Venerdì, 30 giugno 1961
Venerabili Fratelli, diletti figli!
Ci sentiamo debitori a Sant'Agostino dell'invito a seguire con occhio attento quelle circostanze anche lievi della vita ordinaria, che egli chiama le misteriose coincidenze dei numeri.1
Pensando stamane di buon'ora al colloquio che avremmo dovuto preparare per questo vespero a San Paolo, abbiamo scorto subito in capo pagina la data odierna, 30 giugno; ma preposta ad una Nostra pubblicazione dello scorso anno.
Ricordiamo infatti, alla data del 30 giugno 1960, la nostra Lettera Apostolica « Inde a primis »2 sulla devozione al Preziosissimo Sangue, associata a quella del Nome e del Cuore di Gesù.
Nello stesso anno - 28 giugno 1960 - primi vesperi di San Pietro, avevamo consegnato Noi stessi, nella Basilica Vaticana, ai figli Nostri di Roma, quale loro Vescovo, il volume del Sinodo diocesano, contenente tra l'altro in articoli distinti, ad edificazione ed a spirituale direzione dei fedeli, clero e popolo, la dottrina e la pratica di queste tre devozioni : del Nome, del Cuore e del Sangue di Gesù, convergenti, separate o congiunte, verso la stessa adorazione e lo stesso amore dolcissimo del Verbo di Dio fatto uomo a salute del mondo.3
Al centro di questo anno, il terzo del Nostro, umilissimo da parte Nostra, ma alto servizio apostolico, sublime e formidabile, eccoci riuniti ancora in data 30 giugno.
Ma qui sono ricordi di San Paolo, il grande Dottore delle genti, che ci adunano e ci invitano a festeggiarlo e a rinnovargli il primo saluto, come se fosse al suo arrivo a questa Roma di venti secoli di storia e di gloria, intrecciante il suo nome con quello di Pietro: lui mundi magister, e Pietro coeli ianitor, l'uno e l'altro Romae parentes, arbitrique gentium.
In realtà tutto torna bene, e al posto suo: Pietro ha il governo universale della Chiesa; e Paolo l'altissima missione di Dottore delle genti, in subordinazione però perfetta dello stesso magistero confidato da Cristo al Principe degli Apostoli.
Ebbene, che cosa vogliamo ancora dire a San Paolo nella celebrazione centenaria del suo arrivo a Roma, dove ha già avuto una manifestazione degna, molteplice e solenne di ammirazione e di culto?
È con lieto compiacimento che abbiamo seguito in spirito le varie segnalazioni promosse e organizzate dal fervore del Comitato esecutivo e degli incliti Monaci di questa gloriosa Abbazia Ostiense.
Per la dignità del compito di custodire la tomba di San Paolo attraverso i secoli, questa Abbazia può appropriarsi alcune parole dell'inno di Elpide: Roma felix … tu purpurata ceteras excellis orbis una pulchritudines.
Pensavamo che la Nostra personale presenza a questa solenne cerimonia vespertina, che veramente fa onore a tutti per la dignità e lo splendore dei personaggi componenti il Sacro Collegio dei Cardinali, della Prelatura e dei nobili rappresentanti dell'Ordine Civico, avrebbe potuto avere un più appropriato suggello da una Nostra parola ampia e festosa.
Le circostanze di queste ultime settimane, l'angustia temporale, non Ci hanno concesso di poterla preparare.
Le coincidenze per altro del 30 giugno non stanno esse innanzi a Noi, come ad indicarCi che niente di meglio e di più convenevole dovrebbe essere pronunziato in onore di San Paolo, apostolo delle genti, quanto un richiamo alla sua persona e alla sua dottrina, come ad illustrazione e a splendore fiammeggiante del Nome, del Cuore e del Sangue di Cristo?
Questa sera si conclude l'esercizio di pietà popolare del mese dedicato al Sacro Cuore; e domani si inizia il luglio che a Pio XI di venerata e gloriosa memoria piacque di consacrare con culto solenne al mistero del Sangue di Gesù.
Ah! certo, diletti figli, è a questa sorgente dì celeste dottrina e di pietà distintissima che bisogna ricondurre i nostri contemporanei, sottraendoli al gusto di troppe cisterne dissipate, in cui certa letteratura corre pericolo d'inaridirsi.
