Sessualità umana: verità e significato |
26. La famiglia svolge un ruolo decisivo nel fiorire di tutte le vocazioni e nel loro sviluppo, come ha insegnato il Concilio Vaticano II: « Dal matrimonio procede la famiglia, nella quale nascono i nuovi cittadini della società umana, che per la grazia dello Spirito Santo sono elevati col battesimo allo stato di figli di Dio, per perpetuare attraverso i secoli il suo popolo.
In questa che si potrebbe chiamare chiesa domestica, i genitori devono essere per i loro figli, con la parola e con l'esempio, i primi annunciatori della fede, e secondare la vocazione propria di ognuno, e quella sacra in modo speciale ».
Anzi, il segno di una pastorale familiare adeguata è proprio il fatto che fioriscono le vocazioni: « Dove esiste una illuminata ed efficace pastorale della famiglia, come è naturale che si accolga con gioia la vita, così è più facile che risuoni in essa la voce di Dio e sia più generoso l'ascolto che ne riceve ».
Si tratti di vocazioni al matrimonio o alla verginità e al celibato, sempre però sono vocazioni alla santità.
Infatti, il documento del Concilio Vaticano II Lumen gentium espone il suo insegnamento circa l'universale chiamata alla santità: « Muniti di tanti e così mirabili mezzi di salvezza, tutti i fedeli di ogni stato e condizione sono chiamati dal Signore, ognuno per la sua via, a quella perfezione di santità di cui è perfetto il Padre celeste ». ( LG 11 )
27. La formazione al vero amore è la migliore preparazione per la vocazione al matrimonio.
In famiglia i bambini e i giovani potranno imparare a vivere la sessualità umana con lo spessore e nel contesto di una vita cristiana.
I fanciulli e i giovani possono scoprire gradualmente che un saldo matrimonio cristiano non può essere considerato il risultato di convenienze o di mera attrazione sessuale.
Per il fatto di essere una vocazione, il matrimonio non può non coinvolgere una scelta ben meditata, il mutuo impegno davanti a Dio, e la costante impetrazione del suo aiuto nella preghiera.
28. I genitori cristiani, impegnati nel compito di educare i figli all'amore, possono fare riferimento anzitutto alla consapevolezza del loro amore coniugale.
Come ricorda l'Enciclica Humanae vitae tale amore « rivela la sua vera natura e nobiltà quando è considerato nella sua sorgente suprema, Dio, che è Amore ( cf 1 Gv 4,8 ), "il Padre da cui ogni paternità in cielo e in terra trae il suo nome" ( cf Ef 3,15 ).
Il matrimonio non è quindi effetto del caso o prodotto dell'evoluzione di inconsce forze naturali: è una sapiente istituzione del Creatore per realizzare nell'umanità il suo disegno d'amore.
Per mezzo della reciproca donazione personale, loro propria ed esclusiva, gli sposi tendono alla comunione dei loro esseri in vista di un mutuo perfezionamento personale, per collaborare con Dio alla generazione e all'educazione di nuove vite.
Per i battezzati, poi, il matrimonio riveste la dignità di segno sacramentale della grazia, in quanto rappresenta l'unione di Cristo e della Chiesa ». ( Enc. Humanae vitae 8 )
La Lettera alle famiglie del Santo Padre rammenta che: « La famiglia è … una comunità di persone, per le quali il modo proprio di esistere e di vivere insieme è la comunione: communio personarum »; ( Lett. alle famiglie 7 ) e, richiamandosi all'insegnamento del Concilio Vaticano II, il Santo Padre ricorda che tale comunione comporta: « una certa similitudine tra l'unione delle Persone divine e l'unione dei figli di Dio nella verità e nella carità ». ( GS 48 )
« Questa formulazione, particolarmente ricca e pregnante, innanzitutto conferma ciò che decide dell'intima identità di ogni uomo e di ogni donna.
Tale identità consiste nella capacità di vivere nella verità e nell'amore; anzi, e ancor più, consiste nel bisogno di verità e di amore quale dimensione costitutiva della vita della persona.
Tale bisogno di verità e di amore apre l'uomo sia a Dio che alle creature: lo apre alle altre persone, alla vita "in comunione", in particolare al matrimonio e alla famiglia ». ( Lett. alle famiglie 8 )
29. L'amore coniugale, secondo quanto afferma l'Enciclica Humanae vitae, ha quattro caratteristiche: è amore umano ( sensibile e spirituale ), è amore totale, fedele e fecondo. ( Humanae vitae 9 )
Queste caratteristiche si fondano sul fatto che « l'uomo e la donna nel matrimonio si uniscono tra loro così saldamente da divenire - secondo le parole del Libro della Genesi - "una sola carne" ( Gen 2,24 )
Maschio e femmina per costituzione fisica, i due soggetti umani, pur somaticamente differenti, partecipano in modo uguale alla capacità di vivere "nella verità e nell'amore".
Questa capacità, caratteristica dell'essere umano in quanto persona, ha una dimensione spirituale e corporea insieme …
La famiglia che ne scaturisce trae la sua solidità interiore dal patto tra i coniugi, che Cristo ha elevato a Sacramento.
