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Dopo due anni (1889) venni a Torino e fui ricevuto in servizio dalla nobilissima famiglia
del Signor Conte Emilio Caisotti di Chiusano,
per raccomandazione della benemerita Signora Contessa Teresa di Groppello d'Alessandria.
Mi fermai otto anni in quella cristianissima famiglia,
facendo quanto m'era possibile per imitarne le virtù e il buon esempio.
Dopo qualche anno presi per mio padre spirituale il Rev. P. Cozzi, ora Provinciale dei Barnabiti;
la chiesa officiata da questi, San Dalmazzo, divenne la mia prediletta,
e non tralasciai di frequentare ogni giorno quella casa di Dio, fino a quando il Signore,
nella sua misericordia mi chiamò religioso, Figlio di San Francesco.
La squisita bontà e pietà, con la quale il mio benemerito Padre Spirituale aveva cura dell'anima mia,
l'indusse a consigliarmi di fare la Santa Comunione ogni giorno;
io gli dissi: "È il mio pio desiderio, ma sono tanto peccatore che non avrei osato..."
La bontà di Dio venne in mio soccorso, cosicché non lasciai più passare giorno senza cibarmi del Pane degli Angeli,
fuorché se ero impedito da malattia.
Non per i miei meriti, ma per la bontà del suo cuore il detto Padre Spirituale
mi prese a così benvolere che mi vedevo considerato come un fratello del suo ordine.
Mi deliziavo nel servire la S. Messa alle ore cinque e mezzo:
una volta il Fratello Giuseppe, sagrestano, mi disse:
"Vorresti fare il favore di portare l'ombrello per accompagnare il SS. Viatico da una Signora?"
Per un minuto secondo restai lì muto, quasi che il rispetto umano mi volesse sorprendere, ma subito faccio l'obbedienza.
Strada facendo, trovandomi vicino al mio Gesù, mentre il pio corteo recitava il Salmo "Miserere", dissi in cuor mio:
"Gesù dolcissimo, per la tua infinita misericordia fa' che dopo la mia morte io mi trovi vicino a te,
lassù nel bel Paradiso, così come mi trovo presentemente".
[ -Segretario 3.2- ]
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