Aetatis novae |
12. Se la Chiesa adotta un atteggiamento positivo ed aperto verso i media, cercando di penetrare la nuova cultura creata dalla comunicazione allo scopo di evangelizzarla, è necessario che essa proponga anche una valutazione critica dei media e del loro impatto sulla cultura.
Come è già stato detto altre volte, la tecnologia della comunicazione costituisce una meravigliosa espressione del genio umano ed i media giovano considerevolmente alla società.
Ma, come è stato ugualmente sottolineato, l'applicazione della tecnologia della comunicazione è stata solo in parte un beneficio, e la sua utilizzazione consapevole necessita di valori sani e di scelte avvedute da parte degli individui, del settore privato, dei governi e dell'insieme della società.
La Chiesa non pretende di imporre queste decisioni e queste scelte, ma cerca di dare un aiuto reale indicando i criteri etici e morali applicabili in questo campo, criteri che si troveranno sia nei valori umani che nei valori cristiani.
13. Nella situazione attuale, accade che i media aggravino gli ostacoli individuali e sociali che impediscono la solidarietà e lo sviluppo integrale della persona umana.
Tali ostacoli sono, in particolare, il secolarismo, il consumismo, il materialismo, la disumanizzazione e l'assenza di interesse per la condizione dei poveri e degli svantaggiati.27
In questa situazione, la Chiesa, che riconosce negli strumenti della comunicazione "la via attualmente privilegiata per la creazione e la trasmissione della cultura",28 si fa un dovere di proporre ai professionisti delle comunicazioni ed al pubblico una formazione che li conduca a considerare i media con "senso critico, animato dalla passione per la verità"; essa ritiene anche suo dovere intraprendere "un'opera di difesa della libertà, del rispetto alla dignità personale, dell'elevazione dell'autentica cultura dei popoli, mediante il rifiuto fermo e coraggioso di ogni forma di monopolizzazione e di manipolazione".29
14. E chiaro che alcuni problemi a questo riguardo sono frutto di determinate politiche e strutture dei media: citiamo a titolo di esempio il fatto che taluni gruppi o classi si vedano rifiutare l'accesso ai mezzi di comunicazione, la riduzione sistematica in certi luoghi del diritto fondamentale all'informazione, l'accrescimento del controllo che alcuni gruppi economici, sociali e politici esercitano sui media.
Tutto ciò è contrario agli obiettivi fondamentali ed alla natura stessa dei media il cui ruolo sociale specifico e necessario è di contribuire a garantire il diritto dell'uomo all'informazione, a promuovere la giustizia nella ricerca del bene comune, ad assistere gli individui, i gruppi ed i popoli nella loro ricerca della verità.
I media esercitano queste funzioni fondamentali quando favoriscono lo scambio di idee e di informazioni tra tutte le classi ed i settori della società ed offrono a tutte le opinioni responsabili l'occasione di farsi ascoltare.
15. Non si può accettare che l'esercizio della libertà di comunicazione dipenda dalla fortuna, dall'educazione o dal potere politico.
Il diritto di comunicare è il diritto di tutti.
Questo richiede degli specifici sforzi a livelli nazionale ed internazionale, non solo per dare ai meno abbienti ed ai meno potenti accesso all'informazione di cui hanno bisogno per il loro sviluppo individuale e sociale, ma anche per fare in modo che essi giochino un ruolo effettivo e responsabile nelle decisioni circa il contenuto dei media e nella definizione delle strutture e delle politiche in seno alle istituzioni di comunicazione dei loro Paesi.
Là dove le strutture giuridiche e politiche favoriscono il dominio dei media da parte di gruppi di pressione, la Chiesa deve insistere sul rispetto del diritto a comunicare, e in particolare sul rispetto del proprio diritto di accesso ai media, cercando nello stesso tempo altri modelli di comunicazioni per i suoi membri e per l'insieme della popolazione.
Il diritto alla comunicazione fa parte d'altronde del diritto alla libertà religiosa, il quale non dovrebbe essere limitato alla libertà di culto.
Indice |
27 | Cf Giovanni Paolo II, Centesimus annus, n. 41 |
28 | Giovanni Paolo II, Christifideles laici, n. 44 |
29 | Ibid. |