Essa attinge la propria natura comunitaria, anzi, le sue caratteristiche di "comunione", da quella fondamentale comunione dei coniugi che si prolunga nei figli.
"Siete disposti ad accogliere responsabilmente e con amore i figli che Dio vorrà donarvi e a educarli …?" - domanda il Celebrante durante il rito del matrimonio.
La risposta degli sposi corrisponde all'intima verità dell'amore che li unisce ».
E con la stessa formula della celebrazione del matrimonio gli sposi si impegnano e promettono di « essere fedeli sempre » proprio perché la fedeltà degli sposi scaturisce da questa comunione di persone che si salda nel progetto del Creatore, nell'Amore Trinitario e nel Sacramento che esprime l'unione fedele di Cristo con la Chiesa.
30. Il matrimonio cristiano è un sacramento per cui la sessualità viene integrata in un cammino di santità, con un vincolo rinforzato nella sua indissolubile unità: « Il dono del sacramento è nello stesso tempo vocazione e comandamento per gli sposi cristiani, perché rimangano tra loro fedeli per sempre, al di là di ogni prova e difficoltà, in generosa obbedienza alla santa volontà del Signore: "Quello che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi" ».
31. Purtroppo oggi, anche nelle società cristiane, i genitori hanno motivo di essere preoccupati circa la stabilità dei futuri matrimoni dei figli.
Devono, però, reagire con ottimismo, malgrado l'incremento dei divorzi e la crescente crisi delle famiglie, impegnandosi per dare ai propri figli una profonda formazione cristiana che li renda capaci di superare le varie difficoltà.
In concreto, l'amore per la castità, a cui li aiuteranno a formarsi, favorisce il mutuo rispetto fra l'uomo e la donna e fornisce le capacità di compassione, tenerezza, tolleranza, generosità e, soprattutto, di spirito di sacrificio, senza il quale nessun amore regge.
I figli arriveranno così al matrimonio con quella saggezza realistica di cui parla San Paolo, secondo il cui insegnamento gli sposi devono continuamente guadagnarsi l'amore l'uno dell'altro e prendendosi reciprocamente cura con mutua pazienza e affetto ( cf 1 Cor 7,3-6; Ef 5,21-23 ).
32. Mediante questa remota formazione alla castità in famiglia, gli adolescenti e i giovani imparano a vivere la sessualità nella dimensione personale, rifiutando qualsiasi separazione della sessualità dall'amore - inteso come donazione di sé - e dell'amore sponsale dalla famiglia.
Il rispetto dei genitori verso la vita e verso il mistero della procreazione eviterà al bambino o al giovane la falsa idea che le due dimensioni dell'atto coniugale, unitiva e procreativa, possano separarsi a proprio arbitrio.
La famiglia viene riconosciuta così come parte inseparabile della vocazione al matrimonio.
Un'educazione cristiana alla castità nella famiglia non può sottacere la gravità morale che comporta la separazione della dimensione unitiva e di quella procreativa nell'ambito della vita coniugale, il che si realizza soprattutto nella contraccezione e nella procreazione artificiale: nel primo caso, s'intende ricercare il piacere sessuale intervenendo sull'espressione dell'atto coniugale per evitare il concepimento; nel secondo caso, si ricerca il concepimento sostituendo l'atto coniugale attraverso una tecnica.
Ciò è contrario alla verità dell'amore coniugale e alla piena comunione sponsale.
Così la formazione alla castità dei giovani dovrà diventare una preparazione alla paternità e alla maternità responsabili, che « riguardano direttamente il momento in cui l'uomo e la donna, unendosi "in una sola carne", possono diventare genitori.
È momento ricco di un valore peculiare sia per il loro rapporto interpersonale che per il loro servizio alla vita: essi possono diventare genitori - padre e madre - comunicando la vita ad un nuovo essere umano.
Le due dimensioni dell'unione coniugale, quella unitiva e quella procreativa, non possono essere separate artificialmente senza intaccare la verità intima dell'atto coniugale stesso ».
È necessario anche presentare ai giovani le conseguenze, sempre più gravi, che derivano dalla separazione della sessualità dalla procreazione quando si arriva a praticare la sterilizzazione e l'aborto, o a perseguire la pratica della sessualità dissociata anche dall'amore coniugale, prima e fuori del matrimonio.
Da questo momento educativo che si colloca nel disegno di Dio, nella struttura stessa della sessualità, nella natura intima del matrimonio e della famiglia, dipende gran parte dell'ordine morale e dell'armonia coniugale della famiglia e, perciò, dipende anche il vero bene della società.
33. I genitori che esercitano il proprio diritto e dovere di formare alla castità i figli, possono essere certi di aiutarli nella formazione a loro volta di famiglie stabili e unite anticipando così, nella misura possibile, le gioie del Paradiso: « Come descriverò la felicità del matrimonio che la Chiesa fonda, la reciproca offerta conferma, la benedizione suggella, gli angeli proclamano e Dio stesso ha celebrato? …
I due sposi sono come fratelli, servi l'uno dell'altra, senza che si dia separazione fra di loro, né nella carne né nello spirito …
In essi Cristo si rallegra e invia loro la sua pace; dove sono due, lì si trova anche Lui, e dove c'è Lui non può esserci più il male ».
