Aetatis novae |
6. Communio et progressio si fonda sulla descrizione della comunicazione come via verso la comunione.
Il testo dice che "comunicare comporta qualcosa di più della semplice espressione e manifestazione di idee e di sentimenti.
Infatti, la comunicazione è piena quando realizza la donazione di sé stessi nell'amore"8
La comunicazione è, in questo senso, il riflesso della comunione ecclesiale e può contribuirvi.
La comunicazione della verità può avere veramente una potenza redentrice che emana dalla persona del Cristo.
Egli è il Verbo di Dio fatto carne e l'immagine del Dio invisibile.
In lui e per lui, la vita di Dio si comunica all'umanità per l'azione dello Spirito.
"Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità". ( Rm 1,20 )
Ed ora, "il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità". ( Gv 1,14 )
Nel Verbo fatto carne, Dio si comunica definitivamente.
Nella predicazione e nell'azione di Gesù, la Parola si fa liberatrice e redentrice per tutta l'umanità.
Questo atto d'amore attraverso il quale Dio si rivela, unito alla risposta di fede dell'umanità, genera un dialogo profondo.
La storia umana e l'insieme delle relazioni tra gli uomini si sviluppano nel quadro di questa comunicazione di Dio nel Cristo.
La storia stessa è destinata a divenire una sorta di parola e di immagine di Dio, e la vocazione dell'uomo è di contribuirvi vivendo, in modo creativo, questa comunicazione costante ed illimitata dell'amore riconciliatore di Dio.
Noi siamo chiamati a tradurre ciò in parole di speranza ed in atti d'amore, cioè attraverso il nostro modo di vita.
La comunicazione deve, di conseguenza, collocarsi nel cuore della comunità ecclesiale.
Il Cristo è nello stesso tempo il contenuto e la fonte di ciò che comunica la Chiesa quando proclama il Vangelo.
La Chiesa non è altro che il "Corpo mistico di Cristo, la pienezza … del Cristo glorificato che riempie tutta la creazione". ( Ef 1,23; Ef 4,10 )
Di conseguenza noi siamo in cammino, nella Chiesa, attraverso la Parola ed i sacramenti, verso la speranza dell'unità definitiva in cui "Dio sarà tutto in tutti". ( 1 Cor 15,28 )12
7. Parallelamente a tutto il bene che fanno e sono capaci di fare, i mezzi di comunicazione che "possono essere effettivi strumenti di unità e di mutua comprensione, d'altro canto, possono farsi veicoli di una visione deformata dell'esistenza, della famiglia, dei valori religiosi ed etici; di una visione non rispettosa dell'autentica dignità e del destino della persona umana".13
È imperativo che i media rispettino e partecipino allo sviluppo integrale della persona, che comporta "le dimensioni culturali, trascendenti e religiose dell'uomo e della società".14
La fonte di alcuni problemi individuali e sociali risiede anche nel fatto che alle relazioni interpersonali si è sostituito l'uso sempre più importante dei media e nel notevole attaccamento affettivo che viene accordato ai personaggi mediatici di finzione.
I media non possono sostituire né il contatto personale immediato né i rapporti tra membri di una famiglia o tra amici.
Ma possono dare il loro contributo alla soluzione di questa difficoltà: attraverso gruppi di discussione, dibattiti su films o trasmissioni, stimolando la comunicazione interpersonale, piuttosto che sostituendosi ad essa.
8. Il Concilio Vaticano II ha sottolineato che "il popolo di Dio e l'umanità, entro la quale esso è inserito, si rendono reciproco servizio, così che la missione della Chiesa si mostra di natura religiosa e per ciò stesso profondamente umana"15
Coloro che proclamano la Parola di Dio hanno il dovere di prendere in considerazione e di cercare di comprendere le "parole" dei popoli e delle culture diverse non solo allo scopo di informarsi su di essi, ma anche di aiutarli a riconoscere e ad accettare la Parola di Dio.16
La Chiesa deve dunque conservare una presenza attiva ed attenta nel mondo, in modo da alimentare la comunità e da sostenere coloro, uomini e donne, che cercano delle soluzioni accettabili ai problemi personali e sociali.
