12 giugno 1988
Reggio Calabria
Cari fratelli e sorelle.
1. Sono profondamente lieto di trovarmi oggi in mezzo a voi in occasione di un evento straordinario qual è il Congresso eucaristico nazionale, che qui si celebra.
Ringrazio il signor Presidente del Consiglio, onorevole Ciriaco De Mita, per la sua presenza molto significativa per tutti noi, specialmente in questa circostanza; per le parole rivoltemi non solamente a nome del governo, ma anche a nome della nazione italiana.
Ringrazio il signor sindaco per le nobili parole rivoltemi.
Saluto le autorità religiose e civili presenti; saluto tutti voi, cittadini di Reggio Calabria, e vi ringrazio per la calorosa accoglienza che mi avete riservato.
Ma la mia gratitudine va in primo luogo al Signore per avermi concesso di ammirare nuovamente, a quattro anni dalla mia precedente venuta tra voi, l'"incanto" delle vostre coste, benedette dal passaggio apostolico di san Paolo.
Il rapido volo dal Santuario della Madonna nera del Tindari a questa città devota alla Madonna della Consolazione, mi ha consentito di abbracciare in una unica visuale le due sponde di quella che voi chiamate "Area dello Stretto", quasi per auspicarne e presagirne in un avvenire non lontano, non solo una più diretta connessione, ma altresì una più feconda integrazione, volta a ricreare continuamente, come attraverso un ponte ideale, una comunicazione sempre più ricca fra l'Italia, e quindi l'Europa tutta, da una parte, e le regioni al di là del Mediterraneo, dall'altra.
2. Mi compiaccio per la decisione della comunità ecclesiale italiana di celebrare a Reggio Calabria il XXI Congresso eucaristico nazionale.
È stata una scelta provvidenziale, in sintonia con la sollecitudine della Chiesa in Italia per i "segni dei tempi" che emergono dal contesto attuale della società.
Di recente ho avuto modo di segnalare come una delle caratteristiche più negative del nostro tempo "l'allargamento del « fossato » tra l'area del cosiddetto Nord sviluppato e quella del Sud in via di sviluppo" ( Sollicitudo Rei Socialis, 14 ).
Chiunque abbia occhi per vedere, deve purtroppo riconoscere in questa vostra terra, che pur ha tradizioni nobilissime, l'esistenza di segni emblematici di tale divaricazione.
A giudizio comune, sempre più condiviso anche in ambito europeo, la crescita dell'Italia è condizionata da quella del Mezzogiorno.
È per me motivo di consolazione rilevare come la comunità ecclesiale italiana, in tutte le sue componenti, abbia colto queste connessioni fondamentali.
Ne è felice riprova anche la decisione, presa proprio qui a Reggio nel marzo scorso, di commemorare con un documento unitario dell'episcopato, a quarant'anni di distanza, la lettera collettiva dei Vescovi del Sud, alla stesura della quale contribuì in modo rilevante un pastore indimenticabile di questa diocesi, monsignor Antonio Lanza.
3. La Chiesa mostra, quindi, di aver chiaramente compreso che l'Italia tutta non potrà essere "riconciliata", ove non si giunga a "riconciliare" la realtà meridionale e, in genere, tutte le realtà periferiche ed emarginate con l'intero Paese.
D'altra parte, la Chiesa si fa carico della permanente gravità dei problemi socio-economici del Meridione, sino a celebrare un Congresso eucaristico nazionale nella città ove essi trovano maggiore e più evidente impatto, proprio perché ritiene suo compito segnalare che non ci si potrà mai liberare totalmente da queste difficoltà, se non si trae ispirazione da una profonda tensione morale.
Tutti gli uomini di buona volontà e, in particolare, coloro che partecipano con fede alla celebrazione del "mistero" nel quale soprattutto la Chiesa si presenta al mondo quale "sacramento" di unità ( Lumen Gentium, 1 ), devono prendere sempre più coscienza che le disfunzioni sociali sono spesso determinate da "strutture di peccato", in cui si manifestano le fratture interiori, annidate nel cuore di ciascun uomo.
I Vescovi della vostra terra le hanno coraggiosamente denunziate con nomi precisi: criminalità organizzata e violenza contro la vita, spregio per i diritti umani, mal costume, malversazioni, corruzioni, egoismi e particolarismi di ogni genere ( cf. Episcoporum Calabriae "Nuntius ad Populum dei « Per una giustizia più piena e una pace più vera »", die 14 dec. 1987 ).
4. L'evento religioso che polarizza su questa città l'attenzione dell'intera nazione costituisce un grande motivo di speranza.
Confido che tutti sappiano cogliere il significato rilevante che la Chiesa italiana ha inteso sottolineare celebrando, qui ed ora, un Congresso eucaristico nazionale.
Auspico fortemente che il vostro impegno risulti sempre più incisivo ed efficace, sorretto dalla consapevolezza che uno sviluppo integrale ed autentico potrà aversi solo se da parte di tutti si darà sempre maggior spazio ad una cultura della solidarietà.
Tale cultura è indispensabile per promuovere la giustizia, la pace, il rispetto della natura e della vita.
In questi luoghi di incantevole bellezza, questi valori dovrebbero essere sentiti da tutti come "sacri" e degni dell'universale rispetto; invece, essi sono sempre più insidiati e minacciati dalla bramosia insaziabile di guadagno, da un'idea distorta di progresso, da forme di violenza che calpestano, spesso impunemente, ogni identità individuale, sociale ed ambientale.
Anche sulla base delle risultanze dell'ultima assemblea sinodale, certamente la Chiesa continuerà a fare la propria parte, convinta che la pace e la giustizia sono frutti della solidarietà ( cf. Is 32,17; Gc 3,18 ), e che a questa si devono ispirare tutte le sue componenti, in modo speciale i fedeli laici.
Che il Congresso eucaristico possa contribuire ad aprire un periodo nuovo della vostra storia, ecclesiale e civile, ed assicurare a tutti giustizia e pace.
Con questo auspicio invoco la benedizione di Dio su voi qui presenti, sulla diletta città di Reggio Calabria e sull'Italia tutta.