Cerimoniale dei Vescovi |
227. « La santa madre Chiesa considera suo dovere celebrare con sacra memoria, in determinati giorni nel corso dell'anno, l'opera salvifica del suo sposo divino.
Ogni settimana, nel giorno a cui ha dato il nome di "domenica", fa la memoria della risurrezione del Signore, che una volta all'anno, unitamente alla sua beata passione, celebra a pasqua, la più grande delle solennità.
Nel ciclo annuale poi presenta tutto il mistero di Cristo, dall'incarnazione e natività fino all'ascensione, al giorno di pentecoste e all'attesa della beata speranza e del ritorno del Signore.
Ricordando in tal modo i misteri della redenzione, essa apre ai fedeli i tesori di potenza e di meriti del suo Signore, così che siano resi in qualche modo presenti in ogni tempo, perché i fedeli possano venirne a contatto ed essere ripieni della grazia della salvezza ».114
« La Chiesa, seguendo la tradizione apostolica che trae origine dal giorno stesso della risurrezione del Signore, celebra, nel primo giorno della settimana, che viene chiamato giorno del Signore o domenica, il mistero pasquale ».
Dal momento che la domenica è il nucleo e il fondamento del ciclo annuale per mezzo del quale la chiesa ripercorre tutto il mistero di Cristo, essa cede la sua celebrazione solamente alle solennità e alle feste del Signore iscritte nel calendario generale e esclude di per sé l'assegnazione perpetua di un'altra celebrazione, tranne la festa della S. Famiglia, del battesimo del Signore, la solennità della SS. Trinità e di nostro Signore Gesù Cristo, re dell'universo.
Le domeniche di avvento, di quaresima e di pasqua, hanno la precedenza su ogni festa del Signore e su tutte le solennità.115
229. Il vescovo curi dunque che nella sua diocesi la domenica venga proposta e inculcata alla pietà dei fedeli come il giorno di festa primordiale, in modo che divenga anche giorno di gioia e di astensione dal lavoro.116
Per questo il vescovo vigili perché le norme stabilite dal concilio Vaticano II e dai rinnovati libri liturgici sulla particolare natura della celebrazione della domenica, siano osservate con scrupolosa fedeltà, soprattutto in riferimento ai giorni dedicati a particolari tematiche, che sempre più spesso vengono proposte in domenica ( ad esempio i temi della pace e della giustizia, le vocazioni, l'evangelizzazione dei popoli ).
In questi casi la liturgia sia della domenica; si può fare qualche accenno al tema proposto, o attraverso i canti, o attraverso le monizioni, o nell'omelia e nella preghiera universale.
Invece nelle domeniche del tempo ordinario si può prendere anche una lettura fra quelle proposte nel "Lezionario", adatta ad illustrare un tema particolare.
Tuttavia dove nelle domeniche del tempo ordinario si tiene una particolare celebrazione su un determinato tema, per mandato o su autorizzazione dell'ordinario del luogo, si può scegliere una messa per varie necessità, fra quelle che si trovano nel "Messale Romano".
230. Negli ultimi tempi, alcuni mutamenti introdotti nelle abitudini sociali, hanno provocato un diverso modo di strutturare il calendario liturgico: per questo motivo, in alcune regioni sono state soppresse determinate solennità di precetto, delle quali alcune, riguardanti il mistero del Signore, iscritte nel calendario generale, sono state trasferite alla domenica successiva, secondo il seguente criterio:
a) l'epifania nella domenica fra il 2 e l'8 gennaio
b) l'ascensione nella domenica VII di pasqua;
c) la solennità del SS. Corpo e Sangue di Cristo nella domenica dopo la SS. Trinità.
Per quanto riguarda le altre celebrazioni dei Signore, della beata vergine Maria e dei santi che capitano durante la settimana e che non comportano più il precetto festivo, il vescovo si preoccupi che il popolo cristiano continui a celebrarle con amore, in modo che anche durante la settimana i fedeli possano attingere frequentemente la grazia della salvezza.
La celebrazione dell'anno liturgico gode di una particolare forza ed efficacia sacramentale, per il fatto che è lo stesso Cristo che nei suoi misteri o nelle memorie dei santi e soprattutto della sua madre, continua il cammino della sua immensa misericordia, così che i fedeli non solo possano commemorare e meditare i misteri della redenzione, ma possano entrare in contatto con essi, dal momento che comunicano ad essi e per essi vivono.117
232. Il vescovo dunque si preoccupi che gli animi dei fedeli siano indirizzati prima di tutto ad osservare con spirituale disposizione le feste del Signore e i sacri tempi dell'anno liturgico, così che ciò che in essi si celebra ed è proclamato a parole, sia creduto con la mente, e ciò che è creduto con la mente sia tradotto nei modi di comportarsi in pubblico e in privato.118
233. Oltre alle celebrazioni liturgiche di cui è composto l'anno liturgico, in molte regioni sono presenti usanze popolari e pii esercizi.
Fra questi il vescovo, in virtù del suo ufficio pastorale, tenga in grande considerazione quelli che sono utili a favorire la pietà, la devozione e l'intelligenza dei misteri di Cristo e curi che « siano in armonia con la sacra liturgia, derivino in qualche modo da essa, e ad essa, data la sua natura di gran lunga superiore, conducano il popolo cristiano »119
Indice |
114 | Conc. Vat. II, Costituzione sulla sacra liturgia, Sacrosanctum Concilium, n. 102 |
115 | Cf. Norme generali per l'ordinamento dell'anno liturgico e del calendario, nn. 4-6 |
116 | Conc. Vat. II, Costituzione sulla sacra liturgia, Sacrosanctum Concilium, n. 106 |
117 | Cf. Paolo VI, Lettera apostolica Motu proprio,
Mysterii paschalis, 14 febbraio 1969; cf. anche: Pio XII, Lettera enciclica Mediator Dei, 20 novembre 1947 |
118 | Cf. Conc. Vat. II, Costituzione sulla sacra liturgia,
Sacrosanctum Concilium, n. 108; cf. anche Pio XII, Lettera enciclica Mediator Dei, 20 novembre 1947 |
119 | Conc. Vat. II, Costituzione sulla sacra liturgia, Sacrosanctum Concilium, n. 13 |