Dignitatis humanae |
Dio chiama gli esseri umani al suo servizio in spirito e verità; per cui essi sono vincolati in coscienza a rispondere alla loro vocazione, ma non coartati.
Egli, infatti, ha riguardo della dignità della persona umana da lui creata, che deve godere di libertà e agire con responsabilità.
Ciò è apparso in grado sommo in Cristo Gesù, nel quale Dio ha manifestato se stesso e le sue vie in modo perfetto.
Infatti Cristo, che è Maestro e Signore nostro, ( Gv 13,13 ) mite ed umile di cuore ( Mt 11,29 ) ha invitato e attratto i discepoli pazientemente. ( Mt 11,28-30; Gv 6,67-68 )
Certo, ha sostenuto e confermato la sua predicazione con i miracoli per suscitare e confortare la fede negli uditori, ma senza esercitare su di essi alcuna coercizione. ( Mt 9,28-29; Mc 9,23-24; Mc 6,5-6 )15
Ha pure rimproverato l'incredulità degli uditori, lasciando però la punizione a Dio nel giorno del giudizio. ( Mt 11,20-24; Rm 12,19-20; 2 Ts 1,8 )
Mandando gli apostoli nel mondo, disse loro: « Chi avrà creduto e sarà battezzato, sarà salvo.
Chi invece non avrà creduto sarà condannato » ( Mc 16,16 ).
Ma conoscendo che la zizzania è stata seminata con il grano, comandò di lasciarli crescere tutti e due fino alla mietitura che avverrà alla fine del tempo. ( Mt 13,30.40-42 )
Non volendo essere un messia politico e dominatore con la forza ( Mt 4,8-10; Gv 6,15 ) preferì essere chiamato Figlio dell'uomo che viene « per servire e dare la sua vita in redenzione di molti » ( Mc 10,45 ).
Si presentò come il perfetto servo di Dio ( Is 42,1-4 ) che « non rompe la canna incrinata e non smorza il lucignolo che fuma » ( Mt 12,20 ).
Riconobbe la potestà civile e i suoi diritti, comandando di versare il tributo a Cesare, ammonì però chiaramente di rispettare i superiori diritti di Dio: « Rendete a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio » ( Mt 22,21 ).
Finalmente ha ultimato la sua rivelazione compiendo nella croce l'opera della redenzione, con cui ha acquistato agli esseri umani la salvezza e la vera libertà.
Infatti rese testimonianza alla verità, ( Gv 18,37 ) però non volle imporla con la forza a coloro che la respingevano.
Il suo regno non si erige con la spada ( Mt 26,51-53; Gv 18,36 ) ma si costituisce ascoltando la verità e rendendo ad essa testimonianza, e cresce in virtù dell'amore con il quale Cristo esaltato in croce trae a sé gli esseri umani. ( Gv 12,32 )
Gli apostoli, istruiti dalla parola e dall'esempio di Cristo, hanno seguito la stessa via.
Fin dal primo costituirsi della Chiesa i discepoli di Cristo si sono adoperati per convertire gli esseri umani a confessare Cristo Signore, non però con un'azione coercitiva né con artifizi indegni del Vangelo, ma anzitutto con la forza della parola di Dio. ( 1 Cor 2,3-5; 1 Ts 2,3-5 )
Con coraggio annunziavano a tutti il proposito di Dio salvatore, « il quale vuole che tutti gli uomini si salvino ed arrivino alla conoscenza della verità » ( 1 Tm 2,4 ); nello stesso tempo, però, avevano riguardo per i deboli, sebbene fossero nell'errore, mostrando in tal modo come « ognuno di noi renderà conto di sé a Dio » ( Rm 14,12; Rm 14,1-23; 1 Cor 8,9-13; 1 Cor 10,23-33 ) e sia tenuto ad obbedire soltanto alla propria coscienza.
Come Cristo, gli apostoli hanno sempre cercato di rendere testimonianza alla verità di Dio, arditamente osando dinanzi al popolo e ai principi di « annunziare con fiducia la parola di Dio » ( At 4,31; Ef 6,19-20 ).
Con ferma fede ritenevano che lo stesso Vangelo fosse realmente la forza di Dio per la salvezza di ogni credente. ( Rm 1.16 )
Sprezzando quindi tutte « le armi carnali » ( 2 Cor 10,4; 1 Ts 5,8-9 ) seguendo l'esempio di mansuetudine e di modestia di Cristo, hanno predicato la parola di Dio pienamente fiduciosi nella divina virtù di tale parola del distruggere le forze avverse a Dio ( Ef 6,11-17 ) e nell'avviare gli esseri umani alla fede e all'ossequio di Cristo. ( 2 Cor 10,3-5 )
Come il Maestro, così anche gli apostoli hanno riconosciuto la legittima autorità civile: « Non vi è infatti potestà se non da Dio », insegna l'Apostolo, il quale perciò comanda: « Ognuno sia soggetto alle autorità in carica ...
Chi si oppone alla potestà, resiste all'ordine stabilito da Dio » ( Rm 13,1-5; 1 Pt 2,13-17 ).
Nello stesso tempo, però, non hanno avuto timore di resistere al pubblico potere che si opponeva alla santa volontà di Dio: « È necessario obbedire a Dio prima che agli uomini » ( At 5,29; At 4,19-20 ).
La stessa via hanno seguito innumerevoli martiri e fedeli attraverso i secoli e in tutta la terra.
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15 | Paolo VI, Enc. Ecclesiam suam, 6 ag. 1964 |