Inoltre, se la Chiesa deve sempre comunicare il suo messaggio in modo adeguato a ciascuna epoca ed alle culture delle nazioni e dei popoli specifici, deve farlo soprattutto oggi nella cultura e per la cultura dei nuovi media.17
Si tratta di una condizione fondamentale se si vuol dare risposta ad una delle preoccupazioni essenziali del Concilio Vaticano II: la comparsa di "vincoli sociali, tecnici, culturali" che uniscono gli uomini sempre più strettamente costituisce per la Chiesa "una nuova urgenza": raccoglierli tutti nella "piena unità in Cristo"18
Considerando il ruolo importante che i mezzi di comunicazione possono giocare nei suoi sforzi per favorire questa unità, la Chiesa li considera strumenti "concepiti dalla Divina Provvidenza" per lo sviluppo della comunicazione e della comunione tra gli uomini durante il loro pellegrinaggio sulla terra.19
La Chiesa, che cerca di dialogare con il mondo moderno, desidera poter condurre un dialogo onesto e rispettoso con i responsabili dei media.
Questo dialogo implica che la Chiesa faccia uno sforzo per comprendere i media, i loro obiettivi, i loro metodi, le loro regole di lavoro, le loro strutture interne e le loro modalità e che sostenga ed incoraggi coloro che vi lavorano.
Basandosi su questa comprensione e su questo sostegno diventa possibile fare delle proposte significative per poter allontanare gli ostacoli che si oppongono al progresso umano ed alla proclamazione del Vangelo.
Per un tale dialogo è necessario che la Chiesa si preoccupi attivamente dei media profani, e in particolare dell'elaborazione della politica che li riguarda.
I cristiani infatti hanno il dovere di far sentire la loro voce in seno a tutti i media.
Il loro compito non si limita alla trasmissione di notizie ecclesiastiche.
Questo dialogo richiede inoltre che essa sostenga i professionisti dei media, che elabori un'antropologia ed una vera teologia della comunicazione affinché la teologia stessa si faccia più comunicativa, più efficace nel rivelare i valori evangelici e nell'applicarli alle realtà contemporanee della condizione umana; è necessario inoltre che i responsabili della Chiesa e gli agenti pastorali rispondano con buona volontà e prudenza alle domande dei media, cercando di stabilire, anche con quelli che non condividono la nostra fede, dei rapporti di fiducia e di reciproco rispetto, fondati su valori comuni.
9. La comunicazione che avviene nella Chiesa e attraverso la Chiesa consiste essenzialmente nell'annuncio della Buona Novella di Gesù Cristo.
E la proclamazione del Vangelo come parola profetica e liberatrice rivolta agli uomini ed alle donne del nostro tempo; è la testimonianza resa, di fronte ad una secolarizzazione radicale, alla verità divina ed al destino trascendente della persona umana; è, di fronte ai conflitti ed alle divisioni, la scelta della giustizia, in solidarietà con tutti i credenti, al servizio della comunione tra i popoli, le nazioni e le culture.
Il senso dato così dalla Chiesa alla comunicazione illumina in maniera eccezionale i mezzi di comunicazione ed il ruolo che essi debbono giocare, secondo il piano provvidenziale di Dio, nella promozione dello sviluppo integrale delle persone e delle società umane.
10. A tutto ciò che è stato appena detto, non può non aggiungersi il richiamo importante del diritto fondamentale al dialogo ed all'informazione in seno alla Chiesa, così come è affermato da Communio et progressio,20 e la necessità di continuare a ricercare quali siano i modi efficaci per favorire e proteggere questo diritto, in particolare con un'utilizzazione responsabile dei mezzi di comunicazione.