34. La Rivelazione cristiana presenta le due vocazioni all'amore: il matrimonio e la verginità.
Non di rado, in alcune società odierne sono in crisi non soltanto il matrimonio e la famiglia, ma anche le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa.
Le due situazioni sono inseparabili: « Quando non si ha stima del matrimonio, non può esistere neppure la verginità consacrata; quando la sessualità umana non è ritenuta un grande valore donato dal Creatore, perde significato il rinunciarvi per il Regno dei Cieli ».
Alla disgregazione della famiglia segue la mancanza di vocazioni; invece dove i genitori sono generosi nell'accogliere la vita, è più facile che lo siano anche i figli allorché si tratti di offrirla a Dio: « Occorre che le famiglie tornino ad esprimere generoso amore per la vita e si pongano al suo servizio innanzitutto accogliendo, con senso di responsabilità non disgiunto da serena fiducia, i figli che il Signore vorrà donare »; e portino a compimento questa accoglienza non solo « con una continua azione educativa, ma anche col doveroso impegno di aiutare soprattutto gli adolescenti e i giovani a cogliere la dimensione vocazionale di ogni esistenza, all'interno del piano di Dio …
La vita umana acquista pienezza quando diventa dono di sé: un dono che può esprimersi nel matrimonio, nella verginità consacrata, nella dedizione al prossimo per un ideale, nella scelta del sacerdozio ministeriale.
I genitori serviranno veramente la vita dei loro figli, se li aiuteranno a fare della propria esistenza un dono, rispettando le loro scelte mature e promuovendo con gioia ogni vocazione, anche quella religiosa e sacerdotale ».
Per questa ragione, quando si occupa dell'educazione sessuale nella Familiaris consortio, Papa Giovanni Paolo II afferma: « I genitori cristiani riserveranno una particolare attenzione e cura, discernendo i segni della chiamata di Dio, per l'educazione alla verginità, come forma suprema di quel dono di sé che costituisce il senso stesso della sessualità umana ». ( FC 37 )
35. I genitori devono perciò rallegrarsi se vedono in qualcuno dei figli i segni della chiamata di Dio alla vocazione più alta della verginità o del celibato per amore del Regno dei Cieli.
Dovranno allora adattare la formazione all'amore casto alle necessità di quei figli, incoraggiandoli nel proprio cammino fino al momento dell'ingresso nel seminario o nella casa di formazione, oppure alla maturazione di questa specifica vocazione al dono di sé con cuore indiviso.
Essi dovranno rispettare e apprezzare la libertà di ognuno dei figli, incoraggiando la loro personale vocazione e senza tentare di imporre loro una determinata vocazione.
Il Concilio Vaticano II ricorda chiaramente questo peculiare e onorifico compito dei genitori, sostenuti nella loro opera dai maestri e dai sacerdoti: « I genitori, curando l'educazione cristiana dei figli, coltivino e custodiscano nei loro cuori la vocazione religiosa ». ( PC 24 )
« Il dovere di dare incremento alle vocazioni sacerdotali spetta a tutta la comunità cristiana …; a tale riguardo il massimo contributo viene offerto tanto dalle famiglie le quali, se animate da spirito di fede, di carità e di pietà, costituiscono come il primo seminario, quanto dalle parrocchie, della cui vita fiorente entrano a far parte gli stessi adolescenti ». ( OT 2 )
« Quanto poi ai genitori e ai maestri, e in genere a tutti coloro cui spetta in un modo o nell'altro l'educazione dei bambini e dei giovani, essi devono istruirli in modo tale che, conoscendo la sollecitudine del Signore per il suo gregge e avendo presenti i bisogni della Chiesa, siano pronti a rispondere con generosità alla chiamata del Signore, dicendogli con il profeta: "Eccomi qui, manda me" ( Is 6,8 ) ». ( PO 11 )
Questo contesto familiare necessario per la maturazione delle vocazioni religiose e sacerdotali richiama la grave situazione di molte famiglie, specialmente in certi paesi, che sono povere di vita, perché volutamente prive di figli o con un figlio unico, in cui è ben difficile che sorgano vocazioni ed anche che si possa esplicare una piena educazione sociale.
36. Inoltre, la famiglia veramente cristiana diventerà capace di far capire il valore del celibato cristiano e della castità anche a quei figli non sposati o che sono inabili al matrimonio per ragioni estranee alla propria volontà.
Se vengono ben formati fin da bambini e nella gioventù, saranno in condizione di affrontare la propria situazione più facilmente.
Anzi, potranno rettamente scoprire la volontà di Dio in tale situazione e trovare così un senso di vocazione e di pace nella propria vita.
A queste persone, specialmente se affette da qualche disabilità fisica, occorrerà svelare le grandi possibilità di realizzazione di sé e di fecondità spirituale che sono aperte a chi, sostenuto dalla fede e dall'Amore di Dio, si impegna per aiutare i fratelli più poveri e più bisognosi.
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