontà alle insidie di ogni genere, anche qualora vi siano presentate in maniera subdola sotto false apparenze di verità.
Né vi è ignoto che i missionari delle nazioni straniere sono inviati in mezzo a voi solo per questo motivo, perché provvedano alle immense necessità della vostra gente in ciò che riguarda la religione cristiana, e porgano il loro aiuto al clero indigeno, che numericamente ancora è insufficiente alle necessità medesime.
Perciò, non appena questa sede apostolica ha avuto la possibilità di affidare le vostre diocesi a vescovi che fossero vostri concittadini, lo ha fatto ben volentieri.
Sono già trascorsi venticinque anni, infatti, da quando il Nostro predecessore Pio XI di felice memoria, per il suo ardente amore verso la chiesa di Cina; consacrò egli stesso nella maestà della basilica di San Pietro i primi sei vescovi, scelti tra il vostro popolo; e Noi medesimi, di null'altro più desiderosi che di accrescere e rendere sempre più duraturi i progressi della vostra chiesa, pochi anni fa abbiamo costituito la sacra gerarchia nella Cina e abbiamo elevato alla dignità della romana porpora, primo negli annali della storia, un vostro concittadino.
Se, pertanto, a tutti i missionari, i quali, abbandonata la propria diletta patria, hanno fecondato in mezzo a voi con le loro fatiche il campo del Signore, viene imposto di allontanarsi dai vostri luoghi, come se fossero persone nocive, ciò, oltre a essere cosa ingrata ad essi, torna dannosissimo agli stessi sviluppi della vostra chiesa.
Che se i medesimi non sono cittadini di una sola nazione straniera, ma vengono scelti da molte, anzi da tutte le nazioni, dove la religione cattolica è fiorente ed è sviluppato l'ardore dell'apostolato, risulta evidente il carattere universale della chiesa cattolica, e questi araldi dell'evangelo nient'altro chiedono, nient'altro maggiormente desiderano che scegliere la vostra terra come loro seconda patria, illuminarla con la luce della dottrina evangelica, introdurvi i costumi cristiani, portarvi l'aiuto soprannaturale della carità, e a poco a poco, accresciuto finalmente in mezzo a voi il numero del clero indigeno, condurla a quella piena maturità per cui non sia più necessario l'aiuto e la collaborazione dei missionari stranieri.
Né con minore evidenza deve risultare a tutte le persone oneste, che le religiose, le quali anche tra voi, quali angeli consolatori, prestano la loro opera nelle scuole, negli orfanotrofi, negli ospedali, sono spinte ad agire in tal modo da quell'amore divino per cui, rinunciando alle nozze terrene per essere unite allo Sposo celeste, assumono come propri i vostri figli, specialmente i poveri e gli abbandonati, e con spirito di soave e soprannaturale maternità, per quanto è in loro potere, li allevano, li istruiscono convenientemente e li educano.
Come ben sapete, la chiesa cattolica fa tutto questo per ordine e mandato del suo divino Fondatore; ciò fa, diciamo, né altro chiede che la legittima libertà di potere esplicare dappertutto le sue mansioni, per il bene e la salvezza dei popoli stessi.
E se viene attaccata con accuse false, i suoi pastori e i suoi seguaci non devono perdersi d'animo, ma con fiducia si appoggino alle promesse di Gesù Cristo espresse con queste solenni parole: "Le porte dell'inferno non potranno prevalere contro di lei" ( Mt 16,18 ); "Ed ecco io sarò con voi tutti i giorni fino alla fine dei secoli" ( Mt 28,20 ).
Vogliate anzi innalzare ardentissime preghiere a Dio per i persecutori stessi, affinché nella sua bontà, con la sua luce e con la mozione della sua grazia illumini le loro menti, li muova e li diriga verso le celesti verità.
Continuate a operare così, venerabili fratelli e diletti figli, senza timore dei pericoli e delle difficoltà, ma memori di quella sublime sentenza del divino Redentore: "Beati coloro che piangono: perché saranno consolati.
Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia: perché saranno saziati. …
Beati siete voi, quando vi malediranno, e vi perseguiteranno, e mentendo diranno di voi ogni male per causa mia.
Rallegratevi ed esultate: perché grande è la vostra ricompensa nei cieli" ( Mt 5,5-12 ).
Come nei primi tempi della chiesa gli Apostoli "se ne andavano pieni di gaudio … poiché erano stati ritenuti degni di soffrire contumelia per il nome di Gesù" ( At 5,41 ), così anche voi non spaventatevi, ma con gli occhi, la mente e gli animi rivolti verso il cielo, siate ripieni di quella letizia e di quelle celesti consolazioni, che derivano dalla buona coscienza e vengono alimentate dalla ferma speranza del premio eterno.
Già altre volte lungo il corso dei secoli la vostra chiesa ha dovuto sostenere fierissime persecuzioni, già il vostro suolo è stato imporporato dal sacro sangue dei martiri; tuttavia ben a ragione potete applicare a voi stessi quelle famose parole: "Diventiamo sempre più numerosi ogni volta che siamo mietuti… ; è seme il sangue dei cristiani".1
Come ognuno può osservare tutte le cose umane, tristi o liete, deboli o potentissime, presto o tardi dovranno scomparire; ma la società che Cristo Signore ha fondata, sotto la guida dell'eterno Dio, attraverso difficoltà e contrasti, insidie e trionfi, lotte e vittorie, continuerà ad assolvere la sua missione di pace e di salvezza sino alla fine dei secoli: potrà infatti essere combattuta, ma non potrà essere vinta.
Fermamente dunque confidando nelle divine promesse, in nessuna maniera lasciatevi intimorire; come il sole ritorna a splendere dopo le tempeste, così dopo tante angustie, sconvolgimenti e sofferenze, risplenderà con l'aiuto di Dio finalmente sulla vostra chiesa la pace, la tranquillità, la libertà.
Nel frattempo, insieme con le vostre preghiere strettamente si congiungono, nella maniera più intensa, le Nostre suppliche e quelle di tutti i fedeli, e quasi fanno soave violenza al Padre delle misericordie, per impetrare da lui che al più presto e nel modo più felice ciò avvenga.
Preghiamo, perché vi ottengano ciò quei santi martiri che già diedero esempio di eroismo ai vostri antenati, e che ora in cielo godono della gloria immortale; ciò vi ottenga principalmente la Vergine madre di Dio Maria, regina della Cina che voi amate e venerate con tanto ardore di pietà.
Apporti essa in modo particolare il suo validissimo conforto a tutti coloro che si trovano nei pericoli, nelle angustie, nel carcere, nell'esilio; e sia essa specialmente presente con la sua assistenza a quelli che, tra voi, avendo costituita una pacifica associazione, si sono consacrati al suo servizio e si gloriano del suo nome, e conceda loro forza, consolazione, aiuto.
Mentre eleviamo le Nostre supplici mani al cielo, e impetriamo per voi la divina grazia, apportatrice di cristiana fortezza, in auspicio di questa e in segno della Nostra benevolenza, a ciascuno di voi, venerabili fratelli, e a tutti i fedeli che sono stati affidati alle vostre cure pastorali, di cuore impartiamo nel Signore l'apostolica benedizione.
Roma, presso San Pietro, 18 gennaio, festa della cattedra romana di san Pietro, dell'anno 1952, XIII del Nostro pontificato.
Pio XII
1 | Tertulliano, Apolog.,50 |