Pensiamo, tra le altre, alle affermazioni del Codice di Diritto Canonico secondo cui, pur manifestando la loro obbedienza verso i pastori della Chiesa, i fedeli "hanno il diritto di manifestare … le proprie necessità, soprattutto spirituali, ed i propri desideri",21 e in funzione della loro scienza, competenza e prestigio, hanno "il diritto, e anzi talvolta anche il dovere , di esprimere ai loro pastori la propria opinione sulle questioni riguardanti il bene della Chiesa.22
Vi è qui un mezzo per mantenere e rafforzare la credibilità e l'efficacia della Chiesa.
In modo ancor più fondamentale, questo può essere il mezzo per realizzare concretamente il carattere di "comunione" della Chiesa, che trova il suo fondamento nella comunione intima della Trinità di cui è un riflesso.
Tra i membri di questa comunità che costituisce la Chiesa, esiste una innata uguaglianza di dignità e di missione che proviene dal battesimo e che è alla base della struttura gerarchica e della diversità delle mansioni.
Questa uguaglianza si esprimerà in uno scambio onesto e rispettoso dell'informazione e delle opinioni.
In caso di disaccordo, però, è importante sapere che "non è esercitando … una pressione sull'opinione pubblica che si può contribuire alla chiarificazione dei problemi dottrinali e servire la verità"23
Infatti, "le idee dei fedeli non possono essere puramente e semplicemente identificate con il sensus fidei".24
Perché la Chiesa insiste tanto sul diritto che ha la gente di avere una informazione corretta?
Perché sottolinea il proprio diritto ad annunciare l'autentica verità evangelica?
Perché insiste sulla responsabilità che hanno i suoi pastori di comunicare la verità e di educare i fedeli a fare altrettanto?
E per motivo che, nella Chiesa, una completa comprensione della comunicazione si basa sul fatto che il Verbo di Dio comunica se stesso.
11. Oltre i numerosi mezzi tradizionali in vigore, come la testimonianza di vita, l'insegnamento del catechismo, il contatto personale, la pietà popolare, la liturgia ed altre celebrazioni simili, l'utilizzazione dei media è diventata essenziale all'evangelizzazione ed alla catechesi.
Infatti "la Chiesa si sentirebbe colpevole davanti al suo Signore se non adoperasse questi potenti mezzi, che l'intelligenza umana rende ogni giorno più perfezionati".25
I mezzi di comunicazione sociale possono e devono essere strumenti al servizio del programma di rievangelizzazione e di nuova evangelizzazione della Chiesa nel mondo contemporaneo.
In vista della nuova evangelizzazione, un'attenzione particolare dovrà essere data all'impatto audiovisivo dei mezzi di comunicazione, secondo l'aforisma "vedere, valutare, agire".
Così, per l'atteggiamento che la Chiesa deve adottare verso i media e la cultura che essi contribuiscono ad elaborare, è molto importante avere sempre presente che "non basta usarli ( i media ) per diffondere il messaggio cristiano e il magistero della Chiesa, ma occorre integrare il messaggio stesso nella "nuova cultura" creata dalla comunicazione moderna … con nuovi linguaggi, nuove tecniche e nuovi atteggiamenti psicologici".26
L'evangelizzazione attuale dovrebbe trovare delle risorse nella presenza attiva ed aperta della Chiesa in seno al mondo delle comunicazioni.
Indice |
8 | Communio et progressio, n. 11 |
12 | Communio et progressio, n. 11 |
13 | Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Pornografia e violenza nei mezzi di comunicazione sociale: una risposta pastorale, n. 7 |
14 | Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis, n. 46 |
15 | Gaudium et spes, n. 11 |
16 | Cf Paolo VI, Evangelii nuntiandi, n. 20 |
17 | Cf Inter mirifica, n. 3 |
18 | Lumen gentium, n. 1 |
19 | Cf Communio et progressio, n. 12 |
20 | Ibid, nn. 114-121 |
21 | Cf Can. 212.2 |
22 | Cf Can. 212.3 |
23 | Congregazione per la Dottrina della Fede, Instruzione sulla vocazione ecclesiale del teologo, n. 30 |
24 | Cf ibid., n. 35 |
25 | Paolo VI, Evangelii nuntiandi, n. 45 |
26 | Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, n. 37 |