Tornare ai Libri Sacri adunque, ad alcuni specialmente: i Salmi i ricchissimi Sapienziali dell'Antico Testamento; i Vangeli le Lettere Apostoliche del Nuovo.
Quanta semplicità ed immediatezza di insegnamento e di buon indirizzo per la vita pratica.
San Pietro, Princeps Apostolorum, ha scritto due Lettere sole ai cristiani che si trovavano a più diretto contatto con lui, ne abbiamo scelto ieri qualche tratto per i fedeli, che assistevano devotissimamente alla Messa che abbiamo celebrato nella sua festività sull'altare della Confessione.
San Paolo scrisse invece quattordici Lettere, alcune di assai profonda e di vasta importanza: tutte attraenti e preziose.
L'elogio che San Giovanni Crisostomo pronunciò e scrisse dell'epistolario paolino basta a sollevare godimento ed esaltazione.
Sì: studi già compiuti e pubblicati nel riferimento e nel richiamo al Nome di Gesù, al suo Cuore ed al suo Sangue riempiono lo spirito di tale luce, il cuore di tale dolcezza, da porre in disgusto ogni altra lettura, e da ricreare anche nei figli della presente generazione quel desiderio, che è stato alla base della formazione felice di giovinezze messe in condizione di disporsi a portare con onore le responsabilità per l'avvenire.
In ogni composizione musicale che eccelle e solleva entusiasmi, si esprimono presto alcune note fondamentali che costituiscono tutto il fascino dell'opera d'arte.
Ebbene, uno studio attento, una illustrazione dottrinale circa il Nome, il Cuore e il Sangue di Gesù fatti sulle lettere di San Paolo, oh! quale incanto di carità divina; quale suadente richiamo al sacrificio di espiazione e di salute; quale esaltazione per lo spirito; quanta dolcezza di abbandono alla santa volontà del Signore, che ci vuole salvi tutti, e tutti santi e santificatori!
È a questo studio profondo e delicato delle basi teologiche delle principali devozioni del popolo cristiano che è buona cosa incoraggiare sacerdoti e fedeli, avviare specialmente i futuri maestri della generazione a noi contemporanea e di quella che ci seguirà dappresso, a dignità e ad elevazione di alta e più penetrante catechesi di cui si scorgono qua e là indicazioni interessanti e fervorose.
Questo significa onorare i Santi più insigni nelle ricorrenze storiche che ne celebrano la vita e il culto.
Far servire la dottrina di cui furono e restano maestri a progresso di profonda pietà, ad efficacia di santa edificazione.
Per dare ancora un tocco all'invito di Sant'Agostino a non trascurare nella vita cristiana le coincidenze dei numeri, sia concesso a quante anime ardenti seguono il vasto movimento di preparazione del Concilio Ecumenico Vaticano II di ricordare che la prima scintilla - veramente parva, ma decisa scintilla - è di qua, dappresso la tomba di San Paolo Apostolo che è brillata d'improvviso, ed ha determinato l'incendio di fraternità fervorosa, che è divenuta la grande gioia degli occhi e dei cuori di quanti credono in Cristo Gesù, nel suo Nome, nel suo sacrificio e nelle sue pacifiche conquiste.
O santa Chiesa Cattolica madre nostra, continua a cantare le glorie dei tuoi Apostoli più insigni, Pietro e Paolo.
Ecco, noi intendiamo proseguire il tuo cantico così bello: le cui voci dal cielo s'intrecciano con le voci nostre.
Tutto si risolve a vittoria finale della verità, della giustizia, della pace.
Te gloriosus apostolorum chorus!
Te per orbem terrarum sancta con fitetur Ecclesia.
1 | Cfr. S. Aug.,
Quaest. in Heptat. 1. I, qu. 152; De Doctr. Cler. 1. II, C. 38, n. 56; De Ordine, 1. II, c. S9, n. 50; In Ioann. Evang., tr. 49, n. 7 |
2 | A.A.S. LII [1960], pp. 545-550 |
3 | I Syn. Rom. art. 354-355-356 |